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Autore: egovincitomnia    26/06/2010    3 recensioni
Visto l'argomento trattato, se anche una sola persona riterrà che il rating non è adeguato, lo sposterò a rating rosso.
{La casa è fortunatamente, completamente vuota.
A passo lento mi dirigo verso la mia stanza, sollevo il quaderno.
Loro, sono lì che brillano. Estraggo i miei piccoli carnefici.
}
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She sees rotten flesh now.

She sees rotten flesh now.


Non è facile stare a testa alta quando il tuo mondo è nero; specialmente quando sai che niente riporterà la tua realtà al colore originale.
E allora, si affronta una routine necessaria. (?)

...

La casa è fortunatamente, completamente vuota.
A passo lento mi dirigo verso la mia stanza, sollevo il quaderno
Loro, sono lì che brillano. Estraggo i miei piccoli carnefici.

[Forse non è il caso.
Sai benissimo che farà male.
]

Non farà certamente più male dello squarcio nel petto che ciò che sta fuori dal mio muro mi ha regalato.
Mi guardo negli occhi allo specchio.
Non mi appartiene quell'espressione.

Cos'è quella paura che ti sta sviscerando?
I vermi hanno forse iniziato a mangiarti il cervello?
Che fai, gliela dai già vinta? Mh?

No. Mai.

Sei stata abbastanza succube, vitello.

Con forza, tanta, la lama del mio adorato trincetto perfora l'inizio dell'avambraccio.
Un gemito.

Sei così debole.

I denti scivolano sul labbro inferiore, premendo con violenza.
La lama scorre veloce, lasciando dietro di sé un'incisione netta, precisa, macabra.
Osservo la mia opera per un attimo. Solo una retta rossa, per tutta la lunghezza del mio arto.

Non fa nemmeno male.
Finché, tutto cambia. Di nuovo, i colori non sono più gli stessi.
La tinta febbrile del braccio viene sostituita da un caldo rosso.
Una cascata di sangue invade la mia mano che, colma, lascia cadere il liquido vermiglio sul pavimento.

Alzo gli occhi, e ciò che accoglie la mia vista è un viso cereo, con delle deprimenti occhiaie violacee.
Le gambe cedono, e cado in ginocchio, sporcandomi.

Poi, l'odio, il rancore, l'astio, mi investono.

Mi alzo dal pavimento, non sapendo bene con quale forza, piombo in salotto, distruggo una piccola cornice con un colpo del braccio inciso. I vetri si conficcano, come spade furenti. Ululo di dolore, ribalto il divano, distruggo una delle mie chitarre. Grido, grido offese al mondo, a me stessa, a tutti.


E adesso voglio vedere il sole cancellato dal cielo,
adesso voglio che tutto cambi colore di nuovo.
Dovrò voltare la mia testa, finché dentro di me non se ne andrà il Nero.

Una cosa, rimane solo certa, dopo questo.
Sono un'altra.


   
 
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