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Autore: Sara Izzie    06/07/2010    2 recensioni
E se, dopo aver confessato ad Harry i suoi timori sul figlio, Remus Lupin fosse scomparso nel nulla? E se Tonks decidesse di non svelare al figlio l'identità del padre? E se i due si rincontrassero qualche anno più tardi, e Lupin scoprisse che Tonks è fidanzata? Cosa succederebbe?
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grazie di nuovo a tutti quelli che hanno recensito! Sono contenta che la storia vi piaccia! Eccovi il nuovo capitolo ;)


5- I'M SORRY


When we are really sorry,
when we use it right,
when we mean it,
when our actions say what words never can,
when we get it right.. 'I'm sorry' is perfect.
When we get it right, 'I'm sorry' is redemption”
(Grey's Anatomy)


Non so come ringraziarvi ragazzi” esordì Ninfadora dopo un lungo silenzio. Si trovavano in cucina, lei, Harry, Ronald e Peter. Harry la conosceva troppo bene, sapeva che in quel momento stava soffrendo ma non voleva ammetterlo; i capelli le erano improvvisamente diventati di un grigio ancora più spento del solito. Era rimasto profondamente sorpreso lui stesso dalla notizia della ricomparsa di Lupin, non osava immaginare quanto potesse aver scosso lei.
“Te lo ripeto Dora, saresti dovuta rientrare in casa immediatamente, non capisco perché volevi a tutti i costi che lo liberassi..!” intervenne Peter con l'aria di chi la sa tanto lunga.
Harry e Ron si guardarono, incerti, prima di guardare a loro volta Tonks, che sospirò, stringendosi nella giacca che non aveva ancora tolto da quando era rientrata in casa. La sua voce era un mormorio soffocato. “Perché non .. non era un lupo qualsiasi.. era Remus. Remus Lupin”.


“Ripetimelo di nuovo, lentamente, parola per parola...” soffiò per l'ennesima volta Peter, mentre Tonks si infilava il pigiama ed entrava nel letto.
“Te l'ho detto tesoro, quello era Remus..”
“Il padre di Teddy?”
“Si lui..”
“E che ci fa qui?! Non era scomparso?”
“A quanto pare no..” mormorò Tonks, che voleva in tutti i modi evitare la discussione.
“E cosa farai adesso?” insistette Peter, entrando a sua volta nel letto.
“Per favore non.. non voglio parlarne ora..” lo supplicò Ninfadora nascondendosi sotto le coperte e voltandosi dando le spalle al fidanzato. Non voleva che lui la guardasse in quel momento; aveva perso il controllo. Nel buio della sera, nel silenzio della stanza, la mente di Tonks cercava di rielaborare l'accaduto, combattuta tra la rabbia che era in procinto di esplodere dentro di lei, per il fatto che lui si fosse presentato lì dopo così tanto tempo, spiegando ciò che aveva fatto con una motivazione assurda, e il sentimento che le aveva letteralmente divorato lo stomaco e tutti gli organi interni non lei appena aveva catturato il suo sguardo. La stessa cosa che aveva provato la prima volta che lo aveva visto e che aveva provato quando si erano abbandonati alla loro prima notte d'amore, nello stesso letto in cui ora lei giaceva con un altro uomo.
Quella sera era avvenuto tutto così in fretta, ma Tonks ne ricordava ogni minimo particolare. Aveva sentito bussare alla porta, e aprendola aveva trovato davanti a sé
lui, l'espressione stanca e rassegnata, il respiro affannoso. Non dandole neanche il tempo di parlare, l'aveva presa e sbattuta con decisione contro il muro freddo, intrecciando le sue mani con quelle della donna e rapendo le sue labbra con un bacio colmo di passione, rabbia, disperazione, paura.
Per un attimo Tonks era rimasta paralizzata, bloccata contro la parete, ma la sua mente aveva perso la capacità di ragionare quando lui aveva cominciato ad accarezzarle le labbra con le sue, stringendola contro il suo torace e affondandole una mano nei capelli. Lentamente si era sentita trasportare lungo il corridoio, fino alla camera da letto, doveincondizionatamente ogni logica era andata perduta.

A quel pensiero la mano di Tonks, poggiata sul cuscino, tremò.
Si fece poi largo la rabbia. Avrebbe voluto alzarsi, uscire di casa e correre fino a raggiungerlo, e poi prenderlo a pugni per tutto quello che le aveva fatto passare. A causa della sua stupida scelta di emarginarsi e scomparire senza lasciare traccia, Teddy soffriva per la mancanza di una figura paterna. E che dire poi delle notti che lei aveva trascorso piangendo nella sua stanza, credendolo morto per opera del nemico, ormai arresa alla certezza di non poter più guardare suo marito negli occhi, di baciarlo o di stringerlo a sé? Si, senza dubbio avrebbe voluto strozzarlo!
Cercò di scacciare quei pensieri, non voleva che il volto di Lupin la tormentasse nel sonno. Si rigirò un paio di volte, poi si avvicinò a Peter, dandogli un lieve bacio.
“Tesoro..”
“Mmm?”
“Ti amo”
“Anch'io Dora”.


“Finalmente hai deciso di farti vedere Remus!” esclamò Bill facendolo entrare in casa “Sono passate quasi tre settimane!”.
Lupin annuì e lo seguì in cucina, dove Fleur era intenta a cucinare, e Victoire la guardava con ammirazione. “Lo so mi dispiace, avrei dovuto parlarti prima.. ma non ero sicuro di voler tornare..”
“E per quale motivo?” domandò Bill “Che è successo?”
“Sono stato da Dora”.
A quelle parole anche Fleur si girò verso di lui, con un grosso mestolo di legno in mano. “Ti sei descìso ad andar da lei finalmonte!”
Remus si lasciò andare su una delle sedie intorno al tavolo. Bill e Fleur lo fissavano con un'espressione decisamente incalzante.
“Non .. non è servito a molto purtroppo..”.
Bill si sedette di fronte a lui.
“Che le hai detto?”
“Le ho detto che mi dispiace.. per tutto.. ma non sembrava intenzionata ad ascoltarmi. Poi, ricordo solo la luna piena e.. mi sono ritrovato a una ventina di miglia da casa sua. Nient'altro. Harry ha detto che mi.. ”.
“Aspetta, fammi capire..” lo interruppe Bill concentrato “Sei andato a parlare con Tonks.. nella notte di luna piena?!”
“Non ci ho pensato” replicò Lupin secco “Volevo solo parlare e poi andarmene prima che spuntasse la luna, lo so che ho sbagliato ma non ce l'ho fatta ad aspettare”. Si alzò in piedi, il viso contratto dalla rabbia. “Ma non importa ora, non è servito a niente. Me ne vado, non dovrei essere qui..”.
Si avviò rapido verso la porta d'ingresso.
“Remus! Non è necessario che..!”. Ma era inutile; quando Bill raggiunse il pianerottolo, Lupin era già fuggito nell'oscurità della foresta.


Teddy era felice di poter finalmente giocare di nuovo con Victoire. Nelle ultime tre settimane mamma Dora si era comportata in modo strano, fino a quando aveva deciso che sarebbe stato giusto dare a Bill la possibilità di spiegarsi. Fleur pensò astutamente di alleggerire la situazione invitandola a pranzo insieme a Teddy e Peter, ma quest'ultimo rifiutò categoricamente: aveva un lavoro urgente da sbrigare al Ministero.
“Questi anglèsi, tutti conscentrati sul lavoro..!” esclamò Fleur stizzita quando Tonks le spiegò la mancata presenza del fidanzato. Questa le lanciò uno sguardo di fuoco, proprio nel momento in cui Bill prese la moglie per il braccio e la spinse con delicatezza vicino ai fornelli: “La zuppa sta bruciando tesoro!”. Tonks pensò che le sarebbe tremendamente piaciuto rifilare una Pasticca Vomitosa a Fleur, in modo da metterla a tacere una volta per tutte: quella donna metteva a dura prova il suo autocontrollo.
Mentre la madre sedeva al tavolo con Bill, Teddy seguì Victoire di fuori, sotto il sole. La bambina teneva tra le mani un gatto bianco e nero, che Fleur aveva deciso di chiamare Ciuffo, e Teddy lo ammirava con gli occhi spalancati, un sorriso dolce stampato sulle labbra.
Victoire liberò il gatto nel prato e questo si rifugiò sotto un cespuglio.
“Non scappa?” chiese Teddy incerto, abbassandosi tanto da rimanere accovacciato contro il cespuglio e tentando di sbirciare sotto per vedere dove fosse finito il loro piccolo amico.
“No, non scappa mai” rispose Victoire cogliendo dal prato una margherita e infilandosela tra la bellissima chioma bionda, certamente ereditata dalla madre.
Teddy alzò le spalle e si sedette accanto a lei. Afferrò un bastoncino e cominciò a scavare una piccola buca nel terreno. Ad un tratto si voltò verso l'amica.
“Lo sai che ho visto un uomo che è diventato un lupo?”
“Un lupo?” ripeté Victoire terrorizzata.
“Si, parlava con la mia mamma” spiegò lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Victoire doveva essere proprio spaventata, perché era pallida in volto.
“Parlavano, poi è diventato un lupo, e Peter l'ha imprigionato con le funi e la mamma ha gridato e ..” riprese fiato “.. e poi sono arrivati zio Harry e zio Ron e il lupo è scappato!”.
“Come faceva il lupo a parlare con la tua mamma?” chiese la bambina, confusa.
“La mia mamma è brava” rispose Teddy tranquillo “Sa fare taaaante magie! Parla anche con i lupi!”
“Oooooh!”. Victoire spalancò gli occhi, incantata. Raccolse un'altra margherita, e si alzò in piedi, proprio mentre Ciuffo spuntava fuori dal cespuglio. Lei lo prese in braccio e lo depositò tra quelle di Teddy. “Me lo tieni mentre vado in bagno?”. Lui annuì, e Victoire corse in casa.
Teddy si sedette di nuovo sul prato, e percepì un tremendo prurito alla gamba. Nel tentativo di grattarsi, finì per allentare la presa su Ciuffo, che con un balzo prese a correre, e in un batter d'occhio era sparito dentro la foresta. Il bambino sussultò, e si alzò in piedi, avvicinandosi un po' alla foresta ma allo stesso tempo tenendosi a debita distanza: Tonks lo aveva ammonito spesso, ordinandogli di non allontanarsi da Villa Conchiglia.
“Ciuffo! Ciuffo vieni qui!”.
Niente.
Nessuna traccia del povero Ciuffo.
Teddy si guardò intorno un po' di volte, per essere sicuro che nessuno lo vedesse. Alzò le spalle; in fondo non stava facendo nulla di male, voleva solo riprendere il gatto, e non sarebbe rimasto nella foresta a lungo, giusto il tempo di recuperare Ciuffo.
Si addentrò fra gli alberi, chiamando l'animale a gran voce, ma non riusciva a trovarlo. Era giunto in una parte della foresta molto fitta. Il cielo e il sole erano veramente poco visibili.
“Ciuffo! Dove sei?!”.
Si arrestò di colpo quando vide, seduto su un grande masso, lo stesso uomo che, tre settimane prima, parlava con mamma Dora, prima di trasformarsi in lupo.
Gli occhi di Teddy si spalancarono per la paura.
Remus Lupin alzò lo sguardo. Non appena vide il figlio lì, davanti a lui, spalancò gli occhi a sua volta. Dopo qualche secondo si accorse che il bambino era semplicemente terrorizzato, ma incapace di muoversi.
“Ehi!” esclamò Lupin, alzando le mani “Ehi non voglio farti del male, non sono cattivo!”.
“Io.. io.. io..”
Teddy balbettava, gli occhi quasi colmi di lacrime. Remus sorrise.
“Dico sul serio, non puoi avere paura di me!”
“Io.. t-tu.. l-lupo..” balbettò il bambino, le mani tremanti, gli occhi sbarrati.
La parola 'lupo' fece scattare qualcosa nella testa di Lupin. Preoccupato, si chiese quando Teddy lo avesse visto trasformarsi. E la risposta lo investì in pieno.
“Tu.. t-tu.. tu sei un lupo!” mormorò suo figlio con voce strozzata. Fece un passo indietro, ma inciampò in una buca e finì lungo disteso sul terreno umidiccio. Lupin si avvicinò e gli diede una mano.
“Posso aiutarti?”. Cercò di sembrare il più amichevole possibile, poiché era ben conscio del fatto che il bambino fosse a dir poco terrorizzato.
Teddy era incerto. Gli occhi erano ancora spalancati al ricordo di ciò che aveva visto, ma dopo aver fissato per qualche attimo il volto dell'uomo che aveva davanti, si aggrappò al suo braccio, rimettendosi in piedi.
“Vedi? Te l'ho detto che non sono cattivo” sorrise Lupin.
Teddy esitò. Aveva ancora paura.
“Cosa ci fai qui comunque? Non dovresti stare nella foresta, la tua mamma sarà in pensiero per te!”.
Mentre il bambino lo fissava incerto sul da farsi, Remus, di rimando, osservava il figlio, pensando a quanto fosse estremamente bello. Avrebbe voluto tanto prenderlo in braccio e portarlo via con sé, e fare semplicemente quello che un padre fa con il proprio figlio: giocare, andare a vedere una partita di Quidditch, fare una passeggiata e poi tornare a casa, la sera, e trovare la
sua Tonks seduta in cucina, con la tavola imbandita per la cena. Tutti questi pensieri svanirono in un istante, riportandolo alla dura e crudele realtà; se n'era andato, aveva scelto di lasciarli e aveva permesso che Tonks andasse avanti con la sua vita, non si aspettava che Teddy lo conoscesse.
Eppure, sapere di non essere riconosciuto dal proprio figlio.. gli faceva tremendamente male, nonostante tutto.
Tremendamente.


Victoire chiuse la porta del bagno, scese dalle scale e uscì all'aperto. Si guardò intorno, e si accorse che Teddy non c'era più.
“Teddy! Teddy!”.
Non ottenne risposta. Corse di nuovo in casa.
“Papà papà! Teddy è sparito!”


“Quindi hai perso il tuo gatto?” domandò Lupin, guardando con attenzione dietro agli alberi “Come si chiama?”
“Non è il mio gatto” rispose Teddy “E' il gatto di Victoire. Si chiama Ciuffo”.
“Bel nome per un animale” commentò Remus. Teddy lo fissò mentre era alla ricerca del gatto. Ad un tratto, la domanda gli sorse spontanea.
“Come fai a diventare un lupo? Che magia usi?”
Lupin si raddrizzò, portandosi una mano alla schiena (la vecchiaia cominciava a farsi sentire..!).
“Beh.. non faccio alcun tipo di magia. E' una cosa naturale. Ho questo dono..” rispose lui, anche se nella sua mente si disse che non era propriamente definibile un 'dono', piuttosto una perenne tortura.
“Capito” disse Teddy.
“Sai, forse ho un modo più veloce per recuperare il gatto” esclamò Lupin.
“Davvero? E come fai?”
“Semplice”. Estrasse la bacchetta dalla tasca dei jeans. “Accio Ciuffo!”.
Un gatto bianco e nero, che sembrava più una palla di pelo, aleggiò verso di loro, atterrando proprio tra le sue braccia. Teddy sorrise, e Remus glielo affidò.
“Grazie” esclamò il bambino, e guardò il padre negli occhi “Sei un lupo buono!”
Lupin rise. “Si, possiamo dire di si”.
Teddy si guardò intorno, poi si voltò di nuovo verso l'uomo che gli stava accanto.
“Mi accompagni dalla mamma?”
I battiti del cuore di Lupin accelerarono. Questo avrebbe significato rivedere Tonks. E inevitabilmente, parlare. Era certo che non avrebbe permesso che se ne andasse via un'altra volta all'improvviso. Ma fu lo sguardo di suo figlio a mandarlo ancora di più in confusione. Non poteva dirgli di no. In qualche remoto angolo del suo subconscio, pensava che fosse una buona occasione per avvicinarsi a lui.
“Certo piccolo. Andiamo”.


“Dora stai calma, vedrai che sarà qui in giro!”.
Tonks continuò a camminare tra gli alberi, il volto sconvolto. La paura si era completamente impossessata di lei. Il solo pensiero che suo figlio potesse trovarsi in pericolo o fosse scomparso la divorava letteralmente.
“Teddy! Teddy rispondi!”
“Devi stare tran..”
“Come faccio a stare tranquilla!?” sbraitò Tonks, voltandosi verso Bill “Vorrei vedere tu sei ti trovassi nei miei panni!”. Riprese a camminare.
“Dico solo che agitarsi non serve a nulla..”
Si fermarono entrambi quando udirono delle risate. Si, qualcuno si stava avvicinando. Uno dei due era sicuramente un bambino, la sua risata era inconfondibile. Tonks rimase lì in attesa. Credeva di sognare quando vide Teddy accompagnato da Remus arrivare, qualche decina di metri più in là.
"Mamma mamma!”
Teddy le saltò in braccio, lasciando andare Ciuffo, che venne prontamente preso da Bill.
“Tesoro! Si può sapere dove ti eri cacciato?! Mi hai fatto spaventare a morte!”
“Ciuffo era scappato” spiegò lui “Ma questo signore mi ha aiutato a cercarlo! Tu lo conosci mamma vero?”
Si girò e indicò Lupin.
Una scarica di elettricità vibrò nell'aria. Tonks e Remus si stavano guardando dritto negli occhi, di nuovo, incapaci di parlare. Bill spostava lo sguardo da lui a lei, da lei a lui, in attesa che uno dei due parlasse.
“Teddy, che ne dici di venire con me e riportare Ciuffo da Victoire? Sarà preoccupata!” esclamò.
Un mediocre tentativo- pensò Remus- di lasciarlo solo con Ninfadora.
Teddy seguì Bill attraverso gli alberi, ma loro erano ancora lì fermi, e si guardavano. Intensamente.
“Grazie..” mormorò infine lei “Di aver .. beh.. riportato Teddy..”
“Non potevo fare altrimenti” rispose lui, sempre con gli occhi fissi sulla donna “E' mio figlio”.
A quelle parole lei sospirò, e annuì.
“.. sto.. stiamo andando a casa.. ti va di prendere un caffè? Un thè.. o .. qualcosa?”
Remus era stupito per quell'invito. Decisamente sorpreso.
Era ora di parlare.
Riesumare i nove anni trascorsi lontani.
Essere sinceri.
Quel pensiero pugnalò Remus.
“Va bene..”


Quando la porta di casa si spalancò, Remus pensò subito che nulla era cambiato. Il disordine tipico di Tonks lo fece sorridere; tutto era sempre lo stesso. Il profumo inebriante di lei lo colpì in pieno, riportandolo indietro nei ricordi. Mentre Teddy sfrecciava a tutta velocità nella sua cameretta, lui seguì Dora in cucina, in silenzio. Nessuno dei due aveva ancora parlato. Lei si tolse la giacca, e lui vide, ricordando, quant'era bella, nonostante i suoi colori spenti. Il suo profilo era magnifico, il suo sguardo magnetico però, cercava di evitarlo.
Il fatto di essere lì da soli spaventava entrambi.
“Caffè..?” domandò lei.
Lupin annuì.
Tonks si avvicinò, e gli versò del caffè nella tazza. Ma aveva incrociato il suo sguardo proprio in quel momento, e quando si girò per posare la caffettiera sui fornelli, era, come di consueto, finita gambe all'aria, battendo la testa sul pavimento.
“Dora! Ti sei fatta male!? Sei sempre la stessa!”.
Remus la aiutò a mettersi seduta, prendendola per i polsi. Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. Si stavano fissando di nuovo, come la notte di tre settimane prima.
Le mani ruvide e forti di lui le imprigionavano i polsi.
Lupin se ne rese conto immediatamente di quel maledetto errore che aveva commesso, nove anni prima, lasciandola andare.
Aveva perso tutto ciò che gli rimaneva: una
famiglia.
Ma non l'avrebbe mai ammesso. Perché lui era un lupo mannaro, e questo bastava a convincerlo di nuovo che aveva fatto la cosa giusta.
Avrebbe voluto che quell'attimo durasse per sempre.
Percepì l'intenzione di Tonks di scansarsi.
Lui, tuttavia, non riuscì a muoversi.
Ed ecco che le parole gli uscirono di bocca come trascinate da un filo invisibile..

Mi dispiace..

Era proprio l'ora della verità.

  
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