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Autore: Slits    30/06/2010    6 recensioni
« Ha dato un’occhiata al giornale ultimamente, Tenente? »
Riza Hawkeye esitò. Era pomeriggio inoltrato, senza sole né nuvole in cielo. Ritrasse una mano e si voltò a guardare il giardinetto immerso nella penombra. C’era appena un soffio di brezza ed il sudore solleticava la pelle. Fece scivolare un pedone in avanti di qualche casella e scosse la testa.
« No, signore. » mormorò.

Per vincere certe partite è necessario anzitutto perderle.
[Roy/Riza]
[!Angst]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The hardest part was letting go


14 Settembre 1916


- Ha dato un’occhiata al giornale ultimamente, Tenente? -
Riza Hawkeye esitò. Era pomeriggio inoltrato, senza sole né nuvole in cielo. Ritrasse una mano e si voltò a guardare il giardinetto immerso nella penombra. C’era appena un soffio di brezza ed il sudore solleticava la pelle. Fece scivolare un pedone in avanti di qualche casella e scosse la testa.
- No, signore. – mormorò.
Roy Mustang annuì da dietro il bavero della giacca.
- E’ un vero peccato. Oltre alle solite quisquiglie burocratiche, mi è parso di intravedere anche un paio di trafiletti interessanti. -
Il cecchino rimase in silenzio. Un pezzo scivolò giù dal tavolo, cadde in terra con un sonoro schiocco e si ruppe.
Il Colonnello aveva recuperato una vecchia scacchiera piena di ammaccature. Era antiquariato di altri tempi, con pezzi intarsiati nel legno e rifiniture d’ottone ed acciaio. In parecchie figure Riza credette di riconoscere i visi di alcuni compagni degli anni di gioventù e dimenticati da molto tempo.
L’uomo la guardava, in silenzio.
- Ti basterebbe anche soltanto sfogliarlo, Tenente. – disse.
- No. -
Roy le tese un pedone su cui i segni del tempo erano stati particolarmente impietosi ed inclinò impercettibilmente la testa.
- Non era una proposta. -
- E’ un ordine a cui non posso obbedire, signore. -
- Capisco. -
Sentì soltanto allora il rumore delle imposte che si aprivano in fondo al viale. Un rettangolo di luce si allargò sul cortile ed alcune ombre si mossero al suo interno.
- Scacco. – sentenziò atono l’uomo.
- Sei ancora libera di fare una mossa e vincere. -
Riza Hawkeye lanciò un’occhiata alle proprie spalle. Con il passare dei giorni aveva imparato a vedere con altri occhi quello che era stato il suo focolare e la sua prigione.
Salvarsi non era un’opzione che reputava ancora necessaria.
- Spiacente, signore. -
L’uomo scosse la testa in disappunto e mosse svogliatamente il proprio alfiere.
- Scacco matto, Tenente. Ho vinto. Ancora una volta. -
Le cose erano sempre troppo bianche, in quel giardino.
Di uno squallore intenso, spiacevole. Impalpabile forse.
Persino le braccia che le cinsero con rabbia la vita fino a riuscire quasi a sollevarla di peso erano di un candore incomprensibile.
Il cecchino le seguì, lasciandosi condurre docilmente.
- Tornerà, signore? – mormorò Riza Hawkeye.
- Fin quando non mi batterà. -
Quando i portoni della villa si chiusero, il giardino era oramai rimasto deserto.
Soltanto il pezzo di una scacchiera ed una vecchia pagina di giornale si intravedevano fra l’erba alta. L’uno, un Re, giaceva spezzato a terra. Tranciato in due come se trafitto.
L’altra, nonostante la brezza, era rimasta ancora aperta alla prima pagina. In alto, fra i caratteri ingialliti dall’incuria, si poteva ancora leggere un titolo.
“16 Giugno 1914; il Colonnello Roy Mustang muore in missione.”
Non sarebbe più tornato.
Riza guardò oltre le pesanti grate della sua cella e sorrise incertamente.
Lo avrebbe rivisto fra soltanto poche ore.



---
N
ata fra le due e le tre di questa notte, in seguito ad una giornata parecchio deprimente.
Un suo perché, scacchiera a parte, dubito che l’abbia veramente. Credo che oramai tutti conoscano il significato che l’Arakawa abbia voluto dare a ciascun pezzo.
Il Re rotto ha quindi un suo significato.

Il candore è invece quello tipico degli istituti clinici, come case di cura et similia.
Per quanto riguarda il resto spero, presumo, mi auguro, voteggio […?] che sia comprensibile.

Grazie a chiunque finora abbia voluto commentare le mie storie.
   
 
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