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Autore: MikyCullen96    08/07/2010    1 recensioni
Si era dimenticato di me e non aveva mantenuto la sua promessa, punto. Lui non era mio, poteva fare quello che voleva della sua vita e io dovevo solo accettarlo. Ma non ci sarei mai riuscita. Volevo più di ogni altra cosa che Mike fosse mio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Nuovo amore Cominciava a piacermi troppo Justin, e sembrava che lui ricambiasse. Frequentavamo tutti i corsi insieme e avevamo legato tantissimo. Quella mattina, quando arrivai a scuola, una ragazza con gli occhiali e l'apparecchio ai denti, piuttosto bruttina, mi si parò davanti. “Ehm, ciao ...” dissi imbarazzata e sorpresa, alzando un sopracciglio. “Ciao!” sputacchiò “ Tu … tu sei la fidanzata di Justin, vero?” “Non siamo fidanzati!” la smentii in fretta (le voci girano), un po' dispiaciuta che non fosse così. “Oh … sei già fidanzata tu, forse? O magari hai già avuto un ragazzo e non l'hai dimenticato ...” cominciò a parlare fra sé, ma l'ultima frase mi colpì violentemente il petto come una pugnalata. Io e Mike non eravamo mai stati fidanzati, ma forse io l'avevo considerato sempre qualcosa di più di un amico … Scossi la testa e tornai a guardarla. “Ehm, puoi dirmi dove vuoi arrivare?” la sviai. “Eh?” mi guardò con la faccia di una che è caduta dalle nuvole. “Sì … cosa vuoi dire?” ribadii. “Chi sei? Io non ti conosco!” esclamò, con gli occhi da cucciolo spaventato. “Ok … ciao!” le girai intorno e mi allontanai da quella malata di mente. Justin mi corse incontro appena mi vide. “Lu! Ehi, ma … chi era quella?” mi chiese, aggrottando le sopracciglia. “Non lo so … una tipa non tanto a posto, comunque ...” mormorai. Rise sommessamente. “Comunque credo che tu le piaccia ...” commentai. “Oh, fatica sprecata, a me piace un'altra ...” disse, poi mi fissò con uno sguardo intenso più del solito. Mi sentii mancare. Era davvero troppo bello. “Lu, senti, è da 4 mesi, più o meno, che ci conosciamo e … mi piaci molto ...” disse, poi quando mi vide strabuzzare gli occhi aggiunse “ … dico sul serio ...” “Davvero?” stentavo a crederci. “Davvero” confermò annuendo. “Beh, anche tu ...” deglutii “ anche tu mi piaci ...” Rimanemmo entrambi a dondolare fuori, al freddo di gennaio. “Senti, non so se … comunque io te lo chiedo … se non sei ancora pronta, sono disposto ad aspettare fino all'esame di maturità e anche oltre … vuoi essere la mia ragazza?” Oddio … E Mike? fu la prima cosa che mi venne in mente. Mi liberai immediatamente di quel pensiero. Non me ne doveva importare nulla di lui, per quel che ne sapevo mi aveva già rimosso dalla sua memoria e non si faceva neanche più sentire. Respirai a fondo e poi risposi, sorridendo. “Certo che sì!” gli gettai le braccia al collo e lo baciai delicatamente sulle labbra perfette. Non so perchè lo feci, ma lo feci e lui non si oppose. Ero la persona più felice dell'Universo. Avevo finalmente un ragazzo che mi amava, una vita serena … niente amici, ma Justin valeva per 100. E non avrei mai pensato che tutto ciò potesse finire in quel modo … 5. Mi manchi ancora Era un pomeriggio di febbraio e faceva un freddo cane (un freddo Jacob … hihi), ma io e Justin andammo al parco. Mi venne a prendere a casa con la sua favolosa Porsche, mentre mia madre mi stava ancora raccomandando di fare attenzione e io fingevo di darle retta. Appena suonò il campanello, scappai letteralmente fuori dalla porta, ringraziando il cielo di avermi salvata da mia madre. Balzai allegra sulla Porsche. “Salve!” mi salutò, dandomi un dolcissimo bacio sulla guancia. “Salve … grazie al cielo sei arrivato, non ne potevo più di mia madre!” sospirai di sollievo e gli sorrisi. I suoi occhi di ghiaccio brillarono come se sorridendo gli avessi regalato la cosa più bella del mondo. Parcheggiò sul ciglio del marciapiede ed entrammo nel parco immenso. Era bellissimo: la neve ricopriva tutto, ogni panchina, ogni albero. I giochi per i bambini erano completamente bianchi. Non c'era quasi nessuno per via del freddo. Passeggiammo mano nella mano, scambiandoci sguardi dolci senza parole. Davanti a noi una donna sulla trentina rimboccava la sciarpa e il cappellino alla bambina bionda che teneva per mano, mentre muoveva lentamente avanti e indietro sul sentiero innevato il passeggino come per cullare il bambino più piccolo. Tutto sommato c'era un silenzio rilassante, che venne improvvisamente interrotto dalle risate rumorose di due bambini che si rincorrevano nella neve e della madre che li chiamava affannata, cercando di raggiungerli. Ero raggiante, mi guardavo intorno e ogni cosa mi sembrava bellissima poi, quando incrociavo lo sguardo di Justin, mi rendevo conto di quanto fosse perfetto, e di come tutto il resto fosse insignificante rispetto a lui. Finchè accadde. Non avrei mai voluto che succedesse. Abbandonai per un istante gli occhi penetranti di Justin e lo vidi, che passeggiava mano nella mano con una ragazza verso di noi. Mike. Il cassettino proibito nella mia memoria cominciò a traballare fino quasi ad aprirsi. Non poteva essere lui, perciò controllai bene: capelli neri piastrati, profondi occhi marrone cioccolato … Non volevo accettarlo, ma era lui. “Lu? Lu, che c'è?” mi chiese curioso Justin. Scossi la testa, ero rimasta imbambolata. “Ehm, niente, niente … stavo cercando di vedere se conoscevo quel ragazzo ...” sorvolai sui particolari, non era il caso. “E lo conosci?” “Sì ...” La sua espressione rimase neutra e non diede segni di delusione o sospetto. Poi io e Mike ci avvicinammo, e lo vidi strabuzzare gli occhi vedendomi. “Lu?!” esclamò sorpreso e felice. “Ciao Mike ...” dissi semplicemente, trattenendomi dal gettarmi tra le sue braccia. La ragazza accanto a lui mi fulminò con uno sguardo torvo, prima di rivolgersi a Mike. “La conosci?” disse sospettosa. “Sì … è una mia amica delle medie ...” rimase vago lui. Amica?! Migliore amica, idiota! Quasi fidanzata anzi, c'è stato un bacio! Fu tutto quello che riuscii a pensare. Piombò un silenzio di tomba, nervoso e teso. “Ehm, Lu lei è Cindy … Cindy, Lu!” Mike fece le presentazioni, intimidito dai nostri sguardi velenosi. “Piacere!” dissi fredda, tendendogli una mano solo per fare un piacere a lui. Lei ricambiò, seccata, poi tornò ad avvinghiarsi a Mike. “Andiamo a prenderci una cioccolata calda tutti insieme?” propose Justin. Gli sorrisi e lo presi sottobraccio. Vidi gli occhi luminosi di Mike spegnersi e accendersi in me una scintilla di speranza. Speranza di che? Non lo sapevo nemmeno io. “Buona idea! Io sono Mike, piacere!” lo salutò Mike. “Piacere, Justin!” rispose socievole. Si misero vicini e cominciarono a chiacchierare di calcio, mentre io e Cindy non spiccicammo parola per tutto il tragitto fino al bar più vicino. Ci stavamo leggermente antipatiche. E inoltre, mi stavo accorgendo che Mike mi mancava … e anche tanto. 6. Di nuovo insieme Anche nei giorni successivi, nei pochi momenti in cui non ero con Justin, continuavo a pensare a Mike. Il cassettino ormai si era aperto e non si chiudeva più. Avrei voluto picchiarmi a sangue, perchè era tutto sbagliato, tutto. Perchè il destino mi aveva fatto questo? Proprio ora che ero finalmente riuscita a rifarmi una vita e a dimenticare Mike, perchè doveva farlo rientrare nella mia vita? E soprattutto, così all'improvviso? Sdraiata a pancia in giù sul letto, cominciai a prendermi a cuscinate in testa, prima di soffocare le lacrime sul cuscino. Quel giorno fui costretta a rimandare l'appuntamento con Justin, non me la sentivo proprio. Tra l'altro fuori si gelava, e mi chiedevo come i bambini potessero essere così spensierati e incuranti del freddo per fare il pupazzo di neve nei giardini candidi. Non so cos'avrei dato per ritornare bambina. “Lu! Non devi uscire con Justin?” gridò mia madre dalla cucina. “Non più … non ho voglia, e comunque l'ho già avvertito!” risposi “Va bene … vieni a mangiare?” “Non ho fame!” gridai sbuffando. Stavo per avere un esaurimento nervoso. “Ma ci sono le lasagne!” mugolò lei. “MAMMA, TI HO DETTO CHE NON HO FAME!” sbottai urlando. Ecco, ero esplosa. Soffocai altri singhiozzi nel cuscino, tirandomi i capelli con foga e stringendo un peluche. Poi squillò il cellulare. Con gli occhi rossi e pesti per aver dormicchiato e pianto per non so quante ore, osservai il display. Mike, oddio. Risposi, ero curiosa. “Pronto?” “Ciao Lu ...” disse “Volevo solo dirti che mi ha fatto piacere averti rivista …” “Anche a me, Mike, grazie … molto carina, la tua ragazza ...” commentai mentendo. Non la sopportavo. “Grazie … anche Justin sembra carino … comunque volevo anche dirti che parto: vado in Florida con la squadra di baseball del liceo. Ho fatto le selezioni e mi hanno preso ...” “Cindy verrà con te?” chiesi angosciata. “No … l'ho lasciata, i rapporti a distanza non durano niente ...” disse demoralizzato. Avrebbe dovuto dispiacermi, invece ero felice come una Pasqua. “Ah … penso … penso che tu abbia fatto la cosa giusta …” dissi, cercando di non fare salti di gioia. “Credo che sia un addio, questo ...” mormorò. Non risposi subito. Non riuscivo a realizzare come una cosa concreta la parola ADDIO. “Lu?” “Cosa?!” esclamai. “Mi dispiace … ci sentiamo, comunque … buon pranzo ...” Attaccai senza salutarlo. Che idiota: pensava che avrei avuto la voglia di mangiare, dopo quello che mi aveva detto? Tornai a piangere sul cuscino e non mi mossi per 2 ore buone. Alla fine, quando ormai non mi era rimasta più acqua in corpo per piangere ancora, il cuscino era fradicio e io completamente rimbambita. Erano le 15.30 quando cominciai a preparare il mio piano. Mi resi improvvisamente conto che non potevo permettermi di perdere Mike per sempre. Mi ero solo illusa quando dicevo di averlo dimenticato … e di amare Justin. Nel mio cuore c'era sempre stato Mike. Presi una borsa e ci infilai dentro i primi vestiti che mi capitarono in mano, dentifricio e spazzolino. Se non fossi riuscita ad impedirgli di partire, l'avrei seguito fino in Florida e anche oltre. Uscii di corsa dalla camera, con la faccia di una che è appena stata torturata a morte e i capelli spettinati. Quando mia madre mi vide strabuzzò gli occhi. “Ma cosa …?” scosse la testa senza capire. “Ehm … esco un attimo … ho un appuntamento a casa di un'amica ...” mentii spudoratamente. “Lu, non pensi che Justin ci potrebbe rimanere male?” mi ricordò. Justin, mi ero completamente dimenticata! Era buffo però, io intendevo quella frase in un modo diverso dal suo. Non risposi. Ci sarebbe rimasto malissimo, ma dovevo lasciarlo, per rispetto suo. Mi piaceva sicuramente, ma non quanto Mike. E sarebbe stato peggio se avessi continuato a stare con lui pur non amandolo, io non avrei mai voluto che accadesse a me. Sbuffai stressata e uscii. Presi il taxi e mi rilassai per un quarto d'ora in attesa di arrivare all'aereoporto. Sembrava lontanissimo, ma finalmente l'auto si fermò. “Siamo arrivati!” mi avvertì l'autista. “Oh, grazie al cielo! Grazie, tenga il resto!” dissi, allungandogli i soldi dal finestrino ed entrando di corsa nell'aereoporto. Passai in rassegna tutti i voli, tutte le piste, e trovai l'aereo di Mike per ultimo, mentre i passeggeri salivano. Oddio, no … nonononononono … Mi feci largo tra la folla di gente a forza di gomitate e spintoni, senza ascoltare gli insulti che mi rivolgevano e arrivai alla pista. Erano rimasti solo più 6 persone e stavano salendo. Sentivo il sangue rimbombarmi in testa per l'agitazione. Ripresi a correre verso di loro: Mike era l'ultimo della fila. Il penultimo salì sul velivolo e sparì al suo interno. Toccava a lui. No, non potevo permetterglielo. “NO! MIKE, FERMO!” urlai angosciata. Non mi sentì. “MIKE, NO! FERMATI!” strillai con tutto il fiato che avevo. Finalmente si voltò e mi mise a fuoco. Vidi i suoi dolcissimi occhi illuminarsi di speranza e sorpresa. Percorsi gli ultimi metri che ci separavano e finii fra le sue braccia. “Lu!” mormorò sereno e stupito. “Non andartene, ti prego, no ...” lo implorai, trattenendo a stento le lacrime. “Dove vuoi che vada, senza di te ...” sorrise e mi strinse forte. “Ehi, signore!” lo chiamò una hostess. Suo malgrado si girò. “Stiamo per decollare, sale o no?” disse scocciata, mettendo il broncio e incrociando le braccia come le bambine capricciose dei film. “No, ho cambiato idea ...” rispose, guardandomi con la coda dell'occhio. “Come vuole … ma sappia che il biglietto non glielo rimborsiamo ...” disse lei. “Ehm, scusi se glielo dico, ma me ne importa ben poco del biglietto ...” sorrise sfacciato. Mi passarono davanti agli occhi tutti i momenti passati insieme: la mia festa di compleanno, l'abbraccio al gioco della bottiglia, le nostre risate … Ed ero felicissima di poter stare con lui per sempre … o quasi, beh … L'hostess fece una smorfia di disappunto e scomparve dentro l'aereo, mentre la scaletta risaliva e si chiudeva. Corremmo via prima che l'aereo decollasse. “Sei qui ...” sorrise con gli occhi lucidi Mike. “Sì … non potevo lasciarti andare ...” mormorai, ammirandolo in tutta la sua dolcezza. “Non l'avrei sopportato ...” acconsentì lui. “Però stavi partendo … e comunque avevi una fidanzata, quindi ...” Era vero. Chi mi diceva che sarebbe rimasto per me? Magari l'avevo solo convinto a non partire, ma sarebbe tornato dalla sua ragazza … da Cindy …. Mi guardò confuso. “ … quindi ora posso anche andarmene ...” dissi con voce tremolante, trattenendo le lacrime “Ti volevo vicino a me, e ti ho vicino ora … ma non faccio più parte della tua vita e ...” cominciai a blaterare cose senza senso. “Lu … Lu, sssh ...” appoggiò un dito sulle mie labbra e mi zittì dolcemente “Io voglio che tu faccia parte della mia vita ...” “Ma hai Cindy ...” gli ricordai. “Io non la amo! Ho sempre amato te! E poi, se dobbiamo parlare di fidanzati, come la metti tu con Justin?” “Io non amo … non ho mai amato Justin … è bello certo, ma ...” considerai. “Più bello di me ...” dedusse. “Ehi ...” picchiettai con un dito sul suo petto e sospirai“Non c'è nessuno più bello di te ...” Sospirò e mi sorrise sereno. “Ma quanto ti amo ...” disse, prendendomi in braccio e baciandomi con una dolcezza inimmaginabile. E in quel momento mi dimenticai di tutto e di tutti: dei miei problemi, dei dolori, di Justin, della nostalgia che avevo di Mike e che ora era sparita, perchè sentivo che l'avrei avuto accanto per sempre.
  
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