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Autore: Halosydne    28/06/2010    11 recensioni
Harry si trova a rassicurare un Teddy Lupin triste e insicuro.
«Merlino, somigli tantissimo a Tonks… me la ricordi un sacco» disse Harry, confrontando il sorridente viso a cuore di lei con il visino paffuto del figlio.
«Ecco, ti ci metti anche tu adesso?» Teddy sbottò improvvisamente e aspramente, fissando gli occhi in quelli di Harry, occhi che da castani si fecero azzurri, chiarissimi, di ghiaccio, mentre i capelli si tingevano di un rosso cupo, il rosso della rabbia.

Questa fic partecipa al concorso Colonne sonore dei film d'animazione Disney indetto da Harriet.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lui vive in te ◊
Alla mia Stella Incantevole.
Mi manchi, Mò. Ti vorrei qui.
 

 

 

 

Il vento spirava dolcemente, carezzando l’erba con le sue mani di etere e suoni lontani.
Il bambino era seduto sulla sommità dello sperone, con le gambette che penzolavano giù e le mani che affondavano e pettinavano gli steli verdi e odorosi dell’erba primaverile. Gli occhi erano chiusi, come volesse godere appieno e senza distrazioni dell’erba sotto le mani e del calore del sole, che lo stringeva delicatamente in un abbraccio lento e sottile.
Un piccolo sospiro, seguendo il ritmo del vento.
Com’era bello stare lì, in pace.
Teddy amava la pace di quel piccolo anfratto del giardino di Zio Harry. Lo aveva eletto a suo rifugio, e ogni volta che sentiva il bisogno di sfuggire al caos di Casa Potter correva a nascondersi lì, e a godersi il silenzio e la tranquillità.
Quel giorno non era lì per sfuggire al rumore però.
Era lì per riflettere su una cosa alla quale pensava spesso, ultimamente.
Nella mano stringeva una foto magica davvero vecchia.
I suoi corti capelli castani divennero verdeazzurri per un istante mentre i suoi occhi incontravano il volto di una ragazza dagli spettacolari capelli rosa. Lei fece un’espressione birichina e gli mandò un bacio sulla punta delle dita di carta. Sua madre.
Teddy le sorrise, e si concentrò sull’altra persona raffigurata nella fotografia: un uomo dall’aria stanca, che però sorrideva raggiante, mentre stringeva a sé Ninfadora e salutava con la mano e gli occhi chiari luminosi il piccolo Teddy. Era Remus Lupin, suo padre.
«Ehi, malandrino» Chissà perché Zio Harry lo chiamava sempre così. Ricordò che una volta gli aveva promesso che ad undici anni compiuti glielo avrebbe spiegato.
«Ciao, Zio Harry» Teddy sorrise, cercando di nascondere ciò che la foto gli aveva rivelato agli occhi attenti del suo padrino.
«Che ci fai qui? Iniziavamo a preoccuparci, e poi è quasi ora di pranzo»
«I-io…» Voleva davvero spiegare a Harry perché, una volta trovata quella vecchia foto nel suo cassetto –poggiata sopra uno strano mantello argenteo– e dopo averla osservata con attenzione, aveva sentito il bisogno di andare a nascondersi dal mondo, per riflettere in pace. Voleva, ma si sentiva così sciocco.
Lo guardò con attenzione. Gli occhi verdi mostravano curiosità e affetto paterno, quell’affetto che era alla base del bellissimo rapporto che sapeva di avere col suo padrino. Ma lo sguardo di Teddy fu catturato dalla cicatrice a forma di saetta, nascosta dai capelli scuri disordinati di Harry e ormai così chiara da essere quasi invisibile. Quella cicatrice ricordò al bambino che Harry, come nessun altro, poteva capirlo, poteva comprendere il suo turbamento, poteva ascoltarlo senza ridere di lui.
«Io» riprese allora, con più sicurezza nella voce, «ho trovato questa nella tua scrivania» e gli porse la foto, sapendo che Harry non si sarebbe arrabbiato per la sua curiosità e poca discrezione.
Harry osservò la foto con attenzione, e sorrise con amarezza, ricordando la risata rumorosa di Tonks e i pacati discorsi di Remus. Merlino, quanto gli mancavano… si riscosse. Non gli andava di mostrarsi triste in quel momento, Teddy aveva bisogno di confidarsi con lui.
«Sono i tuoi genitori» fece cautamente. Teddy aveva visto molte loro foto da piccolo –Harry aveva voluto così, ricordando com’era stato vivere per undici anni senza poter dare volto a suo padre e sua madre– perciò si chiese cosa avesse questa di particolare. Era una foto molto bella, forse meno recente di quelle che il bambino aveva visto, perché i due non indossavano le fedi.
«Sì.» fece Teddy, tornando ad osservare quella vecchia immagine.
«Merlino, somigli tantissimo a Tonks… me la ricordi un sacco» disse Harry, confrontando il sorridente viso a cuore di lei con il visino paffuto del figlio.
«Ecco, ti ci metti anche tu adesso?» Teddy sbottò improvvisamente e aspramente, fissando gli occhi in quelli di Harry, occhi che da castani si fecero azzurri, chiarissimi, di ghiaccio, mentre i capelli si tingevano di un rosso cupo, il rosso della rabbia.
«Ma Teddy, cosa c’è che non va? Hai ereditato le grandi capacità di tua madre, i Metamorfomagi sono rarissimi! Ed è un dono utilissimo tra l’altro… non sai quanto glielo invidiavo da giovane» sorrise, al ricordo di una Auror un po’ sbadata che si cambiava colore dei capelli strizzando gli occhi, davanti allo specchio della sua disordinatissima stanza di quindicenne celebre e in costante pericolo di vita.
«E mio papà? Te lo ricordo almeno un pochino?» il piccolo Teddy non riusciva più a controllare le sue emozioni. Il suo parlare di solito pacato –tutti si stupivano di quanto quel ragazzino si comportasse da adulto, soprattutto se conoscevano anche la piccola, viziatella Victoire– era scomparso. I suoi capelli erano blu elettrici dalla tensione. «Perché tutti mi dicono che somiglio a mamma, e nessuno mi parla mai di papà? Io speravo di essere qualcosa che li mantenesse ancora in vita… speravo che guardandomi, tutti si sarebbero ricordati dei due Eroi della Seconda Guerra. E invece nessuno, nessuno, mi ha mai detto che somiglio a papà… eppure sono mesi che mi sforzo di somigliargli. Di avere i suoi occhi, i suoi capelli…» Due piccole lacrime solcarono le guance paffute del bambino.
«Ehi, ehi. Shh.» Harry strinse un braccio attorno alle spalle del piccolo, cullandolo come faceva quando era solo un neonato. Quando il respiro di Teddy si fece più calmo, Harry si mise all’altezza del suo viso e puntò i suoi famosi occhi verdi in quelli del figlioccio.
«Tu mi ricordi tantissimo tuo padre» disse, deciso.
«Cosa? Davvero? Ma non gli somiglio affatto…» Teddy sembrava non voler credere a quella frase, che così spesso aveva sperato di sentirsi dire.
Harry scosse la testa e sorrise. «Tu sei molto simile a tua madre, Teddy… come io lo sono a mio padre» affermò, senza staccare lo sguardo da quello del bambino «Ma per il resto, io credo che tu sia esattamente come era Remus. Sei timido e studioso, tranquillo e generoso: e tuo padre era proprio così. Era anche impacciato con le ragazze, come te» e ridacchiò all’occhiata sgomenta del piccolo. «Credi che Zio Harry non si sia mai accorto di come guardi Victoire?» chiese, sornione. «Ma lasciamo perdere, questo discorso lo rifaremo tra un paio di anni, eh?»
«Magari…» borbottò imbarazzato Teddy. Poi subito si riprese «Davvero sono come papà? Davvero ti ci faccio pensare?» chiese, ansioso. E negli occhi di quel bambino, Harry lesse un bisogno di amore che aveva già incontrato… in un paio di occhi dorati, come quelli che in quel momento lo imploravano silenziosamente.
Abbracciò forte il piccolo lupacchiotto. «Più di quanto pensi, Teddy… Perché quando ti guardo, io so che lui c’è ancora. Lui vive in te.»

 

 


Salve, o voi che aprite questa pagina.
Nello scrivere e pubblicare questa fic, giorni fa, ho negligentemente dimenticato di aggiungere una serie di note finali, cosa che di solito faccio sempre.
Proverò a farmi perdonare scrivendole adesso ^^'

Dunque, quello di Harriet è stato il primo contest al quale ho partecipato.
La richiesta era quella di scrivere una storia ispirandosi ad una canzone dei cartoni animati della Disney... leggendo il bando, ho avuto una sorta di lampo, e ho visto il piccolo Teddy con una foto in mano raccontare il suo problema ad un Harry più che in grado di comprenderlo.
Sì, questi due hanno per me un sacco di cose in comune, oltre all'essere orfani di entrambi i genitori fin dalla più tenera età: innanzitutto il fatto che l'attenzione di tutti è puntata dall'infanzia su di loro -Harry è il salvatore del mondo magico, Teddy rischia di essere un licantropo e tutti si preoccupano per questo- e poi il fatto della evidente somiglianza con almeno uno dei genitori.
Se ricordate, ne I Doni della Morte, Silente dice a Piton che Harry è sì uguale al padre, ma che la sua indole è invece più simile a quella della madre.
Io sono quindi partita da questa considerazione, e dalla canzone Lui vive in te da Il Re Leone II -capolavoro che spero abbiate visto tutti :D- per scrivere la prima fic dopo tanto, tantissimo tempo (chi per qualche strano caso abbia seguito anche altre mie storie avrà notato la mia sparizione... beh, i motivi ci sono, sono piuttosto seri e personali, quindi pur non dicendoveli spero possiate capire e perdonarmi).


Ieri sera sono usciti i risultati: la mia storia si è classificata VII, ha ricevuto anche una menzione speciale per la caratterizzazione di Teddy... e io sono contentissima :D

Vi riporto qui il giudizio di Harriet e i bellissimi banner creati da elos.gordon *___________*

 

 

 

Dialogo tra padrino e figlioccio, accompagnato da “Lui vive in te” del “Re Leone II”. 

Una storia corretta a livello di forma, scritta con uno stile piano e scorrevole, che forse, per il mio gusto, manca di particolari momenti di “illuminazione”, ma è comunque gradevole da leggere. Un piccolo difetto che mi sento di segnalare è il continuo riferimento agli occhi: colore, sguardo... Quando ne parli, descrivendo le trasformazioni di Teddy o il suo desiderio di somigliare al padre, l'ho apprezzato, perché è la cosa centrale della storia. Ma siccome anche in altri passaggi fai tanti riferimenti agli occhi, si perde un po' la centralità degli occhi di Teddy, così. Invece ti do una nota di plauso per la caratterizzazione di Teddy a livello di lessico e modo di esprimersi: la trovo appropriata per la sua età e per il suo stato d'animo. 
A livello di trama la storia non presenta sviluppi o idee particolarmente originali, però ho apprezzato la resa corretta e puntuale del canon, il legame tra Harry e Teddy, la resa di un Harry adulto che si confronta con un bambino nel quale in parte si ritrova. Da notare anche il tema del somigliare a un genitore scomparso: anche questa è una cosa tipica del canon, che viene ripetuta spesso nei libri a Harry, quindi mi piace come hai ripreso questo tema, facendone vivere le problematiche al piccolo Teddy. 
Mi è piaciuta molto l'idea di rendere gli stati d'animo di Teddy tramite le trasformazioni del suo aspetto: esprime bene non solo il concetto dei suoi sentimenti che cambiano, ma anche di un Metamorfmagus bambino che non ha ancora imparato a padroneggiare il suo dono. 
Il tema è ben trattato: l'ispirazione della canzone è chiaramente riconoscibile nel testo e si addice alla situazione che hai descritto. 
La sensazione finale dopo la lettura è positiva: si è letto qualcosa di rassicurante, qualcosa che mette in pace. Alla storia assegno una menzione speciale per la caratterizzazione di Teddy, la cosa che è più risaltata ai miei occhi, nella lettura, e una cosa che mi sento di segnalare in generale come cosa apprezzabile.

 
 


 


   
 
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