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Autore: Lovely Sally    25/06/2010    2 recensioni
Questa è la storia di Cristal ,un'onda del mare che si ritrova trasformata in un essere unano a causa di un desiderio mal interpretato da Nettuno ,e di un ragazzo Jacopo che odia con tutto se stesso il mare. Sarà proprio questo desiderio che li farà incontrare e.. nota autrice: ciao a tutti!eccomi di nuovo qui con una nuova storia. Spero vi piaccia..buona lettura e per favore commentate così grazie a voi posso migliorare:) baci Sally
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Schiuma di mare

Autore: Lovely Sally

 

CAPITOLO I

Buio.

Freddo e poi luce.

Luce accecante.

Caldo.

Automaticamente portai le mani al volto.

 Mani?

 Le mirai e rimirai davanti agli occhi. Contai le dita. Uno,due,tre,quattro,cinque. Avevo cinque dita su ciascuna mano.

 Occhi.

 Sulla faccia da qualche parte dovevano esserci gli occhi. Ci vedevo appannato. Portai le famose mani agli occhi e li sfregai. Ora ci vedevo meglio. Dov’ero?

Davanti a me si estendeva il mare. Automaticamente trattenni il respiro. Mi sentivo male,perché mi sentivo male?

Ripresi a respirare. Automaticamente stavo meglio.

Che mi prende? Perché sono qui? Che cosa sono?

 Appoggiai le mani a terra.

Sabbia.

 Ahia scotta! Mi alzai di scatto. Barcollai e caddi.

Ritentai.

Mi alzo,poi un piede dietro all’altro. Uno,due,uno due.

Cammino!

 

Era ormai sera e faceva freddo. Avevo passato tutto il giorno a scoprire me stessa e ciò che mi circondava. Avevo due piedi e due gambe che mi permettevano di camminare, due orecchie con le quali potevo sentire il melodioso suono delle onde che si infrangevano sugli scogli. Provavo una certa nostalgia nel guardare il mare. Avevo capito che la sabbia non era buona da mangiare e che l’acqua era salata. Verso pomeriggio sentii uno strano brontolio provenire dalla pancia. Spaventata mi ero messa a urlare. Scoprii di avere lunghi capelli di vari colori. Alcune ciocche erano azzurre altre blu e verdi, molte marroni. Mi ricordavano molto i colori del mare. Non feci nessun progresso,invece,nel ricordarmi chi fossi. Non c’era nessun dubbio riguardo al fatto che fossi un essere umano ma qual’era il mio nome. È una bruttissima sensazione non ricordare la propria identità,eppure sono abbastanza grande; avrò si e no diciassette anni,che fine ha fatto la mia infanzia?

Stavo facendo il punto della situazione quando sentii qualcuno urlare. Mi guardai intorno cercando di capire da dove provenissero quelle urla. Destra,sinistra,avanti e indietro. Nessuno. Mi sembrava strano che ci potesse essere qualcun altro oltre a me. Mi trovavo su un piccolo spicchio di sabbia circondata da enormi scogli alti,scivolosi e appuntiti. La marea inoltre si stava alzando e la spiaggia era diventata ancora più piccola. L’unico modo per raggiungermi era via mare.

-Hei tu!Quassù!-

Guardai in alto.

Qualcuno in cima alla scogliera si stava sbracciando. Ce l’aveva con me?

-Ce l’hai con me?- gridai

Hei carina la mia voce!

-Si! Stai bene? Ti sei fatta male? Non preoccuparti ho chiamato i pompieri! In qualche modo ti tireremo fuori,fidati!-

Perché dovevano portarmi via da li?

 Guardai il mare.

Oh capisco, ancora qualche ora e la spiaggia non ci sarebbe più stata.

- Emmh ok! Tanto da qui non mi muovo-

Il ragazzo che prima mi aveva rivolto la parola scomparve dalla mia vista. Per uno strano motivo a me sconosciuto ci rimasi male che se ne fosse andato senza salutarmi.

Poco dopo,per mio sollievo riapparve.

-Sta arrivando una barca a prenderti! Non preoccuparti ormai è quasi tutto finito!-

 Ma chi era quello li? Perché pensava fossi agitata e impaurita? Questa in un certo senso è casa mia. No casa mia è il mare.

Sobbalzai a quel pensiero. Era come se fosse stato il mio subconscio a parlarmi. Non appena formulai mentalmente quella frase sapevo che,pur quanto strano che sia,era la verità.

Una luce abbagliante quasi mi accecò e mi buttai a terra spaventata. In pochi secondi ero su una nave avvolta in una coperta calda con in mano una tazza bollente piena di una strana bevanda marrone che dicono si chiami cioccolata.

Buona!

 

Ero nella stazione di polizia e avevano appena finito di farmi una serie infinita di domande alle quali non sapevo rispondere. L’unica cosa che fui in grado di raccontargli fu riguardo alla strana giornata che avevo appena vissuto. Sentii due agenti chiacchierare tra di loro. Secondo uno soffrivo di amnesia totale probabilmente dovuta a qualche incidente,ma non avevo riportato nessuna ferita che potesse testimoniare il fatto. L’altro invece affermava che mi ero fumata il cervello con qualche droga.

Droga?

Alla conversazione si aggiunse un terzo agente il quale sosteneva che probabilmente la scorsa notte mi trovavo anche io su quell’imbarcazione che si era andata a schiantare contro una scogliera poco lontano dalla baia in cui mi avevano ritrovata. Purtroppo il marinaio che la guidava era morto.

Qualcosa di simile a un ricordo mi invase la mente

Ero sott’acqua. La corrente era forte. Una piccola barca era appena sopra di me e io continuavo ad andarle incontro scaraventandola a destra e a sinistra. Poco più lontano si ergeva una scogliera. Un vecchio marinaio cercava di riprendere il controllo dell’imbarcazione ma ormai ero io ad averlo e continuavo a spingerlo sempre di più verso quei massi pericolosi. Non volevo ma era il vento che mi costringeva. Sentii l’uomo invocare l’aiuto di Nettuno e poi tutto divenne confuso

 

Mi resi conto che stavo urlando. Mi portai le mani alla testa come per fermare quell’orribile ricordo.

Cos’era? Perche mi trovavo nel mare. Corsi verso l’angolo della stanza e mi rannicchiai portandomi le ginocchia al petto. I tre poliziotti spaventati andarono a chiamare aiuto. Mi concentrai sul battito del mio cuore per ritrovare la calma. Sentii qualcuno chinarsi vicino a me e sfiorarmi delicatamente la spalla. Quando ritrovai il controllo aprii gli occhi. Sorpresa riconobbi che l’uomo accovacciato vicino a me era quello che la mattina mi aveva ritrovato nella baia.

- Ciao – disse

Aveva la voce molto calma e delicata. Ora che gli ero più vicina potevo vedere meglio certi particolari del suo volto che da lontano non ero riuscita a vedere. Era giovane,avrà avuto all’incirca venti o ventun’anni. I capelli erano castani,un pochino lunghi con un ciuffo sulla fronte. Ben rasato,la sua pelle era abbronzata. Gli occhi erano di un colore strano;una via di mezzo tra il verde e il grigio. Aveva un bel sorriso e indossava la divisa da poliziotto.

-Ciao- gli risposi

- Cosa è successo? Perche ti sei messa a gridare?-

Continuava a tenermi la mano sulla spalla

-Oh..ho avuto una specie di ricordo- feci una pausa- Riguardo l’altra sera,l’incidente della barca-

Lui si immobilizzò e divenne a un tratto serio.

Potevo fidarmi? Già in molti mi credevano pazza,come avrebbero reagito, come Lui avrebbe reagito,se gli avessi raccontato che ero stata io a far andare incontro alla scogliera la nave?

No,non potevo. Era una cosa mia,lo avrei scoperto io,da sola.

Tentai quindi di raccontargli ciò che mi ero ricordata in parte,omettendo un sacco di cose.

-Quella sera,quando ci fu la tempesta,ero in mare. Non so perché ma la corrente mi stava trascinando verso la scogliera- e questo in parte era vero- mi ritrovai vicino la barca e la corrente continuava a spingermi contro di essa. Dopo un po’ ho perso conoscenza-

Non mi piaceva mentire,ma era per una nobile causa. Si,mentire per non venire rinchiusa in un manicomio è una nobile causa,e allora?

Il suo volto cambiò. Da rigido ritornò sereno e il suo sguardo era dolce, pieno di compassione.

-Hai dove andare sta notte?-

Scossi la testa

-Non ti viene in mente nessun parente,amico?-

feci di nuovo no con la testa.

Si guardò in giro

-Beh le prigioni non sono il massimo- fece una pausa – cosa ne dici di un bell’albergo? Pago io. Potrai restarci fino a quando non troveremo una migliore soluzione meno provvisoria?-

Mi sembrava una buona proposta

-Grazie,sei molto gentile- gli dissi con un sorriso

Mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi

- Aspettami qui. Vado a chiedere al mio capo se non ci sono problemi. Ah proposito il mio nome è Jacopo –

  
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