Un
posto con il
giornale
Tra
una donna anziana ed un uomo che cercava testardamente di leggere,
nonostante i
continui sbalzi della vettura, quel giorno tra i fortunati c'era
anch'io.
Avevo
cercato di cedere il posto a dei vecchietti già un paio di
volte, ma erano
troppo lontani e pressati per accorgersene, quindi avevo smesso. Fossi
stato in
Ian, probabilmente avrei urlato per farmi sentire, ma io non ero
così
cavalleresco.
Cavalleresco...
Come
sempre, sorrisi all'immagine del mio cavalleresco migliore amico,
diventato per
caso un vero cavaliere. Ian, anzi, Jean, come si chiamava ora, era
diventato
quello per cui sembrava essere nato, e tutti intorno a lui lo
percepivano. Io,
che lo conoscevo da sempre, e i suoi nuovi amici, sia quelli che
sapevano la
verità, sia quelli per i quali non era mai stato nulla di
diverso da un
cavaliere, che non avrebbero mai potuto immaginarlo come professore,
come
semplice cittadino.
Eh,
ma lui era nato così.
Io
mi ero divertito a fare l'abile arciere, nel videogioco come nel
Medioevo, ma
non era quello, ciò che avrei voluto essere. Io... in
realtà, mi era comunque
difficile dire se facevo il lavoro che veramente volevo - tanto
più se ero
diventato ciò che avevo sognato, anche perché ne
ho sempre avuto solo una vaga
idea. Mica ero come il signor conte. Come il Falco d'Argento. Lui si
era
trovato un posto, nella vita normale, e gli stava a pennello,
nonostante quel
che pensava mio padre; eravamo finiti nel Medioevo, e lì
aveva trovato un altro
posto, anzi Il Vero Posto, con le maiuscole.
Ecco,
era come se, in quel treno, ci fosse stato un sedile con la targhetta
“conte
Jean Marc de Ponthieu, Falco d'Argento”, che era stata fatta
apposta per lui.
Al
Falco nessuno glielo poteva soffiare il posto!
Che
poi, leggendo quel nome, il suo proprietario mai avrebbe potuto
immaginare di
essere...
Suppongo
che se qualcuno, in quel vagone stracolmo, avesse abbassato o voltato
lo
sguardo verso di me, in quell'attimo, gli si sarebbe offerto un ben
misero
spettacolo.
Veramente,
non so che faccia avessi.
Il
mio amico Ian Maayrkas non avrebbe mai potuto immaginare, leggendo le
cronache
medioevali, che il conte cadetto Jean Marc de Ponthieu, detto il Falco
d'Argento, era lui.
Molto
semplice, il perché: perché, ufficialmente quello
non era lui. Quello non era
il suo posto - o meglio, sì, lo era, perché era
stato lui a guadagnare il
titolo di Falco d'Argento, ed era stata una bonaria storpiatura del suo
vero
cognome, a fornire il secondo nome Marc.
Quello
però, in realtà, era il posto di Jean de
Ponthieu. Quando quell'uomo infido era
morto, aveva circa la stessa età di Ian, e nessuno lo
conosceva bene, a parte
suo fratello, e quindi era stato facile e semplice, per il caro
Guillaume,
sostituire i due uomini.
E
così, Ian era diventato Jean, aveva preso il suo posto.
Era
come se la targhetta di Ian fosse sparita, e sul sedile ci fosse stato
un uomo
nascosto dietro un giornale; l'uomo a un certo punto smetteva di
leggere e si
alzava, lasciando lì il giornale, e arrivava un altro che
prendeva il giornale,
si sedeva, e iniziava a leggere anche lui. Ad un altro passeggero,
distratto e
ansioso di arrivare dove doveva, il cambio poteva passare inosservato,
fintanto
che il giornale era quello.
Però,
la grande fama del Falco, il rispetto che circondava il conte cadetto,
l'aveva
creato tutto Ian, da solo. Non l'aveva rubato a Jean. Jean non aveva
fatto
nulla per meritarseli, ed era stata una scelta di Ponthieu, la
sostituzione.
Non di Ian.
Il
mio cavalleresco migliore amico aveva trovato il suo posto. Partendo
dal titolo
di conte cadetto di Jean, è vero, ma la vita, le azioni, i
sentimenti, le
parole, le decisioni... era farina del sacco di Ian.
E
allora, perché continuavo a sentirmi a disagio?
Ian
non era caduto dalla mia stima, e continuavo a pensare che era vero,
che lui
aveva trovato la sua strada. Che era destinato a diventare il Falco
d'Argento.
Però...
In tutto questo, c'era l'uomo che si sedeva per primo con il giornale.
Certo,
era stata colpa sua, alzarsi e lasciare il giornale, ma era comunque
triste che
poi il suo posto fosse preso. Ian era destinato ad arrivare
lì e sedersi, e
questo mi riempiva di orgoglio, ma Jean era stato destinato ad
andarsene, e
questo - umanamente - non mi faceva piacere.
Mi
unisco alla mia sorellina cioccolatoprego, e al suo Co.Ri.Je.Po.,
ovvero il Comitato di Riabiliazione di
Jean de Ponthieu.
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