Erano un paio di
giorni che Harry non litigava con Malfoy. Avevano avuto uno scambio di opinioni
molto acceso e colorito dopo pranzo; erano stati divisi con fatica dai compagni
e poi Malfoy era stato portato in infermeria perché più malconcio del solito. E
poi più niente.
“Che se la sia
presa?” Harry sovrappensiero, con la mano che stringeva appena il mento,
procedeva a testa bassa verso lezione di Storia della Magia. Era così distratto
che non si accorse di un Serpeverde, voltato di spalle, fermo vicino all’ingresso
dell’aula. Prima che Hermione potesse intervenire, Harry gli finì
inevitabilmente addosso.
“Oh, scusa. Io…”
incominciò a scusarsi massaggiandosi il naso. Ma si bloccò non appena vide chi
aveva investito.
“Potter, guarda
dove metti i piedi! Non è una cosa difficile, anche un bambino di cinque anni
ha miglior controllo motorio di te,” lo prese in giro un commento alla Malfoy,
ma non era la sua voce. Il suo sguardo si spostò e vide che a rispondergli era
stato Blaise. Harry non fece caso alle risate delle Serpi e alle risposte
accaldate di Ron che tentava di difenderlo. Era troppo concentrato sul
biondino: perché non l’aveva insultato lui? E mentre continuava a fissarlo,
aspettandosi una frecciata, Draco lo fulminò con lo sguardo e poi senza emettere
un suono, con la mano che si massaggiava la nuca colpita nello scontro, entrò
rapido nell’aula. Gli altri Serpeverde seguirono il loro principe continuando a
ridacchiare e a prendere in giro Harry.
“Perché non ha
detto niente?”
“Di che stai
parlando?” domandò Hermione di fronte a lui mentre gli controllava il naso.
Harry si riebbe dal suo momento di trance e notò finalmente il mondo intorno a
sé: il suo migliore amico che borbottava
cattiverie sui Serpeverde e la sua migliore amica che lo osservava con occhi
curiosi ed attenti, il suo cervello concentrato sulle parole del moro.
“Niente,” si
affrettò a rispondere Harry entrando e prendendo posto nei loro soliti banchi
di fronte a quelli dei Serpeverde, che erano dall’altra parte dell’aula. Non ci
volle molto prima che nella stanza risuonasse solo la monotona voce del
professor Ruf. Alcuni studenti stavano giocando a carte, altri facevano altri
compiti (pozioni era la più gettonata) , altri ancora, come Ron, dormivano
bellamente. Harry fece tutta la paronimica dei suoi compagni Grifondoro e
sorrise sentendo un unico suono diverso: la penna di Hermione grattare la
pergamena; già, qualcuno prendeva anche
appunti. E Malfoy? Harry si voltò nella
sua direzione: Draco scriveva composto prendendo anche lui appunti. Harry rise
sotto i baffi pensando che Draco ed Hermione in fondo avevano qualcosa in
comune. Hermione gli diede un colpetto con il gomito per farlo smettere
“Scusa,” sussurrò
lui incrociando le braccia sul banco e
poggiandoci sopra la testa. Dopo poco i suoi occhi tornarono ad
osservare i Serpeverde. Vide Tiger e Goyle che facevano a gara di pugni, Pansy
prendere anche lei appunti alla sinistra di Draco e Blaise che lottava contro
la voce soporifera di Ruf. Ad un certo punto la voce ebbe la meglio e Blaise si
appoggiò sulla spalla destra di Draco che, per tutta risposta, si scosse per
farlo staccare. Blaise biascicò qualcosa sorridendo ed Harry notò che anche
Pansy aveva iniziato a ridacchiare, continuando però a prendere appunti. Draco
lo fulminò con lo sguardo e poi si rimise a scrivere. Blaise sorrise e appoggiò
nuovamente la testa sulla spalla del biondo, cingendolo per la vita. Draco alzò gli occhi al cielo,
ma non lo scostò, concentrandosi nuovamente sulla lezione.
“Harry ma che
fai?” la voce di Hermione gli arrivò lontana, lui si riscosse e la guardò. Lei
gli lanciò un’ occhiata ‘ma non vedi che stai facendo?’ e gli indicò la sua
mano: Harry aveva spezzato la sua piuma e adesso stava stritolando il suo
foglio di pergamena, ancora immacolato ed ora inutilizzabile.
“Si può sapere
che cosa hai oggi?” sussurrò lei
“Niente, “ fu la
veloce risposta del moro, che staccò la mano dalla pergamena e se la potrò
sotto il mento sorreggendosi la testa, iniziando a guardare fuori dalla
finestra.
‘Anche perché se
te lo dicessi non mi crederesti’ pensò Harry.
Anche pozioni era
in comune con le Serpi, ed Harry fu nuovamente distratto dal vedere Draco
silenzioso tutto il tempo , col risultato di sbagliare ,come sempre, la sua
pozione. Ma, essendo più distratto del solito, la fece addirittura esplodere
causando l’ilarità di tutti i Serpeverde, un sospiro dai suoi compagni per i 50
punti in meno alla loro casa e una ramanzina con i fiocchi da parte di Piton ,
che poi gli annunciò la sua punizione il giorno seguente. Harry rispose con un
semplice “ Sissignore” noncurante, mentre si ritrovò di nuovo concentrato sulla
sua nemesi che non aveva emesso suono. Anzi si era voltato appena per vedere il
disastro e poi era tornato al suo lavoro, senza unirsi all’euforia dei suoi compagni.
Harry si rialzò frustrato e Piton si allontanò soddisfatto pensando di essere
lui la causa di quell’aria affranta. In realtà Harry era disperando per
l’atteggiamento della serpe:
“Oddio no, non mi
ignorare,” pregava dentro di sé “non ora.” Per il resto della lezione non
combinò niente di buono e solo gli
interventi di Hermione impedirono ulteriori disastri.
“Adesso mi dici
che cos’hai!” disse seria la riccia, facendolo sedere sul divano prendendo
posto accanto a lui. Harry le prese le mani, la guardò negli occhi e con tono
calmo rispose:
“Niente.”
Lei lo colpì con
uno scappellotto e poi assottigliò lo sguardo.
“Non sono Ron,”
disse lei. Harry fu sorpreso di quell’uscita.
“Anche se è il
mio ragazzo ed io lo adoro,” iniziò lei calma “ a Ron basterebbe quel ‘niente’. Ma a me non basta” sentenziò. Prima che Harry potesse sfuggirgli, allungò
le gambe su quelle del moro e le intrecciò per tenerlo a sedere, appoggiandosi
poi al bracciolo per essere più comoda e poterlo guardare in faccia. Harry la
guardò e poi si volse verso il camino
scoppiettante di fronte a loro, rimanendo in silenzio, pensando a come poteva
fare per iniziare quella discussione che prima o poi, sapeva già, si sarebbe
presentata.
“So chi c’entra,
se ti può aiutare a partire,” disse lei. Il moro sorrise.
“Ne dubito,”
sussurrò accarezzandole la gamba.
“Credo sia una
persona bionda …” disse lei con finto tono noncurante. Harry fermò le sue
carezze e la guardò sbigottito. Hermione rise.
“Harry, ti
conosco meglio di chiunque altro e, soprattutto, sono una persona molto
attenta. Sono tre giorni che sei strano, direi da quando tu e Malfoy avete
avuto l’ultima lite. E da quando vi siete incrociati stamattina sei anche
peggiorato.”
“Miignora,” disse
lui tutto d’un fiato e a voce bassa.
“E perché questo
dovrebbe importarti? O meglio, ferirti?” chiese lei sorridendo. Harry fece
spallucce e non rispose: non voleva ammettere niente ad alta voce. Non
voleva concedere a se stesso di essersi
affezionato alla serpe, anche se il suo cuore e il suo corpo orami ne erano più
che sicuri da oltre un anno.
“Se posso,” disse
Hermione strappandolo ai suoi pensieri, “ ieri ho sentito Zabini e
“Che stavano
dicendo?” chiese lui curioso ed attento
“Parlavano di una
certa punizione di Malfoy.
“Zabini ha fatto
qualcosa a Draco?!?” scattò in piedi senza rendersene conto. Hermione rise e il
moro la guardò accigliato. La riccia tossicchiò:
“Da quando in qua
Malfoy è diventato Draco?” Harry diventò
bordeaux e iniziò a farfugliare una scusa.
“Sì sì, come ti
pare,” lo interruppe lei ancora divertita. “ Comunque se ti interessa sapere
che cosa hanno fatto al bel principe,” e qui Hermione sottolineò l’ultima
parola, “ ti consiglio di parlare con il suo aguzzino che ora è in punizione
nell’aula di Erbologia.”
“Grazie,” disse
Harry baciandola sulla fronte. Senza pensarci un attimo corse su per prendere
il mantello e la mappa e si fiondò fuori dal dormitorio.
Hermione si
stiracchiò felice.
“Cos’è quel
sorriso?” chiese Ron mettendosi a sedere accanto a lei.
“Niente,” disse
lei sorridendo.
“Oh, va bene!”
fece lui. Hermione rise di nuovo, lo conosceva davvero bene.
“Ti amo,” gli disse
prima di baciarlo.
“Zabini!” la voce
di Harry risuonò per il corridoio leggermente incazzata. Per tutto il tragitto
fino alla serra e mentre lo attendeva fuori dall’alula, Harry si era chiesto
che cosa quel sadico avesse fatto a Draco. Gli prudevano le mani tanta era la
voglia di picchiarlo. Lo aveva seguito di nascosto finché non erano rimasti
soli in un corridoio vicino ai sotterranei e lì Harry non si era più
trattenuto.
“Potter,” disse l’altro, sorpreso nel vederlo. Si
fissarono per un po’: il coraggio di Harry sembrò essersi rintanato da qualche
parte, mentre la pazienza di Blaise si affievoliva sempre più.
“Vuoi qualcosa?”
chiese infine la serpe. Harry annuì e lo inchiodò con il suo sguardo.
“Che cosa hai
fatto a Malfoy?” chiese alla fine,riappropriandosi un po’ del suo coraggio
rosso-oro. Blaise sbatté le palpebre un paio di volte decisamente sorpreso.
“Che te ne
importa?” chiese scettico. Harry arrossì; già, che gli raccontava ora? Blaise
colse il rossore e l’imbarazzo del grifone e sul suo viso si dipinse un sorriso
birichino.
“C’è qualcuno che
fa pensieri che no dovrebbe fare sui suoi splendidi nemici?” chiese
avvicinandosi. Harry arrossì ancora di più e indietreggiò.
“Non è come
pensi! È solo che sono abituato alle scaramucce con lui e mi fa strano non
sentire quella vocetta maligna. Ero solo curioso di sapere con quale miracolo
l’hai zittito, regalandomi un po’di pace.”
Blaise sorrise e
gli lanciò un’occhiata poco convinta.
“Non è come
pensi!” protestò di nuovo il grifone.
“Io non ho detto
niente,” disse Blaise alzando le mani in
segno di resa.
“E allora togliti
quello stupido sorriso dalla faccia!” gli urlò contro Harry.
“Ho colpito
qualche tasto dolente, vedo …” rise la
serpe, portandosi una mano a coprirsi la bocca.
“Va bene … se non
vuoi dirmelo, allora non me lo dire!” sbottò Harry, che stava seguendo un suo
filo mentale senza badare realmente a Zabini. Voleva muoversi, allontanarsi da
quella cosa disastrosa che doveva essere una chiacchierata. Ma non ci riuscì:
una parte di sé sembrava disposta ad essere insultata dal Serpeverde, pur di
sapere che cosa era successo a Malfoy e se si doveva preoccupare seriamente.
Blaise lo soppesò per un po’.
“Non devi
preoccuparti per la voce di Draco, Potter,” disse alla fine Blaise. “ La
sentirai di nuovo dopodomani urlarti contro, come sempre.”
Harry sorrise.
“Davvero?” Blaise
lo guardò ancora più sorpreso di prima e si avvicinò.
“Sei felice di
sapere che ti urlerà contro?” chiese divertito. Harry lo fissò e poi si
maledisse per avere sempre tutte le sue espressioni in bella mostra. In quel
momento gli venne voglia di chiedere a Zabini di insegnargli ad essere
impassibile come solo i Serpeverde riescono ad essere. Ma poi si prese a pugni
mentalmente e si convinse a dire qualcosa, perché il silenzio in cui si era
chiuso stava solo peggiorando la situazione.
“Io…” provò a
dire. Vabbé, era fregato, ormai poteva anche essere un po’ più sincero. “Ti
interessa davvero sapere se sono felice di questa cosa?”
“Sì” rispose
pronto Blaise, con le braccia incrociate sul petto.
“Mi piace
litigare con Malfoy, va bene?”
“Perché?”
“Sempre meglio
che essere ignorati.” Harry si tappò la bocca con una mano e si maledisse di
nuovo per essere così stupido: va bene essere un po’ più sinceri, ma così aveva
esagerato. Blaise sorrise e le sue guance si gonfiarono appena. Harry pensava
che gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia e invece Zabini parlò con voce
allegra:
“Dopo che avete
litigato in cortile e l’ho portato in infermeria, Draco non la smetteva di
urlare. Non ti annoierò con lo sproloquio che ha fatto, ma ti posso assicurare
che eri il protagonista assoluto del discorso. Beh, lo sei sempre in realtà,
per me e Pansy è una tortura sentirti nominare in continuazione.” Harry lo
guardò sorpreso.
“Non fare quella
faccia!” rise la serpe “ Sembrate avere cinque anni per uno quando litigate e
Draco, quando è senza di te, regredisce addirittura a tre e blatera solo di te
tutto il tempo. Nemmeno fossi il suo giocattolo preferito che gli è stato tolto
ingiustamente.”
Harry alzò il
sopracciglio ancora più sconcertato da quella rivelazione sulla sua nemesi.
“Sei veramente un
Grifondoro.” sospirò Zabini, stanco di tentare di dare qualche utile indizio al
cervello di Harry.
“Insomma l’ho
zittito con una pozione, così io e Pansy ci saremmo goduti quattro giorni di
pace.” Harry annuì sovrappensiero: quello spiegava il silenzio, ma non il fatto
che Draco avesse iniziato ad ignorarlo. Cioè, ok, poteva essere che non voleva
litigare con lui perché si vergognava, ma lo sguardo di Malfoy era sempre
abbastanza eloquente. E poi poteva sempre picchiarlo: lui era più forte
fisicamente, ma bisognava ammettere che Draco era veloce ed aveva anche un
notevole gancio sinistro.
“Credo che ti
abbia ignorato perché dimostrarsi vulnerabile davanti a te lo terrorizza, ” disse Blaise. Continuò,
come se gli avesse letto nel pensiero, “ Credo abbia paura del fatto che, se tu
ti dimostrassi gentile con lui, lui potrebbe … ‘crollare’” disse sorridendo
malizioso. Harry si illuminò: qualcuno finalmente aveva acceso una luce nel suo
cervello con su scritto, in piccolo, ‘speranza’.
“È a fare la
ronda” disse Zabini sorridendogli, “ e comunque,” aggiunse, “ io non farei
troppo il gentile stasera. Non è dell’umore adatto.” Rise. Harry annuì e si
allontanò lentamente, ma appena ebbe girato l’angolo corse come un matto.
Controllò la mappa del malandrino e poi praticamente volò sorretto dalla
speranza che Blaise non l’avesse preso in giro con tutti quei discorsi su
Draco.
“E così Zabini ti
ha zittito, eh?” rise Harry appena l’ebbe raggiunto al primo piano. Il biondino
non si fermò.
“Malfoy?” lo
chiamò Harry continuando a seguirlo. Ma l’altro niente.
“Non pensavo che
la pozione ti avesse anche reso sordo, o
è vigliaccheria la tua?” Draco si voltò di scatto: darsi del codardo tra loro
funzionava sempre per ottenere un po’ d’attenzione.
“Meno male che
non sei sordo,” sorrise Harry. Draco aveva le braccia incrociate sul petto e lo
stava fissando arrabbiato.
“Su su, non fare
quella faccia, non ti ho detto ancora niente di offensivo.” Un sopracciglio di
Draco saettò in alto.
“Oh, sì va bene …
scusa.” Il sopracciglio di Malfoy scattò ancora più in alto. Harry si riscosse:
aveva chiesto scusa? A Malfoy? Scrollò le spalle e poi sorridendo si avvicinò
alla sua nemesi che arretrò di un passo.
“Non ho
intenzione di farti niente di male” sorrise Harry per la diffidenza del biondo.
Draco si allontanò ancora.
“Voglio solo
parlare,” fece Harry senza smettere di avanzare . Il volto di Draco si
trasformò in una smorfia disgustata.
“Piantala,” ringhiò
il grifone. L’altro si accigliò ancora di più e poi si voltò. Harry riuscì ad
afferrarlo per un braccio e a spingerlo dentro un’aula. Il volto di Draco era
sorpreso e incazzato, anche perché Harry l’aveva fatto sbattere contro un banco
dell’aula di Trasfigurazione. Prima che la serpe potesse fare qualunque cosa,
Harry, senza pensarci due volte, fece un veloce incantesimo e costrinse Draco a
sedersi su una sedia che aveva evocato. E poi con un altro incantesimo lo legò
a quella mani e piedi. Il Serpeverde tentò di liberarsi strattonando le corde,
ma non ottenne niente. Allora spostò il suo sguardo glaciale su Harry che stava
sorridendo.
“Meno male che Blaise
ti ha dato quella pozione,” continuò sorridente, vedendo lo sguardo di Draco
che si assottigliava. Il biondo, notando che il sorriso ebete di Harry non era
intenzionato a sparire, sbuffò e guardò da un’altra parte.
“Ah-ah! Sei
proprio carino in silenzio lo sai?” Malfoy si girò lentamente con
un’espressione scioccata sul viso. Harry tossì e per la quarta o quinta volta
quella sera, ormai aveva perso il conto, si diede dell’idiota. Si osservarono
per un po’, poi Draco lanciò un’occhiata infastidita ad Harry che sospirò: ormai
era in ballo.
“Sai perché sono
contento che Blaise ti abbia zittito? Perché così potrai ascoltarmi senza
insultarmi.” Mentre parlava si era avvicinato al biondino. Si abbassò un po’
per avere gli occhi argentati di Draco proprio di fronte ai suoi.
“Se mi insultassi
sarebbe più che appropriato, ma …” Harry scosse la testa. Le sue dita stavano
scorrendo sullo zigomo e la guancia sinistra di Draco che lo guardò sorpreso
per un attimo, per poi chiudersi in una maschera d’indifferenza.
“Sì, meglio se
ora sei zitto” continuò il moro senza smettere di accarezzagli la guancia,
mentre l’altra mano si era appoggiata sulla spalla. Nessuna reazione. Harry
sospirò di nuovo: sperava che Draco … ma quanto era scemo? In cosa avrebbe
dovuto sperare? Zabini l’aveva fregato. Si riscosse di nuovo e vide che Draco
continuava a guardarlo indifferente. Spostò anche l’altra mano sulla spalla del
biondo e si avvicinò al suo orecchio. Non sapeva cosa dirgli, era andato alla
carica senza avere un piano preciso. Poi la sua bocca prese il controllo della
situazione e senza preavviso per il cervello di Harry, ne uscì un:
“Ti voglio” disse
semplicemente. Rimase lì, immobile, con
gli occhi chiusi, le mani sulle spalle del suo nemico, il naso che si deliziava
del profumo del biondo e la bocca che veniva tormentata per non essere riuscito
a dire niente di meglio. Poi anche il suo udito riuscì a trasmettergli un
segnale: Draco aveva smesso di respirare. Harry si scostò dalla sua posizione
per guardare l’altro.
“Draco?” chiese
preoccupato. Il biondo si riscosse a sentirsi chiamare per nome, continuò a
dimenarsi come un animale in trappola. Harry dopo un attimo di sconcerto per la
reazione molto negativa, lo afferrò per le spalle inchiodandolo alla sedia.
“Non ti faccio
niente,” sbuffò vedendo lo sguardo indecifrabile di Draco, che a quelle parole
divenne scettico.
“Beh, sì hai
ragione,” rise, “qualcosa ho intenzione di farla in effetti…” e prima che Draco
potesse di nuovo reagire, Harry premette le sue labbra su quelle della serpe.
Erano un po’ secche constatò il moro che allora, da bravo samaritano, cominciò
a leccarle e a baciarle dolcemente finché non rivelarono tutta la loro
morbidezza. Dopo un po’, vedendo che l’altro non rispondeva, Harry si scostò
con lo sguardo basso: non aveva la forza di guardarlo. Si rimise in piedi e con
un incantesimo liberò Malfoy, che si massaggiò i polsi senza però alzarsi.
“Immagino che mi
sfotterai a vita” disse Harry con gli occhi ancora incollati al pavimento.
Percepì Draco che si alzava; si aspettava di tutto: Malfoy l’avrebbe
sicuramente ucciso per quello che aveva fatto. Serrò gli occhi pronto, non
avrebbe reagito, Draco avrebbe avuto tutte le ragioni. Ma tutto ciò che Harry
sentì nel silenzio della notte fu l’inconfondibile rumore di gesso che scrive
su una lavagna. Alzò gli occhi e vide l’altro vicino alla cattedra che si
puliva le mani e poi incrociare le braccia. Harry osservò quello che la sua
nemesi aveva scritto. STUPIDO GRIFOTONTO. Harry sbatté le palpebre sorpreso e poi tornò
ad interessarsi al biondo che si era seduto sulla cattedra e o guardava.
“Che significa?”
chiese Harry avvicinandosi. Draco alzò gli occhi al cielo divertito e appoggiò
le mani sulla cattedra, lanciandogli uno sguardo che il moro definì … da
gatto. Uno sguardo intenso, pieno di
aspettativa che colpì in pieno lo stomaco di Harry e che fece mancare un paio
di battiti al suo cuore. Si avvicinò lentamente, come se fossero gli occhi del
biondo a trascinarlo pian piano. Harry arrivò di fronte a Draco e osservò la
sua posizione: la schiena incurvata in avanti, la testa poggiata su una spalla,
la bocca che sorrideva così come i suoi occhi, le gambe che si muovevano un
po’avanti e indietro. Un gatto, decisamente un bellissimo e viziatissimo gatto.
“Che significa?”
chiese di nuovo. Draco sorrise spazientito e si protese verso di lui in modo
inequivocabile. Harry sorrise, lo afferrò per le spalle e iniziò a baciarlo.
Questa volta la sua lingua entrò senza troppi complimenti tra le labbra
perfette del biondo, che rispose con altrettanta foga, lottando per un po’ e
provando ad insinuare la sua lingua nella bocca dell’altro, ma decidendo infine
di far vincere quella prepotente del moro. Dopo qualche minuto di lotta
piacevole, Harry interruppe il bacio e appoggiò la sua fronte su quella del
biondo per riprendere fiato.
“Pensavo … che mi
avresti picchiato …” disse alla fine. Draco rise silenzioso per poi riservargli
il suo solito sguardo, che normalmente veniva accompagnato dall’espressione “
Sei proprio un grifotonto!”, prima di baciarlo. Harry non si fece pregare e
rispose avvicinandosi con il suo corpo a quello dell’altro, che aprì le gambe
per annullare quella poca distanza che mancava. Harry aveva le mani intrecciate
dietro la nuca di Draco mentre le mani del biondo, che fino a quel momento
erano rimaste sulla scrivania, si ancorarono ai fianchi del moro. Dopo una
nuova serie di baci sempre più profondi e passionali, le mani di Draco si
insinuarono sotto il maglione di Harry, andando a massaggiargli la schiena. Il
moro gemette appena nella bocca dell’altro mentre le mani sulla schiena
spingevano dolcemente, invitando il bacino del moro contro il proprio. Harry
gemette ancora, poi staccò le sue mani e prendendo quelle di Draco lo fece
allontanare da sé.
“Aspetta,”
ansimò. Il biondo, anche lui ansimante anche se silenzioso, lo guardò
risentito. Harry appoggiò le loro mani sulla cattedra.
“Non ti
arrabbiare,” gli disse. Draco sbuffò e volse lo sguardo fuori dalla finestra.
Harry gli intrappolò il mento con una mano e lo costrinse a guardarlo.
“Sono felice che
Blaise ti abbia zittito, così ho potuto fare tutto questo senza che tu potessi
ribattere con quella tua lingua tagliente e la tua voce malefica.” Draco sbuffò
ancora più stizzito.
“Ma…” aggiunse
Harry costringendolo a girarsi “ quella voce che insulta i miei amici e me
appena può, così crudele e velenosa, deve essere oscenamente meravigliosa
mentre perdi il controllo di te.” Draco lo guardò meravigliato e subito
arrossì.
“Sì Serpe,”
continuò Harry con la voce bassa, senza allontanarsi ma spostando semplicemente
lo sguardo dagli occhi alla bocca di Draco, “ questa tua bocca perfetta, con
quella lingua magnifica che ti ritrovi e la tua voce, che riconoscerei tra un
milione, devono essere talmente tanto maliziose, oscene ed erotiche che non ho
intenzione di prendere questo tuo corpo meraviglioso finché non potrò sentirti
urlare il mio nome e gemere come Dio comanda.” Il rossore sulle guance di Draco
aumentò insieme alla sua eccitazione. Harry lo baciò leggermente e si
allontanò. Lo fissò un attimo, godendosi quel Malfoy rosso, ansimante e
stropicciato.
“Maledetto
Blaise!” sospirò il moro “ Ma proprio un altro giorno doveva durare questa
maledetta pozione? Sei … argh!” disse Harry facendo il gesto di volerlo
stringere. Draco rise.
“Ma non ti voglio
silenzioso.” sorrise di nuovo dolcemente, “ Voglio anche la tua voce velenosa.
Voglio il pacchetto completo.” Sospirò e si voltò salutandolo con una mano e chiudendosi
la porta alle spalle, lasciando un Draco che non poteva palesemente muoversi,
accaldato, incazzato ed euforico.
Il giorno dopo
non avevano nessuna lezione in comune e non si erano nemmeno visti in Sala
Grande: la mattina Harry si era alzato tardissimo perché non aveva chiuso
occhio [indovinate perché?^^] e in Sala Grande non c’era più nessuno.
“Ma come siamo
nostalgici.” sussurrò. Nascose di nuovo la cartina e stringendosi saldamente il
mantello dell’invisibilità, iniziò a correre. In un baleno si ritrovò davanti
all’aula di Trasfigurazione. Si tolse il mantello ed entrò nell’aula scrutando
tutt’intorno, ma di Draco nessuna traccia. Si avvicinò alla cattedra e mentre
era in piedi nella stessa posizione della sera prima e fissava eccitato il
punto in cui si era seduto Draco quando l’aveva baciato, sentì una voce a poca
distanza da lui.
“Potter, ma
quello di sgattaiolare nelle aule di notte è proprio un brutto vizio, lo sai?”
“Draco …”
sussurrò Harry felice, chiudendo gli occhi senza voltarsi.
“Ehi, che cos’è
tutta questa confidenza con il mio nome, Potter?” sottolineò il cognome
divertito.
“Mi è veramente
mancata la tua voce, sai?” chiese Harry sorridendo e accarezzando la cattedra.
Draco rise di cuore e si avvicinò ad Harry finché le sue labbra non si
dischiusero vicino al suo orecchio sinistro.
“Sei un vero
masochista,” sussurrò sensuale.
“Lo so, “ rispose
tranquillo Harry.
“Ieri sera mi
ha lasciato molto insoddisfatto…”
continuò Draco sempre parlando nel suo orecchio ed incominciando a leccargli il
lobo tra una parola e l’altra. Harry sospirò felice.
“Credo sia ora che
ti faccia perdonare … Harry,”sussurrò lascivo. Il moro si voltò verso di lui
intrappolandolo in un bacio mozzafiato.
“Oh sì, “ disse
Harry “ lo sapevo che avevi questa voce maliziosa … non vedo l’ora di sentirti
urlare il mio nome.” Draco rise di nuovo baciandolo. Fu così bello sentirsi
desiderati, per entrambi.