Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Fede_Wanderer    28/06/2010    4 recensioni
“Mr. Sutcliffe? Mi chiamo Drocell Keinz” [...]
"E...?" lo esortò, squadrandolo con curiosità.
"Mi deve uccidere, my Lord".
Grell fece una smorfia. "No, ti prego! My Lady suona enormemente meglio!".

[Alternative Universe] [Accenni Sebastian/Grell]
Genere: Generale, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Drocell, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ The Poet and the Dead Boy

Il poeta intinse la piuma nell'inchiostro rosso sangue, per poi tracciare una riga nel foglio ancora bianco - decisamente troppo bianco, troppo immacolato, troppo asettico per i suoi gusti.
Lacrimosa, sbriciolarsi e svanire nella distanza...
Osservò la scritta cremisi per qualche secondo e poi lasciò cadere la penna sul  tavolo, con un sospiro ed un gesto quasi teatrale, osservando l'opera incompiuta. Infine, esasperato, strappò il foglio e lo lanciò in un cumulo di carta abbandonata. Si chiese quanto ancora avrebbe tardato ad arrivare la sua volubile Lady Ispirazione, quando avrebbe varcato la soglia della sua casa, avvolta in un mantello scarlatto.
In quell'istante qualcuno colpì tre volte la porta d'ingresso, probabilmente rovinando ulteriormente il mogano di cui era composta - un legno così rosso.
"Avanti" disse, con fare annoiato.
Era pronto a ricevere una Lady romantica alla ricerca di poesie altrettanto romantiche - ma lui non condivideva tutto quel romanticismo smielato, no, lui amava l'amore passionale e la tragedia -, ma rimase colpito alla vista di un ragazzino incerto e dallo sguardo perso.
Certo, avrebbe preferito vedere quell’uomo intravisto giorni addietro, quel Lord straordinariamente bello, non tanto per i capelli corvini che, sì, gli conferivano un certo fascino, quanto per gli occhi.
Nel vederli, Grell Sutcliffe aveva pensato che quegli occhi avrebbero potuto contenere tutte le fiamme dell'inferno, ma erano ammalianti più di una rosa rossa e addirittura, forse, più del sangue - l'esempio più macabro di arte, secondo il giudizio del poeta.
Tuttavia, la presenza del ragazzo stuzzicò non poco la sua curiosità. Pareva quasi fuoriuscito da una favola, o forse da una poesia. Non seppe dire se era per gli occhi viola, così penetranti e così persi nel vuoto, o per i capelli troppo arancioni – così poco rossi. O forse per il vestito che indossava: gli conferiva un aspetto eccessivamente adulto. In ogni caso, Grell era deciso a scoprire cosa nascondevano quegli occhi vuoti.
“Mr. Sutcliffe? Mi chiamo Drocell Keinz” disse il ragazzo, con un tono privo di qualsiasi sfumatura.
Il poeta si alzò dalla sedia, rivolgendogli un sorriso da squalo.
"E...?" lo esortò, squadrandolo con curiosità.
Il giovane inclinò la testa di lato, come fosse in un istante di riflessione. Infine riprese a parlare, mantenendo un'espressione immutata ed una voce così priva di emozioni da risultare inumana. "Le vorrei chiedere di aiutarmi, se può".
Il poeta ci pensò su per un attimo, per poi declinare la proposta con un gesto della mano.
"No, no, aiutare la gente è sempre uno spreco di fatica e poi non si ricava mai nulla di interessante" marcò l'ultima parola con un tono malizioso.
"...sempre solo soldi, soldi, soldi...".
"Io sono solo un maggiordomo, signore" lo interruppe Drocell. "Per ricompensarla posso offrirle i miei servigi fino al tramonto. Mi può chiedere tutto ciò che vuole".  Il poeta rifletté per un istante. "Tutto ciò che voglio... Va bene, ci sto. Che vuoi che faccia?"
"Mi deve uccidere, my Lord".
Grell fece una smorfia. "No, ti prego! My Lady suona enormemente meglio!".
Si fermò per un istante, per poi sbattere le palpebre.
"Uccidere? E perché non ti butti dal London Bridge, se vuoi morire?".
"Non posso farlo, my Lady. Sono fatto di legno ed il legno galleggia" rispose il ragazzo, senza alcun sentimento se non l'assenza di essi.
Grell alzò le spalle. "Okay. Allora perché non ti rivolgi ad un assassino?".
"Quando ancora avevo un cuore volevo diventare un poeta; osservavo gli artisti di Londra ed ho osservato anche lei. Lei ama il suono della lama che trafigge la carne, non è così? Forse è più assassino lei degli assassini. Così, pensando a chi avrebbe potuto aiutarmi, lei è la prima persona che mi é venuta in mente. Tutto qui". Il poeta sorrise.
Ah, se aveva ragione, quel ragazzino di legno. Se il sangue era l'arte, la lama che trafiggeva un corpo era l'artista; e, insieme, arte ed artista formavano un vero capolavoro. Quanti fogli, in quella stanza, erano pregni di versi il cui solo intento era di esprimere l'essenza di quella macabra meraviglia! Sì, forse avrebbe potuto uccidere il ragazzino di legno. In fondo, prima che un poeta, lui era un uomo che amava cogliere le opportunità. E cos'era quella, se non una di esse?
"Va bene, maggiordomo, affare fatto. Per il momento che ne dici di dirmi chi è l'uomo dagli occhi d'Inferno che è passato di qui qualche giorno fa?"
"Non lo so, my Lady. Ma se me lo ordina, posso cercare informazioni per lei". Grell allargò il sorriso. "Oh, sì che te lo ordino."
Il ragazzino annuì - piegando meccanicamente la testa - ed uscì, obbediente, dall'edificio, cantando qualcosa tra sè e lasciando il poeta a blaterare frasi del poema di Romeo e Giulietta.
Tornò dopo due ore e riferì al suo padrone che l'uomo che cercava si chiamava Sebastian Michaelis e che era un collezionista; si diceva che possedesse ogni tipo di stranezze, dai soprammobili più rari alle storie più particolari. C'era chi diceva che, una volta, avesse messo le mani persino su un'anima.
"E tu" chiese Grell, una luce sognante nello sguardo "ce l'avresti una storia abbastanza interessante da catturare la sua attenzione?".
"Sì, my Lady. La mia storia".
E così il racconto di Drocell iniziò e durò per ore, interrotto a tratti da lunghe pause del ragazzino, a tratti dalle domande del poeta, che, arrivato alla fine, dovette ammettere che era davvero una storia interessante.
Era il racconto di un bambino che, inseguendo i suoi sogni per le vie di Londra, si era imbattuto in un carillon meraviglioso, che per tutta la giornata, dietro la vetrina di un negozio, suonava. E per giorni e giorni lo aveva osservato, quando ancora il negozio era quasi vuoto. Poi erano arrivati i burattini ed il negozio si era riempito. Non appena li aveva visti, il bambino ne era rimasto affascinato e per giorni aveva pregato il burattinaio di donargli la sua creatura migliore. Ma l'uomo voleva dei soldi - troppi soldi - in cambio e Drocell non li aveva.
Tuttavia, mentre l'ostinazione del ragazzino non aveva alcun limite, la pazienza del burattinaio ne aveva ed un giorno chiese a Drocell se era veramente quello che voleva, una creatura di legno, priva di vita.
Quando Drocell aveva annuito, l'uomo aveva sorriso. E da quel momento in poi, Drocell era diventato il suo sogno; e, se fosse ancora stato capace di farlo, avrebbe pianto.
"Tu non provi nulla, neppure il desiderio di morire. Perchè vuoi toglierti la vita?" chiese Grell, al termine del racconto.
"Per provare qualcosa".

                                                                                                                                  ***

La luce rossa del tramonto illuminava l'angolo della stanza, mentre il coltello, con un taglio netto, separava la testa del burattino dal corpo e lasciava che la segatura si spargesse nel pavimento.
Così terminava - o forse iniziava - la vita di chi per anni non aveva vissuto ed aveva reso la sua esistenza, per un desiderio infantile, un'illusione governata dai fili di un sadico destino.
Il calore del giorno avvolse ancora per qualche minuto la figura del poeta che intingeva la piuma nell'inchiostro cremisi e sceglieva i versi che avrebbero raccontato la storia di Drocell Keinz.
Era ormai notte fonda quando Grell si alzò dalla sedia e ripose i fogli in un cassetto; si avvicinò al corpo del burattino e guardò per un'ultima volta gli occhi viola.
"È stupefacente quanto sappia essere poetica la morte, nonostante in te non ci fosse neppure un briciolo di rosso... Ah, sappi che me la prenderò con te se la tua storiella non riuscirà a farmi conquistare il mio Romeo. Quindi, vedi di essere utile".
E gli parve, per un istante, che il vento gli sussurrasse in risposta - "Yes, my Lady".

   
 
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