Crossover
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Autore: Robotech90    08/07/2010    0 recensioni
Quante persone amano i libri fantasy? Quanti ragazzi passano intere giornate leggendo storie ambientate in mondi fantastici? E se questi ragazzi si trovassero un giorno ad affrontare le loro fantasie?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Comunicazione per tutti coloro che seguono questa ff: domani andrò finalmente in vacanza, quindi fino al 31 di luglio non potrò postare altri capitoli. Naturalmente continuerò a scrivere su carta, cosicché, al mio ritorno, possa finalmente mostrare a tutti la fine di questa storia. Per ora, buona lettura:

 

                          Convergenze

 

Mirko era partito da Silthrim da circa un paio d’ore, senza neanche salutare i compagni che ancora riposavano nel loro alloggio. L’unico Cavaliere che assistette alla partenza, fu Eric che lo salutò con la mano, mentre Maskind emetteva un ruggito di commiato. Mirko ricordò gli occhi lucidi del ragazzo, mentre si allontanava sempre di più dalla città , ricordò di aver visto alcuni Elfi parlare tra loro e indicare il cielo nella sua direzione e, soprattutto, ricordò di aver notato Angel che assisteva alla sua di partenza, nascosta dietro un albero. Il Cavaliere sospirò e si tenne forte alle redini di Xavian che stava sorvolando un tratto di Du Weldevarden.

“Stiamo facendo la cosa giusta,Xavian”- affermò deciso il giovane, mentre il vento gli scompigliava i capelli.

“Sono felice che tu ne sia consapevole, ragazzo. Non dev’essere stato facile abbandonare i tuoi amici, dopo aver passato così tanto tempo con loro, vero?”- chiese il drago, voltando leggermente il capo.

Il Cavaliere strinse le labbra con forza e rispose:

“Sai, Xavian, questa è la prima vola che mi trovo ad affrontare un pericolo da solo. Da quando è iniziata questa storia, sono sempre stato in compagnia di altri Cavalieri, ma ora sono cresciuto e ho deciso di fare qualcosa per loro”

“Ben detto”

Il viaggio proseguì per alcune ore, finché i due non si trovarono nella pianura che circondava la tetra città di Uru-Baen. Mirko osservò la loro meta da lontano e rimase sconvolto: tutt’intorno alla città si ergevano migliaia di grottesche tende in pelle, tra di esse brulicavano miriadi di Orchi e i pochi uomini presenti erano costretti a svolgere lavori forzati. Il puzzo che si levava da quel mesto accampamento era così nauseabondo che molte piante erano morte e nessun animale osava avvicinarsi. Dalla sua posizione, Mirko poté vedere alcuni servi di Sauron intenti a ristrutturare le mura secondo il gusto del loro padrone: la fortezza si era trasformata in un orrendo e sgraziato edificio spigoloso nel quale prevaleva il colore nero. Teschi umani erano impalati in ogni angolo della città e le condizioni delle strade, pensò Mirko, dovevano essere veramente primitive. Il tutto era sovrastato da una immensa nube nera che impediva l’ingresso ai raggi solari e rendeva il paesaggio ancor più cupo e tenebroso.

“Alexander aveva ragione”- sussurrò il ragazzo, portando automaticamente la mano alla spada.

“E’ davvero uno spettacolo orribile”- commentò Xavian, ringhiando di rabbia –“Forse preferivo Galbatorix a questo Sauron”

I due si fecero coraggio e si avvicinarono alla città, effettuando lenti movimenti circolari e sperando che non li avrebbero attaccati subito. Improvvisamente un corno risuonò nell’accampamento degli Orchi e un contingente composto da una ventina di creature si posizionò all’ingresso della tendopoli di Mordor, invitando il Cavaliere ad atterrare. Mirko, deglutendo, obbedì e smontò da Xavian, mentre gli Orchi lo guardavano divertiti e si scambiavano commenti che il ragazzo non riuscì a comprendere.

“Sei tu il Cavaliere Mirko?”- chiese uno di loro, puntando un dito verso di lui.

“Si”- rispose fermamente l’altro, cercando di non mostrare segni di paura. L’Orco che aveva appena parlato si sfregò le mani e fece un cenno a quelli che erano dietro di lui, poi si rivolse nuovamente al Cavaliere:

“Devi consegnare la spada, ragazzo”

Mirko fece un passo indietro e, per un momento, ebbe la temeraria idea di sguainare l’arma e attaccare quei mostri, ma cosa avrebbe potuto risolvere con un gesto del genere? Anche se avesse eliminato gli Orchi che aveva di fronte, avrebbe poi dovuto vedersela con almeno altri diecimila e…con Sauron. L’Orco batté impazientemente un piede in terra e ripeté:

“La spada,ragazzo”

Mirko strinse più forte l’arma e la alzò. A questo gesto, gli Orchi tirarono fuori le lance e le puntarono sul ragazzo, riabbassandole immediatamente, quando videro che Mirko aveva infilzato la spada a terra, a pochi centimetri dal loro Capitano. L’Orco la raccolse ed emise una risatina nervosa:

“Seguimi e lascia che il tuo drago venga incatenato con quello del Re umano”

“Di questo non si era parlato”- esclamò Mirko, sbarrando gli occhi e lanciando un’occhiata disperata a Xavian.

“Non preoccuparti Mirko, va pure”- disse il drago e alcuni Orchi lo accompagnarono lontano dal Cavaliere. Mirko allungò una mano verso il suo amico alato che si allontanava, ma sentì un orrido tocco sulla sua spalla destra: si trattava di quell’Orco.

“Avanti, seguimi….e comunque….mi chiamo Kraghat”

 

                                             *

 

Sauron sedeva sul trono di Galbatorix e osservava la porta della stanza, respirando lentamente con le mani congiunte davanti al viso mascherato. Era stata una grande idea, qualche giorno prima, utilizzare Galbatorix per ordinare a Kovu di colpire Aragorn, ma il Signore di Mordor non poté fare in tempo a gridare vittoria che seppe della sconfitta subita a Minas Tirith. La rabbia che aveva provato in quel momento aveva lasciato una traccia anche nella stanza nella quale ora sedeva: in preda all’ira, il sovrano di Mordor aveva fracassato una colonna con la sua mazza e i pezzi di marmo ricoprivano ancora il lucido pavimento. Alzandosi, Sauron fece qualche passo nel locale e diede uno sguardo fuori dalla finestra dalla quale parlava ai suoi sudditi. Il cielo nero e nuvoloso lo rendeva estremamente felice, così come lo rendeva felice vedere centinaia di uomini costretti a lavorare per le sue truppe. Tornando dentro, il Signore Oscuro si passò una mano sotto il mento e pensò:

“Murazor dovrebbe essere qui a momenti con quei due cartoni”

In quel momento, qualcuno bussò alla porta e Sauron andò ad aprire, ritrovandosi di fronte a due esseri atterriti dalla paura: uno era piccolo e blu, l’altro era un ragazzo per metà felino. Solo una cosa li accomunava….tremavano dalla testa ai piedi. Dietro di loro, Murazor chinò il capo e disse:

“Mio Signore Sauron, volevate parlare con loro, non è vero?”

“Precisamente”- rispose l’altro e fece cenno ai cartoni di entrare nella stanza – “Tu aspetta fuori, Murazor, e non far entrare nessuno”

Lo Spettro annuì e si pose appena all’ingresso della camera, mentre Sauron richiudeva il portone e invitava i cartoni a sedersi. I due esseri presero posto e il Signore Oscuro si voltò di scatto, puntando un dito verso Kovu:

“Tu…..il tuo nome”

“K-Kovu, signore”

Sauron annuì e poi passò al cartone blu:

“E tu invece devi essere…..Stitch”

L’alieno ebbe un sussulto e si raggomitolò su se stesso, continuando a tremare:

“Come….come fai a conoscere il mio nome?”

Sauron alzò gli occhi al cielo e scrollò le spalle, girando intorno ai due cartoni:

“Mha….le voci girano…”

“L’hai sentito dire ad Angel, non è vero?”- continuò il cartone, smettendo per un attimo di tremare e alzandosi in piedi.

Sauron si voltò ed emise una breve risata:

“Può darsi”

Stitch fu preso dall’ira e si lanciò su Sauron, arrampicandosi fino alla sua maschera metallica e mantenendosi alle spalle corazzate del Signore di Mordor. Kovu ebbe un sussulto a quella vista, ma si costrinse a restare fermo.

“Dov’è?”- ringhiò il cartone blu- “Cosa le hai fatto?”

Sauron continuò a ridere e questo turbò molto Kovu che si sistemò meglio sulla sedia e deglutì nervosamente.

“L’ultima volta che l’ho incontrata….abbiamo avuto una discussione alquanto…..fiammeggiante”

Gli occhi di Stitch si dilatarono e il cartone liberò le spalle di Sauron, lasciandosi cadere a terra:

“Mark aveva detto che non poteva dirmi dov’era....ma che almeno era viva”

“E secondo te perché?Mentiva,amico....mentiva”- esclamò Sauron, spingendo il coltello nella piaga.

Il piano del Signore Oscuro procedeva a meraviglia. Se avesse convinto quelle creature ad unirsi alla sua causa, avrebbe avuto altri validi alleati su cui fare affidamento. Sauron ricordava perfettamente la battaglia di Silthrim nella quale aveva, almeno secondo lui, eliminato Angel. Il Cavaliere Mirko aveva osato sfidarlo ed era tornato indietro, cercando qualcosa che Sauron non poté vedere a causa del fumo che gli opprimeva la vista. Forse il cartone rosa era sopravvissuto? Bha, a Sauron non importava….era meglio che Stitch credesse che fosse morta. Dopotutto…la rabbia è un enorme incentivo in battaglia.

“Ora ti dirò tutto,Stitch”- disse Sauron, mettendo una mano sulla gracile spalla del cartone –“Quando abbiamo combattuto a Silthrim, i tuoi ‘amici’ Cavalieri sono stati così negligenti e sfacciati da aver lasciato la tua povera compagna sotto un cumulo di macerie. Io eseguivo solo gli ordini di Galbatorix e….sono stato costretto ad ucciderla”

Stitch abbassò il capo e si mise a piangere e Kovu si accostò a lui, battendogli una mano sulla schiena:

“Perché l’hai fatto?”- disse poi il ragazzo-felino a Sauron che sembrava crogiolarsi di fronte alla tristezza e alla paura dei due.

“Ve l’ho già detto, eseguivo solo degli ordini. Comunque, Stitch, è stata colpa dei Cavalieri se Angel è…”

“Non dirlo”- lo pregò il cartone blu, ma Sauron non aspettava altro:

“….morta. Se l’avessero protetta meglio, tutto questo non sarebbe successo. Mark ha avuto anche la sfacciataggine di non dirti nulla….sapendo che avresti sofferto una volta che lo avessi scoperto con i tuoi occhi”

Stitch scosse il capo e strinse i pugni con forza, tentando di scacciare le lacrime:

“Ma non è possibile. Loro non l’avrebbero mai lasciata senza protezione”

Sauron sospirò, fingendo di compatire il suo interlocutore:

“Che vuoi che ti dica, mio giovane amico. Il mondo è pieno di possibilità”

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta interruppe il loro discorso e il Capitano Kraghat entrò nella stanza, portando con sé Mirko.

“Ecco il Cavaliere, Signore”- disse Kraghat, inchinandosi al suo padrone con riverenza.

Sauron fu molto soddisfatto di veder comparire il Cavaliere e ordinò all’Orco di uscire, poi si rivolse al nuovo arrivato:

“Bè ,salve, Cavaliere Mirko”

Il ragazzo non rispose, perché i suoi occhi erano puntati sui due cartoni che erano nella stanza. Stitch si trascinò verso il Cavaliere e gli chiese, implorante:

“Mirko, come sta Angel?”

La mente del Signore Oscuro lavorò in fretta, doveva impedire che quel Cavaliere parlasse, perché se Angel si era salvata, Sauron non avrebbe più avuto alcuna leva sulla quale premere per far combattere Stitch al suo fianco. Prima che il Cavaliere potesse rispondere, il sovrano di Mordor lo afferrò per una spalla e lo trascinò vicino a sé, sussurrandogli nell’orecchio:

“Abbiamo il tuo drago in ostaggio, ragazzo. Tu prova solo a dirgli che è viva e per lui sarà la fine”

I due cartoni erano troppo distratti per poter capire cosa avesse detto Sauron al giovane in quel brevissimo lasso di tempo e Stitch rimase di stucco quando udì le parole di Mirko:

“Stitch….mi dispiace molto, ma…..non sono riuscito a salvarla. Le ferite erano troppo gravi e…..”

Il Cavaliere notò che Sauron gli intimava, con un gesto del capo,di continuare:

“….purtroppo è morta”

Sauron emise un sospiro soddisfatto e vide il cartone blu urlare di rabbia e correre fuori dalla stanza, in preda alla disperazione. Il Signore Oscuro si rivolse a Kovu:

“Inseguilo e cerca di calmarlo. Ora, devo scambiare due parole con il nostro coraggioso Cavaliere, qui”

Kovu uscì dalla stanza e Mirko e Sauron si ritrovarono uno di fronte all’altro. Il ragazzo aveva la pelle sudata e respirava velocemente, mentre l’altro si ergeva almeno due volte più alto del Cavaliere e lo guardava con disprezzo.

“Sei un vile. Non dovevi farmi dire questo a quella povera creatura”- urlò il ragazzo, facendo un passo avanti.

“Ancora una volta ho utilizzato la parte negativa dell’amore. Quella che genera odio e distruzione”- rispose impassibile il sovrano di Mordor,spingendo il ragazzo e facendolo cadere a terra. Sauron prese Mirko per il colletto e lo sollevò, portandolo di fronte al suo elmo spinato:

“Tu sei pazzo”- disse il ragazzo, cercando di liberarsi.

“Pazzo? Grazie, ‘pazzo’ è la parola usata dal mondo per indicare un genio….e io sono un genio del male. Ma veniamo al dunque, ragazzo, sai perché ti ho fatto venire qui?”

Il Signore Oscuro lo lasciò andare e Mirko si sistemò il colletto, facendo qualche passo indietro:

“Vuoi uccidermi?”

“Certo. Voglio uccidere te,Mark,Eric,Galbatorix,Aragorn,Angel,Faramir…tutti. Hai afferrato il concetto?”

L’altro non rispose e Sauron continuò:

“No, ti ho fatto venire qui affinché tu possa partecipare ad una simpatica iniziativa che ho in mente di far cominciare tra due giorni. E’ una specie di….chiamiamolo ‘spettacolo’”

“Spettacolo?”- domando Mirko, pensando per un momento che Sauron fosse veramente fuori di testa.

“Esatto. Per festeggiare la conquista di Uru-Baen, ho promesso alle mie truppe una serie di gare nella quale si sfideranno Umani, Orchi e un Cavaliere….te”- disse l’uomo corazzato, indicando Mirko- “Saranno semplici prove, dove naturalmente mi aspetto di vedere tante morti, ma al termine, se riuscirai ad arrivarci si intende, non dovrai vedertela con guerrieri o creature selvagge. Dovrai vedertela con me e allora sì….sarà la fine”

  
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