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Autore: Jollina    27/06/2010    0 recensioni
Kakashi ha portato Sakura, Sasuke e Naruto in una casa in montagna, dove i ragazzi lontani dalle distrazioni potevano concentrarsi di più e magari avrebbero anche potuto migliorare. Nella casa in cui sono andati hanno trovato Ino, Shikamaru e Choji, anche loro si trovavano li per un addestramento speciale. Così Kakashi tutte le mattina li faceva svegliare all’alba per metterli alla prova.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corsi su in camera mia a cambiarmi, indossai un vestito neutro, che non rivelasse il mio essere un ninja, tolsi il mio copri fronte, lo riposi con cura nel mio cassetto, mi spazzolai i capelli, li raccolsi in una semplice coda. Pesi dalla mia valigia un piccola borsetta, e ci infilai dentro il mio portafoglio, mi osservai un’ultima volta allo specchio, si, andavo bene, non avevo nulla che facesse pensare a me come a un ninja, mi misi un paio di orecchini e uscii dalla stanza.

Percorsi velocemente il corridoio, non volevo fare aspettare la signora Tellin, stavo per scendere le scale quando mi sentii chiamare “Sakuraaaaaa, Sakura aspetta” un po’ sorpresa mi voltai, era Naruto, “Ciao Naruto, dimmi, cosa c’è?” “Sasuke finirà l’allenamento tra poco, poi ti va di andare tutti assieme a fare una passeggiata?”. La sua domanda mi fece gelare il sangue nelle vene, Naruto non sapeva ancora nulla di me e Sasuke, e lui doveva decidersi a dirglielo, anche se ero certa che non l’avrebbe presa molto bene…

“Sakura, ci sei? Mi potresti rispondere???” “Cosa? Ah si certo, ecco, io veramente sto uscendo, aiuto la signora Tellin con la spesa, ma perché invece non ci andate voi due a passeggiare? Dite sempre che quando ci sono io non potete fare quello che volete, cogliete l’occasione, divertitevi, ciao Naruto!”. Corsi giù per le scale per evitare ulteriori domande, non volevo lasciarmi scappare qualcosa di compromettente.

I signori Tellin mi aspettavano in cucina, erano così carini, “Buon giorno Sakura” mi disse il signor Tellin, “Buon giorno signor Tellin” risposi, lui sorrise e poi si rivolse a sua moglie “È carina e bene educata, ora capisco perché ti piace tanto Safira” la signora Tellin sorrise a suo marito e gli diede un leggero bacio sulla guancia. Erano così carini, è sempre bello vedere due persone ancora così innamorate l’uno dell’altra, senza pensaci la mia mente cominciò a vagare, pensavo a me e a Sasuke, e al nostro amore, così piccolo, così fragile, ma comunque così intenso. Chissà se anche noi saremmo mai arrivati ad amaci tanto.

Il viaggio in macchina fu tranquillo, il signor Tellin aveva acceso la radio, questo mi evitò di dover parlare, e continuai a vagare tra i miei ricordi. Rivedevo nella mia mente le serate passate davanti al fuoco aspettando che Naruto si addormentasse per potermi infilare nel sacco a pelo di Sasuke, ricordavo anche tutti gli sguardi furtivi durante il pranzo, e i baci rubati tra una missione e l’altra o fra un turno e l’altro per badare al fuoco. Gli abbracci a notte fonda nei nostri rispettivi turni di guardia, quanto era bello avere un’ora intera per restare stretti l’uno all’altra.

Da quando eravamo arrivati a casa Tellin i momenti in cui avevamo potuto stare assieme erano molto pochi, durante il giorno eravamo sempre sotto gli occhi di tutti, soprattutto quelli di Ino e Naruto, ma la notte era nostra. Ogni sera, quando Naruto veniva vinto dal sonno Sasuke si intrufolava in camera mia, mi svegliava con un dolce bacio e poi si stendeva accanto a me sotto alle coperte. Passavamo così le notti a casa Tellin, stretti assieme a scambiaci teneri baci e carezze, mentre Sasuke mi sussurrava all’orecchio parole dolci.

Il suono di un clacson mi riportò bruscamente alla realtà, e quello che mi si presentava davanti era uno scenario meraviglioso, intenta com’ero a pensare a me, non mi ero accorta delle meraviglie che stavamo lasciandoci alle spalle, i prati, i boschi, i ruscelli. Il paesaggio incantato della montagna ci stava salutando, e i primi segni di civiltà si facevano largo in mezzo a quel paesaggio incantato.

Un piccolo albergo, una taverna dall’aria un po’ macabra, e qua delle casette molto graziose, tutte con un piccolo giardinetto che le circondava, erano adorabili.

Dopo un paio di kilometri in cui le case erano sparse benché non molto distanti, le abitazioni cominciarono a farsi più frequenti, fino a che un modesto cartello ci annunciò l’entrata nel territorio del villaggio.

Il signor Tellin si avviò lungo la strada del villaggio, cercò un parcheggio e ci fece scendere. “Safira, amore, tornerò a pendervi tra un paio d’ore, se ci sono problemi telefonate pure a casa e io arriverò in un lampo.” I signori Tellin si scambiarono un bacio tenero ma affettuoso sulle labbra, arrossii lievemente, mi sentivo imbarazzata e fuori luogo ad essere presente ad un così intimo momento.

Finalmente il signor Tellin parlò di nuovo “Sakura ci vediamo dopo, abbiate cura di voi, e comprate tanta cioccolata mi raccomando”, così dicendo mi fece l’occhiolino, era così gentile. Io e la signora Tellin aspettammo che il signor Tellin voltasse l’angolo e ci avviammo verso il mercato.

Le strade erano piene di piene di persone e sui cigli stavano le bancarelle, la signora Tellin mi prese sotto braccio e mi disse “Stai vicino a me, ragazza mia, qui è facile perdersi.” Era così bello vedere che la signora Tellin si prendeva cura di me, mi sentivo come in famiglia.

La signora Tellin mi fece vedere le lanterne colorate appoggiate sui muri della città e appese ai cancelli delle case, mi spiegò che in quella settimana si sarebbe svolta una piccola festa per due giovani che si sposavano, mi spigò anche che in un villaggio così piccolo, la festa prendeva un’importanza enorme e tutto il villaggio festeggiava i giovani sposi per augurare a loro la felicità che gli spettava.

Era un pensiero molto gentile, e non potei fare a meno di sorridere nel sentire la signora Tellin che mi raccontava quella storia.

Per le strade si vedevano passare madri con in braccio i loro figli, che correvano con delle borse colme di frutta e verdura, gruppetti di ragazzine sorridenti, probabilmente uscite con la scusa di una semplice passeggiata, e ora stavano a guadare i ragazzi che giocavano tra loro o aiutavano i genitori con le bancarelle. Si vedevano anche bambini tenuti per mano dalla loro mamma e dal loro papà, e famigliole che camminavano vicine. Il vociare dei bambini che chiedevano alla mamma un giocattolo o un dolcetto mi metteva di ottimo umore.

Al passaggio di alcuni bambini che giocavano a rincorrersi seguì quello di una coppia anziana che avanzava piano mano nella mano, regalando a chiunque, al loro passaggio, un bellissimo sorriso carico di calma e serenità.

Passeggiando con la signora Tellin fra le bancarelle vidi anche una coppia di ragazzi che dovevano avere circa la mia età, camminavano vicini, mano nella mano, e si sussurravano qualcosa all’orecchio, erano molto dolci, poco dietro a loro stava un’altra coppia, solo di qualche anno più grande, lui sorrideva, e portava una borsa, lei si teneva una mano sulla pancia, era incinta.

Vedere tutte quelle persone che camminavano felici mi faceva sorridere, non pensavo che paesi del genere esistessero ancora, li la furia distruttiva e la malvagità di Orochimaru non erano ancora arrivati, li in quel piccolo villaggio la gente no moriva per combattere una guerra assurda, li le persone erano felici.

La signora Tellin si fermò, “Eccoci Sakura, prendi il tuo portamonete, questo signore ha il miglio cioccolato del paese, vedrai che il tuo dolce per Sasuke verrà buonissimo.” Sorrisi alla signora Tellin e la abbracciai per ringraziarla, poi chiesi al venditore il cioccolato di cui avevo bisogno. Pagai il cioccolato e mi stinsi il sacchetto al petto, poi ringraziai il venditore e lo infilai nella mia borsetta.

Ero felice, avevo il cioccolato per Sasuke, ed ero felice. Mi voltai un momento e mi accorsi che la signora Tellin mi stava osservando, “Sei sorpresa, vero Sakura?” non sapevo cosa dire, la signora Tellin continuò “Di trovare un villaggio dove ancora regna la pace, dove non c’è la guerra, dove i bambini non sanno chi sia Orochimaru! Vedi Sakura, tu vieni da un luogo in cui la guerra incalza, dove le donne fanno i guerrieri, dove le persone si uccidono. Quando siete arrivati mio marito vi ha detto che in questo villaggio i ninja non sono accettati, il motivo è più semplice di quanto sembri. Orochimaru è crudele,e per lui la vita no ha alcun valore, ma solo non può fare nulla, se ha delle persone dalla sua parte è per la competizione che da sempre c’è fa villaggi e clan, il più forte deve sopraffare il più debole, e il più debole soccombe. Qui una cosa del genere non è tollerabile. Guardati in giro Sakura, vedi persone tristi, o vedi segni di lutto? No Sakura, qui le persone sono felici, qui non c’è tutta la sofferenza che sta piegando il Giappone, qui ancora non è arrivata.”

Le parole della signora Tellin si facevano strada dentro di me come una lama gelata, non riuscivo a muovermi, non riuscivo a parlare, ero bloccata. Girai piano la testa, quello che diceva la signora Tellin era vero, li in quel villaggio non c’era dolore, non c’era la morte e non c’era la guerra.

Pensava al suo copri fronte, che aveva lasciato nel cassetto in camera sua, in quel momento le sembrava così lontano, così pesante, pensava alle alleanze che clan e villaggi stipulavano per proteggersi tra loro, era una cosa ridicola. Il compito dei ninja era proteggere il Giappone, ora invece era diventato solo un altro modo per guadagnare soldi e per provocare dolore, ero disgustata da me stessa!

Non risposi alla signora Tellin, io e lei continuammo a camminare in silenzio e a fare la spesa, mi sentivo molto imbarazzata per quel silenzio, davvero non sapevo cosa dire. Fortunatamente fu la signora Tellin a parlare, “Sakura senti, non fraintendere le mie parole, non ce l’ho con te in prima persona, solo che molto spesso le persone non comprendono la scelta di questo villaggio, ed io volevo che tu capissi a fondo dove sono radicate le nostre convinzioni, ti ammiro, perché stai facendo ciò che ti piace, però penso che saresti stata più felice seguendo una strada diversa, anche se forse avrebbe significato non conoscere Sasuke.”

Una strada diversa senza Sasuke, non potevo nemmeno pensare una cosa del genere, Sasuke, il mio Sasuke, se io non ci fossi stata forse Ino lo avrebbe avuto tutto per lei, e io questo non avrei mai e poi mai, potuto accettarlo. Capivo perfettamente perché gli abitanti del villaggio odiassero i ninja, ma io nel mio cuore sapevo perché migliaia di giovani in tutto il mondo sognavano di diventarlo. Diventare ninja è duro, ma ti porta a livelli di controllo di chakra, controllo di mente e di corpo invidiabili, che poi l’arte che una volta veniva usata per fare del bene, ora fosse passata dalla parte del bene, era un’altra cosa.

I duri allenamenti a cui Kakashi aveva sempre sottoposto me, Sasuke e Naruto ci avevano aiutato a crescere e maturare, anche se non posso negare che il motivo che spinge Sasuke ad allenarsi è la vendetta, semplice, crudele e spietata vendetta. Io nel mio cuore spero che non arrivi mai il giorno in cui Itachi e Sasuke si troveranno in condizione di battesi ed infine uccidersi.

Io e la signora Tellin finimmo di fare la spesa, e osservando le bancarelle colorate mi tornò un po’ di allegria, la signora Tellin mi regalò un piccolo ventaglio, era bianco e aveva disegnato un albero di ciliegio in fiore, i piccoli petali rosa era disegnati benissimo, e nessun particolare era stato trascurato.

Arrivammo al punto in cui ci dovevamo incontrare con il signor Tellin con qualche minuto di ritardo, ma non sembrava affatto seccato da questa cosa, era li, in piedi, appoggiato all’automobile, leggeva il giornale. Quando ci vide arrivare in lontananza ci sorrise, poi ci venne incontro e prese una borsa, baciò delicatamente sua moglie sulle labbra e diede a me un tenero bacio sulla guancia, improvvisamente mi sentii felice, era come ritrovare un affetto peso da tanto tempo. in quel momento, con l’affetto che il signor e la signora Tellin mi stavano dimostrando sentivo la mancanza dei miei genitori più che mai, mi chiedevo se stavano bene, se gli mancavo e più in generale, cosa stessero facendo in quel momento.

Il viaggio di ritorno fu piacevole, non restammo in silenzio, alla radio c’erano delle canzoni allegre, e io e la signora Tellin ci divertimmo come matte a cantare, mentre il signor Tellin fischiettava felice. Arrivammo a casa Tellin che mancava poco più di mezz’ora a mezzodì, il signor Tellin ci fece scendere nel cortile sul retro e andò a parcheggiare l’auto in garage.
  
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