FIGHT
FIRE WITH FIRE
Quattordici giugno
duemiladieci.
Questa data ha segnato
l’inferno.
INCENDIO
Chi
di voi, mentre era con gli amici via 4 giorni, magari proprio come me, per un
corso di formazione animatori Gr.Est. a Udine, ha
ricevuto una chiamata da casa sentendosi dire le parole: “C’è stato un
incendio”? Nessuno, eh? A me sì.
I
momenti più brutti che io ricordi.
Terrore
Non
sapevo nulla. Non mi avevano nemmeno detto se erano feriti. Era caduta la linea
immediatamente.
Cominciano
ad arrivare messaggi. Al telegiornale, ne avevano
parlato. Nel giro di un’ora, una ventina di persone mi aveva messo ancora più
ansia.
Paura,
di aver perso… Tutto.
Dio
Quella
sera, si da il caso, c’erano le confessioni, lì, al
corso animatori. Io, che a Dio non credo, sono andata comunque.
Appena
seduta, ho detto questo: “Dio mi deve spiegazioni”.
Alla
fine della serata, nessuna spiegazione mi era stata data. Ma
io ero convinta di una cosa.
Lo
sono tuttora: Dio, se esiste, mi odia.
Ritorno
Mi
hanno dato notizie quella sera. Erano in ospedale
mamma e papà, non sapevo niente di più. Decisi di tornare in anticipo, con il
treno il mattino dopo.
Preso,
ascoltavo Mad World, dei Sucre, durante tutto il viaggio, a ripetizione.
Bella
canzone, triste però.
Sono
arrivata, mio papà con le mani fasciate.
“Vieni”
ha sussurrato.
E
io, volevo solo un abbraccio, ma non è arrivato.
Vedere
Mi
ha portato davanti casa. A quel che ne rimaneva. Alle
macerie.
Dentro
e fuori, ho visto.
Il
cuore non batteva più.
Non
batte più da allora.
Pioggia
Pioveva.
Un sacco di pioggia.
In
quel momento non me ne accorgevo, perché le lacrime
erano più forti.
Ho
una gran visione, ora, nella mente.
Io,
con in mano i resti del mio libro, gli appunti e i
disegni.
E
solo tre parole ero riuscita a dire, in quei battiti
di pioggia.
“SOLO PER
SOGNARE.”