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Autore: agatka    04/07/2010    3 recensioni
Questa non è la prima storia che scrivo, e nemmeno la prima che pubblico, ma ogni volta che decido di far leggere qualcosa di mio a qualcuno, mi viene il panico, ma siccome mi piace tantissimo scrivere, prendo coraggio e pubblico :) Spero sia di vostro gradimento :)
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’indomani mattina Rachel si svegliò alle 06.30, pronta per andarsi a lavare e prepararsi per una lunga giornata lavorativa, ma poco dopo si ricordò che non avrebbe lavorato per un bel po’. Provò a rimettersi a dormire ma fu impossibile, cosi decise di alzarsi e fare un po’ di riscaldamento. Quella mattina voleva andare a correre al parco, per rilassarsi.

Aprì la porta di casa per uscire e vide qualcosa sul tappetino. Si chinò per prenderlo e vide che era una rosa rossa, senza alcun bigliettino. Le nacque spontaneo un sorriso sul volto, sapeva benissimo chi era il mittente di quel fiore, e le fece molto piacere, stranamente. Rientrò a casa per mettere la rosa dentro un vaso con l’acqua, e poi andò diretta verso il parco.

Decise di voler fare colazione al bar, non a un bar qualunque però. Arrivò fino a quello dove lavorava Nick, prese coraggio ed entrò. Non sapeva nemmeno lei perché gli stava andando incontro, lo trattava sempre nel peggiore dei modi, ma quella mattina si era svegliata bene, e quel regalo le fece moltissimo piacere. Voleva trattarlo gentilmente per una volta, magari dandogli anche una possibilità di vedersi per bere o mangiare qualcosa insieme, ma come fatto apposta, Nick non c’era.

«Buongiorno signorina, cosa posso offrirle?» chiese un ragazzo che stava al posto di Nick.

Rachel lo guardò, delusa, e scosse la testa con un mezzo sorriso. Però le sembrava brutto uscire senza aver comprato niente, cosi si avvicinò alla cassa e prese una bottiglietta d’acqua, che le sarebbe sicuramente servita durante la sua corsa, e che si era completamente dimenticata a causa della rosa.

Uscì dal bar con la bottiglietta fra le mani, e si avviò a piedi verso il parco, che stava proprio li dietro. Iniziò a pensare al perché Nick non si fosse presentato al bar, magari era successo qualcosa, oppure aveva beccato proprio il suo giorno libero, ma il gesto della mattinata doveva significare qualcosa, non era stato fatto giusto per noia.

Mentre camminava pensierosa, le venne una strabiliante idea. Tornò indietro e corse alla macchina, accendendola e dirigendosi verso il loro liceo. Era un idea stupida, ma loro due si era conosciuti lì. In quel bruttissimo posto era nato tutto fra di loro. E magari proprio li sarebbe finito l’odio e iniziato qualcosa di più.

Ma che cazzo fai Rachel? Vai incontro al nemico? Pensò mentre aspettava che il semaforo scattasse.

Parcheggiò davanti scuola e rimase un attimo in macchina, per prendere un lungo respiro e prepararsi ai mille ricordi che erano rimasti chiusi in quelle 4 mura. Scese e andò a sedersi sul muretto di scuola, dove passava la maggior parte delle ore scolastiche, perché lei, Rachel, poteva uscire da scuola, aveva dei diritti speciali, perché faceva sempre come cazzo le pareva, non ascoltava mai nessuno, aveva mille note al mese ma tanto non ci faceva nemmeno conto, andava bene a scuola quando si impegnava, aveva una mente eccezionale.

«Secchiona, ti manca venire a scuola?» sentì dire con una risata.

Alzò il viso e notò che Nick stava venendo verso di lei, con un sorriso stampato in faccia, e un casco in mano. Rachel aveva sempre odiato quando la chiamavano secchiona, odiava i secchioni perché non riusciva a capire come potessero passare interi pomeriggi chiusi a casa a studiare, mentre si potevano fare altre mille cose fuori.

«Da morire, mi manca la mia nomina di Boss» rispose Rachel facendogli la linguaccia.

I due si litigavano anche questo, non potevano esserci due boss in una scuola. Riuscivano anche a fare le sfide fuori l’orario scolastico, sfide basate su cose veramente pericolose che potevano nuocere alla loro vita scolastica.

«Bei tempi eh?» ridacchiò Nick buttando il casco sul muretto, e sedendosi accanto a Rachel, con una certa distanza. Voleva andarci piano, non sapeva con che intenzioni era venuta Rachel.

«Come facevi a sapere che stavo qui?» domandò realmente incuriosita Rachel.

«Non lo sapevo, ma avevo voglia di passare qui, lo faccio spesso, mi piace venire qui e pensare» rispose dolcemente Nick, senza aggiungere che veniva li per pensare proprio a lei.

Rachel annuì e rimase un attimo in silenzio. Aveva dei leggeri brividi lungo la schiena, erano una cosa nuova per lei. Quel ragazzo faceva uno strano effetto su di lei, che non le stava piacendo affatto. Passava troppo tempo a pensare a lui, quella mattina si era persino preoccupata per lui.

«Allora avevi ragione qualche giorno fa, il destino esiste» ridacchiò Rachel e lo guardò con la coda dell’occhio. Anche lui la stava guardando, ma Rachel non era mai stata una vigliacca, e non distolse lo sguardo, lo voleva affrontare per capire cosa la legava a quel ragazzo. I suoi occhi erano cosi dolci, le davano cosi tanta sicurezza, e poi anche la sua voce era dolce, non la solita rauca di un maschio.

Nick si avvicinò di poco, continuando a guardarla negli occhi, avrebbe provato a baciarla, la situazione ci stava tutta.

«Piaciuto il regalo questa mattina?» le chiese, portando una mano alla sua guancia e carezzandola con delicatezza. Si stupì dell’immobilità di Rachel, non si era spostata di un millimetro, anzi, si era proprio rilassata.

«Non me lo sarei mai aspettata, anzi, mi aspettavo una corda per impiccarmi visto tutto quello che ti ho detto» rispose lei con un mezzo sorriso, continuando a stare ferma, ma distogliendo lo sguardo.

«In tutti questi anni mi sono abituato ai tuoi sbalzi d’umore Rachel, posso tenerti testa quando e dove voglio» disse Nick per provocarla un po’, voleva vedere se pure lei avrebbe fatto qualche passo verso di lui.

Ciò che aveva appena detto Nick era la pura realtà, erano troppo simili per continuare a combattere fra di loro. La dovevano finire, e lui l’aveva capito da un bel po’. Era Rachel che non lo voleva capire, perché quella situazione le piaceva. Ora non più. Non le piaceva la situazione, ma le piaceva il ragazzo che aveva davanti a sé. E lo aveva capito in quel momento, quando avvicinò il suo viso a quello di Nick e gli sussurrò dolcemente una parola.

«Pace».

Le loro labbra finalmente si unirono, dopo tutto quel tempo che si erano prese a parolacce e sputi di ogni genere. Finalmente accadde ciò che sarebbe dovuto accadere anni fa, entrambi nel profondo del cuore sapevano di piacersi, ma non lo volevano ammettere, erano sopraffatti dalla fama a scuola.

Rachel poggiò una mano sui capelli di Nick e iniziò a giocarci, mentre il bacio diventava sempre più forte e spinto. Bè, lo avevano aspettato per troppo tempo.

  
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