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Autore: KikiWhiteFly    04/07/2010    6 recensioni
[One shot; Yaoi]
Cos'è che cambia la vita? Il destino che decide di beffare gli esseri umani, questo cambia la vita. Un amore non proprio convenzionale, questo cambia la vita. Un angelo che prende e se ne va per ritornare nel proprio antro, questo cambia la vita. La vita che decide di cambiare di propria iniziativa... Questo cambia la vita.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricorderai le risate da bambini, le mani impiastricciate coi colori a spirito, il mio naso rosso quando avevo freddo ma non volevo riscaldarmi e …

[una frase senza senso, cancellata più volte con l'inchiostro di una stilografica]

Poi, un giorno, senza rendertene nemmeno conto, tutto ti sembrerà meno buio.

Ti sentirai libero, il magone che fino ad allora avevi portato nello stomaco smetterà di assillarti e capirai che anche se mi amerai sempre non mi dimenticherai mai.

Perché è così che fanno le persone innamorate: non restano in lutto tutta la vita, aspettando che qualcosa avvenga, ma amano senza rimorsi la persona che non c'è più, onorandola ogni giorno.

Onorami, Matthew: sii felice, sarò felice anche io.

D'altronde, non si è mai visto un angelo privo di sorriso.


Daniel”






Matthew stringe la lettera, fin quasi a stracciarla. Soffoca un singhiozzo, ma non può impedire ad una lacrima di crollare dalle sue ciglia; poi, un attimo dopo, si avvicinano una serie di persone, che provano ad infondergli un po' di coraggio.

Sono tutti rammaricati, le loro facce sono cupe e non si redimono dal chiedergli se possono fare qualcosa – qualunque cosa, precisano – per farlo stare bene.

Non risponde, spera che quello non dimostri una mancanza di educazione ma, viste le sue condizioni, la galanteria è l'ultima cosa al mondo che vuole esibire. Si alza, dando a tutti loro le spalle; si va a rifugiare in un altro angolino, sperando che lì non lo raggiunga nessuno.

Daniel era amato da tutti, non c'era una persona tra quelle che aveva conosciuto al funerale che avesse una brutta opinione su di lui: Matthew non può fare a meno di pensare che, forse, se c'è veramente un Dio lassù, è davvero molto crudele.

Un pensiero turba la sua coscienza: probabilmente, avrebbe dovuto esserci lui al suo posto. Sì, perché nessuno lo avrebbe rimpianto, era troppo arrogante e scorbutico per meritare una tale lode.

Lascia che una lacrima gli solchi le guance e con un dito sfiora quelle lettere, provando ad immaginare il momento in cui Daniel ha scritto sopra quel pezzo di carta. Allora, il suo animo s'acquieta un poco.

Fantastica sui movimenti della sua mascella, sul roteare curioso delle sue pupille – spera che gli occhi si siano infiammati almeno un po' – e sulle labbra tremanti

Si accorge che quel pensiero fa più male della sua morte, quando riesce a mancare una coltellata all'altezza del cuore. Ed è un male che fa bene, in fondo: l'ha amato davvero, a discapito delle dicerie.

Lo aveva amato e lo aveva perso.

Si era fatto male in due modi, questo era il resoconto finale.

Qualcuno aveva detto una frase del genere: è meglio aver amato e perduto, piuttosto che non aver amato affatto.







Angeli senza ali











Molto tempo prima che lui conoscesse Daniel, Matthew conduceva una promettente carriera. Laureatosi con il massimo dei voti in una delle università londinesi più prestigiose, si poteva dire che avesse raggiunto il vertice di tutte le classifiche, godendo di fama e successo.

Aveva avuto il piacere di conoscere molte attrattive: dal suggestivo panorama femminile, alle gioie più materiali quali erano i suoi amati sigari cubani e il suo fidatissimo vino d'annata.

Certo era che nella sua vita non mancava proprio nulla, per una volta la poteva considerare perfetta. Ragion per cui, qualcosa doveva per forza andare male.




La sua vita si poteva dire irrimediabilmente cambiata, quando un giovane ed aspirante fotografo s'avvicinò a lui, tutto eccitato.

«Piacere di conoscerla, signore. Il mio nome è Daniel Duperac»

Disse l'individuo davanti a lui, febbrile di entusiasmo.

«Francese?»

Domandò, piuttosto stupito. Se non avesse guardato attentamente i suoi lineamenti e non avesse notato una leggerissima inflessione della voce, non lo avrebbe mai detto.

«Da parte di padre, signore. Ma sono nato e cresciuto qui a Londra.»

Rispose educatamente il ragazzo.

Quanti anni aveva? Ventidue... Ventitré, tutt'al più?

Fu in un pregiatissimo ristorante, che conobbe quello che poi sarebbe diventato il suo compagno di vita. Quella sera ebbe l'onore di averlo al suo tavolo, di poterci parlare di persona per ore ed ore, senza mai cadere in un baritonale silenzio che trasudava solo imbarazzo.

Si bevve parecchio, l'ultima cosa chiara e precisa che ricordava della conversazione con Daniel era solamente una, che gli rimase impressa in particolar modo:


«La prego, faccia avere i miei lavori al suo collega» stavano discutendo della passione che li univa: la fotografia. Daniel era un giovanotto in cerca di fortuna, purtroppo per lui questa gli era avversa: in molti avevano rifiutato le sue opere, ora il ragazzo gli stava chiedendo semplicemente un favore.

«So che se lei potesse... Vede, io devo assolutamente mostrare queste foto al mondo!»

Esclamò, con entusiasmo.

Matthew trangugiò un modesto sorso di vino, ridacchiò sommessamente e lo derise nel modo più abbietto possibile: «Ragazzino, parliamoci chiaro: hai tutta una vita per mostrare queste tue foto. Sei ancora così giovane...»

Mormorò, sentendo d'un tratto il peso della sua quarantina d'anni sulle spalle.

«No!» gli inveì contro, battendo un pugno sul tavolo per dimostrargli quanto si sbagliasse. «La vita è breve, passa prima di quanto si possa pensare. Non si aspetta una vita... E' la vita che aspetta te. Non è il destino che ci corre incontro, siamo noi che rincorriamo il destino!»

E, per quanto giovane fosse, Matthew doveva riconoscergli dei meriti. In quel caso, era stato molto più maturo di lui.

In quel momento rivide se stesso da giovane: la stessa determinazione negli occhi, la stessa passione nell'anima, il fuoco che ardeva dentro solo ai volenterosi. Tacquero qualche breve istante, poi si sentì un borbottio simile ad uno “scusa” da parte di Daniel.

«Smettila di darmi del lei, ora.»

Concluse semplicemente.

«Ti riaccompagno a casa?»

Disse, dopo qualche secondo di assoluto silenzio. Daniel fece un cenno d'assenso e, insieme, si avviarono fuori dal locale, sotto un cielo dipinto di stelle e una musica tanto fragile alle orecchie quanto inudibile.

Matthew avrebbe recepito solo in seguito il reale significato di quelle parole, quando avrebbe smesso di dare retta al cervello e avrebbe cominciato a pensare con un altro organo.




«Vivo qui.»

D'un tratto si fermarono davanti un palazzo di pochi piani. Daniel stava per salire gli scalini, Matthew stava per voltarsi, ma il destino decise diversamente. O meglio, chi aveva preso la mano del destino.

«Comunque... Io non ti ammiro, Matthew.»

Alla luce di quell'informazione, il fotografo ritornò sui suoi passi e incrociò nuovamente quelli del ragazzo; si sentiva leggermente piccato dentro, la sua espressione contrita ne era la prova più che palese.

«Voglio dire... Io voglio ammirarti, ma proprio non posso.»

Disse, con ovvietà.

«Non riesco a-- »

«Perché l'ammirazione sparì nel momento stesso in cui mi innamorai. Di un amore cresciuto giorno dopo giorno, stupidamente coltivato tra i banchi dell'università... Nella sua stessa università. Non si ricordava di me, eh? Tra gli alunni ero quello meno estroverso, ma perlomeno seguivo seriamente la sua lezione, senza smanie di arrabattarmi un bel voto»

Fece un lungo sospiro, quasi si fosse tolto un peso dal cuore. Matthew indietreggiò, in modo istintivo: non poteva sopportare una simile idea, era inconcepibile nella sua mente.

«Vedi Daniel, non sono interessato a certi--»

«Non è questione di interessamento» disse lui, con un sorriso bonario. «Chi può dire di conoscere la faccia del vero amore, davvero

Stavolta inclinò il capo di lato, ostentando un sorrisino accattivante. Lo stava mettendo pericolosamente a rischio, non sapeva quasi cosa obbiettare contro un ragazzino che aveva solo voglia di provare nuove esperienze.

Poi, scese dal suo piedistallo. Lo affiancò, seguendo passo dopo passo il movimento disorientato delle sue pupille.

«Ricorderai le risate da bambini, le mani impiastricciate coi colori a spirito, il mio naso rosso quando avevo freddo ma non volevo riscaldarmi e il sapore di un gelato alla fragola... La crema sulle guance e il profumo dei frutti di bosco...»

«Cosa diavolo stai dicendo?»

Domandò, cercando di fuggire dal suo sguardo.

«Una poesia che scrissi da piccolo. Sì, credevo che la mia strada fosse la poesia... Così me ne andai al liceo classico. Poi, un giorno vidi una mostra e tutto il mio mondo cambiò. Ne vidi un'altra, un'altra ancora e... Alla fine, quello che avevo vicino mi parve distante e ciò che era lontano, lo sentivo dentro.»

Sorrise, ancora. Matthew giurò di essere arrossito, ma cercò di non dar troppa importanza ad una cosa del genere, pensava che fosse normale.

«Era la mia strada, insomma. Non trovi anche tu, Matthew? Il destino agisce per vie traverse, ci guida come angeli senza ali in un mondo nel quale non sappiamo nemmeno camminare.»

L'uomo asserì col capo, riflettendo su quanto fossero veritiere quelle parole. Poi, ristabilendo il proprio controllo, gli domandò: «Avrai vita breve, vero?»

Aveva come quello strano presentimento, dal momento che tutti i suoi discorsi parevano andare a parare contro l'unico argomento umanamente non controllabile dall'essere umano. Stavolta fu Daniel ad asserire col capo, poi gli sembrò quasi di vedere il principio di una lacrima sulle sue ciglia, che s'esaurì nel momento stesso in cui digrignò i denti e trovò la forza di parlare:

«Sì, hai ragione. Non è necessario che tu mi ami, puoi anche odiarmi. Tuttavia, voglio togliermi tutti i conti in sospeso prima della mia morte. E voglio anche la mia poesia sulla lastra di marmo, così che tutti leggano e dicano che quella poesia sia incompleta. Avrebbe potuto riempire qualcun altro il vuoto, ma qualcun altro non c'è.»

Aveva elencato una serie di cose, che ad orecchie estranee sarebbero suonate davvero tristi. Tuttavia, il sorriso di Daniel cancellava ogni traccia di sofferenza: lo stesso Matthew non poteva credere d'aver appena udito la cosa più amara della sua vita.

C'era un'inquietudine di fondo in quelle frasi, che si sforzava d'ignorare per non venirne inevitabilmente coinvolto emotivamente. Ora, che avrebbe dovuto fare?

Accennò un sorriso, ma stonò dannatamente con i suoi occhi; Daniel, allora, senza curarsi troppo delle conseguenze, si avventò sulle sue labbra. Matthew, sulle prime, non sentì neppure il sapore di un bacio; fu solo quando avvertì il collimare inevitabile dei loro corpi e il respiro divenire meno autonomo, che si convinse che qualcosa stava realmente accadendo.

Non riusciva a credere a quello che stava succedendo, non gli parve concepibile nella sua mente che una tale celebrità come lui, che si era costruito da solo, ora stesse cercando rifugio sulle labbra di un ragazzino sprovveduto, che lo aveva sedotto con un frammento pietoso di vita vissuta.

Tuttavia, non lo respinse. Fu solo dopo qualche secondo di reciproca collaborazione che frenarono l'urto delle loro bocche, per dar spazio ai respiri ansanti e ai terremoti del cuore.

Qualche istante per riprendersi: Matthew pensò di aver vissuto di più in quei trenta secondi che in quarant'anni di vita.








Hai cambiato la mia vita – dicono le persone.

Eppure, il loro corpo è lo stesso, la loro anima è leggermente scossa da un nuovo sentimento ma grossomodo appartiene sempre allo stesso corpo, la mente è la medesima.

La loro vita è solo un cambiamento apparente.


Cos'è che cambia la vita?

Il destino che decide di beffare gli esseri umani, questo cambia la vita. Un amore non proprio convenzionale, questo cambia la vita. Un angelo che prende e se ne va per ritornare nel proprio antro, questo cambia la vita.

La vita che decide di cambiare di propria iniziativa... Questo cambia la vita.

Daniel, in qualche modo aveva sempre amato il mondo divino: gli ricordava un grande acquario nel quale erano rinchiusi pesci di ogni genere. Quale direzione prendere, questo lo decidevano di propria iniziativa... Ma in qualche modo la corrente faceva loro da angelo custode, aiutandoli a trovare la strada.

Matthew aveva imparato tante cose da lui negli ultimi tre mesi che avevano vissuto insieme. Non era credente, non lo era mai stato, tuttavia pensava che alcuni angeli un tempo avessero preso le sembianze delle persone, in modo da proteggerle.

Con la promessa che, presto o tardi, sarebbero appartenute di nuovo al cielo.

Peccato perché, nel breve lasso di tempo che trascorrevano sulla terra, correvano il rischio di innamorarsi: allora lasciarsi diventava un'ardua impresa.






Matthew percorre la via che porta al cimitero, con un sorriso sornione sulle labbra e uno

sguardo rivolto verso il cielo. In men che non si dica varca i cancelli di ferro – cigolano, come in un vecchio film horror – ci mette poco ad individuare la tomba nella quale riposa Daniel.

È tutto perfetto: una lastra di marmo, con sopra stampata la sua poesia. Una lacrima non può che camminare sul suo zigomo, quando legge la frase che ha abbozzato qualche secondo prima che lui morisse:




Ricorderai le risate da bambini, le mani impiastricciate coi colori a spirito, il mio naso rosso quando avevo freddo ma non volevo riscaldarmi e il sapore di un gelato alla fragola... La crema sulle guance, il profumo dei frutti di bosco e tante altre cose, che ti faranno più male di quell'innocente risolino, di quel pastrocchio sulla pelle, di quella sensazione gelida, di quegli strani gusti.

Ricorderai anche ciò che non vuoi ricordare e, soprattutto, la cosa che ti farà più male.

Ricorderai di aver amato... Di aver amato ma di non di aver goduto a pieno. Avrai amato con metà cervello – purtroppo non avrai conosciuto tutte le cose belle che si fanno in amore – ma con tutto il cuore.

A te, affinché i ricordi ti seguano insieme all'anima.

A te, che di ricordi quaggiù ne hai lasciati sin troppi.

La tua unica colpa è di aver amato troppo presto e troppo intensamente... La mia, è quella di aver voluto amare con te, sebbene troppo tardi.

Lo vedi? Siamo complici di uno stesso crimine.

Ricorderò, ricorderai... E, un giorno, ricorderemo.






Vorrei... due ali in prestito, per volare da lui, per poi restituirle, perché non mi serviranno più”




Fine.

Note: Dunque, ci terrei a precisare alcune cose. All'inizio temevo l'attinenza, in quanto non è che appare un angelo vero e proprio in terra nella mia storia. 
Piuttosto, mi sono concentrata sull'amore e sul sentimento che scoprono i due di provare entrambi (anche se Daniel è sempre stato innamorato
di Matthew), ma ahimè la vita è breve. Già, il significato della mia storia è proprio questo: la vita è breve, purtroppo... Tanto vale viverla
intensamente, attimo dopo attimo.

Quelle che vedete sopra, sono le note prima di inviare la storia. Infatti, ho fatto bene a temere l'attinenza... dato che ho sgarrato lì XD.
Questa storia si è classificata quarta al contest "Angel Yaoi" indetto da NonnaPapera! sul forum di Efp. Potete trovare i risultati qui <3.
Mi ero detta, però, che in qualunque modo fosse andata - sapevo di non aver beccato l'attinenza XD - questo era un esperimento, sono felice di aver gareggiato in ogni caso
*-*.
Grazie per aver letto!
Kiki-chan.


   
 
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