Les doigts de la nuit
È
quasi buio, ormai. Le tenebre stanno scendendo anche sull’accampamento,
accarezzando con dita di seta nera le tende e imprimendo alle menti degli
uomini le prime avvisaglie del sonno e della pace delle membra.
È
quasi buio, il sole si sta tuffando dietro il profilo delle colline e spande i
suoi ultimi raggi nel cielo accendendolo di tinte infuocate, come ultimo
tributo al giorno e primo omaggio alla notte; e il manto del firmamento pare
affogare nel sangue che bagna la terra del combattimento.
Francia
affonda le dita in biondi capelli, stringendosi appena di più al suo amante, e
Scozia mugola qualcosa di senza senso, armeggiando coi suoi abiti, cercando di
slacciare lacci e fermagli con le dita callose.
È
quasi buio, lo sentono entrambi come una carezza sulla pelle sudata, un brivido
d’aria fresca che è inesprimibile a chi non avverte costantemente su di sé la
compresenza di altre migliaia di vite: è la sera che avvolge piano la loro
essenza di nazioni, accompagnandoli per mano nel deliquio che loro è concesso.
Scozia
incespica in qualcosa, perdendo un istante l’equilibrio e interrompendo il
bacio famelico che li univa; si aggrappa malamente alle sue spalle, Francia
ride e gli barcolla addosso divertito, quasi a prenderlo in giro, l’altro
sorride malefico e per vendetta gli pizzica un fianco, facendolo contorcere dal
solletico.
Poi
le loro labbra s’incontrano di nuovo, assetate, con selvaggia necessità, si
scontrano, si lasciano, si mordono e s’accarezzano. Animate dal fuoco caldo che
brucia nei loro petti, ardono a loro volta nel desiderio, insoddisfatte del
loro moto. Francia si lascia cingere, socchiudendo appena le palpebre.
-Tu es la chose la plus merveilleuse
que j’ai jamais vu- sussurra, roco, attardando le dita sugli
addominali delineati, carezzandoli con lievi moti circolari dei polpastrelli;
Scozia emette un singulto al suo orecchio, leccandogli delicatamente il lobo, e
lo trascina dentro la tenda, al riparo da sguardi indiscreti, prima di aprire
con un gesto secco del polso il camiciotto azzurro che l’altro indossa.
-Ti
correggo, my dear…quello
è Arthur, non io-.
Francis
ha un sussulto che muore in un gemito, al sentire la lingua umida dell’amante
scivolare lungo la sua giugulare, e strabuzza gli occhi, avvertendo una fitta
di sofferenza che non ha nulla di puramente fisico.
-ècosse… ècosse…- mormora, tremando appena sotto le sue mani,
avvertendo la consapevolezza di stare sbagliando per l’ennesima volta e di non
essere davvero in grado di tornare indietro e di voler in qualche modo
rimediare. Perché lo vuole, sì, anche se è l’ultima cosa che dovrebbe fare, lo
vogliono entrambi per quanto si punzecchino sull’argomento, e faccia male a tutti
e due, seppur in modo diverso. Tutti, ma non Scozia. Tutti, ma non lui.
Perché
non sta cercando l’appagamento fine a se stesso, tra le sue gambe, e lo sanno
perfettamente entrambi.
-Shhhh…va
bene così. Va bene così-
Dita
che conoscono la guerra meglio di ogni altra cosa gli accarezzano piano il
capo, lo cullano appena con una rassicurazione fallace e Francia chiude gli
occhi, abbandonandosi ad essa. Chiude gli occhi e lo bacia di nuovo,
spingendolo piano sul letto, e si dice che tanto è inutile, che l’inferno lo
attende dall’alba dei tempi e non fa differenza. Che sbagli ancora, che pecchi
di nuovo, che s’illuda di aver raggiunto la meta.
È
quasi sera, la notte arriva, ma va bene così.
Yes,
l’Auld
E poi, sì, ne avevo proprio bisogno XD
Besitos
wolvie