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Autore: ChelseaH    30/06/2010    2 recensioni
[SPOILER QUARTA STAGIONE] Adam era senza parole.
Il campanello di casa aveva suonato, lui era andato ad aprire e si era trovato di fronte John Winchester.
John Winchester come il suo padre biologico.
John Winchester come l’uomo che andava a trovarlo solo il giorno del suo compleanno, giorno che era ancora ben lontano.
(Adam)
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Adam
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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DISCLAIMER: Adam Milligan e Supernatural sono proprietà di Kripke, della CW e degli aventi diritto, con questo scritto non ci guadagno nulla.


SPOILER 4x19


NOTE: Shot scritta per il prompt 07. Caccia 7 - Il re leone, della challenge di 10disneyfic.

Ho messo il warning spoiler perché il personaggio stesso è uno spoiler, non perché ci siano riferimenti particolari alla puntata in questione.



Family business.


Adam era senza parole.

Il campanello di casa aveva suonato, lui era andato ad aprire e si era trovato di fronte John Winchester.

John Winchester come il suo padre biologico.

John Winchester come l’uomo che andava a trovarlo solo il giorno del suo compleanno, giorno che era ancora ben lontano.

“Non mi fai entrare figliolo?” gli chiese il padre, fermo sulla porta in attesa che lui si decidesse quantomeno a dire qualcosa.

“C-certo, entra.” gli rispose, scostandosi per lasciarlo passare.

Adam non mancò di notare l’aria stanca dell’uomo, mentre si accomodava al tavolo della cucina e gli chiedeva qualcosa da bere.

“Allora, cosa ti porta da queste parti?” gli chiese sedendosi di fronte a lui, imbarazzato. Avrebbe tanto voluto che sua madre fosse lì invece che al lavoro.

“Cosa sai della casa disabitata in fondo alla strada?” gli domando John, eludendo la sua domanda.

“Non è disabitata... è in vendita.”

“Il che la rende disabitata al momento.”

“Giusto... prima ci abitava una famigliola, ma non ne so molto, se ne sono andati dopo poche settimane.” gli disse, chiedendosi dove il padre volesse andare a parare.

“E prima di loro?”

“Un’altra famiglia... è una casa piuttosto grande, ci hanno abitato sempre delle famigliole da che mi ricordo.”

“E ne sono passate tante? Voglio dire, cambia spesso inquilini quella casa?”

“Si... abbastanza...” Adam non riusciva a capire il senso di quel discorso.

Suo padre – il padre che conosceva solo da pochi anni e che era completamente assente e irrilevante nella sua vita – aveva bussato all’improvviso alla sua porta per discutere di case?!

“Perché sei qua?” gli chiese a bruciapelo prima che potesse fargli altre strane domande sulla casa.

“Lavoro.” rispose l’uomo.

“Lavoro?” Adam sapeva che il padre faceva il meccanico, i meccanici non facevano viaggi di lavoro, i meccanici riparavano macchine e basta.

“Un mio vecchio amico ha un’officina appena fuori città, gli ho portato un po’ di ricambi. - gli spiegò – Mi sembrava il minimo passare a salutarti.” aggiunse.

Quella spiegazione non lo convinse per nulla, ma il ragazzo decise di far finta di niente.

“E la casa?” domandò.

“L’ho vista passandoci di fronte, è molto bella e mi ha stupito non fosse abitata, tutto qui.”

Nemmeno questa spiegazione lo soddisfaceva, John aveva parlato della casa fin da quando era entrato e la sua non sembrava la semplice curiosità di uno che ci era passato di fronte per caso.

Ma non gli importava, non era certo così stupido da credere che John Winchester fosse seriamente lì per lui, qualunque fosse la vera ragione del suo viaggio non era affar suo.

L’uomo non volle fermarsi fino al ritorno della madre, disse che aveva delle questioni da sistemare prima che calasse il buio e che se tutto fosse andato secondo i piani il giorno dopo sarebbe ripartito, non prima di essere nuovamente passato a salutarlo.

In realtà Adam non voleva che lui tornasse a salutarlo, ma omise di dirglielo, in fondo poteva anche sopportare un’altra mezz’ora con lui, era sempre meglio che dirgli la verità e dovergliela spiegare.

Quella notte, nel dormiveglia, gli parve di sentire dei rumori strani provenire dal fondo della strada ma scacciò quel pensiero con prepotenza anche se i rumori in questione continuavano.

Era assurdo, era semplicemente condizionato dalle insistenti domande del padre su quella casa. Del resto, ammesso che stesse succedendo qualcosa laggiù, com’era possibile che lui lo sentisse dal suo letto? L’immaginazione giocava spesso brutti tiri ed era chiaro che quello era uno di quei casi. Si tirò il cuscino sulla testa e non ci fece più caso.

La mattina seguente decise di andare a fare colazione alla tavola calda in centro, come gli capitava spesso di fare. Dopo aver ordinato si sedette a un tavolo e subito la sua attenzione venne catturata dal nome pronunciato da uno dei due uomini che erano seduti dietro di lui.

Winchester.

Si tirò indietro con la schiena per sentire meglio cercando di non dare nell’occhio, mentre la cameriera gli portava l’ordinazione.

“Sei sicuro che sia proprio lui?” disse uno dei due.

“Sicurissimo, John Winchester è in città.” bisbigliò l’altro.

“Dici che è qualcosa di grosso?”

“Non lo so, pare sia per la villa.” il tono dell’uomo lasciava capire che c’erano un mare di considerazioni dietro quell’ipotesi.

“Il poltergeist.” disse il primo, abbassando ulteriormente il tono già basso che stavano usando.

“E perché un Winchester dovrebbe scomodarsi per un poltergeist quando in città ci siamo già noi?” chiese il secondo.

“Perché noi non siamo ancora riusciti ad avere la meglio su uno stupido poltergeist.” ribatté seccato l’altro.

“E così arriva la cavalleria eh? Il cacciatore più rinomato di questi tempi.” disse ironicamente l’uomo più vicino ad Adam.

“Speriamo soltanto che sia qui per quello e che ciò a cui sta dando la caccia da anni non sia nei paraggi.” si limitò a dire l’altro, prima di passare a tutt’altri discorsi.

Adam era perplesso.

Poltergeist?

Tipo quelli che si vedevano nei film?

In un’abitazione a pochi passi da casa sua?

Di sicuro aveva capito male.

Quel genere di cose non erano reali, non esistevano, non potevano esistere.

Scosse la testa energicamente, come per convincersi di aver capito male.

Poi gli tornò alla mente ciò che avevano detto di John.

Cacciatore.

Il più rinomato di questi tempi.

Suo padre era un meccanico.

Uno che riparava auto.

Magari nei fine settimana si dilettava ad andare a caccia o a pesca, come molti altri uomini, ma di sicuro non era rinomato e non era andato fino a Windom per cacciare.

Per cacciare un poltergeist per giunta.

Era semplicemente assurdo.

E poi cos’era ciò a cui, stando a quei due, stava dando la caccia da anni?

Quel discorso era completamente insensato, doveva aver capito male, sicuramente aveva frainteso tutto.

Magari non parlavano nemmeno di suo padre, che sicuramente non aveva l’esclusiva sul cognome Winchester, senza contare che il nome John non era certo dei più originali.

Ok, stavano parlando di lui per forza, quante possibilità c’erano che due John Winchester fossero arrivati in città lo stesso giorno e con la stessa morbosa attenzione per quella stupida casa? Che non aveva nessun poltergeist al suo interno, perché i poltergeist non esistevano?

Quella gente doveva essere matta.

Magari anche suo padre lo era.

Si alzò senza terminare la colazione e andò al bancone a chiedere se poteva consultare l’elenco telefonico.

C’erano tre officine meccaniche in Windom, ma nessuna appena fuori città.

Quindi, o John aveva una strana concezione di fuori città, oppure non era lì per scambiare ricambi o consigli o qualunque altra cosa con un amico meccanico.

Quel pomeriggio il padre tornò a trovarlo come aveva promesso, ma invece di congedarsi gli disse che sarebbe rimasto in città un altro giorno.

“Come mai?” gli chiese nervosamente, non sapendo quale altra domanda fargli.

“Per-“

“Ha a che fare con la casa, vero?” lo interruppe.

“Adam, non so di cosa tu stia-“

“Cos’è un cacciatore?” lo interruppe nuovamente, era stanco di non capire, di non sapere chi fosse realmente suo padre.

“Adam... - la risposta morì in gola a John, probabilmente gli aveva letto negli occhi che lui sapeva qualcosa e che non aveva intenzione di far finta di niente, non stavolta. - Ok, sei grande abbastanza per conoscere la verità.” sospirò alla fine, cedendo.

Non era un meccanico, non lo era per nulla.

Era un cacciatore.

Non di quelli che si dilettano il weekend a sparare a piccioni o leprotti, lui cacciava... cose.

Era la maledizione di famiglia, era ciò da cui aveva tentato di tenerlo lontano.

Era ciò che non gli avrebbe mai permesso di diventare.

Essere cacciatore significava non avere una casa.

Significava farsi odiare da uno dei suoi due figli, al punto da farlo scappare all’altro capo dell’America in cerca di qualcosa di meglio.

Significava dover costantemente mentire a tutti.

Significava non potersi permettere di creare un legame solido con il figlio che aveva scoperto solo da pochi anni di avere.

Gli aveva raccontato tutto questo e poi, al calar della sera, era scomparso dicendo che doveva sistemare il poltergeist una volta per tutte.

“Devi essere contento di non portare il cognome Winchester.” gli aveva detto congedandosi.

E non era tornato a salutarlo.


***


Adam era senza parole.

Il campanello di casa aveva suonato, lui era andato ad aprire e si era trovato di fronte John Winchester.

John Winchester come il suo padre biologico.

John Winchester come l’uomo che andava a trovarlo solo il giorno del suo compleanno, giorno che era ancora ben lontano.

“Non mi fai entrare figliolo?” gli chiese il padre, fermo sulla porta in attesa che lui si decidesse quantomeno a dire qualcosa.

“C-certo, entra.” gli rispose, scostandosi per lasciarlo passare.

Erano passati circa dieci giorni da quando l’uomo gli aveva rivelato la verità.

Dieci giorni che lui aveva passato a chiedersi come fosse possibile che certe cose fossero reali, come si poteva vivere girando l’America cacciando entità soprannaturali.

Dieci giorni che aveva passato evitando la madre il più possibile, chiedendosi se lei sapesse la verità e quanto dolore le avrebbe procurato sapere che ora anche lui ne era a conoscenza.

Dieci giorni passati a fare ricerche su internet per capirne di più.

John entrò, e solo in quel momento Adam si accorse che non era solo.

“Lui è Thomas Carlson.” gli disse presentandoglielo.

Adam non disse niente, si limitò a fissarlo confuso.

“Fa ciò che devi Tom.” così dicendo John gli voltò le spalle e, ancor prima che riuscisse a capire cosa stava succedendo, colui che rispondeva al nome di Thomas Carlson aveva attirato i suoi occhi nei propri.

Gli disse di rilassarsi.

Di non pensare a nulla.

Adam sentì i nervi distendersi e piano piano iniziò a perdere la percezione di ciò che gli stava intorno.

Thomas Carlson, l’aveva già sentito da qualche parte.

L’uomo tirò fuori da una tasca una specie di pendolino e prese a farglielo oscillare di fronte agli occhi.

Un ipnotista, aveva letto di lui su un forum.

Un ipnotista di quelli potenti, stando alle leggende urbane.

Quando formulò quel pensiero, Adam tentò istintivamente di distogliere lo sguardo ma la forza di Carlson lo teneva inchiodato lì, sguardo fisso al pendolino e mente aperta alle sue parole.

Si rese a malapena conto di John che se ne andava.

Tutto intorno a lui prese a vorticare velocemente e si sentì mancare.

Qualcuno lo aiutò a sedersi per terra.

Quando si riprese, non ricordava nulla del perché si trovasse seduto sul pavimento.

Non ricordava nulla delle due visite di John Winchester.

Non ricordava nulla sulla sua vera identità.

C’era solo vuoto a riguardo, nella sua mente.

   
 
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