- Una
luce sfocata e soffusa filtrava attraverso la persiana lasciata aperta della
cucina mentre il sole iniziava a fare capolino tra le onde e le colline della
candida città.
- Sirmione
visto da lontano con la notte a farvi da compagnia era considerato uno dei paesi
del Nord maggiormente favorevoli al turismo e molte volte, specialmente
d’estate, era facile vedere provenire gente da tutto il mondo per poterlo
visitare.
- Era
molto animato specialmente nelle giornate calde e luminose o nelle sere dal
cielo sereno ma all’alba era facile trovare le piccole strade pittoresche prive
di gente che, frenetiche, correvano alla rinfusa per rincorrere i loro
impegni.
- Di
rado si poteva scorgere qualche barca navigare sul pulito Lago di Garda
e molte volte, con le spalle ricurve e coperte da un leggero scialle
color avorio, Flavia si trascinava a guardare tale spettacolo.
- Le
piaceva molto camminare con le infradito tra le mani lungo il lago mentre
qualche rumore iniziava a farle capire che la città si stava
svegliando.
- Molte
di queste volte la donna trascinava con se anche suo figlio Michele che, sempre
allegro e pronto al gioco, era una delle sue più grandi gioie di
vita.
- Mentre
la luce di quella giornata preannunciata dal meteo come una delle
più afose di Agosto iniziava a illuminare la cucina di casa sua, Flavia si
trascinò nella stanza per poter riscaldare il latte da dare a suo
figlio.
- Soffocando
uno sbadiglio, la donna, si dondolò da un piede all’altro mentre prendeva il
pentolino per portare a termine quell’azione che faceva ogni mattina da più di
tre anni ormai.
- Nemmeno
il tempo di posare il pentolino sulla fiamma del fuoco che, come una furia, una
piccola peste bionda entrò nella stanza dondolandosi come se fosse un piccolo
Western.
- “Fai
meno casino, Miki” lo riprese la donna voltandosi per fronteggiare quel bambino
che, accavallato su una scopa fingendola il suo cavallo, emetteva con la bocca
strani rumori come il suono di una pistola.
- Il
bambino la ignorò facendola fremere per i nervi “Miki, i vicini stanno ancora
dormendo.”
“Ma mamma” rispose il bambino di tre anni e mezzo “ mi stanno attaccando! Devo difendermi o altrimenti mi uccideranno” - Flavia
si passò una mano sulle tempie per poi chiudere gli occhi e appoggiarsi al
ripiano della cucina “ ti prego, Miki, è appena mattina. Sono le cinque del
mattino, per favore, non fare tutto questo casino. Mi scoppia la testa” implorò
massaggiandosi la cute e accavallando le gambe.
- “Ma
mi uccideranno …” protestò lui imbronciando le labbra in un delizioso broncio
infantile parlando, probabilmente, dei suoi immaginari nemici.
- “Non
lo faranno” lo rassicurò Flavia “ vedrai che capiranno e ti
lasceranno stare. Ora siediti e fai colazione, su, da bravo” lo rimbeccò
voltandosi e prendendo il latte caldo per poi versarlo dentro ad un biberon da
porgergli.
- Il
bambino, seduto sulla sua sediolina di corteccia chiara, fremeva per poter
mangiare e rinchiudersi in stanza per continuare la sua avventura da
Western.
- Flavia
oramai non ce la faceva più in quanto erano oltre otto giorni che Michele la
svegliava all’alba in quanto, secondo lui, la dura vita da cowboy non
aveva orari.
- Da
quando aveva visto con lei il film “Ritorno al Futuro parte terza”, anche se lei
sospettava che avesse capito ben poco dell’essenza della trama, Michele, non
faceva altro che parlare di cavalli, deserti, pistole e
sparatorie.
- Era
impossibile come un bambino di soli tre anni e mezzo fosse così affascinato
dalle armi da fuoco e la cosa preoccupava non poco Flavia che, molte volte,
osservando il figlio giocare nel salotto mentre lei leggeva un bel libro, si
augurava che la sua passione per tutto ciò che comprendeva le pistole sparisse
in poco tempo.
- Non
voleva nemmeno immaginare come sarebbe diventato il suo dolce Michele se avesse
continuato anche da adolescente a invaghirsi di quegli aggeggi
pericolosi.
- Una
volta aveva anche sognato che suo figlio, da grande, diventasse un piccolo
delinquente pronto a sparare a destra a manca pur di mantenere i suoi
ideali.
- Al
mattino si era svegliata in un mare di sudore mentre ansimava in presa al panico
e, subito dopo, correndo e inciampando nei suoi stessi piedi, si era diretta
nella camera di Miki per sorridere intenerita vedendolo stretto al suo Bubi di
pezza.
- Certe
volte Flavia si chiedeva perché suo figlio avesse dovuto cambiare giochi in
quanto avrebbe preferito nettamente che continuasse a giocare con il suo
orsacchiotto- nonché regalo di battesimo di sua nonna- fino
all’adolescenza.
- Di
certo, sorrise Flavia mentre osserva Michele succhiare avidamente il latte dal
biberon, non avrebbe corso il rischio di diventare un delinquente così
facendo.
- Nonostante
quella nuova passione di Michele la turbasse e anche tanto, non se la sentiva di
privargliela in quanto già il fatto di non avergli saputo donare un padre la
faceva sentire una madre impotente.
- Flavia,
infatti, aveva come il terrore che Michele potesse odiarla in segreto per non
avere con se una figura paterna e per questo, anche se spesso con riluttanza, si
ritrovava ad acconsentire a tutte le sue richieste.
- Non
che lei avesse colpe riguardo la scomparsa di suo padre; era stato solo un
bruttissimo incidente ma Flavia non riusciva a non sentirsi colpevole circa la
sua morte.
- Giorgio,
che era stato suo marito per oltre quattro anni, era stato anche l’unico uomo
che avesse amato nella sua vita. Si ricordava ancora che a presentarglielo era
stata la sua migliore amica Rachele alla sua festa dei venti
anni.
- All’inizio
si era dimostrata scettica circa la bellezza di Giorgio in quanto sembrava
essere il classico dongiovanni sempre pronto a fare nuove
conquiste.
- E lei
aveva paura di essere una delle tante.
- Ma
Flavia si era dovuta ricredere quando lui, venendola a trovare sotto casa sua,
le porse un mazzo di rose rosse invitandola fuori a cena e porgendole anche un
vestito celeste da sera.
- A
ripensarci, Flavia, si commuoveva sempre in quanto Giorgio era sempre stato
dolce e premuroso con lei.
- Per
tutte le persone che le dicevano che lui era solo un uomo poco rispettoso
delle donne e che le usava come giocattoli lei non poteva far altro che
indicarle come “ invidiose” per il fatto che Giorgio avesse scelto
lei.
- E ne
andava fiera.
- Andava
fiera di portare al dito l’anello di fidanzamento che lui le aveva donato e
andava fiera anche quando, poco dopo il matrimonio, in grembo ci stava suo
figlio.
- Non
si sarebbe mai scordata l’amore incondizionato che aveva provato per Giorgio e
nemmeno la gioia impressa sul suo viso quando gli aveva annunciato che aspettava
Michele.
- Purtroppo
però Giorgio si era potuto godere poco suo figlio in quanto, un anno dopo la
nascita di Miki, un tremendo incidente dal ritorno da lavoro, gli aveva portato
via la vita.
- Quella
era stata una giornata da dimenticare per Flavia ma lei, anche se cercava di
scordarsela, non riusciva a rimuovere il ricordo di lei vestita di nero al
funerale di suo marito e nemmeno quando sua madre le comunicò che avrebbe fatto
meglio a trovarsi un altro uomo come marito pur di dare un padre a
Michele.
- L’udire
quella frase, il giorno stesso del funerale di Giorgio, fece quasi venire un
conato di vomito a Flavia che guardò sua madre con astio e dolore: “ con quale
coraggio mi dici questo, oggi, mamma?” le chiese con voce dura e il volto rigato
dalle lacrime.
- “Lo
dico per Miki e per te, sei giovane e bella. Il tempo scorre anche per te mia
cara, e farai bene a cercarti un uomo già da adesso che sei giovane e
fresca”
- “Mamma,
è appena morto Giorgio.” Aveva sussurrato disgustata chiudendo gli occhi con
disprezzo.
- “ Non
sto dicendo che ti devi sposare nuovamente domani, Flavia, ma solamente che
Giorgio ti vorrebbe vedere felice e vorrebbe vedere felice anche suo
figlio.”
- A
quelle parole Flavia aveva smesso di piangere mentre il cuore le si rompeva
lento in un unico, sordo rumore.
- Suo
figlio.
- Giorgio
cosa avrebbe voluto? Avrebbe desiderato per davvero che lei si rifacesse una
vita, trovandosi un altro uomo o invece avrebbe preferito che gli rimanesse
fedele sino la morte come si erano giurati all’altare?
- Non
ne avevano mai parlato quando lui era ancora in vita in quanto non si erano mai
domandati chi dei due sarebbe resistito all’altro e non si erano nemmeno mai
rattristati con questo argomento.
- Quel
territorio era per Flavia del tutto nuovo, minato, oscuro e
inesperto.
- Seguendo
l’esempio e il consiglio di sua madre, però, Flavia si era ritrovata spesso ad
uscire con qualche altro uomo di cui uno era un certo Davide un uomo tozzo e
basso, calvo e impertinente che aveva più volte cercato di usufruire del suo
corpo.
- Anche
se quel uomo le dava i brividi Flavia cercava di nascondere tutti i suoi difetti
pensando solo a Michele al suo bene ovvero quello di avere un padre con il quale
giocare a pallone e parlare di ragazze.
- Oramai
erano passati due mesi da quando conosceva Davide e, anche se erano usciti
insieme una decina di volte, non lo aveva mai invitato ad entrare in casa sua e
mai erano andati oltre la semplice stretta di mano.
- Si
chiedeva, a volte, se sarebbe arrivato mai a impazientirsi Davide per quella sua
strana castità anche dopo due mesi di conoscenza ma, fin quando lui non si
sarebbe lamentato, Flavia, non intendeva dargli nemmeno il bacio sulla
guancia.
- Ed
ora mentre guardava Michele giocare distratto con una lego lasciata cadere sul
tavolo la sera precedente mentre il sole diventava sempre più alto nel cielo,
Flavia, non riusciva ancora a rispondersi a quella domanda che le vorticava in
testa.
- Stringendosi
la vestaglia di lino rosa che portava sopra il pigiama fresco e leggero
accarezzò la testa di Miki per poi schioccargli un bacio sulla bionda
cute.
- Cosa
avrebbe voluto Giorgio?
- Alle
nove Sirmione si era nettamente svegliata e un groviglio di gente, turisti
compresi, giravano per le strade deserte ma anche così
frequentate.
- Flavia
cercava di stare al passo di Michele che, con un bel sorriso stampato in volto,
cercava di rincorrere un piccolo piccione.
- “MIKI”
gridava la povera donna “ Miki, ti prego fermati”
- Una
macchina passò veloce andando molto vicino nel investire il piccolo bambino che,
ancora ridente, cercava di acchiappare la povera bestiola.
- “MIKI,
per l’amore di Dio; fermati” la voce di Flavia era di quanto più istericamente
materno ci poteva stare.
- “Piccione,
mamma, piccione!” diceva Michele muovendo una mano paffuta avanti e indietro
come per far capire le sue intenzioni alla mamma “ piccione!”
ripeteva.
- “Ho
capito amore” lo raggiunse lei arpionandogli un braccio “ ma così finirai per
farti la bua”
- “La
bua?” Michele assottigliò la fronte pensieroso “ io voglio solo il piccione,
mamma!”
- Flavia
si strinse Michele al petto chiedendosi come sarebbe stato il restante ultimo
mese prima che iniziasse l’asilo.
- Sicuramente
un inferno.
- Probabilmente
sarebbe stato più semplice se avrebbe avuto un compagno, un marito e un padre
per Michele pronto a sostituirla in alcuni momenti della
giornata.
- Lei
non ce la faceva a tirare su suo figlio da sola … e forse con una figura
maschile al fianco, Miki sarebbe cambiato.
- Forse
…
- Ma
una cosa che Flavia non poteva sapere era dove l’avrebbero portata tutti quei
punti interrogativi che le vorticavano in testa e che la stavano portando
all’esasperazione totale.
- Socchiudendo
gli occhi, Flavia, cercò di rafforzare la presa sul braccino di Michele che,
incuriosito., continuava a guardare il suo agognato piccione come se fosse il
suo giocattolo preferito.
- “Andiamo
Miki” lo chiamò la madre tirandolo verso di se mentre il bambino si lasciava
scappare un rantolo di disperazione.
- “Mamma,
il piccione!” provò ancora battendo i piedi a terra come per farle capire meglio
il suo obbiettivo “ io voglio il piccione”
- “Lascia
stare quella povera bestiola Miki” lo riprese lei un po’ troppo duramente troppo
esasperata dal caldo della giornata, dalla folla che piano piano si stava
accalcando intorno a loro e anche dall’insistenza del suo primogenito
guardandolo con occhi duri.
- Il
visino di Michele si spense in una smorfia di dolore e per breve i suoi due
occhietti color della corteccia si spensero anche privi di alcuna
malizia.
- Sentendosi
stringere per lo sconforto di vedere Michele così triste, Flavia, si inginocchiò
al suo fianco schioccandogli un bacio sulla gota arrossata dal tiepido pianto “
tesoro” gli disse con un sorriso “ non devi piangere, ne vedrai tanti altri di
piccioni”
- “Ma
tu ora sei arrabbiata con me!” dichiarò lui con gli occhi gonfi e il labbro
rosso a furia di essere tormentato tra i denti da latte.
- “No,
amore, io non sono arrabbiata e scusa se ti ho ripreso troppo duramente sono
solo … stanca”
- “Ticura?”
tirò su con il naso.
- “Sì,
sicura. Ed ora per farmi perdonare ti comprerò un bel gelato,
ok?”
- Flavia
sapeva che era difficile crescere Michele da sola e che sicuramente sarebbe
stato più facile con un compagno al suo fianco ma fin quando Michele avrebbe
sorriso in quel modo le sarebbe bastato a scacciare tutte le nubi
oscure delle sue preoccupazioni.
- Quando
una decina di minuti dopo Michele sedeva dolcemente su una sedia della gelateria
più buona della città leccando avidamente il suo cono al cioccolato, Flavia non
poteva fare a meno di guardare suo figlio con amore.
- In
Michele vedeva suo marito Giorgio in quanto, anche se era piccolo, suo figlio
aveva i tratti del viso simili a quelli del suo defunto
compagno.
- Entrambi
avevano le labbra sottili e gli occhi nocciola e come per Giorgio, anche i
capelli di Michele erano biondi come il grano
maturo.
- Molte
volte nel sonno Flavia si perdeva a sognare Giorgio e di tutti i momenti dolci e
romantici che avevano trascorso.
- Più
che un sogno, il suo, sembrava un dolce deja-vù.
- Tanti
di quei sogni riguardavano appunto di quando lei, con dolcezza, passava la mano
tra i crini di suo marito e per questo, quando si svegliava a notte fonda,
sentiva l’impulso di andare a sfiorare i capelli di suo figlio come se fossero
quelli del marito.
- E
trovava sollievo solo quando lo faceva.
- Solo
quando portava a termine quella banale, ma per lei essenziale
azione, tornava a letto con un sorriso malinconico tra le labbra per prendere
nuovamente sonno.
- Poco
importava che poi all’alba Michele la svegliasse per andargli a fare la colazione
e che si alzasse dal letto sempre assonnata e confusa lei era contenta
così.
- Perché
quando guardava suo figlio, sentiva accanto a se anche il suo compagno e quando
sentiva il suo compagno accanto si sentiva meno sola.
- Ma
invece era sola, sola e non lo voleva ammettere; nemmeno con se stessa
…
Salve a tutti, questa storia è la prima che scrivo con personaggi adulti e non adolescenti.
Mi è venuta in mente dal ritorno di una viaggio Domenica sera mentre sentivo una canzone molto triste che parlava dei ricordi.
In mente avevo un bambino dolcissimo, sano e gioioso che però soffriva di un dolore diverso da quello fisico e, accanto alla figura di questo bambino, avevo una donna che lo viziava e lo cullava, che si incolpava.
Ho sempre voluto dare il volto di qualche mio personaggio a Julia Robberts perchè la stimo e quando pensavo alla storia avevo lei in mente.
Questa storia però non è neta per scopi di lucro a nessuno dei personaggi che portano il volto della storia.
Fatti e avvenimenti sono solo frutto della mia fantasia e spero di riuscire ad essere il più originale possibile. Spero di vedere delle recensioni perchè ci tengo veramente tanto, questa,è una delle storie alle quale tengo di più dopo un'altra sempre originale.
Flavia Sinistri
Michele Sinistri
Mi è venuta in mente dal ritorno di una viaggio Domenica sera mentre sentivo una canzone molto triste che parlava dei ricordi.
In mente avevo un bambino dolcissimo, sano e gioioso che però soffriva di un dolore diverso da quello fisico e, accanto alla figura di questo bambino, avevo una donna che lo viziava e lo cullava, che si incolpava.
Ho sempre voluto dare il volto di qualche mio personaggio a Julia Robberts perchè la stimo e quando pensavo alla storia avevo lei in mente.
Questa storia però non è neta per scopi di lucro a nessuno dei personaggi che portano il volto della storia.
Fatti e avvenimenti sono solo frutto della mia fantasia e spero di riuscire ad essere il più originale possibile. Spero di vedere delle recensioni perchè ci tengo veramente tanto, questa,è una delle storie alle quale tengo di più dopo un'altra sempre originale.
Flavia Sinistri
Michele Sinistri