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Autore: Appleeatyou    01/07/2010    4 recensioni
Seguito di "Il resuscita morti".
Poche ore dopo, Inuyasha aveva finalmente scordato il motivo per cui per quasi mezza mattinata aveva guardato il telefono in tralice, come se fosse un serpente pronto a mordere. Era occupato a riordinare la camera da letto,cosa che detestava fare più di ogni altra perché ogni singolo oggetto di quella stanza gli ricordava Sesshomaru. Eppure avvertiva che prima avesse tolto di mezzo quei gingilli e prima avrebbe ricominciato a dormire lì.
Fanfiction partecipante al 2010: a year together, indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }
Ispirata da un racconto di Stephen King.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inuyasha, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del Vinti.'
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Grazie a chi ha letto Hide-and-Seek.

Grazie ai commenti, a chi ha messo la storia tra le seguite, tra le storie da ricordare e tra le preferite.

Grazie a chi ha letto.

Grazie a chi mi ha inserita tra gli autori preferiti. E’ un immenso piacere, per me.

 

Passiamo alla storia di oggi.

 

 

 

Nickname sul forum: Erena-chan
Nickname su Efp: Erena
Titolo della fanfiction: The call – Rispondi [30 Giugno] 
Pairing: SesshomaruInuyasha
Personaggi: Sesshomaru, Inuyasha, il Telefono e i Bip.
Generi: Generale, Sovrannaturale.
Warnings: Shonen ai, ma appena accennato. Linguaggio colorito.
Credits: Inuyasha è di Rumiko Takahashi. La storia è mia e la userò come arma di sterminio di massa.

Titolo del contest: Fanfiction partecipante al 2010: a year together, indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Prompt: 101. Bip, bip, bip
Note personali: Seguito di “Il resuscita morti”.

Inuyasha è nella stessa identica situazione di prima, solo che ci sono circa due mesi in più rispetto all’episodio del whisky resuscitativo – lol –

Qualche piccola precisazione:

Kyosho’s: una ditta giapponese che produce gioielli.

Fukuoka: centro commerciale sempre giapponese.

Non so se a Fukuoka ci sia una filiale della Kyosho’s... lasciate passare questa piccola licenza poetica.

[Anche questa storia avrà un seguito. Ovviamente, non può finire nel modo de merde di quest’ultima e della precedente.]

Attenzione, linguaggio colorito. Stavolta Inuyasha e Sesshomaru parlano, e si vede LoL J.

Ho letto molte volte la one-shot, non ci dovrebbero essere errori. L’unico periodo che non mi convince è questo:

Spezzò l’abat-jour che capeggiava sul ripiano, ma era un piccolo prezzo da pagare a confronto del pensiero che, se non ci fosse stato un qualunque ripiano al quale Inuyasha  avesse potuto appoggiarsi, sarebbe stramazzato al suolo.

Non sono convinta del tempo verbale che ho usato… c’è qualcosa che non va. Ma non riesco a capire dov’è l’errore! Se qualcuno lo notasse e me lo indicasse, gliene sarei grata! Piccolo appunto: l'idea parte da un racconto di Stephen King, contenuto nella raccolta "Crepuscolo". Il racconto dovrebbe intitolarsi New York Times in offerta speciale, se non ricordo male. Praticamente devo a quel racconto il geniale utilizzo dei Bip e della chiamata dall'oltretomba, anche se la storia è diversa per struttura e tono. Diciamo che ho preso l'anima del racconto e l'ho bellamente usata per la mia storiella... ma secondo me era il seguito ideale per "Il Resuscita Morti", e ancora non ho cambiato idea!

 

Come al solito, buona lettura!

 

 

 

 

The call - Rispondi.

[30 Giugno]

 

 

 

 

 

 

Parte 1 – Squilli

 

Inuyasha era appena entrato in casa quando il telefono smise di squillare.

Si avvicinò all’apparecchio del salotto, maledicendo la maledetta segreteria telefonica che non si voleva far comprare [perché non era lui a dimenticarsi di farlo, certo che no. Era la segreteria che si rifiutava di farsi esporre nelle vetrine affinché lui si dimenticasse di comprare un apparecchio telefonico dotato di segreteria incorporata, feh!], e azionò il tasto di riselezione automatica del numero.

Questa è Kagome. Avrò scordato a casa sua qualcosa…pensò Inuyasha, posando la busta di plastica sul tavolinetto e cercando con lo sguardo le ciabatte da casa.

Non le trovò, naturalmente. Né tantomeno rispose qualcuno al telefono.

Kagome era uscita di casa? Forse gli stava portando le ciabatte di persona, abitavano a pochi isolati di distanza e lei era a dieta.

C’è qualcosa di strano.

Ma cosa, esattamente? Che Kagome fosse così premurosa da riportagli indietro le ciabatte? No, non quello: Kagome era premurosa, specialmente dopo quello che gli era… successo. E poi era davvero a dieta, e forse aveva approfittato della sua sbadataggine per fare un po’ di moto.

Oh, ma chi voleva prendere in giro? Kagome avrebbe al massimo approfittato della sua sbadataggine per venire a casa sua e verificare le sue condizioni, da brava mamma chioccia che era. E forse anche per chiedergli di rimanere qualche altro giorno da lei, dato che era terrorizzata all’idea che lui covasse istinti suicidi [cosa che era lontana dalla sua mente, grazie tante. Perlomeno, tentava di tenerla lontana, anche se era arduo con tutto quel fottuto dolore che covava in sé, neanche fosse una gallina pronta a fare l’uovo!].

C’è qualcosa di strano, sussurrò nuovamente la mente di Inuyasha, quella parte del suo inconscio che probabilmente aveva intenzione di provare ad andare avanti e cercava di rimanere, almeno per qualche tempo, priva di scossoni emotivi. E solo allora, finalmente, capì.

Il telefono era muto. Non stava squillando, non aveva composto numero. C’erano solo dei click acustici, e finalmente una voce femminile piuttosto nasale parlò.

Siamo spiacenti, il numero che ha provato a comporre non è rintracciabile. La invitiamo a riprovare più tardi.

Poi ci fu nuovamente il silenzio, seguito a ruota dal ripetitivo tu-tu di un telefono occupato, mentre la sensazione di stranezza diventava sempre più forte.

Non il numero selezionato è inesistente. Neanche il numero selezionato non risponde, la invitiamo a bla bla bla. Quella strana frase.

Il numero che ha provato a comporre [prima cosa strana] non è rintracciabile [seconda cosa strana.].

In genere se il cellulare di chi l’aveva chiamato non dovesse più prendere rete o dovesse essere spento, la voce femminile del call-center avrebbe detto il numero selezionato non è al momento raggiungibile. Non il numero selezionato non è rintracciabile. Sembrava una di quelle frasi da film poliziesco, dove il poliziotto buono deve rintracciare i sequestratori di qualche riccone.

E soprattutto quel “provato a comporre”. Quello era davvero da copione, come se a rispondergli non fosse stata una voce pre-registrata, ma una centralinista al suo primo giorno di lavoro.

Inuyasha poggiò la cornetta sul telefono con un rapido scatto, come se scottasse. Poi afferrò le buste che erano sul tavolo e le portò in cucina, cominciando a sistemare i suoi acquisti nella dispensa e nel frigorifero.

Continuò a tenere d’occhio il telefono, però. Continuò proprio a tenere d’occhio il telefono.

 

 

 

Parte 2 - Risposta.

 

Poche ore dopo, Inuyasha aveva finalmente scordato il motivo per cui per quasi mezza mattinata aveva guardato il telefono in tralice, come se fosse un serpente pronto a mordere.

Era occupato a riordinare la camera da letto,cosa che detestava fare più di ogni altra perché ogni singolo oggetto di quella stanza gli ricordava Sesshomaru. Eppure avvertiva che prima avesse tolto di mezzo quei gingilli e prima avrebbe ricominciato a dormire lì.

In fondo era una bella stanza, era un peccato che fosse sempre vuota. E vuota lo era davvero, anche se Inuyasha vi entrava e talvolta si sedeva sul letto con gli occhi bassi, cercando di trovare il giusto livello di stanchezza per addormentarsi su quel fottuto materasso.

Non ci riusciva. Non ancora, almeno.

Detestava il modo in cui si stava comportando, così lontano dal suo carattere, ma non riusciva a reagire diversamente. Comportandosi in modo così irrazionale -come evitare di dormire nel letto che aveva condiviso con Sesshomaru e lasciando i suoi vestiti nell’armadio, anche se nessuno li avrebbe usati- riusciva ad evitare di lasciarsi andare allo sconforto e soprattutto evitava di piangere, cosa che non avrebbe sopportato in assoluto.

Basta con le lacrime. Ba-sta.

C’erano già tre scatoloni raggruppati sul pavimento della camera da letto, e un quarto era sul letto. Ora la camera sembrava davvero spoglia senza l’enorme specchio che era stato della famiglia di Sesshomaru da decenni [da solo, quel coso aveva occupato uno scatolone intero], e con gli armadi semi-vuoti.

Molti degli indumenti erano già negli scatoloni, ce n’erano pochi sul letto e solo una decina ancora da togliere dalle grucce. L’unico vestito che Inuyasha non aveva piegato e che era placidamente disteso tra le coperte del letto era una camicia di jeans enorme, lunga e larga. Probabilmente era una cinquantadue, almeno tre taglie di troppo rispetto alla sua misura, ma Inuyasha aveva deciso di tenerla.

In verità un motivo c’era, ma non voleva ricordarlo. Piuttosto che ammettere di essere caduto in sciocchi sentimentalismi, Inuyasha preferiva quasi abbandonare la camicia in qualche recondito angolo di un cassetto del comodino e sperare di non scovarla mai più.

Il ragazzo cominciò a spazientirsi: più di metà delle cose in quella fottuta camera da letto erano di Sesshomaru, e lui era chiuso lì da più di due ore. In tutto quel tempo, aveva svuotato quasi tutto l’armadio e tolto lo specchio [e per togliere quel dannato coso ci aveva messo almeno venti minuti, per evitare di romperlo. La sua intenzione era di spedirlo alla madre di Sesshomaru, dato che lui non lo voleva di certo e tenerlo in camera era inutile, ed era matematicamente sicuro che se lo specchio avesse avuto anche un solo graffio, la donna sarebbe venuta lì personalmente a fare del suo culo un’albicocca spolpata.], ma c’erano da svuotare i comodini e il cassettone, e poi tutte le altre stanze. E la mansarda.

Faceva prima a vendere la casa, merda.

In verità quell’idea aveva sfiorato la sua mente più di una volta. Lui lavorava, questo sì, ma non era imprenditore come Sesshomaru. L’assicurazione sulla vita di Sesshomaru gli avrebbe assicurato assoluta tranquillità economica per un bel po’ di anni, ma non sarebbe mai riuscito a mantenere una casa come quella.

Inuyasha si avvicinò all’armadio, facendo capolino in quella scatola buia e afferrando un paio di vestiti in una mano.

Il telefono squillò.

Prima ancora che la sua menta riconoscesse che era il telefono e non il citofono ad aver suonato, tutto il suo corpo si irrigidì e la sua pelle si accapponò, e le sue dita che stringevano gli abiti si aprirono come per uno scatto nervoso e lasciarono cadere gli indumenti sul fondo nell’armadio.

Inuyasha guardò oltre la sua spalla, verso il telefono portatile della camera da letto. Lo schermo lampeggiava in sintonia con gli squilli, ma non c’era alcun numero sconosciuto sopra.

C’era un nome, e fu quello a far drizzare Inuyasha con gli occhi sbarrati.

Sesshomaru.

Il numero che lo stava chiamando era memorizzato nella rubrica, ed era il cellulare di Sesshomaru.

Inuyasha non era tipo da pensare più che tanto: scattò verso il telefono cercando di rispondere prima che gli squilli si esaurissero e l’interlocutore dall’altro lato del telefono chiudesse la chiamata.

-“ Pronto?”-

Ci fu solo un attimo di silenzio dall’altra parte del filo, poi la voce –“ Inuyasha.”-

Il ragazzo per poco non lasciò cadere la cornetta, sbiancando in volto. Era la sua voce. Non poeva sbagliarsi.

Solo lui lo chiamava Inu-yasha, con quella lieve pausa prima di pronunciare yasha. Come se avesse due nomi e non uno soltanto.

Beh, non poteva essere lui. Non lo era, punto. E fu allora che la collera montò dentro il ragazzo.

-“ Senti un po’, stronzo,”- ringhio Inuyasha furibondo –“ Non so chi cazzo sei, ma ti consiglio di piantarla con questo scherzo e chiudere questa stupida chiamata, prima che rintracci dove diavolo ti nascondi e venga a farti il culo.”-

-“ Hn.”-

Ecco, quello era un altro dei suoi segni distintivi. Quella tendenza a parlare poco e a fottuti monosillabi, al telefono. Di snobbarlo anche attraverso la cornetta.

Ma non è lui, punto.

-“ Sei tu, Naraku?”- Inuyasha si coprì gli occhi con una mano, sapendo che non poteva essere neanche Naraku. Era uno stronzo, sì, e non si erano mai stati simpatici a vicenda, ma avevano raggiunto una specie di armistizio reciproco dalla morte di Sesshomaru, e Inuyasha stesso era certo che neanche se fossero stati ancora  nemici come all’inizio della relazione Naraku gli avrebbe  fatto un tiro mancino del genere.

-“ No.”- replicò la voce in tono vagamente annoiato, come se fosse incappato in una conversazione non molto illuminante sui metodi di riproduzione delle cicale. –“ Sono io.”-

Inuyasha aveva una gran voglia di rispondere col cazzo che ci credo, ma prima che potesse aprire bocca ci fu un assordante suono acustico. Un bip fastidioso e penetrante, tanto che il ragazzo fu costretto ad allontanare la cornetta dall’orecchio. Quando il suono finì, ci furono una serie di crepitii elettrici, e Inuysha fu per un attimo assolutamente sicuro che la comunicazione si fosse interrotta. Non di meno, si mise a strillare nella cornetta –“ Ehi… ehi? Pronto? Pronto?”-

-“ Ti sento. Non gridare, cretino.”- replicò la voce dall’altra parte. –“ La batteria sta per tirare le cuoia, ma credo di avere qualche minuto… se la smetti di fare l’idiota e ti decidi a connettere il cervello.”-

-“ Sesshomaru.”- mormorò Inuyasha. Anche l’ultimo tassello era andato al suo posto, il tono di voce calmo e superbo anche quando lo insultava, come se niente  riuscisse a far alterare quella voce profonda, a farla sembrare viva.

-“ Hn.”-

Inuyasha si lasciò cadere seduto, e per pura fortuna centrò il comodino. Spezzò l’abat-jour che capeggiava sul ripiano, ma era un piccolo prezzo da pagare a confronto del pensiero che, se non ci fosse stato un qualunque ripiano al quale Inuyasha  avesse potuto appoggiarsi, sarebbe stramazzato al suolo.

 

 

Parte 3 - Conversazione.

 

-“ Sesshomaru? Dove…?”- Inuyasha provò a parlare, ma gli si formò una specie di groppo in gola e non riuscì a terminare la frase. Una vaga nebbia di shock calò sui suoi nervi, e inspiegabilmente sentì il bisogno di scagliare quel telefono contro il muro.

Una parte di lui voleva disperatamente credere che quella voce fosse proprio Sesshomaru, ma allo stesso tempo non voleva averne prova concreta: quella telefonata poteva significare che… beh, che era in contatto con un maledetto morto. E Inuyasha ricordava perfettamente quanto aveva sofferto con Sesshomaru morente, figurarsi morto e defunto. Averlo lì, ancora vivo in un letto d’ospedale ma allo stesso tempo essere lontano da lui mille miglia, seduto accanto ad un corpo che aveva perso la sua stessa anima. E no, la parte di lui che intendeva sopravvivere sapeva benissimo che non avrebbe sopportato poter parlare con Sesshomaru, poterlo vedere o salutare, ma non poterlo avere.

Vaffanculo, pensò Inuyasha. Si sforzò di parlare, ci provò con tutte le sue forze, e solo allora riuscì a finire la frase. –“ Dove sei?”-

-“ Non so.”- replicò Sesshomaru. Stavolta il suo tono di voce era infastidito, come se non potesse sopportare di non sapere esattamente dove fosse. –“ Sembra un orologio a cucù.”-

Per un attimo, Inuyasha fu talmente stupito da quelle parole che rispose quasi divertito –“ Un orologio a cucù?”-

-“ Piantala di sorridere come un idiota.”-

-“ Non sto sorr…”-

Sesshomaru stavolta lo interruppe, ma il suo tono di voce era quasi nostalgico. –“ So che stai ridendo.”-

Gli angoli della bocca di Inuyasha si curvarono verso il basso, mentre Sesshomaru continuava a parlare con una cera esitazione. –“ Ricordo come… sorridi.”- mormorò –“ Sembri un idiota, quando fai quella faccia da bravo ragazzo che sorride per qualche battuta educata…”-

-“ Cretino!”- ribatté allora Inuyasha, accendendosi come una scintilla tra due pietre focaie.

-“ Non l’avessi mai detto…”- borbottò la voce, ora annoiata, di Sesshomaru. Era il tono che usava sempre quando Inuyasha si arrabbiava per qualcosa che lui diceva o faceva. Quel tono aveva l’intrinseco messaggio di far capire ad Inuyasha quanto fossero infantili ed inutili le sue presunte “arrabbiature”, e quel tono gli dava terribilmente sui…

Ci fu di nuovo uno di quei segnali acustici assordanti, stavolta due bip-bip di fila che durarono parecchi secondi. Inuyasha cominciò a ripetere la sua litania di Pronto? Prontooo? concitati, fin quando la voce del suo ragazzo morto non tornò nuovamente nella cornetta.

-“…urlare come un idiota…”-

-“ Sesshomaru? Mi senti?”-

-“ Sì, ti sento.”-

Un altro bip, di breve durata. Stavolta Inuyasha rimase in silenzio, e dopo qualche secondo la linea tornò.

-“ Cos’è questo rumore?”- chiese non appena sentì nuovamente… beh, quando ritenne di sentire nuovamente il respiro di Sesshomaru. Essendo morto, il suo ragazzo non dovrebbe avere bisogno di respirare, ma c’era una specie di vago rumore di sottofondo che faceva capire ad Inuyasha quando la linea c’era e quando no.

-“ Ci sono altre persone, qui…”-

Ecco spiegato il mistero, pensò Inuyasha, ma non era propriamente quello che gli premeva sapere.

-“ No, parlavo di quel maledetto bip-bip!”-

-“ La batteria del cellulare. E’ scarica… quasi scarica. Non è la prima volta che provo a chiamarti.”-

Inuyasha si sentì prendere dai sensi di colpa: lui aveva passato parecchi giorni, dopo l’illusione del cimitero – anche quello era un giorno da dimenticare- a zonzo o, per meglio dire, aveva cercato di passare meno tempo possibile in casa andando a zonzo.

E Sesshomaru forse aveva provato a chiamarlo… beh, quando lui non era in casa – il settanta percento della volte, in pratica-, e… merda, per la sua infantilità Inuyasha si era negato chissà quante ore durante le quali sentire la voce di Sesshomaru?

-“ Ho provato a chiamarti prima che succedesse.”- mormorò la voce di Sesshomaru dopo un piccolo silenzio, e poi la sua voce venne coperta di nuovo da un suono acustico.

Bip.

-“…confuso, però…”-

Un altro paio di bip.

Inuyasha strinse convulsamente la cornetta, atterrito all’idea di interrompere la comunicazione con Sesshomaru. La parte razionale della sua mente non aveva accettato ancora l’idea di essere in comunicazione con un cadavere, ma non accettava neanche il fatto che quella telefonata finisse così fottutamente presto.

-“ Sesshomaru? Sesshomaru? Pronto?”-

-” …nuyasha?”- stavolta perfino la voce di Sesshomaru era leggermente concitata.

-“ Ti sento, ti sento.”- esclamò il ragazzo, tentando ti tranquillizzare più se stesso che il suo interlocutore. –“ Cosa stavi dicendo?”-

-“ Che ho provato a chiamarti prima di morire.”- disse Sesshomaru, con il suo solito modo di parlare fuori dai denti –“ E che prima di entrare nell’orologio a cucù non… non ricordo come sono arrivato. Ci sono parecchie persone confuse, qui. E tante porte.”-

-“ Porte?”-

L’altro lo ignorò –“ Ho provato a chiamarti perché ti dovevo dire…”- e si bloccò. Solo allora parve ricordare della domanda di Inuyasha –“ Sì, delle porte.”-

-“ Prendi quella che porta qui.”- mormorò Inuyasha nella cornetta. Poi, lasciando per un attimo a briglia sciolta la sua sofferenza, si mise a gridare –“ Torna qui! Trova la dannata porta giusta e torna qui!”-

Ci fu silenzio dall’altro lato, poi altri tre suoni acustici.

Bip, Bip, Bip

-“ …chiamato per dirti una cosa.”-

-“ Non ignorare la mia...”-

Sesshomaru, per la prima volta in tutta la conversazione, perse la calma –“ Razza di idiota! Come diavolo vuoi…”-

Bip.

-“ …sappia io…”-

Bip, bip

-“ …tornare?”-

-“ Sesshomaru? Non ti sento bene…”- replicò fiaccamente Inuyasha. Si sentiva svuotato, soprattutto dalla constatazione che neanche in situazioni come quelle potevano fare a meno di bisticciare.

Ci furono parecchi secondi di silenzio dall’altra parte, tanto che Inuyasha guardò il ricevitore per vedere se la chiamata si fosse interrotta – per piacere, no-.

-“ Meglio.”- disse Sesshomaru. Poi proseguì in tono di voce più calmo.-“ Credo che sia finita la batteria...”-

-“ No.”- esclamò Inuyasha alzandosi di scatto in piedi, come se potesse in qualche modo avvicinarsi a Sesshomaru procedendo verso il filo del cordless.

-“ Devi andare alla gioielleria Kyosho’s di Fukuoka.”-

-“ Sesshomaru, ascolta…”-

-“ C’è una prenotazione a nome mio. Stavo andando lì, quando...”-

Bip, bip, bip

-“ Sesshomaru? Sesshomaru?”- Inuyasha si resse al comodino, poggiando contemporaneamente la spalla allo stipite della porta.

-“ Hai capito?”- ora la voce di Sesshomaru sembrava arrivare da molto lontano. Inuyasha si affrettò ad annuire –“ Sì, ho capito! Ma tu prendi la porta giusta! Torna qui…!”-

Bip, bip

Inuyasha sentì distintamente Sesshomaru sorridere, dall’altro capo del filo –“ Non è molto fattibile, huh?”-

-“ Chi cazzo se ne frega!”-

Bip, bip, bip

-“ … buono il whisky, Inuyasha.”-

-“ Sesshomaru? Sesshomaru?”- Inuyasha si ritrovò a gridare nella cornetta come un ossesso, come se gridando avrebbe potuto mantenere viva la comunicazione.

Bip, bip, bip

Silenzio. La cornetta era muta.

Inuyasha gridò quasi per due minuti il nome di Sesshomaru, fin quando non sentì la voce dell’operatore telefonico.

Siamo spiacenti, il numero non è raggiungibile. La invitiamo a…

-“ Cazzo!”-

Inuyasha scagliò il telefono dall’altro lato della stanza. Il telefono rimbalzò contro la parete, e l’impatto fu tanto forte che la cornetta si ruppe. Al suolo piovvero una serie di piccoli gingilli che costituivano lo scheletro del telefono, poi anche la plastica della cornetta cadde con un suono estremamente stupido.

Inuyasha la fissò per diversi istanti, mandando fuori aria dalle narici come un toro infuriato. Poi sferrò un pugno al muro vicino allo stipite.

-“ Cazzo…”-

Scivolò a terra, stringendo i denti e i pugni come se volesse impedirsi di colpire di nuovo il muro e gridare. Alla fine, la sofferenza ebbe la meglio -come sempre l’aveva in chiunque si portasse un lutto relativamente fresco. La morte era impietosa sia con i vivi che con i morti: esattamente come tentava di afferrare i corpi di coloro che terminavano la loro vita, allo stesso modo era restia a lasciare la presa anche su coloro che restavano, stringendo il ricordo di chi non c’era più come un cappio spinato nel cuore dei vivi- e Inuyasha si portò i pugni al volto, con rabbia.

E pianse.

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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