Prima e unica OS scritta su Billie Joe Armstrong, per il momento. Si svolge pochi
giorni prima che Billie scriva “Wake me up when September ends” ed è … sinceramente non lo so
nemmeno io.
I sentimenti che tento di esprimere non mi sono vicini come lo sono a lui e
scrivendo questa OS devo ammettere di essermi sentita un po’ in colpa …
Ad ogni modo, ora è qui. Accetto, ovviamente, le critiche costruttive, soprattutto su
questo pezzo del quale non sono convintissima.
Yours,
Rowz
» Where are the stars?
Ecco l’alba. Sorge tranquilla
e incurante delle miserie umane, sperando che con il suo bacio chiunque si
risvegli; ma certamente tu non sei fra questi.
Sei seduto fuori già da
ore, in mutande e con una maglia decisamente di un paio di taglie più grande.
Tieni le gambe raccolte al petto e il mento sulle ginocchia. Fissi il vuoto
verso est, vero la morte della luna.
Tiri su col naso,
cercando di trattenere le lacrime; ma non sei convinto nel tuo intento e così
una ti sfugge seguita da molte altre. Scorrono silenziose, oramai conoscono
bene la strada del tuo volto e la seguono senza più chiederti nulla. Come un
dolore troppo antico per essere espresso, come un buco nero che ti porti dietro
da ormai troppo tempo.
Un vuoto che risucchia
tutto il resto, impedendoti di risvegliarti dal lungo incubo nel quale sei
caduto tanti anni fa. Prima o poi cederai, poi
… sorridi appena, solo perché stai già piangendo.
Sono passati più di vent’anni
ma nulla è cambiato … sei ancora un bambino, il tuo riflesso ti sorprende
ancora col volto di un famigliare estraneo.
Lui sarebbe contento di ciò che sei divenuto? Si sarebbe complimentato con te
per la tua bellissima moglie? Avrebbe chiesto a Mike come ha fatto a non
ucciderti?
Avrebbe … sarebbe …
penserebbe … farebbe …
Altre mille domande
affollano la tua mente, rendendola troppo stretta per i tuoi pensieri
ingombranti. Odi questo condizionale, ti eri ripromesso di non pensarci più. Il
passato se n’è andato e niente lo riporterà da te. Le campane suonano per
svegliarti, ma sei ostinato a voler chiudere gli occhi, tenendo stretto a te
quell’ultimo brandello della vecchia realtà che non avresti voluto abbandonare.
Per te quel mese non è mai finito, sono sempre
state le 11.55 del 30 Settembre. Dopo
la mezzanotte c’è l’ignoto a picco sull’infinito …
«Papà, perché resti fuori? È così buio e sta anche piovendo» Il
piccolo spettinato continua a fissare preoccupato l’oscurità e a cercare la
figura del grande gigante sotto la pioggia. «Volevo vedere le stelle, colosso», il tono
del gigante è come sempre tranquillo e sincero, «Ma piove, starai male … lo dice anche la mamma» Il
gigante si volta e lo guarda, sorride «Sai, la pioggia cade dalle stelle e spesso ci
aiuta a diventare chi siamo». Il bambino si stringe impaurito allo stipite della porta. «Dalle
stelle, papà? » Il gigante sorride nuovamente e annuisce, « Certamente. Dai, vieni qui »
«Ma è così buio … »
«Hai forse paura, nanerottolo? » Il bambino gonfia il petto e arrossisce «Non sono un nano coso! E
io non ho paura di niente! » Il gigante ride, «Allora vieni, avvicinati »
«Dove sei papà? Non ti vedo» Il bambino si guarda attorno smarrito e il
fantasma della paura inizia ad avvicinarsi al suo piccolo cuoricino …
Dove sono le stelle quando cade la pioggia?
«Sono proprio qui, vicino a te», il bimbo muove incerto qualche passo nel
buio. «Non ti vedo» il gigante si china e gli bacia la testa, «Non è essenziale
vedere, ma ascoltare … »
«Papà! Papà! » Riapri gli occhi, il mondo ti
appare con una strana angolazione. Il sole ti arriva dritto negli occhi. Li
chiudi e ti rendi conto di essere disteso su un fianco. Ma non stava piovendo?
E la notte? E dov’è … «Papà! », senti delle mani sul volto, fra i capelli e
altre sui fianchi che cercano di farti il solletico. Sei stordito, come se
avessi preso una botta allucinante, ma dopo qualche secondo riapri gli occhi e
ti distendi supino. Incontri due paia di sguardi così dolcemente famigliari da
strapparti un sorriso. «Papà stai bene? Ho fatto un brutto sogno … »
«Papà! Papà! Joey mi ha fatto tanta paura … », e
una valanga di parole lava via il resto della confusione. Allarghi le braccia e
tutti e due i tuoi mostriciattoli ti si gettano addosso. Li stringi a te, reali
e tangibili, ma non eterni. Il pensiero ti trafigge, però lo ignori. Nemmeno tu
durerai per sempre, Gesù di Periferia. Però il tempo non manca, non mancherà
mai più. Loro devono ancora spiccare
il volo, non hai paura: se cadranno, sapranno rialzarsi, se avranno paura, insieme,
la cancelleranno. Ne sei certo. L’unico tuo timore è di non essere lì … ma
scuoti il capo non devi pensarci. Tu ci sarai sempre.
L’incubo è ormai finito, l’alba può arrivare e la
mezzanotte scoccare.
Il buio non fa più paura, perché oltre ci sono le
stelle …
«Papà, perché piangi? »
«Non stai bene? »
«Ci credo Jake! Lo stai soffocando! »
«Io? Papà! Papà! Di’ a Joey che non è vero »,
ridi fra le lacrime. Vent’anni sono passati così velocemente …
È ora di scrivere quelle parole. È finalmente
giunto il momento.
«No Joey, non preoccuparti. Tuo fratello non mi
sta soffocando». Adrienne entra nel tuo campo visivo e ti sorride, «Su bambini,
quel pazzo di vostro padre ha passato la notte con i pinguini qua fuori. Fatelo
almeno rientrare in casa»
«Hai davvero visto un pinguino, papà?! », ti chiede
il tuo bambino più piccolo, tu ridacchi. «Certo e ti svelerò un segreto.
Portava il vestito a fiori di mamma! » Jakob sgrana gli occhi, «Quello brutto?!
» Scoppi definitivamente a ridere «Sì, proprio quello! » Ti accorgi che Joseph
ti sta fissando, riconosci quello sguardo e per un attimo tutto si annulla. Lo
stesso di tuo padre. Ti avvicini e gli dai un bacio sulla fronte, «Che giorno è
oggi? », ti guarda confuso e risponde «Il primo ottobre … » Fa una breve pausa,
ti sembra pensieroso, poi scorge qualcosa nel tuo volto che lo spinge a
parlare, «Papà cos’hai? Prima piangi, poi ridi … dormi fuori … parli nel sonno
… » è sinceramente preoccupato per quel pazzo furioso di suo padre.
Non sai cosa rispondere, guardi Adie e dal suo
sguardo comprendi che ti ha perfettamente capito. Si china e ti bacia, poi si
volta verso i figli sorridendo, «Settembre è finito, Joey.» Poi torna a
volgere lo sguardo al pazzo marito e ripete con tono rassicurante. «È finito»
Scatti in piedi. Hai paura che ritorni, una paura
folle, ma l’unico modo per sopravvivere è conviverci. « L’ultimo che arriva al
frigorifero resta senza super iper mega
ultra magnifica gustosa colazione! » I bambini scattano subito verso la
cucina, tu ti fermi un attimo.
Aspetti un segnale, una meteora, una scritta nel
cielo. Settembre è finito, ma poco è cambiato. Nessuna apocalisse … forse
l’orlo dell’infinito non è poi così terribile …
« Billie, se non corri rischi di rimanere senza
super iper mega ultra magnifica … colazione» Adrienne è già sull’uscio, corri
da lei e le dai un bacio. « Gustosa,
amore … sì, decisamente molto gustosa» Scappi dal suo ceffone e le fai
l’occhiolino. No, l’infinto non è così terribile.
Nessuno è eterno, Billie Joe. Però allo stesso tempo tutti siamo immortali,
se amati.
E tu sopravvivrai alla fine del mondo, puoi contarci.