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Autore: artemide88    03/07/2010    11 recensioni
Bella è una scrittrice nata e anche il suo più acerrimo nemico, Edward glielo riconosce. i loro battibecchi sono all'ordine del giorno...
una rivalità ricca di elettrica attrazione, un concorso di scrittura e una bozza gettata nel cestino...questo è Plagiarize.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My Angel'
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plagiarize N. B. : questa storia non ha intenti polemici.
Meglio spiegare perché e come nasce questa ff.
L’ho scritta soprattutto per prendermi in giro, dopo aver sbollito una rabbia che mi aveva assalito per un motivo infondato.
Nasce perché, anche se dico sempre che non do molta importanza alle mie storie, io ci metto davvero l’anima. con essa ci finiscono dentro, emozioni, sensazioni, passioni, paure.
Plagiare una storia è come rubare un po’ di anima, e con essa, un po’ di sensazioni. Per favore, lasciatemi anche le mie paure.
Ecco perché nasce Plagiarize. Prendetela come una storiellina qualunque...



PLAGIARIZE

Isabella Swan, da tutti conosciuta come Bella, era la miglior scrittrice della sua classe, e di questo era maledettamente fiera. Non era la sua unica qualità, ma...quando scriveva la sua anima si librava in alto, trasportandola in mondi lontani, in posti sconosciuti, facendola sentire viva e libera...la sua anima si apriva e le sue sensazioni erano amplificate. Perché lei non scriveva con le parole, lei scriveva con l’anima.
Anche il suo più acerrimo nemico, il suo compagno di banco, Edward Cullen, conosciuto da tutti nella scuola per la sua incredibile bellezza, che nascondeva una mente eccelsa in tutte le materie, riconosceva a Bella la sua capacità di rendere con poche parole un mondo intero. Era l’unica cosa in cui si faceva battere, ma non per questo non gli rodeva non essere il primo anche in quel campo.
Come ogni mattina i due compagni di banco non si salutarono ma si guardarono in cagnesco, non si sopportavano. Anzi, più lontano stavano meglio era per la quiete della classe. Erano soliti perdersi, durante dibattiti accesi, in disquisizioni senza capo ne coda. Per migliorare il loro rapporto il professor Molina, l’unico biologo che comprendeva meglio le persone che la sua materia e dallo spiccato gusto sadico nello sperimentare le reazioni psicologiche dei suoi studenti, aveva deciso di metterli come vicini di banco. Sadismo puro. O forse aveva scorto una scintilla tra i due diretti interessati, che invece non l’avevano vista, o la ignoravano consapevolmente.
E come ogni mattina, Edward palesò la sua presenza in modo rumoroso, sbattendo lo zaino sul banco, solo per dare fastidio a Bella che aveva iniziato a scrivere su quel suo blocco di appunti fatto a mano. Aveva racconto, in tutte le stanze di casa sua, un po’ di fogli, di tutti i tipi ma con un lato bianco. Li aveva messi in ordine e li aveva fascicolati con un nastrino azzurro. Ogni volta che un pensiero le passava per la mente, lei estraeva quel suo piccolo tesoro dalla cartella e lo intrappolava sulla carta immacolata.
Quella mattina le vorticavano per la mente le immagini di un sogno...un angelo assassino...scrisse velocemente l’introduzione, per fermare almeno su carta un ricordo che piano piano scemava.
Venne interrotta dall’ingresso del preside. Tutti per rispetto si alzarono.
“seduti ragazzi.” L’uomo sorrise, cordiale. “l’associazione degli ex alunni ricorda che mancano solo pochi giorni alla scadenza del concorso di scrittura che ha indetto per voi studenti dell’ultimo anno. Ovviamente siete tutti caldamente invitati a partecipare.”
Isabella rivolse tutta la sua attenzione al preside, in piedi davanti alla cattedra. Erano settimane ormai che cercava la storia giusta da scrivere, senza che una sola idea degna di nota le sfiorasse la mente. Aveva paura di esser in quella fase nota come blocco dello scrittore. Sperò che fosse solo una crisi da foglio bianco e che sparisse presto.
“dovete inventare una storia. Non ci sono limiti di trama ma non deve superare le 3000 parole. il bando del concorso è ancora affisso in bacheca. Ricordatevi che il premio è una borsa di studio. Buona giornata e buona fortuna a tutti.” Il preside si congedò. Una borsa di studio...le serviva. Avrebbe coperto almeno in parte le spese per l’università...forse per questo Bella sentiva la tensione che le bloccava le parole. sospirando, rivolse lo sguardo alla bozza che strava scrivendo. Che quel sogno fosse una sorta di presagio? Sorrise.
“partecipi, Swan?” si informò Edward.
“paura di perdere come sempre?” lo schernì lei. Il loro piccolo battibecco venne interrotto dal professore che iniziò la lezione. Bella tornò a concentrarsi sui suoi fogli, rilesse velocemente quanto scritto, sbuffò e distrusse definitivamente quello che considerava un sogno troppo effimero e slavato per essere scritto.
Edward la osservò per qualche secondo. Distolse lo sguardo dalla sua compagna di banco, l’unica ragazza di tutta la scuola che lo innervosiva e lo attirava allo stesso tempo. si ripromise di partecipare, anche se non aveva bisogno di nessuna borsa di studi, perché quella era la sua ultima occasione per riuscire a batterla almeno una volta nel suo stesso campo.

Spazientito Edward distrusse l’ennesimo foglio. Lo accartocciò in preda alla rabbia e lo lanciò distrattamente nel cestino, sperando di fare canestro. Stava perdendo la pausa pranzo per scrivere quella dannata storia, e tutti i suoi tentativi si erano risolti in un mucchietto di fogli appallottolati fuori dal cestino. Perché nemmeno fare canestro gli riusciva quel giorno. Imprecò mentalmente per la sua imminente disdetta. Isabella Swan avrebbe vinto, ancora una volta. si alzò e andò a sistemare il disastro di carte che aveva buttato per terra. Senza fare apposta, nell’impeto del riordino fece cadere il cestino che riversò tutto il suo contenuto sul pavimento. Ecco, quella giornata era un disastro totale. L’attenzione di Edward venne catturata da un foglio scritto in modo poco aggraziato. Avrebbe riconosciuto ovunque quegli scarabocchi. Le parole erano confuse, grandi e minuscole, quasi illeggibile e asterischi e rimandi ovunque e molte righe spesse solcavano la carta, bucandola quasi, segnalavano i continui ripensamenti.
Era uno di quei fogli di Isabella, probabilmente lo stesso che l’aveva sorpresa a scrivere quella mattina che aveva trovato sepoltura tra le altre cartacce. Allungò la mano, la fermò a mezz’aria, titubante. La ritrasse, ma facendosi coraggio afferrò il foglio. Ma si, si disse, che male poteva fare solo una sbirciatina?

“Swan! Cullen! Nel mio ufficio, ora!”il preside entrò sbraitando in classe, interrompendo Molina nel bel mezzo della descrizione della riproduzione cellulare. I due compagni di banco si guardarono perplessi, mentre il preside usciva incazzato come era entrato. Molina fece loro un gesto esplicito, invitandoli ad eseguire l’ordine. Perplesso, si stava chiedendo come tutti che avessero combinato, erano i migliori studenti dell’intera scuola. I due condannati si avviarono tetri per il corridoio.
“hai fatto qualcosa?”
“io? No. tu?”
“niente degno di nota.” Rispose il ragazzo ridacchiando nervoso per l’improvvisa convocazione. Bussarono titubanti alla porta del preside che li aggredì non appena varcarono la soglia.
“mai...mai in tutta la mia carriera mi era successa una cosa del genere. In un concorso ufficiale, poi!” si alzò dalla poltrona di cuoio scuro sbattendo davanti ai loro occhi due elaborati. “li riconoscete?” i due ragazzi annuirono. “allora saprete spiegarmi perché l’incipit è uguale.” Sorrise freddo e senza gioia, quasi perfido.
“EH?” l’esclamazione di Isabella risultò un urlo. “non è possibile! Questo...” titubò e abbassò gli occhi sul pavimento. La voce, quando continuò, risultò solo un sussurro appena udibile. “questo...è un mio sogno.”
“non mi interessa chi ha copiato chi. Lascio tutto nelle vostre mani, siete adulti e dovete prendervi le vostre responsabilità. Uno dei due deve ritirare lo scritto.”
Edward venne congedato, ma il preside trattenne ancora Bella.
“signorina Swan...se posso permettermi...cambi il finale, deve esserci qualcosa di più...emozionante.”
Quelle parole però non furono udite anche al di là della porta leggermente aperta.
Quando Bella uscì dall’ufficio del preside si scagliò come una furia contro il suo compagno che prontamente si difese, consapevole di essere lui il colpevole.
“l’hai buttato via! Non venirmi a fare le prediche sul plagio, Swan.”
“l’ho buttato via, certo, non era perfetto.” Ribatté altezzosa. “e che schifo, ti metti a frugare tra la spazzatura?!”
“se copi e incolli una ricerca di Wikipedia non è plagio.”
“no, è solo idiozia.”
Edward continuò come se lei non avesse parlato. “e se tu butti una cosa, non ti appartiene più, quindi chiunque può usarla.”
“ti perseguiterò Cullen, stanne certo. Uno di noi due deve stracciare il suo testo. E quello sarai tu.” Lo minacciò prima di andarsene a testa alta verso la mensa, borbottando uomini. Borbottio al quale Edward rispose con donne...

Come gli aveva promesso, Bella nei giorni seguenti lo tartassò perché ritirasse il suo scritto. Non lo lasciava stare un secondo, lo seguiva nei corridoi, lo infastidiva durante le lezioni e la pausa pranzo. Tanto che il ragazzo esasperato, alla fine di una lunga giornata di scuola, sbottò in un corridoio vuoto. C’erano solo loro due a litigare.
“va bene! lo straccio!” sorrise furbescamente. “ma a una condizione.” La ragazza tremò solo per un secondo, indietreggiando. C’era un motivo se Edward era il ragazzo che tutte volevano, oltre ad essere bello e intelligente, era affascinate e sapeva ammaliare con il suo profondo sguardo verde.
E purtroppo anche lei veniva attratta dal suo charme. Come una falena dalla luce.
“cio...cioè?” riuscì a chiedere balbettando.
“ammetti che l’angelo assassino sono io.” Bella sbiancò all’istante, facendo un altro passo indietro e cozzando contro il muro. Edward si sporse in avanti, intrappolandola tra il suo corpo e la parete a cui si appoggiò con le mani ai lati della sua testa. Isabella avrebbe voluto scappare, tanto  era l’imbarazzo che la faceva arrossire. Sempre più rossa deglutì a vuoto.
“ammetti che mi sogni ogni notte. Nella tua bozza il killer si chiamava E. C.” i loro volti erano a pochi centimetri. Sentivano sulle loro pelli il fiato l’uno dell’altro. “il preside ha detto che il tuo finale non lo convince. Ti voglio dare un’idea...”
Bella sbarrò gli occhi quando le labbra che tanto desiderava sentire si posarono sulle sue. Quanto le aveva agognate? Ogni notte sognava quel momento e per scacciare la tentazione di saltargli addosso come una ragazzina preda degli ormoni. Lo trattava tutti i giorni con odio e indifferenza per non fargli capire il suo interesse.
“questo è il finale giusto.” Mormorò il ragazzo quando interruppe il bacio.
E la lasciò lì, con lo stomaco in subbuglio.


EPILOGO
“Bella?” sorrisi felice nel sentire la sua voce.
“sono qua!” il mio angelo era tornato a casa, probabilmente stanco come tutti i giorni. Lo facevano lavorare troppo...sorrisi di nuovo. sembravo una madre apprensiva.
“che fai?” mi chiese appoggiandosi allo stipite della porta dello studio, bello come un fotomodello. Sollevai le spalle, mentre, tentando di non farmi vedere, salvai il file sul computer. “stavi scrivendo?” annuii, non potevo nascondergli niente. mi raggiunse alla scrivania e, portatosi dietro alla mia poltrona, mi massaggiò piano e con delicatezza le spalle. mi stavo rilassando sotto il suo tocco caldo, distendendo i muscoli contratti dopo molte ore passate a scrivere.
“che scrivevi?”
“una storiella.” Risposi evasiva, ma si chinò su di me e mi baciò il collo, facendomi sospirare. Anche dopo tanti anni, mi faceva sentire una ragazzina con gli ormoni impazziti.
“la bozza per un nuovo libro?”
“no, dottore, questa storiella non verrà mai pubblicata.” Confessai. Le sue mani interruppero il massaggio.
“perché?” chiese perplesso.
“perché questa è la storia di un bellissimo angelo dannato che plagia una povera ragazza indifesa.” Rise e io mi beai del suono della sua risata.
“per fortuna che la ragazza indifesa non fosse molto innocente come voleva far credere. Visto che ha rincorso il suo sogno e l’ha baciato...”
“dettagli.” Borbottai arrossendo al ricordo di come l’avessi fermato dopo che si era allontanato per il corridoio deserto e l’avessi baciato con passione, sorprendendo non solo lui, ma anche me stessa per aver agito d’istinto.
“su, andiamo a letto che è tardi.” Mi aiutò ad alzarmi, premuroso.
“sai...ho anche allegato la storia del killer.” Confessai mentre mano nella mano, ci dirigevamo alla camera da letto. “la mia versione, naturalmente.” Precisai prima che ridesse di nuovo.
“hai scritto la nostra storia...immagino che ci sai un motivo...” insinuò mentre si spogliava. Ammirai il suo petto nudo, le mie guancie andarono a fuoco. “e dai Bella! non è la prima volta che mi vedi nudo...” insinuò malizioso. “anche se mi fai impazzire quando arrossisci...”
Non gli diedi corda o saremmo finiti male. Già gli ormoni erano troppo padroni del mio corpo... “ho scritto la storia per il bambino.”
“è...è bellissimo.” Si era avvicinato e aveva incatenato i nostri sguardi. I suoi occhi luccicavano emozionati. Si chinò sul mio ventre e lo baciò. “sarai una madre eccezionale.”
“e tu un padre meraviglioso.” Ci baciammo, trasmettendoci tutto il nostro amore. Da quel bacio rubato in corridoio ne erano seguiti tanti altri. La nostra storia, iniziata tra i banchi di scuola grazie ad un concorso di scrittura, che naturalmente avevo vinto, aveva attraversato periodi belli e periodi brutti, alti e bassi. Ma ogni volta, dopo il temporale spuntava l’arcobaleno. E presto sarebbe arrivato il nostro primogenito a rendere ancora più luminose le nostre vite e più intenso il nostro amore.
“ti amo Edward Cullen.”
“ti amo Isabella Cullen.”




p. s. dell’autrice: bene, come detto nell’introduzione, non ci sono intenti polemici e spero che non ci saranno discussioni inutili o dannose.
Ho preso spunto da una mia one-shot, My killer Angel...sarebbe la storia che scrive Bella, in pratica. Non avevo altre idee e quindi l’ho sfruttata  perché volevo rendere più concreta questa one-shot. (i riferimenti a quella storiella sono pochi...)
Grazie a tutti quelli che hanno letto e a chi vorrà scrivere un commento.



   
 
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