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Autore: cupidina 4ever    25/06/2010    5 recensioni
Una partita. Attesa ma comunque arrivata inaspettata. Lei contro Lui. Una sconfitta che sa di mancata libertà. Una vittoria che sa solo di vittoria. Le carte in tavole sono quelle: chi saprà manovrarle al meglio per vincere?
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vizio del Gioco

 

Mi guardavo attorno, con fare cospiratorio, cercando di leggere il più piccolo indizio che mi permettesse di vincere, per l’ennesima volta, contro un branco di maschi senza cervello che mi avevano sfidata senza preoccuparsi delle conseguenze.

Illusi.

Chi mai potrebbe battere una ragazza che per anni, dietro alla solita faccia da brava ragazza, ligia alle regole, che non permetteva lo svolgersi di festini privati oppure aperti ad altre Case per paura che i professori ne potessero venire a conoscenza ma che preferiva cento volte un buon libro, non aveva fatto altro che giocare?

Giocare..

Che brutta parola.

Preferivo dire “lavorare”.

Eh si..perchè,ormai, quel continuare a vincere, quel prender soldi guadagnati o meno da altri era divenuto,per me, un vero e proprio lavoro con il quale mi pagavo tutte le spese della scuola, più qualche piccolo extra tenuto nascosto alla vista dei suoi amici.

Dei piccoli vizi, ecco tutto.

Che poi piccoli non lo erano mica tanto.

Più che altro erano “appariscenti” ma tenuti nascosti dentro il suo armadio, naturalmente sigillato sia con una speciale chiave che si era fatta fabbricare appositamente da un babbano, sia con qualche strano incantesimo sconosciuto agli altri ragazzi.

Ritornai a guardare attentamente le sue carte: Scala Reale.

Avevo praticamente la vittoria in mano.

Posai le carte sul bordo del tavolo e continuai a guardare i volti delle mie vittime: quattro ragazzi in tutto.

Due Cornovero, uno del quinto anno ed uno del settimo, un Serpeverde, del sesto anno ed un Tassorosso, forse il più scaltro tra i tutti, del settimo anno.

Neanche un Grifondoro.

A parte me.

D’altronde quello non era un gioco adatto per i giallo-rosso.

No,signore!

Sarebbero scappati a gambe levate,solo a sentir nominare il nome, verso l’ufficio del Preside per far sospendere quel piccolo giro clandestino di gioco d’azzardo.

Perché era di ciò che si trattava.

Gioco d’azzardo.

Gioco illegale.

 Mi venne da ridere quando mi ritornò alla mente un episodio di un anno prima, circa un mese dopo che erano ritornati a scuola..

▬▬▬▬▬▬▬▬

Era notte fonda e solo tre ragazzi, quei ragazzi, si aggiravano clandestinamente per i corridoi del Castello..

- Non preoccupatevi! Sono anni che faccio questa cosa.. nessuno può battermi! – esclamò altezzosa e sicura di sé la giovane Gryffindor, non preoccupandosi minimamente degli sguardi preoccupati che il rosso ed il moro si continuavano a lanciare a sua insaputa

Quest’ultimo, dopo l’ennesima gomitata ricevuta nello stomaco da parte del rosso, fermò l’amica prendendola per un polso e facendola girare nella loro direzione, così da poter capire se facesse realmente sul serio.

- Herm.. non rischiare! Non è un “gioco”! Cioè..lo è ma non in quel senso! E se..- fece per andare avanti ma la giovane Mezzosangue lo interruppe mettendogli una bocca sulla bocca.

Lo guardò con un cipiglio che ricordava in tutto e per tutto alla loro professoressa di Trasfigurazione, cosa che fece rabbrividire il povero rosso.

Odiava quando lo guardava così.

Lo faceva sentire così… inferiore!

- Harry.. andrà tutto bene! Chi mai potrebbe battermi? Tiger? Goyle? Nott? Malfoy? Non fammi ridire! Non sanno neppure andare sulla scopa e vuoi che sappiano giocare a poker? – dichiarò divertita la Gryffindor, ravviandosi i capelli scomposti sulle spalle ed asciugandosi la fronte, leggermente imperlata di sudore.

Maledetta agitazione!

E loro non l’aiutavano di certo continuando a porle mille domande e nessuna rassicurazione.

Begli amici.

Vedendo la troppa leggerezza dell’amica il rosso decise di accantonare la facciata del ragazzo spaventato per fare l’amico vero e proprio.

- Ma cazzo, Hermione! Non è semplice poker! Quello che fanno in quel circolo esclusivo è streap poker, lo vuoi capire? Finiresti in mutande se perdi! Vuoi questo? – gridò rabbioso il rosso mentre le sue orecchie divenivano dello stesso colore dei capelli.

La Gryffidor guardò attentamente i suoi due amici negli occhi, si voltò e mormorò solamente:

- Se non vi fidate di me allora tornate pure indietro. Andrò con o senza di voi. – e continuò per la sua strada, sicura di esser seguita dai suoi amici.

Perché,in fondo, loro credevano in lei e lei in loro.

..ed alla fine Lei vinse, contro tutte le aspettative del circolo e vi entrò a far parte, contro il volere di alcuni Serpeverde.

Eccetto quello di cui si era aspettata un voto contrario.

Se n’era semplicemente andato.   

▬▬▬▬▬▬▬▬

Anthony Goldstein fù il primo a ritirarsi, ormai in mutande, seguito a ruota dal giovane Serpeverde e dall’altro Corvonero.

Rimanevamo solo io e lo scaltro Tassorosso.

Io,completamente vestita, e lui, in camicia e pantaloni.

Nessuno dei due accennava a perdere.

- Hermione, direi che è praticamente conclusa la partita. Non sei abbastanza soddisfatta? – soffiò divertito Goldstein rivestendosi ed abbassandosi all’altezza dell’orecchio scoperto della Gryffindor.

Emisi un leggero risolino ma non risposi alla evidente provocazione del Ravenclaw: se dichiaravo conclusa la partita, senza una sua reale e netta vittoria, avrei dovuto ridare indietro tutti i soldi vinti e questo non lo avrei fatto tanto volentieri.

In fondo avevo vinto 6 partite di fila, perché buttare tutto per due paroline da parte del Ravenclaw?

Continuai a fissare il mio avversario con sguardo vacuo, come se,in realtà, non mi importasse più di tanto visto che avevo in mano una bella Scala Reale e a conti fatti la vittoria era automaticamente mia ma..meglio esser prudenti.

Avevo già sfidato troppo la fortuna quella sera e forse aveva ragione Goldstein: in fondo avevo già vinto tanto e non né valeva proprio la pena buttare tutto per avarizia.

Lanciai un ultimo sguardo e dissi:

- Fine dei giochi. Scala Reale. – e mostrai al giovane Hufflepuff le carte che avevo in mano da quasi un’oretta.

Quest’ultimo gettò una rapida occhiata alle sue carte per poi buttarle malamente sul tavolo e stiracchiarsi le braccia e le gambe, probabilmente indolenzite dal stare seduti per quasi due ore senza muoversi.

Mi passai una mano tra i capelli e con dorso della mano mi asciugai la fronte, leggermente imperlata di sudore.

Stavo per alzarmi dal tavolo quando lo scroscio di un applauso mi ghiacciò sulla sedia.

Non osai alzare lo sguardo per vedere chi fosse l’autore di quel gesto sconsiderato: in fin dei conti era in pieno territorio Serpeverde ed applaudire ad una Grifondoro..bè..era abbastanza pericoloso per entrambi!

La persona continuò ad applaudire per un’altra manciata di secondi, spezzando definitivamente il silenzio della sala con la sua voce, calda e lontana allo stesso tempo.

- Complimenti Mezzosangue. Sarai brava ma non alla nostra altezza – sottolineò volutamente l’aggettivo “nostra” per farle capire che si riferiva alla loro Casata

Scoppiai in una fragorosa risata, gettando all’indietro la testa facendo scivolare qualche boccolo sul viso e sul collo, sfuggiti alla severa coda fatta prima dell’ennesima partita.

Finalmente guardai il giovane seduto comodamente, con le braccia appoggiate allo schienale della sedia e le gambe leggermente divaricate, a qualche tavolo più in la dal mio.

Un ghignò maligno era dipinto su quel volto diafano che faceva ancora battere all’impazzata i cuori delle ragazze, di tutte le età e di tutte le Casate.

Tutte no.

non ero come le altre e non mi sarei mai piegata a Malfoy.

Mai.

O,almeno, questo era quello che pensavo.

- Malfoy..spiegami per quale assurdo motivo non potrei battere anche te? Paura di una Mezzosangue? – lo sfidai con uno sguardo tutt’altro che pacifico.

Notai Blaise Zabini muoversi sulla sua sedia accanto al biondo rampollo di casa Malfoy,come se trattenesse a stento una risatina.

Ma che..?

Lo sguardo e il volto di Malfoy si trasformarono in una maschera di assoluta freddezza, rivolta solo ed esclusivamente alla sottoscritta.

Dovevo esserne contenta,soddisfatta?

Il biondo in questione scivolò con grazia dalla sedia per raggiungermi in sole due falcate,si chinò alla mia altezza poggiando i gomiti sulle mie cosce nude.

Da quando aveva preso tutta quella famigliarità con me?

Chi gli aveva dato il permesso di toccarmi?

Gli scoccai un’occhiataccia per indurlo a togliere le sue mani dalle mie gambe ma non sortii l’effetto sperato: mi guardava fisso negli occhi, come se cercasse di leggere qualcosa a cui non sapeva dar risposta.

Come se un male lo struggesse da molto tempo ed ora avesse avuto l’occasione per liberarsene, proprio da me.

- Io? Paura di te? Spero tu stia scherzando, Mezzosangue. Piuttosto.. non è che sei tu quella che hai paura di perdere contro di me? Paura di essere inferiore più di quanto tu non lo sia già? – e mi trafisse con il suo sguardo gelido.

- Mai! Io non ho paura di te, Malfoy. –

- Oh.. perché,invece, penso che sia il contrario? – e ghignò sadico.

- Cavolo! Pensi! Non l’avrei mai detto! Attento.. non vorrei mai che perdessi il tuo non-fascino con le ragazze! – sibilai ironica scoccandogli un sorrisetto di sufficienza

Malfoy non la prese, a quanto pare, piuttosto bene poiché accentuò la presa sulle mie cosce, facendomi anche piuttosto male, ma preferii non dirglielo.

Non avevo assolutamente intenzione di dargliela vinta.

- Mezzosangue, attenta a quello che dici! –

- Malferret..dovresti saperlo che io dico quello che voglio ed a chi voglio. Non sarai di certo tu a dirmi cosa fare oppure no – e lo guardai astiosa,aspettando una sua risposta, la quale non si fece attendere molto.

- Veramente? Non mi è parso l’altro giorno,in Sala Grande, quando quello sfigato dello Sfregiato ti ha simpaticamente detto di smetterla con questa “bambinata”. – sibilò maligno gustandosi il sapore della vittoria.

Colpita ed affondata.

Spostai lo sguardo verso la porta della stanza, incapace di sostenere quegli occhi di ghiaccio capaci di penetrare nell’anima delle persone senza subirne le conseguenze.

Come se fosse il Padrone del Mondo.

Sentii la pressione delle dita del biondo farsi un pochino più delicata ma comunque forte, come a volermi negare ogni via di fuga da quello scontro ormai inevitabile.

Erano,infatti, alcuni giorni nei quali io e lui non ci guardavamo, non ci insultavamo ed non ci incontravamo per i corridoi: ci ignoravamo bellamente senza un reale motivo.

Ma ora era arrivato il momento di “parlare”,volenti o nolenti.

-Hai perso la lingua Granger? Eppure quando vuoi ce l’hai bella lunga..- sussurrò con uno strano sorrisetto malizioso, facendo ridere il suo amico Zabini

Malfoy interruppe per un momento il nostro contatto visivo per incenerire, letteralmente, il suo amico con lo sguardo: probabilmente il Principino non aveva gradito quell’interruzione piuttosto scomoda.

Ed io non avevo gradito quella frecciatina, non abbastanza velata, sulla mia ormai finita relazione con Ron: ormai lo sapevano anche nella Londra babbana che Ronald Weasley aveva preferito la Brown a me.

Sostituita alla perfezione, oserei dire.

Un velo di amarezza mi attraversò gli occhi, cosa che non passò minimamente inosservata al biodastro poiché mi fissò con maggiore intensità, in un modo che mi parve di esser nuda.

Ma cosa..?

Da quando Malfoy mi guardava così?

Mi stavo sognando tutto o cercava di comunicarmi qualcosa?

Non seppi cosa dire e probabilmente anche il mio scocciatore e persecutore biondo era nella mia stessa identica situazione ma la voce di un allegro Zabini riportò entrambi alla realtà.

- Draco, Draco, Draco.. perché sprechi doppi sensi con la Granger? Non sono cose adatte per una giovane ragazza per bene come Lei.. e tu questo lo sai bene,vero? – disse il tutto con una strana inflessione della voce, come se stesse trattenendo le parole che voleva realmente dire.

Guardai accigliata il moro Serpeverde per cercare risposte ma il suo sguardo, anch’esso freddo e calcolatore come il suo amico, non mi offrì alcuna risposta.

Che delusione.

Mi sentii,per un secondo, offesa da quelle parole sibilate e calcate con vera maestria: in fin dei conti avevo da sempre pensato che Zabini fosse l’unico Serpeverde degno di considerazione ma se cadeva così tanto di stile..

Il biondo davanti a me s’irrigidì un pochino poiché sentii la stretta sulla mia coscia farsi più forte ed allo stesso tempo agitata, come se il moro avesse detto qualcosa di abbastanza privato sul biondo..

Cosa stavano nascondendo?

Perché tutti quei segreti?

E domanda più importante tra tutte: cosa c’entravo in tutto questo?

Malfoy parve accorgersi della mia crescente irritazione e voglia di sapere ma ciò che fece in seguito non mi piacque per nulla.

-  Allora? Hai perso la voce oppure è la consapevolezza di aver perso contro di me? – cincischiò ironico il biondo passandosi una mano tra i serici capelli

Poteva un ragazzo essere bello quanto stronzo?

Ecco..ne avevo la prova lì davanti a me.

L’irritazione aumentò spaventosamente quando sul suo bel faccino da schiaffi ritornò prepotentemente un ghignò perverso.

Si, perverso.

Perché poteva esser descritto solo in questo modo quel gran pezzo di..

Meglio non andare avanti.

Raccogliendo tutto l’auto- controllo rimastomi, risposi a tono:

-   Io non ho MAI perso contro di te, mettitelo bene in testa! – ringhiai infastidita dalla sua presenza, dal suo tono di voce, dal suo sguardo..

Da tutto di Lui!

Lui era l’unico che mi faceva sclerare con così tanta facilitò, dannazione!

Il biondo, da parte sua, ghignò ancora più apertamente, facendomi perdere definitivamente il controllo, arma a suo favore per ciò che accadde in seguito.

- Mai, Mezzosangue? Ne sei così sicura? – mi chiese con una strana inflessione della voce.

Lo guardai accigliata e gli risposi.

- Mai! –

- Uhm.. allora che ne dici di rimediare? - sussurrò con voce roca, facendomi rabbrividire all’instante.

-  Come? – gli proposi,così,di getto, senza accorgermene.

Ero impazzita tutt’ad un tratto.

Ghignò senza ritegno, come se non lo vedessi ma credo che lo facesse apposta per farmi infuriare come una matta.

- Una partita. A poker. Solo poker. 2 contro 2. Scegli chi vuoi. – buttò lì, come se nulla fosse, come se fosse una cosa ovvia e normale.

Io giocare contro di Lui?

In quasi un anno non ci eravamo mai affrontati ed ora mi stava sfidando apertamente?

Cosa voleva fare?

Lo guardai inebetita, probabilmente per la proposta, ed allo stesso tempo indecisa: accettare e rischiare oppure rifiutare e fare la parte della perdente?

- Perché? Non abbiamo fatto una sola partita in un anno intero ed adesso sei tu a sfidarmi? Hai paura di essere secondo? – buttai con nonchalance mentre lo guardavo negli occhi, accorgendomi solo in quel momento quanto fossero incredibilmente azzurri.

Oddio!

Ma cosa guardavo?

Doveva essere assolutamente il sonno.

Non ci sono altre spiegazioni.

Il biondo, da parte sua, rise con gusto, come se avessi appena raccontato una barzelletta divertente.

- Mezzosangue, IO non ho paura di TE. È il contrario, dolcezza. Se hai paura basta dirlo. – e si allontanò un poco, lasciando comunque la sua mano diafana sulla mia coscia.

Ma perché non gliel’avevo ancora tolta?

Mannaggia a me che gli avevo dato così tanta libertà.

Cosa fare?

Zabini, dalla sua postazione, si godeva lo spettacolo, cosa che facevano anche gli altri membri del club, sospendendo ogni qualunque partita per rivolgere tutta l’attenzione su di noi.

Odiavo essere al centro dell’attenzione.

Odiavo essere in quella situazione e lo sguardo insistente ed irriverente, perché solo così poteva esser definito, di Malfoy non mi aiutarono a scegliere.

Alla fine presi la decisione che mi avrebbe cambiato tutta la vita.

Accettai.

Malfoy, evidentemente soddisfatto di aver vinto anche quella volta, fece un cenno a Zabini che lo raggiunse tranquillamente, prendendo una sedia e sedendosi al mio tavolo.

Ed io chi potevo scegliere?

Malfoy e Zabini erano ottimi giocatori e per poter vincere dovevo avere qualcuno di bravo, furbo, scaltro, che non si lasciasse prendere dall’ansia.

Ma chi?

Istintivamente guardai verso il giovane Tassorosso: bè..lui corrispondeva a tutte quelle caratteristiche e poi era l’unico che era riuscito a tenermi testa per così tanto tempo.

Doveva aver imparato un po’ come si gioca e come gioco perciò non vidi soluzione migliore per quella volta.

Mi alzai e mi avvicinai al giovane, che scoprii si chiamasse Jared*, sotto lo sguardo attento ed anche un po’ invasivo dello Slytherin biondo.

- Ti andrebbe di giocare con me? Ho bisogno di un bravo giocatore come te. – dissi solamente sperando di aver toccato i punti giusti del suo orgoglio.

Era un ragazzino ma aveva un orgoglio anche lui.

Mi guardò un secondo, spostò lo sguardo alle nostre spalle, e mi riguardò, questa volta con uno strano luccichio negli occhi, come se non aspettasse altro.

- Malfoy e Zabini.. giocatori astuti e alquanto scaltri. Non vorrei essere la causa della tua sconfitta. – dichiarò neutro guardando un punto impreciso della stanza.

Mia partita.

Non nostra.

Mia.

Perché la vera partita vedeva come giocatori Io e Malfoy.  

E questo lo sapevamo entrambi.

Volenti o no.

- Se perderemo sarà solo colpa mia, tranquillo. Te lo richiedo: vuoi giocare con me? – e questa volta sperai ancora di più che accettasse.

Non volevo assolutamente ritirarmi dandola vinta a quei due Serpeverde.

Non potevo perdere.

Non dovevo perdere.

Non avrei perso.

Mi fissò ancora per un lasso di tempo che mi parve infinito ed alla fine annui con un semplice cenno del capo.

Era fatta.

Ritornai al tavolo seguita da Jared e ci sedemmo davanti ai due Slytherin che ci guardavano indifferenti, come se non fosse nulla di speciale.

Almeno finchè il biondastro non dettò alcune regole.

Regole.

Ma chi vogliamo prendere in giro?

Le carte erano tenute saldamente nelle mani di Jared mentre aspettava che noi altri parlassimo e dichiarassimo la posta della partita.

Il biondo fu il primo a parlare, come sempre.

Manie di protagonismo, oserei dire.

 - Se vinco ▬ non aveva usato il plurale ▬ tu ▬ e guardò me ▬ sarai mia – disse senza staccare gli occhi dai miei.

Cosa?

Era impazzito?

Io sua?

Sua?

Il mio cervello era già partito per la tangenziale dei sogni così, quando parlai, non riuscii a spiccicare mezza frase di senso compiuto.

E poi io ero quella intelligente.

- Definisci il concetto “tua”, Malfoy. – scandii mentre uno strano tic nervoso prendeva possesso del mio corpo.

Uno strano brivido mi percorse tutta la schiena, dall’alto verso il basso, quando mi spiegò, molto gentilmente come sempre, cosa intendesse dire.

Lo Slytherin in questione appoggiò pigramente i gomiti sul tavolo, appoggiò il capo sui palmi delle mani, e si sporse verso di me, sempre guardandomi negli occhi.

- Devo farti un disegnino, Granger? ▬ ghignò apertamente quando arrossii di botto ▬ E’ semplice. Ti avrò stasera, e domani, e dopodomani, e il giorno dopo ancora. E così andrà avanti fino alla fine. – soffiò con voce roca.

…andrà avanti fino alla fine.

Fino alla fine.

Cosa intendeva per “fino alla fine”?

- Dovrei farti da schiava? – domandai preoccupata poiché non avevo assolutamente voglia di litigare con Harry e Ron quando lo avrebbero scoperto.

Ci mancava solo quello!

- No..ma se intendi schiava nel letto..bè..quella è un’altra cosa..- sussurrò malizioso facendomi sbiancare di colpo.

Oddio.

Ma che intenzioni aveva?

Non era Lui a sostenere che i Purosangue erano migliori dei Mezzosangue?

Ora voleva pure mescolarsi con loro?

Non mi lasciai tramortire più di tanto dalle sue parole, neppure dallo sguardo di puro divertimento mischiato a tensione del suo amico.

- Accetto. Ma se vinciamo noi ▬ sottolineai accuratamente la presenza del mio compagno ▬ dichiarerai davanti a tutta la scuola che io, Hermione Jane Granger, sono nettamente migliore di te, Draco Lucius Malfoy. Accetti? – e continuai a guardarlo come lui faceva con me.

 Il biondo annuii con il capo per poi fare un cenno con la testa al mio compagno di iniziare a mescolare le carte.

Avevo un vago presentimento che quella partita sarebbe durata un po’ di tempo.

In effetti questa,prima della svolta decisiva, andò avanti per ben un’ora ed un quarto senza vedere nessuno dei due schieramenti in vantaggio sull’altro.

Netta parità.

Eravamo arrivati al settimo giro se non mi sbaglio quando sia Zabini che Jared uscirono, lasciando le sorti della partita a me ed a Malfoy.

Uno contro uno.

Io contro Malfoy.

Mezzosangue contro Purosangue.

Grifondoro contro Serpeverde.

Donna contro Uomo.

La tensione era più che palpabile: i mormorii che provenivano da qualche tavolo più in la incominciavano a darmi seriamente fastidio ma non volevo darla vinta a quel biondastro.

Mai.

Peccato che non avessi tenuto conto di ciò che accadde pochi minuti dopo.

Avevo in mano un’altra Scala Reale, come nella partita precedente. Ormai la partita era nelle mie mani ed avrei sicuramente vinto.

Era impossibile che Malfoy potesse battermi, non con quelle carte in mano.

Cosa avrebbe dovuto avere? Un Tris?

Sorrisi impercettibilmente sperando che il mio avversario si fosse convinto, in tutti quei minuti, che io ero molto più brava di Lui e che la sua maledetta proposta poteva pure metterla in un posto dove non batte il sole,per dirlo con gentilezza.

- Fine dei Giochi. Scala Reale. – sussurrai solamente mentre stendevo le carte sul tavolo per farle vedere al mio avversario ed a chi guardava lì attorno per rendere ufficiosa la mia vittoria sullo Slytherin.

 Un ghignò di puro godimento si formò sulle mie labbra ma questo si spense molto presto quando il biondo mormorò con voce roca:

- Fine dei Giochi. Full. – e mi guardò con uno strano luccichio negli occhi, un luccichio che mostrava tutto la soddisfazione di avermi battuta.

Avevo perso.

Io, Hermione Granger, avevo perso contro Draco Malfoy.

Ero stata battuta.

Lo Slytherin, da parte sua, non aveva ancora detto una parola ma si era limitato a raccogliere le carte e passarle al suo amico.

Si alzò sotto il mio sguardo amareggiato e deluso, perché non è mai bello perdere contro il proprio nemico giurato, e si diresse verso la porta, fermandosi solamente quando posò una mano sulla maniglia e l’aprì a metà.

- Muoviti, Granger. – modo molto gentile per dirmi, anzi per ordinarmi di seguirlo.

Mi guardai attorno accigliata cercando di capire se stesse realmente parlando con me o se avessi immaginato tutto.

Zabini, rimasto in disparte a guardare, si avvicinò a me e mi sussurrò:

- Tranquilla,Hermione, non ti farà nulla. Sempre che tu non lo voglia..- e sorrise malizioso facendomi avvampare come una ragazzina alla sua prima cotta.

Lo guardai ancora in cerca di appoggio, di verità ma non leggendovi nulla mi alzai e seguii Malfoy, ignorando dove stessimo andando.

Meglio non fare domande.

Per il momento.

▬▬▬▬▬▬▬▬

Lo seguii in silenzio mentre percorrevamo corridoi deserti e sconosciuti, almeno per me.

Dove mi stava portando?

Non lo capii finchè non svoltammo l’ennesimo angolo e davanti a noi si stagliò una lunga rampa di scale che scendeva verso il basso.

I Sotterranei.

- Malfoy, perché mi stai portando nei Sotterranei? – domandai con voce appena appena stridula, causa tensione mi dissi.

Il biondo fece finta di non sentirmi e, sussurrata la parola d’ordine che io non capii, mi fece segno di passare per prima per entrare.

Almeno in quello era un gentiluomo.

Il freddo che avevo percepito mentre scendevo la rampa di scale non era nulla in confronto a quello che si sentiva in quel luogo, dove una spessa umidità la faceva da padrona.

Ma come diamine facevano a vivere lì dentro?

E dire che i Serpeverde andavano sempre in giro senza maglione ma rigorosamente in camicia.

Mi guardai attorno: tutto era drappeggiato di verde ed argento, naturalmente.

Il camino, abbastanza antico ma molto carino, era posto al lato nord rispetto all’entrata. Spiccavano alcuni ritratti di famosi Serpeverde tra cui, notai, quella che pensai fosse la madre di Malfoy, Narcissa Black in Malfoy.

Non feci domande al biondo, anche perché potevo immaginare già la sua velenosa risposta, e continuai a guardarmi attorno finchè il mio sguardo non cadde su un’enorme libreria,ordinata e pulita, con libri che non avevo mai sentito nominare.

Malfoy dovette aver intercettato il mio sguardo ammirato poiché si abbassò al mio orecchio e sussurrò:

- Granger, contieniti. Potrai leggerli tutti quando vorrai ma questo non è il momento. – e mi scoccò un’occhiata ammonitrice.

Cosa intendeva dire con “li potrai leggere tutti”?

Non osai domandare, aspettando invece il momento migliore, e lo seguii per altri corridoi, bui e piuttosto tetri.

Non mi accorsi che il biondo si era fermato davanti ad un porta così sbadatamente gli finii addosso, scontrandomi contro il suo torace muscoloso.

Lo Slytherin mi guardò negli occhi per un tempo che mi parve infinito per poi ritornare a guardare la porta, la sua porta, per entrare nella stanza, nella sua stanza.

Il regno del Principe delle Serpi.

Chi mai avrebbe pensato che IO vi avrei messo piede?

Nessuno, appunto.

- Prego, Mezzosangue. – sussurrò soavemente il biondo con voce roca ed alquanto sensuale.

Entrai leggermente intimorita da tutta quell’oscurità ma ci pensò il biondo a rischiarare un pochino l’ambiente,permettendomi di osservare la sua stanza.

Anch’essa, ovviamente, rispecchiava il lato Serpeverde del biondo, ma un piccolo particolare stonava: vi era un nastrino rosso-oro posato sulla sua scrivania, accanto ad una delle sue cravatte.

Ma cos..?

Perché mi ricordava qualcosa di vagamente famigliare?

La mia attenzione, però, venne attirata dal fruscio che sentii alle mie spalle così mi girai: Malfoy si era tolto il mantello, allentato un pochino la cravatta e si era sdraiato comodamente sul suo letto, appoggiando un gomito sulle lenzuola e tenendosi il capo con la mano mentre mi guardava con sguardo sornione.

Che cosa voleva fare?

 

“ Tu sarai mia”

 

Perché?

Cosa voleva da me?

 

“ Ti avrò stasera, e domani, e dopodomani, e il giorno dopo ancora.”

 

Avevo perso quella maledetta partita ed ora ero sua.

Sua.

Come stonava male quell’aggettivo se accostato al nome di Malfoy.

Io sua?

Una Mezzosangue come me?

Posai le mani sui fianchi e lo fissai astiosa: se voleva qualcosa doveva guadagnarselo ma di sicuro da me non avrebbe ottenuto nulla.

Malfoy mi fissava in modo strano, una cosa che mi irritò parecchio ma la mia irritazione parve scemare non appena mormorò con voce dolce:

- Granger..non vorrai rimanere in piedi per tutta la notte, vero? Lo trovo alquanto scomodo per..- ma non proseguì perché dovette aver notato le mie guance andare progressivamente a fuoco.

Non avrà pensato realmente..?

- Io sto benissimo qui, Malfoy. –

- Oh, ci credo, Mezzosangue, ma non ho voglia di venirti a prendere perciò vieni a sederti qui. – e mi indicò un punto troppo, ma troppo troppo troppo vicino a lui.

Come una bambina piccola feci segno di no col capo, facendolo sbuffare stizzito dal mio comportamento: perché mai dovevo comportarmi come una delle sue ragazze che si portava a letto se per ben quasi sette anni ci siamo fatti la guerra a vicenda e volevamo ardentemente la morte dell’altro?

Era da ipocriti comportarsi diversamente perciò me ne stetti ferma lì a vedere cosa voleva fare.

L’avessi mai fatto.

Lo Slytherin, senza che me accorgessi, si alzò elegantemente dalle lenzuola e prendendomi per il polso mi fece letteralmente cadere sul letto verde-argento e,casualmente, finii schiacciata dalla sua imponente mole.

Casualmente..

Casualmente?!?!

Cercai di spostarlo via da me posando le mani sul suo torace ma non appena lo feci non trovai la forza di farlo.

Quel contatto, involontario ma comunque cercato, mi aveva stordita.

Era caldo, contrariamente da quanto pensassi.

- Malfoy, spostati. – sibilai cercando di non far trapelare più di tanto l’agitazione nell’avere il biondo così vicino a me.

Il maledetto ghignò divertito ma non accennò a spostarsi, anzi..si spalmò meglio sopra di me!

- Mezzosangue..sto bene qui dove sono.. Sai.. sei piuttosto morbida. – sussurrò lascivo guardandomi tutto il corpo ma soprattutto il seno.

Pezzo di maniaco!

Ma dove diamine l’avevo messa la bacchetta quando serviva?

- Malfoy, spostati! Non sto scherzando! –

- Neppure io, Granger. Rilassati –

Rilassarmi?

Rilassarmi?!?!

E come diamine facevo con una sottospecie di piovra attaccata?

 

“Non ti farà nulla”..

 

Perché Zabini mi aveva detto quelle parole?

Che lui sapesse cosa avesse in mente il biondo?

I miei pensieri vennero interrotti quando sentii un paio di labbra posarsi sul mio collo, lasciando una scia umida di baci che mi stordì.

Scollegai il cervello, in tutti i sensi, poiché presi a passare le mani in quei serici capelli che, lo ammetto, avevo desiderato toccare da tanto tempo.

Il biondo prese il mio gesto come un chiaro segno per continuare: riprese a baciarmi il collo, sulla spalla, risalì verso l’orecchio sinistro dove baciò,mordicchiò, leccò e stuzzicò il mio lobo, facendomi gemere involontariamente.

Non so come e non so perché ma venni travolta in un turbinio di emozioni che non riesco neppure a rievocare senza tremare.

Inconsciamente sprofondai in un lungo sonno.

E l’angelo biondo che mi aveva resa donna, una vera donna, giaceva accanto a me, stringendomi con fare protettivo e possessivo.

Come se fossi sua.

Ero sua.

In tutti i sensi.

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Una flebile luce mi colpì negli occhi, facendomi svegliare da quel magnifico sogno che stavo facendo.

Sognavo di esser distesa in un meraviglioso prato di margherite,gladioli, tulipani e tantissimi altri fiori ed all’improvviso il mio angelo biondo si stese accanto a me,sussurrandomi che mi amava e che voleva passare il resto della sua vita assieme.

Che bel sogno..

Magari trovare un angelo come nel mio sogno ma di ragazzi come quelli non ne esistevano più molti..

Cercai di stiracchiarmi, come facevo ogni mattina, ma qualcosa bloccava le mie gambe.

Spostai leggermente il lenzuolo, notando di essere completamente nuda, e vidi delle gambe strette alle mie.

Oddio!

Cosa avevo combinato quella notte?

Ed ecco,allora, che ritornarono prepotentemente i ricordi, contornati da ansimi, gemiti di piacere, baci, carezze, parole sussurrate, parole strozzate nella bocca dell’altro, parola non pronunciate, sguardi maliziosi, sguardi languidi, sguardi di consenso ma anche sguardi di paura e tensione.

Era successo.

Ero diventata donna.

Una vera donna.

Ma con chi?

 Feci finta di non ricordarmelo ma il segno, il calore,l’odore intrinso sulla mia pelle gridavano in tutte le lingue un unico nome.

Draco Lucius Malfoy.

 E solo quando mi voltai, vedendo una testa biondo-grano su cui spiccava un’espressione di pura beatitudine, ne ebbi la conferma.

Ero veramente sua.

Non aveva mentito la sera prima con quel accordo.

Ero diventata la sua donna.

Ma perché proprio io?

Cosa trovava in me di così speciale?

Continuai a guardarlo in cerca di risposte a tutte le milioni di domande che mi ronzavano prepotentemente in testa finchè il diavolo, o l’angelo biondo non aprì i suoi magnifici,ed allo stesso tempo temibili, occhi di ghiaccio e mi scrutò con fare sornione.

- Buongiorno, Mezzosangue. – sussurrò soave con voce mielensa.

 Non volli neppure rispondergli: volevo tornarmene solamente al mio dormitorio, farmi una bella doccia e dimenticare quanto era accaduto.

Tutto.

Ogni singolo momento, ogni singolo ansito, ogni singolo gemito sfuggito dalla mia bocca traditrice.

Ma la prima volta non si scorda mai e il maledetto lo sapeva bene.

- Voglio andarmene. – decretai con voce ferma senza guardarlo negli occhi.

Il viso del biondo mutò rapidamente espressione: da pura beatitudine e soddisfazione diventò una maschera di freddezza e rabbia.

- Perché? – domandò con voce incolore, trapassandomi il cranio con i suoi occhi di ghiaccio.

- Ho adempiuto ai miei doveri, no? Ora voglio andarmene – e feci per alzarmi, comprendoni alla meglio dalla vista del biondo ma questi mi afferrò per il polso e mi fece cadere sul letto, alla sua più totale mercè.

I suoi occhi puntati nei miei.

Azzurro contro Marrone.

Ghiaccio contro Caramello.

Rabbia contro Insicurezza.

Desiderio contro Paura.

- Tu, Mezzosangue, non te ne vai da nessuna parte, chiaro? – ringhiò evidentemente infuriato dal mio comportamento.

Che lo sia, non me ne importava nulla.

Volevo solo andarmene per poter cancellare tutto dalla mia mente ma se continuavo a rimanere in quel luogo, nella sua stanza, con Lui, alla mercè dei ricordi, non so se ne sarei riuscita veramente.

- Perché no? Io posso fare quello che voglio! Ed ora lasciami! Non sono tua! – sputai velenosa riducendo gli occhi a due fessure.

Malfoy mi strattonò violentemente contro di lui, facendomi sbattere contro il suo petto, per la seconda volta in due giorni neanche, ritrovandomi a sentire il suo cuore battere furioso contro il mio orecchio.

Ero io che gli provocavo tutto ciò?

Impossibile, mi dissi.

- TU sei MIA! Mia e di nessun altro, mettitelo ben in testa! E non lo sarai solo per via  della partita che hai perso.. No! ▬ e mi guardò con sguardo eloquente ▬ Forse i tuoi genitori non te l’hanno detto ma tu sei la promessa sposa e ieri sera hai firmato,volontariamente, la nostra unione. – dichiarò calibrando per bene ogni parola.

Sbarrai gli occhi non appena compresi ogni singola parola.

Promessa sposa?

Firmato?

Volontariamente?

Nostra unione?

Sua?

Io non avevo firmato proprio nulla!

Ma poi ritornò alla mente il ricordo della pergamena che mi aveva passato Zabini, che non lessi neppure pensando che fosse per l’accordo tra me e Malfoy, e se possibile impallidii maggiormente.

Ma come..?

Perché mai un Purosangue doveva, anzi voleva unirsi con una Mezzosangue?

Tradussi i miei pensieri in parole e lui rispose:

- Mia madre, consapevole delle scelte di mio padre ▬ lo sentii incrinare un pochino la voce così,inconsciamente, presi ad accarezzargli la testa ▬ stipulò un contratto con la sua migliore amica con la quale si impegnava a dar in sposo suo figlio, ovvero io, alla figlia Mezzosangue della sua migliore amica. –

Sgranai gli occhi: allora la migliore amica di mia madre era..

- Tua madre e la mia si conoscono dai tempi della scuola. – rispose ai miei pensieri il biondo leggendo perplessità e sgomento sul mio volto.

Che mia madre fosse una strega lo sapevo ma che era amica, addirittura migliore amica di Narcissa Malfoy sicuramente no!

 Ma allora..

Perché non ha protestato?

Perché si è arreso ai fatti?

Diedi nuovamente voce ai miei pensieri e la sua reazione mi lasciò stupita: scoppiò a ridere come se nulla fosse.

- Granger, Granger, Granger.. come sei ingenua! Non ti è naturale il motivo? – e lasciò sospesa la frase per lanciare un’occhiata verso il basso del letto, più precisamente un punto tra le nostre gambe.

Oddio.

Arrossii di botto,inconsapevole e sentendomi improvvisamente sciocca e stupida.

Era per..quello?

Da quanto mi voleva?

Giorni?

Settimane?

Mesi?

Anni?

E da quanto sapeva?

Lasciai da parte tutte quelle domande per il colloquio che avrei avuto con mia madre.

Era meglio se ne parlavo con lei.

Ma poi, all’improvviso, un pensiero si focalizzò nella mia mente: avrei mai amato Malfoy?

Ci sarei mai riuscita?

Dopo anni ed anni di odio puro sarei riuscita a metterlo da parte e cercare di conoscerlo meglio?

Chissà..

Forse..

Col tempo..

Vicino al limite.

 

Spazio Autrice:

One Short venuta in mente guardando (e sottolineo guardando) dei miei amici giocare a poker (non quello vero s’intende!).

Per quanto riguarda “Moon&Mars”..vedrò di aggiornare a breve..

A presto,

B.

   

   
 
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