Grazie di nuovo a tutti quelli che hanno recensito! Sono contenta che la storia vi piaccia! Eccovi il nuovo capitolo ;)
5- I'M SORRY
“When
we are really
sorry,
when we use it right,
when we mean it,
when our actions say what
words never can,
when we get it right..
'I'm sorry' is perfect.
When we get it right,
'I'm sorry' is redemption”
(Grey's Anatomy)
“Non
so come ringraziarvi ragazzi” esordì Ninfadora
dopo un lungo
silenzio. Si trovavano in cucina, lei, Harry, Ronald e Peter. Harry
la conosceva troppo bene, sapeva che in quel momento stava soffrendo
ma non voleva ammetterlo; i capelli le erano improvvisamente
diventati di un grigio ancora più spento del solito. Era
rimasto
profondamente sorpreso lui stesso dalla notizia della ricomparsa di
Lupin, non osava immaginare quanto potesse aver scosso lei.
“Te lo
ripeto Dora, saresti dovuta rientrare in casa immediatamente, non
capisco perché volevi a tutti i costi che lo
liberassi..!”
intervenne Peter con l'aria di chi la sa tanto lunga.
Harry e
Ron si guardarono, incerti, prima di guardare a loro volta Tonks, che
sospirò, stringendosi nella giacca che non aveva ancora
tolto da
quando era rientrata in casa. La sua voce era un mormorio soffocato.
“Perché non .. non era un lupo qualsiasi.. era
Remus. Remus
Lupin”.
“Ripetimelo
di nuovo, lentamente, parola per parola...” soffiò
per l'ennesima
volta Peter, mentre Tonks si infilava il pigiama ed entrava nel
letto.
“Te
l'ho detto tesoro, quello era Remus..”
“Il
padre di Teddy?”
“Si
lui..”
“E che
ci fa qui?! Non era scomparso?”
“A
quanto pare no..” mormorò Tonks, che voleva in
tutti i modi
evitare la discussione.
“E
cosa farai adesso?” insistette Peter, entrando a sua volta
nel
letto.
“Per
favore non.. non voglio parlarne ora..” lo
supplicò Ninfadora
nascondendosi sotto le coperte e voltandosi dando le spalle al
fidanzato. Non voleva che lui la guardasse in quel momento; aveva
perso il controllo. Nel buio della sera, nel silenzio della stanza,
la mente di Tonks cercava di rielaborare l'accaduto, combattuta tra
la rabbia che era in procinto di esplodere dentro di lei, per il
fatto che lui si fosse presentato lì
dopo così tanto tempo,
spiegando
ciò che aveva fatto
con una motivazione assurda,
e il sentimento che le aveva letteralmente divorato
lo stomaco e tutti gli organi interni non lei appena aveva catturato
il suo sguardo. La stessa cosa che aveva provato la prima volta che
lo aveva visto e che aveva provato quando si erano abbandonati alla
loro prima notte d'amore, nello stesso letto in cui ora lei giaceva
con un altro uomo.
Quella
sera era avvenuto tutto così in fretta, ma Tonks ne
ricordava ogni
minimo particolare. Aveva sentito bussare alla porta, e aprendola
aveva trovato davanti a sé lui,
l'espressione
stanca e
rassegnata, il respiro affannoso. Non dandole neanche il tempo di
parlare, l'aveva presa e sbattuta con decisione contro il muro
freddo, intrecciando le sue mani con quelle della donna e rapendo le
sue labbra con un bacio colmo di passione, rabbia, disperazione,
paura.
Per
un attimo Tonks era rimasta paralizzata, bloccata contro la parete,
ma la sua mente aveva perso la capacità di ragionare quando
lui
aveva cominciato ad accarezzarle le labbra con le sue, stringendola
contro il suo torace e affondandole una mano nei capelli. Lentamente
si era sentita trasportare lungo il corridoio, fino alla camera da
letto, doveincondizionatamente ogni logica era andata perduta.
A quel pensiero la mano di Tonks, poggiata sul cuscino,
tremò.
Si fece poi largo la rabbia. Avrebbe voluto alzarsi, uscire di casa e
correre fino a raggiungerlo, e poi prenderlo a pugni per tutto quello
che le aveva fatto passare. A causa della sua stupida scelta di
emarginarsi e scomparire senza lasciare traccia, Teddy soffriva per
la mancanza di una figura paterna. E che dire poi delle notti che lei
aveva trascorso piangendo nella sua stanza, credendolo morto per
opera del nemico, ormai arresa alla certezza di non poter
più
guardare suo marito negli occhi, di baciarlo o di stringerlo a
sé?
Si, senza dubbio avrebbe voluto strozzarlo!
Cercò di scacciare quei pensieri, non voleva che il volto di
Lupin
la tormentasse nel sonno. Si rigirò un paio di volte, poi si
avvicinò a Peter, dandogli un lieve bacio.
“Tesoro..”
“Mmm?”
“Ti amo”
“Anch'io Dora”.
“Finalmente hai deciso di farti vedere Remus!”
esclamò Bill
facendolo entrare in casa “Sono passate quasi tre
settimane!”.
Lupin annuì e lo seguì in cucina, dove Fleur era
intenta a
cucinare, e Victoire la guardava con ammirazione. “Lo so mi
dispiace, avrei dovuto parlarti prima.. ma non ero sicuro di voler
tornare..”
“E per quale motivo?” domandò Bill
“Che è successo?”
“Sono stato da Dora”.
A quelle parole anche Fleur si girò verso di lui, con un
grosso
mestolo di legno in mano. “Ti sei descìso ad andar
da lei
finalmonte!”
Remus si lasciò andare su una delle sedie intorno al tavolo.
Bill e
Fleur lo fissavano con un'espressione decisamente incalzante.
“Non .. non è servito a molto
purtroppo..”.
Bill si sedette di fronte a lui.
“Che le hai detto?”
“Le ho detto che mi dispiace.. per tutto.. ma non sembrava
intenzionata ad ascoltarmi. Poi, ricordo solo la luna piena e.. mi
sono ritrovato a una ventina di miglia da casa sua. Nient'altro.
Harry ha detto che mi.. ”.
“Aspetta, fammi capire..” lo interruppe Bill
concentrato “Sei
andato a parlare con Tonks.. nella notte di luna piena?!”
“Non ci ho pensato” replicò Lupin secco
“Volevo solo parlare e
poi andarmene prima che spuntasse la luna, lo so che ho sbagliato ma
non ce l'ho fatta ad aspettare”. Si alzò in piedi,
il viso
contratto dalla rabbia. “Ma non importa ora, non è
servito a
niente. Me ne vado, non dovrei essere qui..”.
Si avviò rapido verso la porta d'ingresso.
“Remus! Non è necessario che..!”. Ma era
inutile; quando Bill
raggiunse il pianerottolo, Lupin era già fuggito
nell'oscurità
della foresta.
Teddy era felice di poter finalmente giocare di
nuovo con Victoire.
Nelle ultime tre settimane mamma Dora si era comportata in modo
strano, fino a quando aveva deciso che sarebbe stato giusto dare a
Bill la possibilità di spiegarsi. Fleur pensò
astutamente di
alleggerire la situazione invitandola a pranzo insieme a Teddy e
Peter, ma quest'ultimo rifiutò categoricamente: aveva un
lavoro
urgente da sbrigare al Ministero.
“Questi anglèsi, tutti conscentrati sul
lavoro..!” esclamò
Fleur stizzita quando Tonks le spiegò la mancata presenza
del
fidanzato. Questa le lanciò uno sguardo di fuoco, proprio
nel
momento in cui Bill prese la moglie per il braccio e la spinse con
delicatezza vicino ai fornelli: “La zuppa sta bruciando
tesoro!”.
Tonks pensò che le sarebbe tremendamente piaciuto rifilare
una
Pasticca Vomitosa a Fleur, in modo da metterla a tacere una volta per
tutte: quella donna metteva a dura prova il suo autocontrollo.
Mentre
la madre sedeva al tavolo con Bill, Teddy seguì Victoire di
fuori,
sotto il sole. La bambina teneva tra le mani un gatto bianco e nero,
che Fleur aveva deciso di chiamare Ciuffo, e Teddy lo ammirava con
gli occhi spalancati, un sorriso dolce stampato sulle labbra.
Victoire
liberò il gatto nel prato e questo si rifugiò
sotto un cespuglio.
“Non
scappa?” chiese Teddy incerto, abbassandosi tanto da rimanere
accovacciato contro il cespuglio e tentando di sbirciare sotto per
vedere dove fosse finito il loro piccolo amico.
“No,
non scappa mai” rispose Victoire cogliendo dal prato una
margherita
e infilandosela tra la bellissima chioma bionda, certamente ereditata
dalla madre.
Teddy
alzò le spalle e si sedette accanto a lei.
Afferrò un bastoncino e
cominciò a scavare una piccola buca nel terreno. Ad un
tratto si
voltò verso l'amica.
“Lo
sai che ho visto un uomo che è diventato un lupo?”
“Un
lupo?” ripeté Victoire terrorizzata.
“Si,
parlava con la mia mamma”
spiegò lui, come se fosse la cosa
più naturale del mondo. Victoire doveva essere proprio
spaventata,
perché era pallida in volto.
“Parlavano,
poi è diventato un lupo, e Peter l'ha imprigionato con le
funi e la
mamma ha gridato e ..” riprese fiato “.. e poi sono
arrivati zio
Harry e zio Ron e il lupo è scappato!”.
“Come
faceva il lupo a parlare con la tua mamma?” chiese la
bambina,
confusa.
“La
mia mamma è brava” rispose Teddy tranquillo
“Sa fare taaaante
magie! Parla anche con i lupi!”
“Oooooh!”.
Victoire spalancò gli occhi, incantata. Raccolse un'altra
margherita, e si alzò in piedi, proprio mentre Ciuffo
spuntava fuori
dal cespuglio. Lei lo prese in braccio e lo depositò tra
quelle di
Teddy. “Me lo tieni mentre vado in bagno?”. Lui
annuì, e
Victoire corse in casa.
Teddy si
sedette di nuovo sul prato, e percepì un tremendo prurito
alla
gamba. Nel tentativo di grattarsi, finì per allentare la
presa su
Ciuffo, che con un balzo prese a correre, e in un batter d'occhio era
sparito dentro la foresta. Il bambino sussultò, e si
alzò in piedi,
avvicinandosi un po' alla foresta ma allo stesso tempo tenendosi a
debita distanza: Tonks lo aveva ammonito spesso, ordinandogli di non
allontanarsi da Villa Conchiglia.
“Ciuffo!
Ciuffo vieni qui!”.
Niente.
Nessuna
traccia del povero Ciuffo.
Teddy si
guardò intorno un po' di volte, per essere sicuro che
nessuno lo
vedesse. Alzò le spalle; in fondo non stava facendo nulla di
male,
voleva solo riprendere il gatto, e non sarebbe rimasto nella foresta
a lungo, giusto il tempo di recuperare Ciuffo.
Si
addentrò fra gli alberi, chiamando l'animale a gran voce, ma
non
riusciva a trovarlo. Era giunto in una parte della foresta molto
fitta. Il cielo e il sole erano veramente poco visibili.
“Ciuffo!
Dove sei?!”.
Si
arrestò di colpo quando vide, seduto su un grande masso, lo
stesso
uomo che, tre settimane prima, parlava con
mamma Dora, prima di trasformarsi in lupo.
Gli
occhi di Teddy si spalancarono per la paura.
Remus
Lupin alzò lo sguardo. Non appena vide il figlio
lì, davanti a lui,
spalancò gli occhi a sua volta. Dopo qualche secondo si
accorse che
il bambino era semplicemente terrorizzato, ma incapace di muoversi.
“Ehi!”
esclamò Lupin, alzando le mani “Ehi non voglio
farti del male, non
sono cattivo!”.
“Io..
io.. io..”
Teddy
balbettava, gli occhi quasi colmi di lacrime. Remus sorrise.
“Dico
sul serio, non puoi avere paura di me!”
“Io..
t-tu.. l-lupo..” balbettò il bambino, le mani
tremanti, gli occhi
sbarrati.
La
parola 'lupo' fece scattare qualcosa nella testa di Lupin.
Preoccupato, si chiese quando Teddy lo avesse visto trasformarsi. E
la risposta lo investì in pieno.
“Tu..
t-tu.. tu sei un lupo!” mormorò suo figlio con
voce strozzata.
Fece un passo indietro, ma inciampò in una buca e
finì lungo
disteso sul terreno umidiccio. Lupin si avvicinò e gli diede
una
mano.
“Posso
aiutarti?”. Cercò di sembrare il più
amichevole possibile, poiché
era ben conscio del fatto che il bambino fosse a dir poco
terrorizzato.
Teddy
era incerto. Gli occhi erano ancora spalancati al ricordo di
ciò che
aveva visto, ma dopo aver fissato per qualche attimo il volto
dell'uomo che aveva davanti, si aggrappò al suo braccio,
rimettendosi in piedi.
“Vedi?
Te l'ho detto che non sono cattivo” sorrise Lupin.
Teddy
esitò. Aveva ancora paura.
“Cosa
ci fai qui comunque? Non dovresti stare nella foresta, la tua mamma
sarà in pensiero per te!”.
Mentre
il bambino lo fissava incerto sul da farsi, Remus, di rimando,
osservava il figlio, pensando a quanto fosse estremamente bello.
Avrebbe voluto tanto prenderlo in braccio e portarlo via con
sé, e
fare semplicemente quello che un padre fa con il proprio figlio:
giocare, andare a vedere una partita di Quidditch, fare una
passeggiata e poi tornare a casa, la sera, e trovare la sua
Tonks
seduta in
cucina, con la tavola imbandita per la cena. Tutti questi pensieri
svanirono in un istante, riportandolo alla dura e crudele
realtà; se
n'era andato, aveva scelto di lasciarli e aveva permesso che Tonks
andasse avanti con la sua vita, non si aspettava che Teddy lo
conoscesse.
Eppure,
sapere di non essere riconosciuto dal proprio figlio.. gli faceva
tremendamente male, nonostante tutto.
Tremendamente.
Victoire
chiuse la porta del bagno, scese dalle scale e uscì
all'aperto. Si
guardò intorno, e si accorse che Teddy non c'era
più.
“Teddy!
Teddy!”.
Non
ottenne risposta. Corse di nuovo in casa.
“Papà
papà! Teddy è sparito!”
“Quindi
hai perso il tuo gatto?” domandò Lupin, guardando
con attenzione
dietro agli alberi “Come si chiama?”
“Non è
il mio gatto” rispose Teddy “E' il gatto di
Victoire. Si chiama
Ciuffo”.
“Bel
nome per un animale” commentò Remus. Teddy lo
fissò mentre era
alla ricerca del gatto. Ad un tratto, la domanda gli sorse spontanea.
“Come
fai a diventare un lupo? Che magia usi?”
Lupin si
raddrizzò, portandosi una mano alla schiena (la vecchiaia
cominciava
a farsi sentire..!).
“Beh..
non faccio alcun tipo di magia. E' una cosa naturale. Ho questo
dono..” rispose lui, anche se nella sua mente si disse che
non era
propriamente definibile un 'dono', piuttosto una perenne tortura.
“Capito”
disse Teddy.
“Sai,
forse ho un modo più veloce per recuperare il
gatto” esclamò
Lupin.
“Davvero?
E come fai?”
“Semplice”.
Estrasse la bacchetta dalla tasca dei jeans. “Accio
Ciuffo!”.
Un gatto
bianco e nero, che sembrava più una palla di pelo,
aleggiò verso di
loro, atterrando proprio tra le sue braccia. Teddy sorrise, e Remus
glielo affidò.
“Grazie”
esclamò il bambino, e guardò il padre negli occhi
“Sei un lupo
buono!”
Lupin
rise. “Si, possiamo dire di si”.
Teddy si
guardò intorno, poi si voltò di nuovo verso
l'uomo che gli stava
accanto.
“Mi
accompagni dalla mamma?”
I
battiti del cuore di Lupin accelerarono. Questo avrebbe significato
rivedere Tonks. E inevitabilmente, parlare. Era certo che non avrebbe
permesso che se ne andasse via un'altra volta all'improvviso. Ma fu
lo sguardo di suo figlio a mandarlo ancora di più in
confusione. Non
poteva dirgli di no. In qualche remoto angolo del suo subconscio,
pensava che fosse una buona occasione per avvicinarsi a lui.
“Certo
piccolo. Andiamo”.
“Dora
stai calma, vedrai che sarà qui in giro!”.
Tonks
continuò a camminare tra gli alberi, il volto sconvolto. La
paura si
era completamente impossessata di lei. Il solo pensiero che suo
figlio potesse trovarsi in pericolo o fosse scomparso la divorava
letteralmente.
“Teddy!
Teddy rispondi!”
“Devi
stare tran..”
“Come
faccio a stare tranquilla!?” sbraitò Tonks,
voltandosi verso Bill
“Vorrei vedere tu sei ti trovassi nei miei panni!”.
Riprese a
camminare.
“Dico
solo che agitarsi non serve a nulla..”
Si
fermarono entrambi quando udirono delle risate. Si, qualcuno si stava
avvicinando. Uno dei due era sicuramente un bambino, la sua risata
era inconfondibile. Tonks rimase lì in attesa. Credeva di
sognare
quando vide Teddy accompagnato da Remus arrivare, qualche decina di
metri più in là.
"Mamma
mamma!”
Teddy le
saltò in braccio, lasciando andare Ciuffo, che venne
prontamente
preso da Bill.
“Tesoro!
Si può sapere dove ti eri cacciato?! Mi hai fatto spaventare
a
morte!”
“Ciuffo
era scappato” spiegò lui “Ma questo
signore mi ha aiutato a
cercarlo! Tu lo conosci mamma vero?”
Si girò
e indicò Lupin.
Una
scarica di elettricità vibrò nell'aria. Tonks e
Remus si stavano
guardando dritto negli occhi, di nuovo, incapaci di parlare. Bill
spostava lo sguardo da lui a lei, da lei a lui, in attesa che uno dei
due parlasse.
“Teddy,
che ne dici di venire con me e riportare Ciuffo da Victoire?
Sarà
preoccupata!” esclamò.
Un
mediocre tentativo- pensò Remus- di lasciarlo solo con
Ninfadora.
Teddy
seguì Bill attraverso gli alberi, ma loro erano ancora
lì fermi, e
si guardavano. Intensamente.
“Grazie..”
mormorò infine lei “Di aver .. beh.. riportato
Teddy..”
“Non
potevo fare altrimenti” rispose lui, sempre con gli occhi
fissi
sulla donna “E' mio figlio”.
A quelle
parole lei sospirò, e annuì.
“..
sto.. stiamo andando a casa.. ti va di prendere un caffè? Un
thè..
o .. qualcosa?”
Remus
era stupito per quell'invito. Decisamente sorpreso.
Era ora
di parlare.
Riesumare
i nove anni trascorsi lontani.
Essere
sinceri.
Quel
pensiero pugnalò Remus.
“Va
bene..”
Quando
la porta di casa si spalancò, Remus pensò subito
che nulla era
cambiato. Il disordine tipico di Tonks lo fece sorridere; tutto era
sempre lo stesso. Il profumo inebriante di lei lo colpì in
pieno,
riportandolo indietro nei ricordi. Mentre Teddy sfrecciava a tutta
velocità nella sua cameretta, lui seguì Dora in
cucina, in
silenzio. Nessuno dei due aveva ancora parlato. Lei si tolse la
giacca, e lui vide, ricordando, quant'era bella,
nonostante i
suoi colori spenti. Il suo profilo era magnifico, il suo sguardo
magnetico però, cercava di evitarlo.
Il fatto
di essere lì da soli spaventava entrambi.
“Caffè..?”
domandò lei.
Lupin
annuì.
Tonks si
avvicinò, e gli versò del caffè nella
tazza. Ma aveva incrociato
il suo sguardo proprio in quel momento, e quando si girò per
posare
la caffettiera sui fornelli, era, come di consueto, finita gambe
all'aria, battendo la testa sul pavimento.
“Dora!
Ti sei fatta male!? Sei sempre la stessa!”.
Remus la
aiutò a mettersi seduta, prendendola per i polsi. Senza
nemmeno
rendersene conto si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso.
Si
stavano fissando di nuovo, come la notte di tre settimane prima.
Le mani
ruvide e forti di lui le imprigionavano i polsi.
Lupin se
ne rese conto immediatamente
di
quel maledetto
errore che aveva commesso, nove anni prima, lasciandola andare.
Aveva
perso tutto ciò che gli rimaneva: una famiglia.
Ma
non l'avrebbe mai ammesso. Perché lui era un lupo mannaro, e
questo
bastava a convincerlo di nuovo che aveva fatto la cosa giusta.
Avrebbe
voluto che quell'attimo durasse per sempre.
Percepì
l'intenzione di Tonks di scansarsi.
Lui,
tuttavia, non riuscì a muoversi.
Ed
ecco che le parole gli uscirono di bocca come trascinate da un filo
invisibile..
“Mi dispiace..”
Era proprio l'ora della verità.