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Autore: Anthy    29/06/2010    10 recensioni
[Dedicata a Mirya (alias Francesca)]
La prima, vera separazione di una coppia.
Perché c'è sempre un po' di malinconia, nel rimanere soli.
C'è sempre un po' di tristezza quando l'altro manca.
Ed allora bisogna approfittarne, sì, approfittare di quegli attimi, di quei momenti che precedono la separazione.
E goderne, goderne appieno.
Solo così si può puoi reagire...
Dal capitolo:
"Vorresti dirgli che è colpa sua, delle sue parole, del suo lavoro.
Vorresti chiedergli di rimanere, di non partire.
Non lo fai.
Perché?
Perché sarebbe egoista. È il suo lavoro.
Ma tu sei la sua famiglia.
È una settimana, diamine!"
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Azione e Reazione
Azione & Reazione

Attendere: infinito del verbo amare.
Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.
Antonio Bello





Dedicata a Francesca,
sperando di tirarle su il morale
e di non abbatterla ulteriormente!
Perché è – e sarà – forte, io lo so u.u




È tardi ormai, ma non riesci a dormire.
Osservi la sveglia e poi il soffitto, la mano dietro la testa.
Sospiri, stropicciandoti gli occhi con le dita.
Ma il sonno non arriva, i pensieri affollano la mente.
Le sue parole stampate a caldo nel cuore.

Mi dovrò assentare per lavoro, per circa una settimana, ma c’è la possibilità che il viaggio si prolunghi.
Non posso rifiutare.

Andrà all’estero.
Andrà via, per quello che sembra troppo, troppo tempo.
Non ti sei mai considerata una donna debole, ma in questo momento lo smarrimento fa parte di te.
Del resto, è la vostra prima, vera separazione.
Doveva accadere, prima o poi.
Inspiri a fondo, per poi girarti su un fianco.
Lo guardi, lo guardi mentre dorme.
Ha la bocca schiusa, respira pesantemente: ha mangiato un po’ pesante e questo lo porta a russare leggermente a volte. E, quando sei meno fortunata, a muoversi di continuo sul letto.
Una settimana senza tutto ciò...
Dovrebbe essere consolante.
Sì, appunto, "dovrebbe", ma non lo è.
Perché, diamine, anche se russa, anche se brontola perché non trova i vestiti stirati – ma si dimentica di dirti che sono da lavare –, anche se pretende che la sera venga preparato un certo cibo – e borbotta se non trova ciò di cui aveva voglia – è pur sempre tuo marito.
Tuo marito, per la miseria.
La malinconia ti prende il petto, al pensiero di non condividere il letto con lui per tutti quei giorni.
Ancora di più al pensiero di dover pranzare e cenare sola.
Cucinare per una persona.
Guardare la tv alla sera da sola.
No, non sola.
C’è il piccolo con te.
È vero, però...
Di nuovo, ti rigiri, scalciando malamente le lenzuola che ti infastidiscono.
Andrà tutto bene, ti dici, organizzerò le mie giornate in modo da avere qualcosa da fare, da non pensarci.
Andrà tutto bene.

Una settimana... forse più...

No, forse non andrà tutto bene.
Non è che non sopporti la solitudine, a volte fa piacere, ma la sua presenza è una costante: avete dei ritmi, avete un equilibrio.
Come fare, senza?
Ti sembra già più vuota la casa.
Più silenziosa...

Sussulti quando senti un braccio posarsi sul tuo fianco, il suo corpo che si fa improvvisamente più vicino.
« Cos’hai da girarti e rigirarti?», borbotta, la voce impastata dal sonno.
Vorresti dirgli che è colpa sua, delle sue parole, del suo lavoro.
Vorresti chiedergli di rimanere, di non partire.
Non lo fai.
Perché?
Perché sarebbe egoista. È il suo lavoro.
Ma tu sei la sua famiglia.
È una settimana, diamine!
E di nuovo è un’oppressione al petto, allo stomaco.
Non sai come venirne fuori.
« Ehi», sussurra, baciandoti una spalla. « Che c’è?»
« Niente, fa solo caldo stanotte», mormori, cercando di mostrarti convincente.
« Sicura?»
Sorridi: ti conosce bene, ormai... « Sì».
Sta in silenzio un attimo e speri sul serio che il discorso finisca là.
E quando ti stringe più forte a sé, mormorando maliziosamente che sarebbe un peccato non approfittare di questo momento, ti ritrovi a sorridere tristemente: ti mancheranno anche i suoi assalti notturni, improvvisi, che vi portano a fare l’amore come se fosse sempre la prima volta.
Ridi di te stessa: cadiamo sul melenso, pure!

Fate l’amore con calma, senza fretta, godendo di ogni attimo.
O almeno, tu lo fai.
Manca qualche giorno alla partenza: ne approfitterai a tua volta, oh se lo farai.
Mentre si muove dolcemente in te, decidi: sì, approfitterai di questo lasso di tempo per viverlo appieno, completamente. Magari a fare l’amore – che di per sé, non è una cattiva prospettiva.
Sì, lo sfiancherai, completamente.
E ti sfiancherai a tua volta.
Sì, basta pensieri tristi.
Deve ancora partire, cavolo!
È qua, qua sopra di te.
Lo senti, lo vivi.
Una settimana sarà nulla.
Nulla.
Ci credi, perché non sei debole, non lo sei.
E lo ami e lo aspetterai.
Sì, proprio così.
E nel frattempo ti godrai il lettone libero ed il poter cucinare quello che più desideri e quando più lo desideri; godrai nell’avere meno roba da lavare – e quindi stirare.
E per quanto riguarda il sesso... beh, nulla che un vibratore non possa sostituire.
Sì, esatto.
Cerchiamo i lati positivi – perché ce ne sono, ecco.
Sì, ce ne sono.
Poco importa se, una volta raggiunto il piacere, al suo stringerti a sé ed al sussurrato “Mi mancherai” ti ritrovi con gli occhi lucidi.
Non importa.
Passerà in fretta questa settimana.
Deve passare in fretta.
Nel frattempo, godrai di questi pochi giorni per tirarti su di morale.
Sì, “godere” sarà la parola chiave delle tue prossime azioni.
E poi... semplicemente reagirai.
Per il bambino e per te.
Perché è solo una settimana.
Perché sei una persona forte.
Una donna con le palle e le contro palle.
Se ce l’ha fatta Penelope con Ulisse, posso farcela pure io.
Leggermente più tranquilla, ti accoccoli meglio contro di lui, lasciandoti cullare dal suo respiro.
E ti ritrovi ad amarlo ancora ed ancora – e ringraziarlo di cuore, per capirti così – nel sentire le parole che ti rivolge.
« Me lo merito un secondo round?»
Decisamente, come vivere una settimana senza di lui?



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