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Autore: _Breath    29/06/2010    2 recensioni
Flavia Sinistri è una vedova di ventotto anni con un figlio di tre che soffre ancora per la morte del marito. Flavia non riesce a rassegnarsi ad una vita felice fin quando, ad una fiera della sua città, non incontra Christian un giovane ingeniere di successo che le cambierà la vita ...
Dal Terzo Capitolo:Per la prima volta da anni, Flavia si scordò di Giorgio e di Michele tornando ad essere adolescente e guardando solo la bellezza dell’individuo davanti a lei. “Ah, dimenticavo, io sono Flavia” allungò una mano “ e come avrete capito lui è mio figlio Michele” “Piacere di conoscerla, Flavia e anche tu Michele” sorrise al bambino che arrossì sotto lo sguardo amichevole di lui “ io sono Christian.” Quando la mano di lei toccò quella di lui Flavia sentì una scossa alla schiena e si riscosse dai suoi pensieri pensando che fosse il freddo. Stranamente, però, di vento non vi era nemmeno l’ombra.
PRIMA LONG CON PERSONAGGI ADULTI!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una luce sfocata e soffusa filtrava attraverso la persiana lasciata aperta della cucina mentre il sole iniziava a fare capolino tra le onde e le colline della candida città.
Sirmione visto da lontano con la notte a farvi da compagnia era considerato uno dei paesi del Nord maggiormente favorevoli al turismo e molte volte, specialmente d’estate, era facile vedere provenire gente da tutto il mondo per poterlo visitare.
Era molto animato specialmente nelle giornate calde e luminose o nelle sere dal cielo sereno ma all’alba era facile trovare le piccole strade pittoresche prive di gente che, frenetiche, correvano alla rinfusa per rincorrere i loro impegni.
Di rado si poteva scorgere qualche barca navigare sul pulito Lago di Garda  e molte volte, con le spalle ricurve e coperte da un leggero scialle color avorio, Flavia si trascinava a guardare tale spettacolo.
Le piaceva molto camminare con le infradito tra le mani lungo il lago mentre qualche rumore iniziava a farle capire che la città si stava svegliando.
Molte di queste volte la donna trascinava con se anche suo figlio Michele che, sempre allegro e pronto al gioco, era una delle sue più grandi gioie di vita.
Mentre la luce di quella  giornata preannunciata dal meteo come una delle più afose di Agosto iniziava a illuminare la cucina di casa sua, Flavia si trascinò nella stanza per poter riscaldare il latte da dare a suo figlio.
Soffocando uno sbadiglio, la donna, si dondolò da un piede all’altro mentre prendeva il pentolino per portare a termine quell’azione che faceva ogni mattina da più di tre anni ormai.
Nemmeno il tempo di posare il pentolino sulla fiamma del fuoco che, come una furia, una piccola peste bionda entrò nella stanza dondolandosi come se fosse un piccolo Western.
“Fai meno casino, Miki” lo riprese la donna voltandosi per fronteggiare quel bambino che, accavallato su una scopa fingendola il suo cavallo, emetteva con la bocca strani rumori come il suono di una pistola.
Il bambino la ignorò facendola fremere per i nervi “Miki, i vicini stanno ancora dormendo.”
“Ma mamma” rispose il bambino di tre anni e mezzo “ mi stanno attaccando! Devo difendermi o altrimenti mi uccideranno”
Flavia si passò una mano sulle tempie per poi chiudere gli occhi e appoggiarsi al ripiano della cucina “ ti prego, Miki, è appena mattina. Sono le cinque del mattino, per favore, non fare tutto questo casino. Mi scoppia la testa” implorò massaggiandosi la cute e accavallando le gambe.
“Ma mi uccideranno …” protestò lui imbronciando le labbra in un delizioso broncio infantile parlando, probabilmente, dei suoi immaginari nemici.
“Non lo faranno” lo rassicurò Flavia “  vedrai che capiranno e ti lasceranno stare. Ora siediti e fai colazione, su, da bravo” lo rimbeccò voltandosi e prendendo il latte caldo per poi versarlo dentro ad un biberon da porgergli.
Il bambino, seduto sulla sua sediolina di corteccia chiara, fremeva per poter mangiare e rinchiudersi in stanza per continuare la sua avventura da Western.
Flavia oramai non ce la faceva più in quanto erano oltre otto giorni che Michele la svegliava all’alba in quanto, secondo lui, la dura vita da cowboy non aveva orari.
Da quando aveva visto con lei il film “Ritorno al Futuro parte terza”, anche se lei sospettava che avesse capito ben poco dell’essenza della trama, Michele, non faceva altro che parlare di cavalli, deserti, pistole e sparatorie.
Era impossibile come un bambino di soli tre anni e mezzo fosse così affascinato dalle armi da fuoco e la cosa preoccupava non poco Flavia che, molte volte, osservando il figlio giocare nel salotto mentre lei leggeva un bel libro, si augurava che la sua passione per tutto ciò che comprendeva le pistole sparisse in poco tempo.
Non voleva nemmeno immaginare come sarebbe diventato il suo dolce Michele se avesse continuato anche da adolescente a invaghirsi di quegli aggeggi pericolosi.
Una volta aveva anche sognato che suo figlio, da grande, diventasse un piccolo delinquente pronto a sparare a destra a manca pur di mantenere i suoi ideali.
Al mattino si era svegliata in un mare di sudore mentre ansimava in presa al panico e, subito dopo, correndo e inciampando nei suoi stessi piedi, si era diretta nella camera di Miki per sorridere intenerita vedendolo stretto al suo Bubi di pezza.
Certe volte Flavia si chiedeva perché suo figlio avesse dovuto cambiare giochi in quanto avrebbe preferito nettamente che continuasse a giocare con il suo orsacchiotto- nonché regalo di battesimo di sua nonna- fino all’adolescenza.
Di certo, sorrise Flavia mentre osserva Michele succhiare avidamente il latte dal biberon, non avrebbe corso il rischio di diventare un delinquente così facendo.
Nonostante quella nuova passione di Michele la turbasse e anche tanto, non se la sentiva di privargliela in quanto già il fatto di non avergli saputo donare un padre la faceva sentire una madre impotente.
Flavia, infatti, aveva come il terrore che Michele potesse odiarla in segreto per non avere con se una figura paterna e per questo, anche se spesso con riluttanza, si ritrovava ad acconsentire a tutte le sue richieste.
Non che lei avesse colpe riguardo la scomparsa di suo padre; era stato solo un bruttissimo incidente ma Flavia non riusciva a non sentirsi colpevole circa la sua morte.
Giorgio, che era stato suo marito per oltre quattro anni, era stato anche l’unico uomo che avesse amato nella sua vita. Si ricordava ancora che a presentarglielo era stata la sua migliore amica Rachele alla sua festa dei venti anni.
All’inizio si era dimostrata scettica circa la bellezza di Giorgio in quanto sembrava essere il classico dongiovanni sempre pronto a fare nuove conquiste.
E lei aveva paura di essere una delle tante.
Ma Flavia si era dovuta ricredere quando lui, venendola a trovare sotto casa sua, le porse un mazzo di rose rosse invitandola fuori a cena e porgendole anche un vestito celeste da sera.
A ripensarci, Flavia, si commuoveva sempre in quanto Giorgio era sempre stato dolce e premuroso con lei.
Per tutte le persone che le dicevano che lui era solo un uomo poco rispettoso delle donne e che le usava come giocattoli lei non poteva far altro che indicarle come “ invidiose” per il fatto che Giorgio avesse scelto lei.
E ne andava fiera.
Andava fiera di portare al dito l’anello di fidanzamento che lui le aveva donato e andava fiera anche quando, poco dopo il matrimonio, in grembo ci stava suo figlio.
Non si sarebbe mai scordata l’amore incondizionato che aveva provato per Giorgio e nemmeno la gioia impressa sul suo viso quando gli aveva annunciato che aspettava Michele.
Purtroppo però Giorgio si era potuto godere poco suo figlio in quanto, un anno dopo la nascita di Miki, un tremendo incidente dal ritorno da lavoro, gli aveva portato via la vita.
Quella era stata una giornata da dimenticare per Flavia ma lei, anche se cercava di scordarsela, non riusciva a rimuovere il ricordo di lei vestita di nero al funerale di suo marito e nemmeno quando sua madre le comunicò che avrebbe fatto meglio a trovarsi un altro uomo come marito pur di dare un padre a Michele.
L’udire quella frase, il giorno stesso del funerale di Giorgio, fece quasi venire un conato di vomito a Flavia che guardò sua madre con astio e dolore: “ con quale coraggio mi dici questo, oggi, mamma?” le chiese con voce dura e il volto rigato dalle lacrime.
“Lo dico per Miki e per te, sei giovane e bella. Il tempo scorre anche per te mia cara, e farai bene a cercarti un uomo già da adesso che sei giovane e fresca”
“Mamma, è appena morto Giorgio.” Aveva sussurrato disgustata chiudendo gli occhi con disprezzo.
“ Non sto dicendo che ti devi sposare nuovamente domani, Flavia, ma solamente che Giorgio ti vorrebbe vedere felice e vorrebbe vedere felice anche suo figlio.”
A quelle parole Flavia aveva smesso di piangere mentre il cuore le si rompeva lento in un unico, sordo rumore.
Suo figlio.
Giorgio cosa avrebbe voluto? Avrebbe desiderato per davvero che lei si rifacesse una vita, trovandosi un altro uomo o invece avrebbe preferito che gli rimanesse fedele sino la morte come si erano giurati all’altare?
Non ne avevano mai parlato quando lui era ancora in vita in quanto non si erano mai domandati chi dei due sarebbe resistito all’altro e non si erano nemmeno mai rattristati con questo argomento.
Quel territorio era per Flavia del tutto nuovo, minato, oscuro e inesperto.
Seguendo l’esempio e il consiglio di sua madre, però, Flavia si era ritrovata spesso ad uscire con qualche altro uomo di cui uno era un certo Davide un uomo tozzo e basso, calvo e impertinente che aveva più volte cercato di usufruire del suo corpo.
Anche se quel uomo le dava i brividi Flavia cercava di nascondere tutti i suoi difetti pensando solo a Michele al suo bene ovvero quello di avere un padre con il quale giocare a pallone e parlare di ragazze.
Oramai erano passati due mesi da quando conosceva Davide e, anche se erano usciti insieme una decina di volte, non lo aveva mai invitato ad entrare in casa sua e mai erano andati oltre la semplice stretta di mano.
Si chiedeva, a volte, se sarebbe arrivato mai a impazientirsi Davide per quella sua strana castità anche dopo due mesi di conoscenza ma, fin quando lui non si sarebbe lamentato, Flavia, non intendeva dargli nemmeno il bacio sulla guancia.
Ed ora mentre guardava Michele giocare distratto con una lego lasciata cadere sul tavolo la sera precedente mentre il sole diventava sempre più alto nel cielo, Flavia, non riusciva ancora a rispondersi a quella domanda che le vorticava in testa.
Stringendosi la vestaglia di lino rosa che portava sopra il pigiama fresco e leggero accarezzò la testa di Miki per poi schioccargli un bacio sulla bionda cute.
Cosa avrebbe voluto Giorgio?
 
 
Alle nove Sirmione si era nettamente svegliata e un groviglio di gente, turisti compresi, giravano per le strade deserte ma anche così frequentate.
Flavia cercava di stare al passo di Michele che, con un bel sorriso stampato in volto, cercava di rincorrere un piccolo piccione.
“MIKI” gridava la povera donna “ Miki, ti prego fermati”
Una macchina passò veloce andando molto vicino nel investire il piccolo bambino che, ancora ridente, cercava di acchiappare la povera bestiola.
“MIKI, per l’amore di Dio; fermati” la voce di Flavia era di quanto più istericamente materno ci poteva stare.
“Piccione, mamma, piccione!” diceva Michele muovendo una mano paffuta avanti e indietro come per far capire le sue intenzioni alla mamma “ piccione!” ripeteva.
“Ho capito amore” lo raggiunse lei arpionandogli un braccio “ ma così finirai per farti la bua”
“La bua?” Michele assottigliò la fronte pensieroso “ io voglio solo il piccione, mamma!”
Flavia si strinse Michele al petto chiedendosi come sarebbe stato il restante ultimo mese prima che iniziasse l’asilo.
Sicuramente un inferno.
Probabilmente sarebbe stato più semplice se avrebbe avuto un compagno, un marito e un padre per Michele pronto a sostituirla in alcuni momenti della giornata.
Lei non ce la faceva a tirare su suo figlio da sola … e forse con una figura maschile al fianco, Miki sarebbe cambiato.
Forse …
Ma una cosa che Flavia non poteva sapere era dove l’avrebbero portata tutti quei punti interrogativi che le vorticavano in testa e che la stavano portando all’esasperazione totale.
Socchiudendo gli occhi, Flavia, cercò di rafforzare la presa sul braccino di Michele che, incuriosito., continuava a guardare il suo agognato piccione come se fosse il suo giocattolo preferito.
“Andiamo Miki” lo chiamò la madre tirandolo verso di se mentre il bambino si lasciava scappare un rantolo di disperazione.
“Mamma, il piccione!” provò ancora battendo i piedi a terra come per farle capire meglio il suo obbiettivo “ io voglio il piccione”
“Lascia stare quella povera bestiola Miki” lo riprese lei un po’ troppo duramente troppo esasperata dal caldo della giornata, dalla folla che piano piano si stava accalcando intorno a loro e anche dall’insistenza del suo primogenito guardandolo con occhi duri.
Il visino di Michele si spense in una smorfia di dolore e per breve i suoi due occhietti color della corteccia si spensero anche privi di alcuna malizia.
Sentendosi stringere per lo sconforto di vedere Michele così triste, Flavia, si inginocchiò al suo fianco schioccandogli un bacio sulla gota arrossata dal tiepido pianto “ tesoro” gli disse con un sorriso “ non devi piangere, ne vedrai tanti altri di piccioni”
“Ma tu ora sei arrabbiata con me!” dichiarò lui con gli occhi gonfi e il labbro rosso a furia di essere tormentato tra i denti da latte.
“No, amore, io non sono arrabbiata e scusa se ti ho ripreso troppo duramente sono solo … stanca”
“Ticura?” tirò su con il naso.
“Sì, sicura. Ed ora per farmi perdonare ti comprerò un bel gelato, ok?”
Flavia sapeva che era difficile crescere Michele da sola e che sicuramente sarebbe stato più facile con un compagno al suo fianco ma fin quando Michele avrebbe sorriso in quel modo  le sarebbe bastato a scacciare tutte le nubi oscure delle sue preoccupazioni.
 
Quando una decina di minuti dopo Michele sedeva dolcemente su una sedia della gelateria più buona della città leccando avidamente il suo cono al cioccolato, Flavia non poteva fare a meno di guardare suo figlio con amore.
In Michele vedeva suo marito Giorgio in quanto, anche se era piccolo, suo figlio aveva i tratti del viso simili a quelli del suo defunto compagno.
Entrambi avevano le labbra sottili e gli occhi nocciola e come per Giorgio, anche i capelli di Michele  erano biondi come il grano maturo.
Molte volte nel sonno Flavia si perdeva a sognare Giorgio e di tutti i momenti dolci e romantici che avevano trascorso.
Più che un sogno, il suo, sembrava un dolce deja-vù.
Tanti di quei sogni riguardavano appunto di quando lei, con dolcezza, passava la mano tra i crini di suo marito e per questo, quando si svegliava a notte fonda, sentiva l’impulso di andare a sfiorare i capelli di suo figlio come se fossero quelli del marito.
E trovava sollievo solo quando lo faceva.
Solo quando portava  a termine quella banale, ma per lei essenziale azione, tornava a letto con un sorriso malinconico tra le labbra per prendere nuovamente sonno.
Poco importava che poi all’alba Michele la svegliasse per andargli a fare la colazione e che si alzasse dal letto sempre assonnata e confusa lei era contenta così.
Perché quando guardava suo figlio, sentiva accanto a se anche il suo compagno e quando sentiva il suo compagno accanto si sentiva meno sola.
Ma invece era sola, sola e non lo voleva ammettere; nemmeno con se stessa …


Salve a tutti, questa storia è la prima che scrivo con personaggi adulti e non adolescenti.
Mi è venuta in mente dal ritorno di una viaggio Domenica sera mentre sentivo una canzone molto triste che parlava dei ricordi.
In mente avevo un bambino dolcissimo, sano e gioioso che però soffriva di un dolore diverso da quello fisico e, accanto alla figura di questo bambino, avevo una donna che lo viziava e lo cullava, che si incolpava.
Ho sempre voluto dare il volto di qualche mio personaggio a Julia Robberts perchè la stimo e quando pensavo alla storia avevo lei in mente.
Questa storia però non è neta per scopi di lucro a nessuno dei personaggi che portano il volto della storia.
Fatti e avvenimenti sono solo frutto della mia fantasia e spero di riuscire ad essere il più originale possibile. Spero di vedere delle recensioni perchè ci tengo veramente tanto, questa,è una delle storie alle quale tengo di più dopo un'altra sempre originale.
Flavia Sinistri
Michele Sinistri
  
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