Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
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Autore: meggie681    01/07/2010    2 recensioni
Questo è ciò che forse accadde dopo la notte del Telethon organizzato da George Clooney ad inizio del 2010, dove sia Colin Farrell che Jared Leto erano presenti, ma non si salutarono, tanto meno fecero foto insieme, pur essendo anche nello stesso studio televisivo. Alla domanda rivolta a Leto su chi conoscesse tra le celebrità, ne nominò parecchie, tranne Farrell.. Le canzoni di This is War e questo episodio, sanciscono, a quanto pare, la fine di un legame, che probabilmente non era semplicemente di amicizia.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spin off – Stranger heart “George Clooney ti ha telefonato?” Shannon Leto era incuriosito da quella notizia, buttata lí dal fratello Jared, tra un accordo ed una passaggio nel testo, che non lo convinceva, del nuovo pezzo Hurricane. “Sí.. parlava di una serata benefica per Haiti, una sorta di Telethon..” “Interessante, cosa dovresti fare?” “Il centralinista Shannon, rispondo al telefono, raccolgo i fondi, poi comunque potrei mettere qualcosa all’asta di mio..” “Che ne dici dei calzini sporchi che hai lasciato sul mio lettore dvd l’altra sera? Ahahah…” “Dai è una cosa seria.. Davvero li ho lasciati lí?” – chiese sorridendo - “Certo..” “Ok, non temere, tra un paio di giorni torno a casa mia, ho giá pulito tutto, riempito il frigorifero e riallacciato la luce..” – replicó Jared mestamente. Shannon si mise a sedere sul divanetto dove Jared stava accordando la chitarra elettrica, cingendogli le spalle – “Ehi, guarda che puoi rimanere tutto il tempo che vuoi da me.. Non fare lo stronzo Jared..” – “Ti ringrazio, ma devo lasciare il nido rassicurante e comodo, per rientrare nel mio covo, per ritrovare me stesso, non dico di sentirmi fuori da tutto il caos che avevo dentro qualche mese fa, da tutto quel dolore…” – tiró un sospiro profondo, chiudendo gli occhi di quel blu meraviglioso, che aveva fatto innamorare milioni di fan, ma soprattutto la persona che piú lo aveva reso felice ed al tempo stesso distrutto. “Colin Farrell.. Ci sará anche lui domani sera..” – disse quasi distrattamente - “Cosa?!.. Ora dimmi che hai giá una scusa per declinare l’invito Jared! Sono pronto a spararti alle gambe se decidi di andarci lo stesso cazzo!” “Non servirebbe a niente.. Cosa credi che non ci abbia pensato? Prima di tutto ci saranno molte persone, una marea di vip e star, un calderone di celebritá, poi è un’iniziativa seria, a me non va di declinare, peró puó darsi che rinunci Cole..” “Lo chiami ancora in quel modo? Tu vuoi convincermi che ne sei fuori Jared, ma anche questo piccolo dettaglio per me è un segno, sai?” “Lui.. lui è stato l’uomo della mia vita, l’amore della mia.. vita..” – Jared abbassó lo sguardo, aggrottando la fronte. “Non voglio tormentarti fratellino, tanto se hai deciso non riusciró a farti cambiare idea.. Spero soltanto che tu non abbia da pentirtene, per l’equilibrio che hai ritrovato con molta fatica..” – “E rompendoti i coglioni fino alla nausea, vero Shannon?” – replicó sorridendo amaro, ma Shannon in risposta lo strinse a sé, scompigliandogli i capelli castani. Il giorno seguente Jared lo trascorse tra l’armadio, lo specchio ed il parrucchiere. “Sono davvero un imbecille Tomo…” – disse dopo avere provato l’ennesima camicia. Il chitarrista dei 30 seconds to Mars, lo guardó scoppiando poi a ridere – “Vogliamo prenderci in giro Jared?” “No Tomo.. no.. Comunque Shannon mi ha giá cazziato a dovere ieri..” “Ha fatto bene. Tu stai facendo ogni cosa per quell’irlandese del cazzo.. Non ti ho mai visto stare cosí male, forse hai dimenticato che quasi morivi per lui?” – disse serio. Jared andó a sedersi sul tappeto in stile optical, vicino a lui, con due camice a quadri in mano – “Sí me lo ricordo.. E ricordo anche che se non ci fossi stato tu non sarei qui ora..” – “Appunto. Speri ancora che torni? Guarda che lui se solo gli facessi un fischio, correrebbe come un ghepardo nella savana.. Ma non fa per te, ora poi ha anche un altro figlio, forse si sposerá, ma ti rendi conto in quale situazione di merda ti infileresti di nuovo se gli aprissi di nuovo il cuore..? E le gambe! Ahahahah…” – “Cazzo Tomo.. Sí, ok, non posso darti torto..” – “Eravate troppo in sintonia a letto, questa è la veritá e tu ne sei stato succube, lo sarebbe chiunque, anche Colin lo era, perché proprio a letto trovavate sempre il modo di perdonarvi a vicenda, non dico che tu sia un santo, ma sei sempre stato buono e lui come ti ha ripagato?” – “Almeno con te riesco a riderci sopra.. Piú o meno..” – scrolló le spalle, mentre Tomo alzava le maniche delle bluse che Jared non aveva ancora scelto – “Quella scura.. Cosí fará pendant con la tua faccia, che ne pensi?” Capelli un po’ sparati, barba accennata, colori tra il nero ed il marrone, smagrito dall’ultima volta che Colin lo aveva visto, anche lui tutto in nero, o quasi, barba sagomata, ad incorniciare un viso un po’ tirato, ma in splendida forma, capelli corti e nessun sorriso per lo scatto di rito, da pubblicare in rete. Si squadrarono a distanza, mentre l’uno non guardava l’altro, fatti poi sedere lontani dall’organizzazione, come se sapessero della frattura avvenuta nella loro amicizia, sulla quale qualcuno aveva nutrito almeno un dubbio, soprattutto dopo Alexander di Oliver Stone, ma che poi avevano saputo custodire, proteggendola dal gossip e dalla cattiveria di quel mondo cosí mediocre. Nemmeno un saluto, una foto, un cenno, niente di niente. Jared aveva sentito una fitta allo stomaco, arrivando nello studio televisivo, ma aveva ragione, c’era troppo caos perché qualcuno facesse caso al loro atteggiamento distaccato. Il mondo non girava intorno a Colin Farrell e Jared Leto. Colin ricevette una telefonata dalla compagna Alicja. Rispose distrattamente, seguendo Jared con lo sguardo, sperando che gli andasse vicino almeno per dirgli un semplice ciao, ma non accadde. Una serata fantastica, dal punto di vista spettacolare, musica, interventi, anche Jared fu intervistato, ma, alla domanda su quali star presenti conoscesse, lui ne elencó solo alcune, dimenticando volutamente il nome di Colin. I ritmi incalzanti della tv imposero al cronista di passare subito all’ospite successivo, anche se forse un dubbio era venuto anche a lui. Jared si sentí sollevato e non badó alle domande che rivolsero a Colin, che furono, peró di tutt’altro genere. Era troppo impegnato al suo telefono, cosí da estraniarsi un minimo dal contesto, che diventava ogni minuto piú opprimente. La festa organizzata da Clooney doveva essere proprio grandiosa, ma Jared non ci pensó due volte ad infilarsi nel parcheggio sotterraneo, per risalire sul proprio fuoristrada nuovo e tornare a casa, senza altre esitazioni. Si muoveva con disinvoltura a Los Angeles, spesso da solo, in auto o bicicletta, quindi anche in quella occasione aveva rinunciato all’autista che lo staff gli voleva mandare. Fece scattare le sicure con il comando a distanza ed aprí lo sportello, guardando lo specchietto retrovisore esterno, soprappensiero. Fece quasi un balzo quando ci vide riflessa una figura scura, che un attimo dopo fu illuminata dalla luce dell’abitacolo: era Colin. “Ciao Jared.” “Cazzo Cole, a momenti mi fai venire un infarto!... Ma che diavolo..” “Anche io sono felice di vederti..” – disse sorridendo, avvicinandosi a lui. “Capisco che non ci parliamo da mesi, ma almeno un saluto potevi farmelo quando eravamo in studio..” “Ah ecco, un saluto, magari una foto con una bella pacca sulla spalla? Cos’è avevi paura di qualche sgradevole pettegolezzo o domanda scomoda a casa? Che stronzo che sei..” Colin rimase un attimo spiazzato dalla durezza della voce di Jared, abbassó gli occhi, facendo un passo indietro: “No.. era solo perché mi avrebbe fatto molto piacere, ma è evidente che lo pensavo soltanto io.. Ti chiedo scusa.” “Ok, ci siamo salutati, ora devo andare, mi stanno aspettando.” “Chi ti sta aspettando?” – domandó fissandolo, creando nel suo animo un imbarazzo crescente: “Un bel, fatti i cazzi tuoi, ci starebbe bene, ma visto che non sono un troglodita, ti confesso che è solo mio fratello ad aspettarmi a casa sua. Mi guardo bene dall’avere altre storie, almeno per i prossimi venti anni almeno..” “Vivi a casa di Shannon adesso?” “Sí.. ma torno a casa mia lunedí..” – “Avevamo un gatto..” – “L’ho regalato a Tomo, lui li adora, non ti preoccupare.” – “Veramente mi sono preoccupato solo di te, ma non è il caso di parlartene ora, sei troppo arrabbiato Jay..” – “Non chiamarmi Jay e per favore non cercarmi piú, credevo di avertelo detto, mi sembrava che lo avessi capito, adesso tornatene a casa dalla tua nuova ragazza, dal bambino, da chi cazzo ti pare, a me non interessa credimi.” Dicendolo salí in auto, ma Colin lo prese per un braccio bloccandolo: “Allora perché stai tremando, Jay?” Jared salí ugualmente, liberandosi da quella presa decisa, ma Colin prese posto velocemente al suo fianco, per potere continuare la conversazione, che lui lo volesse o meno: “Cosa stai facendo Cole, cosa cazzo stai facendo?!?” – urló, quasi disperato – “Quello che anche tu vuoi Jared. Sono qui e dobbiamo parlare. E puoi chiamarmi Cole, a me fa solo piacere.” – “Io chiamo la polizia se non te ne vai entro due minuti.” – “Non lo farai e per dirgli cosa? Anche i sassi sanno che siamo amici, cosa gli racconti, che ti stavo molestando? Risponderó che ti avevo chiesto solo un passaggio.” – disse ridendo sarcasticamente. Jared si mise le mani tra i capelli, guardando al cielo di cemento armato e neon di quella rimessa, poi sedendosi sul fianco, tornó a guardare Colin: “Ok.. come vuoi, sicuro di volere parlare Colin? O vuoi.. che so..? Un pompino? Magari poi te ne vai, ok? Magari una scopata, cosí forse sparisci!” – “Ma cosa stai dicendo..? Cosa cazzo stai farneticando Jared?” – alzó anche lui la voce, era esasperato dal muro alzato da Jared, non immaginava che sarebbe stato cosí complicato riavvicinarlo. “Tu ed io abbiamo sempre fatto l’amore.. Lo hai dimenticato evidentemente..” “L’amore Cole..?” – rise mestamente, trattenendo le lacrime a fatica – “L’amore lo abbiamo fatto tante volte, è vero… Ma il male che hai portato nella mia vita, supera di gran lunga tutti i momenti decenti, credimi.” – “Per quello che puó servire, ti chiedo scusa Jared.. Te l’avró chiesta molte volte, ma oggi la mia è davvero una supplica..” – “Una.. una supplica? Chi è quello che ora sta farneticando Cole…?” – gli domandó allargando la braccia, stringendo il volante ed il poggiatesta con le mani, il respiro sempre piú affannoso – “È stato un inferno Jared.. tutto questo tempo.. è stato uno schifo, per me, sopravvivere alla fine della nostra storia..” – “Uno schifo..? Davvero? Dovevi pensarci prima, dovevi tenerti stretti i pantaloni e non solo, dovevi credere in me, visto che mi amavi cosí tanto, aspettarmi, ti avevo chiesto solo un minimo spazio, ero a pezzi, tu mi avevi rassicurato, lo ricordi questo? Invece te ne vai in Europa e te ne torni con la tua bella famigliola felice, finta almeno quanto sei finto tu adesso.. Non posso crederci, non posso credere che tu sia qui, a parlarmi in questo modo Colin, a dirmi tutte queste balle, per cosa poi? Cosa vuoi ancora da me..?” “Te lo giuro sulla testa dei miei figli, non sto fingendo Jared...” “Bastaaa!!!” – il suo grido veniva dal profondo delle sue viscere, ma Colin in tutta risposta gli prese il viso tra le mani, raccogliendo le lacrime ormai traboccanti, baciandolo sulla bocca, sugli occhi – “Ti prego.. Cole ti prego.. non farmi questo..” – glielo disse a bassa voce, esausto, afferrandogli le braccia, nel tentativo di respingerlo, ma fu tutto inutile. Iniziarono a baciarsi, Colin lo stringeva a sé, dopo avergli alzato la camicia, infilando le proprie mani gelide, cercando la sua schiena liscia e calda, perdendosi in carezze che Jared aveva sognato in tutte quelle notti di amara solitudine. “Non mandarmi via.. Jared ho bisogno di te.. Facciamo l’amore.. una volta soltanto, ancora una volta e se poi me lo chiederai, io me ne andró, per sempre.” – lo guardó fisso negli occhi, per poi baciarlo ancora, intensamente. Fecero il tragitto verso la casa di Jared nel silenzio piú totale. Entrando sentirono nell’aria un buon profumo di pulito, la ditta incaricata aveva fatto un ottimo lavoro, le lampade azzurro verdi dell’ingresso si accesero, come tutti i punti led distribuiti nei vari angoli: nulla era cambiato nel loft di Jared, che si tolse la giacca, appendendola all’attaccapanni acquistato in Africa ai tempi del film Lord Of War. Colin restava alle sue spalle, seguendolo con le mani in tasca, quasi timoroso di dire o fare la cosa sbagliata. Jared si appoggió alla parete, guardandolo finalmente, inclinando la testa, gli occhi lucidi, le braccia dimenticate lungo il proprio corpo, abbandonato o rassegnato agli eventi, in apparenza. Colin posó le proprie mani sui suoi fianchi, stringendoli un attimo dopo, spingendo il proprio corpo contro al suo, baciandolo profondamente. Le braccia di Jared si sollevarono, prima per abbracciarlo, poi per spogliarlo, cosí come Colin stava facendo con lui. Jared strappó la camicia di Colin, facendola scendere a forza, mentre la propria casacca gli veniva sfilata dalla testa, poi di nuovo a stringersi, baciandosi quasi selvaggiamente, come a sbranarsi, azzannando la vita e l’amore che era stato loro negato, le unghie di entrambi pronte a lasciare un marchio sull’altro. I pantaloni scesero senza neppure essere slacciati, tanto erano dimagriti, bastó un lieve sforzo, cosí come a Colin una fatica relativa nel sollevare Jared, ormai nudi, l’abitudine di non indossare biancheria non l’avevano persa, prendendolo per le cosce, cosí che le sue gambe riuscirono ad agganciarsi alle anche di Colin, ormai devastati da un’eccitazione che toglieva il respiro. Il letto di Jared era ancora sistemato nel soppalco, al quale si arrivava con una breve scala in legno. Ad ogni scalino Colin gli dava un bacio, succhiandogli la lingua, poi i capezzoli, arrivando al pianerottolo, tutto in parquet scuro, dove si allungarono, Jared sempre sotto di lui, che allargandogli le gambe, spingeva ancora di piú il suo sesso contro il suo ventre tonico e desiderabile. Duró solo un attimo quell’assalto, perché un momento dopo erano sul letto, dove avevano fatto l’amore centinaia di volte. Quella forse sarebbe stata l’ultima. Colin si mise in ginocchio, tra le cosce magrissime di Jared, le sue mani salirono dai fianchi al suo petto, alle sue spalle, al collo, al viso, in un’infinita carezza: lo guardava, con tenerezza adesso, mentre Jared quasi se ne dispiaceva, come se Colin avesse spezzato il ritmo di quella tensione erotica, che lo faceva impazzire, ma restava immobile, respirando forte: “Ti amo Jared.. Ti amo da quando ci siamo incontrati, ti amo anche da prima di quel giorno, ti amo cosí tanto che non ricordo un solo momento di tutta la mia vita, in cui io non ti abbia amato..” – scese fino alle sue labbra, dandogli un lungo bacio, ancora uno, prima di fargli l’amore. Una leggera pressione ed il suo sesso lo penetró, un movimento piú deciso e l’amplesso a cui stava per dare vita, a Jared sembró il migliore di sempre: il piacere che provava palesava da ogni sua espressione, dalla bocca che si schiudeva cercando aria, la sua schiena che si inarcava, mentre Colin con colpi continui e sempre piú definiti raggiungeva le punte piú alte di quell’ebbrezza. Un attimo prima di godere, si fermó, cercando nuovamente le mani di Jared, con le quali si era aggrappato da poco alla testata del letto, fatte barre di ottone lavorato. Le strinse, mescolando al sudore del volto due lacrime, che accompagnarono le sue parole – “Jared… Jared…” – ripeteva il suo nome, mentre veniva, a lungo, sembrava non finire mai. Lo raccolse a sé, mettendosi a sedere, incrociando le gambe, quasi a cullarlo, anche se avvinghiati a quel modo, ricordavano una figura del kamasutra, seducenti e bellissimi, illuminati dal sudore dorato, Jared che stringeva per la nuca il volto di Colin, pronto a riceverlo, dopo altri baci irrinunciabili. Il padrone del suo cuore, come a volte chiamava il suo Jay, era pronto a dargli quello che desiderava da tanto tempo, nessuno dei due avrebbe cercato un altro uomo. Colin si liberó scivolando sotto al corpo di Jared, che volle possederlo lentamente, per assaporare ogni frammento di gioia, come lucidi specchi, piantati nel suo cuore sanguinante, completamente distaccato da una mente che voleva imporre un unico obiettivo, cioè che quella fosse davvero l’ultima volta. Le sue mani fecero presa sulle spalle di Colin solo per entrare dentro di lui, per poi scorrere fino ai suoi polsi, che Jared impugnó come un guerriero afferra la propria spada ed inizia a combattere, ma quella non era una battaglia, quella era una resa incondizionata. Si muoveva piano, infossando ogni movimento all’estremo confine del corpo di Colin, che ripeteva il suo nome, anche nella sottomissione, per sentirlo piú vicino, per auto convincersi che poteva esserci ancora una speranza nel loro rapporto. Desiderava durasse all’infinito, per non sentirgli dire “..vattene, sparisci dalla mia vita”, come era successo quando lo aveva cacciato da quella casa, alla notizia del suo fidanzamento e soprattutto del secondo figlio in arrivo, da una ragazza della quale Jared non aveva mai capito bene la personalitá, cosí come non era riuscito a decifrare la natura di quell’amore che doveva legare a lei Colin, ma che quest’ultimo non era riuscito a spiegargli veramente. Niente dura per sempre. Sarebbe ridicolo. Un giorno lontano, un’estate quasi dimenticata, sulla spiaggia di Miami, alle sette di mattina, una coperta stesa sulla sabbia, una manciata di giochi per fare divertire James, il primo figlio di Colin, affetto da una sindrome che ne ritardava la crescita, sia fisica che mentale, un bambino che Jared adorava, con il quale era in sintonia, con la sua voce, la sua musica, che il piccolo ascoltava come incantato da quell’angelo. Gli occhi di Colin, che ammiravano la sua pazienza e la naturalezza che il suo Jay aveva con James. Quello era uno dei tanti momenti ai quali Colin pensava quando era insieme alla compagna, del loro piccolo Hanry, insieme ai nonni materni, avvicinandolo con il pensiero alla propria famiglia a Dublino, che si era affezionata molto a Jared, invitandolo a Natale ed ospitandoli quando con il gruppo suonavano in Irlanda. Tutte quelle persone gli avevano regalato istanti felici, ma Colin avrebbe voluto accontentare tutti, per sempre. Impossibile. Quasi ridicolo, forse. I gemiti di Colin suggellarono l’orgasmo di Jared. Era sfinito: “Non ho dormito questa notte Jay… Ero troppo teso al pensiero di ritrovarti..” – “Non preoccuparti, riposati, puoi dormire quanto vuoi.. Io resto qui..” – gli disse accarezzandogli i capelli. Jared si sentiva frastornato, ma volle alzarsi, per andare al proprio notebook, appena Colin crolló, per scrivere un’email a suo fratello.
   
 
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