Avvolto dalle spire possenti di Nagini, Severus, la mente offuscata dal dolore, rimpiangeva l’immagine che avrebbe lasciato di sé ai sopravvissuti.

Il cattivo, doppiogiochista, ASSASSINO!

Questo avrebbero pensato di lui.. lui che aveva salvato Draco dall’accusa di omicidio, lui che aveva lottato con tutte le sue forze per guarire il suo preside, lui che mai aveva tradito l’Ordine.

Semplicemente lui.

Lui eroe, che moriva da traditore.

Lui uomo, che moriva da assassino.

Lui ragazzo, che si avvicinava dolcemente alla morte, rasserenato dagl’occhi verdi che già scorgeva in lontananza.

E nella sua testa le grida di dolore provenienti dalla battaglia giungevano attutite, sostituite da un silenzio sordo, deja vu di un dolore passato: nemmeno questa volta era riuscito a impedire la morte di innocenti.

Prima Lily, ora Hogwarts.

Si era ripromesso che avrebbe salvato il figlio del suo unico amore a tutti i costi, ma lasciando quel mondo avrebbe abbandonato quel ragazzino così stupidamente coraggioso nelle mani di un crudele, ma abile, omicida. Avrebbe fallito, di nuovo.

A nulla erano valsi i suoi sforzi, a nulla il suo dolore, a nulla quei mesi di sporca agonia in cui era stato l’antagonista di un film drammatico.

Ed era sempre stata così la sua vita, fin da ragazzino: non era mai il vincitore, sempre e solo il perdente; non era mai l’eroe, sempre e solo il carnefice; non era stato amato, era stato colui che aveva amato, e che ancora amava.

Specchio dei suoi pensieri una cerva argentea prese vita dal nulla, evocata da una magia eterea… evocata dall’amore.

Fu questione di pochi secondi, e Severus si sentì osservato: voltò il capo in direzione di due occhi verdi e cedette i suoi pensieri all’unico mago che avrebbe potuto porre fine al dolore del popolo magico.

Dopotutto la gente avrebbe conosciuto la sua storia, la sua memoria sarebbe stata salva da accuse indelebili.

Con ultimo sguardo a quegl’occhi che forse avrebbe potuto incontrare di nuovo di lì a poco, Severus Piton si abbandonò al sonno eterno.

Addio, eroe.