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Autore: La dix Croix    05/07/2010    3 recensioni
" - Il punto è, - Fece Françis, sorseggiando la sua bevanda con aria raffinata - Che se lasci andare la persona che ami... -
- AMARE ALFRED?! Ma che diavolo ti salta in testa, eh?! - Effettivamente il biondo gentleman aveva bevuto anche troppo, per tutte le gocce d'alcol che il suo corpo aveva assunto, pian piano sfumando se n'era andata tutta la sua galanteria bretone.
- ...Quella, se prova i tuoi stessi sentimenti, tornerà indietro comunque. - "
Nient'altro che i pensieri e i ricordi di Arthur Kirkland in uno dei giorni che ama di meno. Pensieri e ricordi che in fondo, non sono rispolverati in occasione di una sola data.
Ormai fanno parte di ogni sua giornata.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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USUKKK
" Quattro Luglio.
Sì, il quarto giorno del settimo mese, è quello che odio di più di tutto l'anno.
Il giorno in cui lui, non chiedetemi nemmeno chi, non c'è bisogno che lo dica, se n'è andato. "

- Ci credo che se n'è andato, mon cher! La tua cucina è a dir poco orripilante! Chi non lo farebbe? Senza contare che sei troppo possessivo... -
- Oh, Françis! Stai zitto, stupido! - Sbottò Il biondo dai capelli corti, visibilmente ubriaco e dalla faccia arrossata. Aveva sbattuto il pugno contro il bancone, facendo sobbalzare l'enorme bicchierone mezzo vuoto di birra dinanzi a lui. - Io cucino be*hic*nissimo! -
L'altro, con la testa appoggiata su una mano e con l'altra intenta a soppesare il suo calice colmo di vino, sorrise e fece:
- Se ami una persona, devi lasciarla andare, caro mio. Tu non sai niente a proposito dell'amour, Arthur. E poi... Lasciatelo dire: se io avessi preso Alfred in affidamento le cose non sarebbero andate così! -
Al che il compagno divenne ancora più paonazzo e strepitò:
- AH, meglio se alla fine ho vinto io la custodia di Alfred, sennò sarebbe diventato un deficiente depravato come te!! - Singhiozzò un altro paio di volte e poi continuò:
- Come se non l'avessi lasciato andare!! L'ho fatto eccome! Se avessi voluto avrei potuto *hic* trascinarlo a casa di peso! Quell'idiota di Alfred! - E qui le lacrime iniziavano a sgorgare, lacrime di rabbia ma anche di tristezza.
- Il punto è, - Fece Françis, sorseggiando la sua bevanda con aria raffinata - Che se lasci andare la persona che ami... -
- AMARE ALFRED?! Ma che diavolo ti salta in testa, eh?! - Effettivamente il biondo gentleman aveva bevuto anche troppo, per tutte le gocce d'alcol che il suo corpo aveva assunto, pian piano sfumando se n'era andata tutta la sua galanteria bretone.
- ...Quella, se prova i tuoi stessi sentimenti, tornerà indietro comunque. -
Arthur iniziò a piangere in modo ancor più teatrale: quando mai Alfred era tornato da lui? Mai. Segno che non l'amav... Che insomma, il concetto era quello.


L'inglese odiava il quattro Luglio se possibile ancor più di Françis, il che era tutto dire.
Detestava il suo rivale francese dall'alba dei tempi e ci aveva litigato per le più stupide scaramucce da molto più tempo di quanto non facesse con Alfred, però...

- Avanti Arthur! Ti sfido! Sarà Alfred a scegliere chi sarà il suo fratello maggiore! - Gridò, Françis.
Entrambi i ragazzi cominciarono ad incitare il bambinetto biondo con indosso una sola camicia da notte condita da un fiocchetto rosso, che aveva un'aria piuttosto perplessa. Come mai i due si litigavano per un motivo così futile? Ad un certo punto, quello più alto, squisitamente vestito, tirò fuori praticamente dal nulla un manicaretto che faceva venire l'acquolina in bocca solo a vederlo, e il volto di Arthur si raggelò. Non poteva competere col cibo francese!
Ed ecco che Alfred muoveva un passo... Due passi... In direzione di Françis, e l'inglese si buttò a terra, disperato: " Io non ho niente di meglio da offrire della cucina di Francia! " Con la testa tra le gambe, ci mancava ancora poco che si mettesse a piangere.
Quando a un tratto Alfred si voltò verso di lui e si sorprese.
Anche ripensandoci molti anni dopo, le sensazioni più appropriate che la sua mente richiamava erano la tenerezza e la compassione, e forse fu anche per quello che lo scelse. Arthur sembrava così solo al mondo, e non era riuscito a rimanergli indifferente.

- Uh, guarda chi c'è, Arthur, il senza amici! -
- Fà silenzio! Tanto se combattessimo vedresti chi avrebbe la meglio! - Replicò Inghilterra, in direzione di Francia.
Ancora una volta solo, stava passeggiando nel bel mezzo della campagna, e come al solito lungo la via aveva incontrato uno dei suoi conoscenti che avevano da ridire su di lui. Però, anche se gli costava fatica, andare a trovare Alfred alla fine lo sollevava da ogni pensiero negativo.
- Dannazione, abitare in Europa mi fa impazzire! - Borbottò.
- Arthur! - Gridò, una voce a lui tanto familiare. - Sei tornato! - Ed ecco il piccolo Alfred corrergli incontro. Gli diede una rapida carezza sulla testa, con un mezzo sorriso.
- ... Sì. Sei stato bene? Mi dispiace di non essere potuto venire prima. - Disse, dispiaciuto.
- Non importa! Sono così felice che tu sia qui! -
Il cuore nel petto di Arthur fece un balzo, e non potè non sorridere alle dolci parole del ragazzino. Così, per una delle poche volte nella sua vita, confidò ad Alfred una cosa che veniva direttamente dal profondo di sé.
- Stare con te mi fa sentire bene. -
- Davvero? - Chiese l'altro, piacevolmente sorpreso.
- Davvero. -

Ogni anno era la solita solfa. Ma cosa diceva, dopotutto? Il quattro Luglio era un giorno come un altro, e le memorie riaffioravano come una delle tante sere che si ritrovava con Alfred al pub per fare una bevuta. E lui finiva sempre per ubriacarsi, e l'altro era costretto a riaccompagnarlo a casa. Impiego che adesso era riservato a Françis. Spesso, in occasione di quella data non aveva voglia di vedere la persona che era vissuta con lui per tanto tempo, ma che poi l'aveva lasciato di nuovo solo. Perchè gli tornava in mente la memoria peggiore.

Sotto la pioggia si può piangere senza farsi notare. Eppure lui era riuscito a farsi vedere, nonostante l'acquazzone.
Non che in quell'istante gl'importasse molto di qualcosa, se non di chi non voleva lasciar andare per nessuna ragione al mondo. Gli era parso subito strano quando la sera Alfred non si era fatto vedere per cena, perciò ebbe paura, sebbene fosse ormai un ragazzo molto forte, perciò aveva preso il moschetto e si era precipitato fuori di casa, in cerca di lui, nonostasse piovesse come Dio la mandava.
Quando lo trovò, stava marciando verso ovest con uno stuolo di soldati in uniforme proprio come lui. Non riusciva a capire cosa stesse facendo, quindi gridò:
- Ehi, Alfred!! -
Alfred si era voltato, e aveva visto Arthur, affannato e fradicio, con i capelli incollati al volto per via dell'acqua. - Dove stai andando?! - Gli aveva chiesto, preoccupato. E quando Alfred, dopo tanti anni passati assieme lo aveva liquidato con un:
- Ehi Arthur, dopotutto, io scelgo la libertà. Non sono più il tuo bambino, o il tuo fratellino. Da oggi in poi, sarò indipendente. Accettalo! -
Non ci aveva più visto. Gli corse incontro, col fucile puntato, e aveva sbalzato via quello di un costernato Alfred, che adesso era lì, fermo e immobile, temendo che Arthur potesse sparargli. Ma non credeva che l'avrebbe mai fatto.
- Sei sempre stato uno sprovveduto! Idiota! - Gli aveva gridato. Poi le sue braccia avevano vacillato:- Non potrei mai sparare... - ... E il moschetto era caduto nel fango, proprio come quello di Alfred poco prima.
- Cretino... - Gli venne il magone alla gola, mentre un'insormontabile tristezza lo assaliva: si sentiva tradito.
- Maledizione! Perchè... Maledizione! -

E dire che eri così grande...

                                                                                                                                             ***

Il sole brillava accecante nel cielo azzurro estivo, soltanto qualche alta nuvola strascicata ne sporcava la volta, e gli alberi venivano cullati dal dolce movimento del vento, mentre l'erba dei campi si piegava in onde continue seguendo il flusso dell'aria.
Era un nuovo giorno.
Probabilmente, se qualcuno glielo avesse chiesto, il primo dell'anno per Arthur sarebbe stato il cinque Luglio. Come si suol dire, anno nuovo, vita nuova, ed ogni anno per lui finiva in modo deprimente, ma solo per rinascere. Mancavano ancora così tanti giorni al prossimo compleanno di Alfred che non aveva affatto voglia di pensarci fino a tempo debito.
La stanza del ragazzo aveva le serrande ribassate, e vi filtrava qualche piccolo raggio di sole che si posava sulle lenzuola che coprivano il corpo di Arthur, prossimo al risveglio.
Aveva le palpebre pesanti, e per di più la testa gli doleva.
" Maledizione, dovrei smetterla di ubriacarmi... " Si disse, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi. La prima cosa che vide fu il soffitto bianco sopra di sé, mentre cercava di rievocare i ricordi sfocati della notte prima.
" Dunque... C'era quel cretino di Françis con me... Mi pareva anche che avesse detto una cosa alquanto stupida. Beh, quando mai dice qualcosa d'intelligente, del resto? "
Si rigirò verso il comodino e vide una foto incorniciata: erano lui e Alfred quand'era più piccolo, e tutt'a un tratto le parole del francese gli erano ritornate alla mente.

" - Il punto è, - Fece Françis, sorseggiando la sua bevanda con aria raffinata - Che se lasci andare la persona che ami... -
- AMARE ALFRED?! Ma che diavolo ti salta in testa, eh?! -
- ...Quella, se prova i tuoi stessi sentimenti, tornerà indietro comunque. -  "

Adesso che aveva la mente più lucida, ci pensò un attimo.
Alfred.
A San Valentino aveva ritirato il suo esercito solo perchè non gli aveva recapitato neanche un cioccolatino. Oppure veniva anche a trovarlo, anche se era spesso per le cose più stupide, come farsi imprestare una macchina.
Ma tornava.
Sapeva che Alfred avrebbe potuto fare di meglio, ma purtroppo, caratterialmente era ancora un bambino. E' vero, era cresciuto, era diventato persino più alto di lui, ma era pur sempre un ragazzino.
Sarebbe potuto non tornare affatto, avrebbe potuto non rivolgergli neanche la parola.

Eppure, quando il campanello suonava, persino quella splendida e soleggiata mattina, e borbottando frasi sconnesse gli toccava vestirsi in tutta fretta per andare ad aprire, sapeva che era lui.
- Ehi Arthuuur! - Esclamò America, sempre ad attendere sul porticato. - Muoviti ad aprire che fa caaldo! Spero che tu abbia del gelato! -
- Cosa credi che sia io, eh?! Una magazzino di un negozio di alimentari?! - Gridò lui in risposta, precipitandosi un piano più sotto, per aprire la porta.
Se lo ritrovò davanti in tutta la sua altezza, col suo sorriso genuino di adolescente stampato in volto, come sempre.
- Te la sei passato bene, ierisera, Iggy? Hai una pessima cera, scommetto che ti sei sbronzato come al solito! Ahahah! -
Era tornato.


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Ok lo so, non è un granchè, e io stessa come prima fanfiction su Axis Powers Hetalia volevo fare qualcosa di più bello e complicato, ma alla fine è uscita questa cosa.
Non era esattamente quello che pianificavo di scrivere, anzi, è piuttosto un mio sfogo su questa coppia, l'unico pairing yaoi che mi abbia mai veramente preso!
Tutto ruota intorno al detto " Se non cerchi la persona a cui tieni, ma lei lo fa per prima, allora vuoldire che anche lei ti vuole bene ", e secondo me non esiste niente di più vero, sia nella vita reale che negli anime o film più disparati.
Leggo il manga e guardo l'anime di Hetalia, e non posso mai fare a meno di notare quanto questo principio valga con Alfred e Arthur, perciò eccomi qui, col mio piccolo sfogo d'amore e venerazione sulla mia coppia preferita! Spero vi piaccia ^^!

  
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