Ero immerso in
una profonda
contemplazione, quando sentii la porta della libreria aprirsi di scatto.
“Scusami…
lo so… sono in ritardo!” mi
disse Silvia, mentre riprendeva fiato dopo la solita corsa.
“E’
bello cominciare la giornata
lavorativa con le stesse parole ogni mattina… Comunque
ciao” dissi con un
sorriso sulle labbra, ormai ero abituato al suo perenne ritardo, per
lei
arrivare puntuale ad un incontro era impossibile..
“Questa
volta non è colpa mia, la
sveglia non è suonata!” disse mentre si toglieva
la giacca.
“Silvia,
lo sai che non mi devi
spiegazioni, siamo comproprietari di questa libreria” le
dissi per non farla
sentire in colpa.
“E’
anche una videoteca… ricordatelo!
Non pensare solo ai tuoi libri, la gente viene anche per me”
disse con quel suo
modo di scherzare che la rendeva adorabile.
“Lo
so, è che mi piace vederti
difendere la tua zona di competenza!” dissi non riuscendo a
trattenere una
breve risata.
Fece finta di
imbronciarsi, ormai la
conoscevo benissimo, sapevo che era tutta una finta. La prima volta che
la vidi,
quasi dieci anni fa, la scambiai per un maschio a causa dei suoi
capelli corti
e dei suoi abiti maschili, indossava una maglietta di qualche taglia
più grande
e jeans strappati. Solo da quando avevamo aperto “ Il Paese
delle Meraviglie”
aveva cominciato ad assomigliare a una ragazza sia nel vestire che
nell’aspetto, ma quando le domandavo il perché di
questo cambiamento rispondeva
in modo evasivo. Il mio sospetto era che finalmente avesse conosciuto
un
ragazzo, ma che lo volesse tenere nascosto, per paura che la prendessi
in giro.
“Cosa
stavi guardando con tanto
interesse?” disse Silvia curiosa.
“Stavo
verificando le spese del
negozio” risposi con la prima cosa che mi venne in mente.
“Certo…
come no! Dai sputa il rospo!”
mi disse decisa avanzando verso di me, mi ero scordato che odiavo fare
quel
lavoro e che era lei a svolgerlo.
“Te
l’ha mai detto nessuno che non
bisogna essere così curiosi?” le chiesi sulla
difensiva.
“Certo…
tu ogni giorno!” disse a un
passo da me mettendosi a frugare nella mia postazione di vendita.
“Si
può sapere cosa cerchi?” dissi
leggermente stizzito, rimettendo al loro posto gli oggetti, dopo che
erano
stati messi in disordine da lei.
“Questo…”
disse lei trionfante.
Purtroppo aveva
scoperto tutto, mi
domandavo cosa ne avrebbe pensato.
“Il
mio tessssorooooooo” disse
imitando Gollum alla perfezione, dopo aver aperto la scatola contenente
l’anello di fidanzamento.
“Pensi
che le piacerà?” chiesi
titubante.
“Dovresti
sapere che non me ne
intendo, però mi sembra bellissimo” disse con
un’ espressione strana sul viso,
era l’unica donna che conoscessi a cui non piacevano i
gioielli, ecco perché
non avevo chiesto il suo parere quando lo avevo comprato. Sentendo
nuovamente
aprire la porta, mi ripresi la scatola e la nascosi in fretta, cercando
di
assumere un’ aria professionale.
Alzando lo
sguardo vidi avvicinarsi
il sogno proibito di qualsiasi uomo, che rispondeva al nome di Claudia.
Lei era
bellissima con la sua pelle ambrata, i capelli neri e lunghi riversati
sulla
schiena, i suoi occhi color nocciola che t’incantavano non
appena ti guardava,
come se non bastasse era anche molto intelligente, ma la cosa
più sorprendente è
che era la mia fidanzata.
“Amore,
come stai?” mi chiese con
voce sensuale.
“Quando
vedo te sto sempre bene” le
risposi estasiato, cercando di non lasciarmi distrarre da Silvia che
stava
facendo finta di vomitare alle spalle di Claudia, a lei non era mai
piaciuta.
“Adulatore!
Sono passata per dirti
che stasera ritornerò in tempo per cena” disse lei
serafica.
“Anch’io
sarò a casa per quell’ora, non vedo
l’ora che arrivi stasera” Fremevo di gioia.
“Allora
a stasera passerotto” mi
disse dandomi un bacio casto sulle labbra.
“ A
stasera gattina” le risposi ebbro
di gioia.
Dopo di che
uscì con passo cadenzato,
quel suo modo di camminare aveva il potere di ipnotizzarmi, era
difficile
distogliere lo sguardo da lei.
“Vorrei
tanto sapere cosa ha lei più
di me!” disse Silvia stizzita.
“Silvy…
visto che siamo amici eviterò
accuratamente di risponderti” dissi sarcastico.
Lei come
risposta scelse di mettere
il broncio e ritornare a sistemare l’area di sua competenza.
Mi avvicinai
lentamente a lei, sapevo
che mi aveva sentito arrivare.
“So
che non ti piace, ma in lei penso
di aver trovato tutto ciò che cerco in una donna:
è bella, intelligente e
amante dei libri.” dissi tranquillo prima di essere
interrotto da lei.
“Beh
se il tuo tipo di donna deve
essere anche arrogante, presuntuosa per non dire… stronza,
direi che l’hai
trovata” C’era quasi odio, nella sua voce, ma lei
non conosceva Claudia come la
conoscevo io.
“Devo
chiederti un enorme favore” le
dissi cercando di
essere conciliante.
“Potrei
accettare di farti questo
favore… ma tu cosa mi dai in cambio?” mi chiese
con un ghigno stampato in
volto.
“Se lo
farai leggerò quella saga per
cui stravedi” dissi afflitto.
“Leggerai
veramente Twilight! Dimmi
pure” disse entusiasta.
“Poiché
Claudia tornerà per cena,
vorrei prepararle qualcosa di favoloso, per poi farle la
proposta” Lo sguardo
si posò nel posto in cui era conservato l’anello.
“Vorrei
uscire prima, pensi di
riuscire a gestire il negozio anche senza di me?” dissi
sperando che i miei
occhi fossero diventati come quelli del gatto di Shrek.
“Beh,
se me lo chiedi con quegli
occhioni dolci, non posso dirti di no” rispose sarcastica.
“Allora
affare fatto, tu oggi ti
occupi del negozio e io leggerò questa saga che ti fa
delirare” dissi per
prenderla un po’ in giro.
“Quando
leggerai tutti e quattro i
libri capirai il mio attaccamento alla saga” disse lei con
ardore.
Non
l’avevo mai vista così
appassionata ad un libro, tra i due il fanatico ero io. Una passione
che mi era
stata trasmessa da i miei nonni paterni. Purtroppo erano scomparsi
qualche anno
prima a causa di un incidente con la macchina. Non ci fosse stata
Silvia ad aiutarmi
dubito che sarei riuscito a superare il trauma della loro morte, in
quei giorni
di sconforto si prese cura di me.
Mio nonno era
una figura centrale
nella mia vita.
Per me
è stato come un padre, visto
che la persona che avrebbe dovuto farlo era sempre assente,
perché prima veniva
il lavoro e solo dopo la famiglia.
Fu una
liberazione quando a diciotto
anni il nonno m’intestò un appartamento nel quale
mi rifugiai immediatamente.
Lui aveva capito il mio disagio nell’abitare in una villa
maestosa, ma fredda
come il ghiaccio, dove l’amore era messo in secondo piano
rispetto agli affari.
Mio padre cercò in tutti i modi di ostacolarmi,
perché voleva che entrassi
nella sua società, per poi condurla al suo posto. Ma il
futuro che lui aveva
scelto per me non era quello che volevo crearmi, perciò alla
fine lasciò
perdere, intimandomi di non cercarlo mai più.
Devo ringraziare
sempre i miei nonni
se io e Silvia potevamo gestire un’attività.
Avevano dato a due ragazzi
l’opportunità di gestire un negozio e con
l’impegno e sacrificio di tutti e due
riuscimmo a cavarcela molto bene.
“Chiamerò
Jacopo… mi aiuterà lui a
gestire il negozio” disse Silvia facendomi tornare alla
realtà.
“Tuo
fratello c’è la farà a non
combinare guai?” chiesi preoccupato perché le
precedenti esperienze con lui in
negozio si erano rivelate un incubo.
“Vedrai…
ha bisogno di soldi per un
nuovo gioco, quindi sarà impeccabile” disse sicura.
“Speriamo
bene… allora io stacco alle
tre, per preparare tutto” dissi preoccupato per le sorti del
negozio e per la
proposta che volevo fare.
Per tutta
risposta lei fece un cenno
affermativo con la testa, mentre lo sguardo era assente, ma in quel
momento non
mi posi il problema troppo preso dall’imminente serata e
tornai alla mia
postazione.
Alle tre come
stabilito lasciai il
negozio con una busta contenente i quattro libri della saga, Silvia
aveva
insistito parecchio per farmeli portare a casa subito. Ero diventato
curioso di
sapere cosa avevano di speciale questi libri. Ovviamente con me
c’era il
prezioso astuccio con l’anello.
Arrivato davanti
alla porta di casa
notai che era chiusa male, pensai che come al solito Claudia avesse
dimenticato
di chiudere a chiave. Entrai in modo circospetto per capire se un
estraneo fosse
entrato in casa. Sembrava tutto a posto, tranne per il fatto che
c’erano dei
vestiti buttati a terra. Pensai subito ai ladri, la tentazione di
chiamare la
polizia era forte, ma le voci che sentivo provenire dalla camera da
letto mi
sembravano famigliari. Mi sentivo attratto da quel suono e dopo qualche
passo
le voci divennero nitide e potei ascoltare la loro conversazione.
“Te
l’ho detto amore… è solo
questione di poco tempo, vedrai che quel bamboccione di Andrea mi
chiederà di
sposarlo” la voce era quella di Claudia.
“Cosa
ti da tanta sicurezza? Potrebbe
aspettare più tempo di quello che credi per
decidere” disse una voce maschile
che non avevo mai sentito.
“M’aspetto
la proposta a breve…
conosco i suoi sentimenti e come è stato educato da suo
nonno, ormai è in mio
potere” disse Silvia con una risata sguaiata.
“Come
farai a convincerlo a tornare
su i suoi passi? Mi avevi detto che odia suo padre” la voce
maschile era
dubbiosa.
“Ormai
lui è come creta nelle mie
dolci manine, basterà poco per convincerlo e per fargli
cambiare idea su quest’insulsa
vita che conduce, vedrai tesoro mio ancora un po’ di pazienza
e saremo
milionari” C’era
un non so che di
perfido nella voce di Claudia
“Sei
diabolica… è per questo che ti
amo” la voce dell’uomo era diventata profonda.
Non avevo idea
di come fossi arrivato
davanti alla porta aperta della camera, l’unica cosa che
ricordo era che vidi
la donna che avrei voluto sposare abbracciata ad un altro uomo. Erano
nudi sul
letto dove la sera ci addormentavamo stretti l’uno
all’altra, scambiandoci
dolci effusioni, ma guardare la loro intimità e la
complicità che li univa, mi
aprii gli occhi su il fatto che ero stato ingannato per tutto quel
tempo e mi
fece sprofondare in un abisso.
“Hai
ragione ero pronto a farti la
proposta, ma adesso vi voglio fuori da casa mia” dissi con
voce fredda e
distaccata.
“Ah…
tesoro… non è come pensi” rispose
sorpresa e confusa nel trovarmi sulla porta.
“Pensavo
che solo nei film si dicesse
questa battuta… adesso vi ordino di andarvene
immediatamente” le ultime parole
mi uscirono dure.
“Posso
spiegarti…” cominciò a parlare
cercando di ritrovare il suo tono suadente.
“Ti ho
detto di ANDARTENE! O chiamo i
carabinieri” dissi rabbioso, sferrando un pugno alla parete.
Vedendo la mia
reazione cominciarono
a vestirsi e Claudia iniziò a fare anche la valigia. Non
potendo sopportare
oltre la loro vista me ne andai in salotto tenendomi la mano dolorante,
ma era
nulla in confronto allo strazio che provavo, dentro di me sentivo
montare la
rabbia per essere stato raggirato e ingannato da una persona con cui
speravo di
poter passare tutta la mia vita.
Non ci furono
altri scambi di parole
fra noi, sentii solo il tintinnio della sua copia delle chiavi che
venivano
appoggiate sul mobile dell’ingresso e lo sbattere della
porta. Quando ebbi la
certezza di essere solo in casa mi accasciai sul divano e diedi sfogo
alla mia
collera, lasciando che le lacrime mi offuscassero la vista .Cominciai a
battere
i pugni, urlando incontrollato la mia delusione, continuando a pensare
“Perché a me!”
.
Percepì
nel dormiveglia che la serratura
della porta d’ingresso era scattata. Stranamente non
ricordavo di essermi
addormentato. Mi alzai a fatica dal divano, per vedere chi era entrato,
anche
se avevo il sospetto di chi fosse.
“Andry…
dove sei?” sentii la voce di Silvia
preoccupata.
“Sono
qui” riuscii a dire con voce
roca a causa del pianto e degli urli.
“Cosa
ti è successo?” mi chiese
sconvolta dal mio aspetto.
“Hai
voglia di aspettare un attimo?
Ho bisogno di sciacquarmi il viso” il mio tono era depresso e
privo di vita.
“Ti
aspetto in cucina… fai con
comodo” ma dal tono di voce ansioso capii che voleva sapere
subito la verità.
L’acqua
gelida riuscii a schiarirmi
le idee, peccato che non avesse sortito effetto sul mio aspetto che
rimaneva
quello di uno zombie.
Uscito dal bagno
un odore intenso di
caffè m’investi e arrivato in cucina vidi che
Silvia mi aveva preparato una
specie di colazione, sapevo già che non avrei mangiato, mi
dispiaceva
dirglielo, ma non avevo la forza e la voglia di mangiare.
“Raccontami
solo se lo vuoi” mi disse
con molto tatto.
Cominciai a
raccontare tutto
lentamente, ogni ricordo e sensazione mi facevano male, ma alla fine
raccontandole quello che mi era accaduto mi sentii meglio,
perché a ogni mia
parola su Claudia corrispondeva un insulto da parte di Silvia nei suoi
confronti.
Non glielo dissi ma apprezzai molto i suoi commenti.
Per il mio bene
evitò di dirmi che
lei aveva sempre avuto ragione su di lei e anche di questo le fui
davvero
grato, perché bastavo io a dirmi quanto fossi stato
imbecille a fidarmi di una
come Claudia.
Nei giorni
successivi Silvia veniva a
farmi compagnia dopo il lavoro, cercando di scuotermi dalla depressione
in cui
ero caduto.
Finché
un giorno mentre stava finendo
di pulire le dissi “Silvia… ti ringrazio per
quello che stai facendo, non hai
idea di quanto te ne sia grato, ma anche tu hai una vita, non devi
sprecare il
tuo tempo con me, vedrai che mi riprenderò”
“Noi
siamo amici… e gli amici si
aiutano e sono certa che ti riprenderai e troverai la donna giusta per
te”
disse con un caldo sorriso.
“Silvia,
ho smesso di credere
che troverò il vero amore
perché non esiste, sono tutte scemenze che raccontano gli
illusi, quelli che
credono di trovare l’anima gemella. Credo che
rimarrò solo, almeno così nessuna
donna potrà
ancora ferirmi” pronunciai quelle
parole con astio.
“Forse
è meglio che vada… ci
sentiamo” sembrava che le mie parole l’avessero
sconvolta.
Se ne
andò di fretta, non mi permise
di scusarmi con lei, probabilmente aveva creduto che
c’è l’avessi con lei, ma
questo era impossibile, Silvia era la persona a cui tenevo di
più, l’unica che
mi era stata sempre accanto e che mi aveva confortato nei periodi
più neri
della mia vita, provavo per lei un sentimento di protezione,
poiché era sempre
stata presa in giro per il suo carattere deciso e il suo modo di fare
pittoresco, invece io trovavo il suo atteggiamento meraviglioso anche
perché
glielo invidiavo, sarebbe piaciuto anche a me essere risoluto come lo
era lei,
per questo siamo diventati subito amici e non ci siamo più
separati.
Solo allora
ricordai che avevo
stretto un patto con lei e decisi di onorarlo, per tutto quello che
aveva fatto
e stava facendo per me.
Iniziai a
leggere i quattro libri di
Twilight. Erano scritti in modo semplice, ma la forza dei sentimenti
che
sprigionavano era molto potente e mi aiutarono a risollevare il mio
spirito
decaduto, pensai che era un vero peccato che solo nei libri accadesse
di
trovare il vero amore.
All’inizio
della settimana ero andato
a lavorare perché mi serviva ritrovare le mie vecchie
abitudini, per cercare di
ritornare ad essere me stesso e provare a dimenticare il tremendo colpo
subito.
Silvia
all’apparenza era quella di
sempre, ma io che la conoscevo bene notai che sembrava distante e
pensierosa,
come se qualcosa la preoccupasse, provai a chiederle se c’era
qualcosa che la
turbasse, ma lei sorridendo mi diceva che erano ansie di poco conto,
che non
dovevo preoccuparmi e che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Ritornato a
casa, decisi di rivedere
un vecchio filmato di famiglia con protagonisti i miei nonni era un
abitudine
che avevo preso negli ultimi anni, per cercare di non dimenticare i
loro
insegnamenti.
Misi nel
videoregistratore la
cassetta con il filmato girato durante una vacanza in campeggio con
loro a cui
partecipò anche Silvia.
Sullo schermo
apparvero i miei nonni
abbracciati teneramente, sembravano due ragazzini innamorati, il loro
era una
amore senza età.
“Piacerebbe
anche a me trovare una
ragazza ed avere con lei lo stesso rapporto che avete voi
due” disse la mia
voce da dietro la telecamera.
“Te lo
auguro tesoro” rispose mia
nonna sorridendo.
“Come
farò a riconoscerla?” chiesi
serio.
“Te ne
accorgerai da solo Andrea…
perché quando sentirai che non puoi fare a meno di vederla,
di sentire la sua
voce, di ascoltarla ridere e provare per lei sensazioni che ti
sconvolgono
anima e cuore allora avrai trovato la tua anima gemella”
disse il nonno
continuando a fissare il viso di sua moglie con la voce intrisa
d’amore.
Dopo che ebbe
finito di parlare non
potei più continuare a guardare e spensi tutto.
Volevo
dimenticare le parole del
nonno, ma continuavano a vorticarmi in testa, finché alla
fine mi arresi e
cominciai ad ascoltare i miei sentimenti per cercare di capire se
avessi mai
provato sensazioni simili per Claudia.
Il rapporto che
c’era fra me e lei
era basato sul desiderio che provavo nei suoi confronti,
perché incarnava il
mio ideale di donna: bella, intelligente e seducente. Se fosse stato
amore,
sarei stato comunque in collera con lei, ma avrei sentito la sua
mancanza e ci
sarebbe stato un grande vuoto dentro di me, invece al suo posto
c’era solo
indifferenza.
Il suono del
citofono interruppe il
filo dei miei. La voce gracchiante di Jacopo mi chiese di farlo entrare.
“Tieni…
da parte di Silvia” mi disse
titubante porgendomi una busta.
Aprendola ci
trovai una lettera. Ero
stupito perché era l’ultima cosa che
m’aspettavo da lei e cominciai a leggere.
“Caro
Andrea,
ho
deciso di scriverti questa lettera, per dirti tutto quello che ho
provato in questi anni vissuti accanto a te.
La
tua presenza è stata molto importante per la mia vita. Tu
sei stato un
fedele amico in tutto questo tempo, hai sopportato le mie pazzie e il
mio modo
di essere, che non molti apprezzano. Mi hai fatta sentire importante.
All’inizio
pensavo che fosse solo una bella amicizia, ma quando ho
sentito tuo nonno parlare del vero amore, non ho potuto far altro che
arrendermi all’evidenza ed accettare il fatto che mi fossi
innamorata di te.
Non sai quante volte avrei voluto rivelarti i miei veri sentimenti, ma
ogni
volta tacevo per paura che tu mi allontanass. Così ho
provato a cambiare look
cercando di tirare fuori il mio lato femminile, ma in quel momento
nella tua
vita è entrata Claudia e non hai avuto occhi che per lei.
Ogni volta che ti
vedevo baciarla, sentivo una lama fredda penetrarmi nel petto.
Sono
stata brava a non lasciar trasparire i miei veri sentimenti quando
mi hai fatto vedere l’anello di fidanzamento,
perché in quel momento mi sono
sentita morire, ho realizzato che le mie speranze di una vita con te
fossero
finite, ma il destino evidentemente aveva altri progetti per te. Quando
mi hai
detto che non volevi più innamorarti sono morta dentro una
seconda volta. Ed è
per questo che ti scrivo, per dirti che me ne vado. Spero che stando
lontano
uno dall’altra riuscirò a ritrovare il mio
equilibrio. Ho impiegato qualche
giorno a convincermi che fosse la scelta migliore da prendere per
smettere di
soffrire.
Quando
riceverai questa lettera sarò già partita, non
voglio che tu mi
venga a cercare, sentendoti in colpa, per un male che non volevi farmi
di
proposito.
Scusami
se ti lascio con una lettera, ma non mi sentivo abbastanza forte
per dirti tutto questo di persona.
Con
amore
Silvia.
Quando
finì di leggere la lettera ero
sconvolto, perché Silvia non poteva partire e abbandonarmi.
Lei era la luce che
riscaldava la mia anima. In quel momento capii che senza di lei mi
sarei
sentito perso e vulnerabile. Un senso di vergogna mi assalì
per il male che le
avevo fatto, non importa se ne ero inconsapevole, l’avevo
comunque fatta
soffrire e questo mi uccideva, perché finalmente avevo
capito cosa provavo per
lei.
“Dov’è
andata?” nel mio tono di voce
era palpabile l’urgenza.
“So
che andava alla stazione, mi
aveva detto di darti la busta dopo che fosse partita per Milano, ma
avevo da
fare dopo” mi disse spaventato dalla mia espressione.
Uscii di casa e
corsi come un matto,
nel tentativo di raggiungere la stazione prima che fosse tardi.
Scansavo la
gente, quasi non sentivo
le loro imprecazioni, l’unica cosa che volevo era di
raggiungere Silvia.
Stavo
attraversando la città
incurante dei pericoli che potevo incorrere, ero senza fiato e mi
doleva un
fianco, ma non rallentai l’andatura finché non
raggiunsi il mio obiettivo.
“Il
treno per Milano è in partenza sul binario uno” disse la voce
dell’altoparlante.
Purtroppo non
avevo fatto in tempo,
il treno aveva incominciato a muoversi e vano fu il mio tentativo di
raggiungerlo.
M’inginocchiai
a terra appoggiando
anche le mani, stanco e distrutto battevo il pugno a terra
più volte
continuando a dire “NO!”.
Sentivo che le
lacrime da lì a poco
sarebbero comparse, ma non avevo la forza per ricacciarle indietro, mi
sentivo
sconfitto.
“Andrea?”
chiese una voce che avrei
riconosciuto fra mille.
Mi alzai subito
in piedi e vidi
l’unica persona che potesse ridarmi il sorriso, era
così bella, come avevo
fatto a non accorgermene prima, agii d’istinto e senza
potermi controllare le
presi il viso tra le mani e la baciai, subito mi accorsi che non era un
bacio
normale, perché mi scatenava dentro sensazioni che non avevo
mai provato, era
dolce, appassionante, sconvolgente e anche lei ricambiava il bacio. Di
malavoglia mi distaccai da lei, ma dovevo spiegare il mio comportamento.
“Non
te ne puoi andare” le dissi
mentre cercavo di riprendere fiato.
“Perché
mi hai baciato?” mi chiese
anche lei senza fiato e con tono stupito.
“Non
lo so… è stato un gesto
istintivo, pensavo di averti perso… però quando
ho visto il tuo volto e i tuoi
occhi non ho capito più nulla e mi sono lasciato
andare” le dissi dolcemente.
“Cosa
significa… che provi qualcosa
più della semplice amicizia per me?” chiese
speranzosa.
“Ormai
non ho più dubbi, perché il bacio
ha cancellato ogni incertezza” le dissi risoluto.
“Scusami…
ma ancora non riesco a
capire come fai ad esserne sicuro” mi chiese titubante
evidentemente voleva
essere sicura dei miei sentimenti prima di lasciarsi andare, aveva
sofferto
troppo.
“Vediamo
se con questo esempio
riuscirò a farti capire. Silvia tu sei il mio sole, non me
ne sono accorto
prima perché la tua presenza veniva eclissata da quella di
Claudia, ma una
volta che l’eclissi è scomparsa ho capito che non
posso vivere senza di te”
dissi fissandola in volto.
“Mi
vuoi dire che Bella ha scelto
Jacob?” chiese divertita.
“In
questo caso, sì” le dissi
sorridendo per il paragone.
“Ti
amo” le dissi con estrema
dolcezza.
“Lo
so… anch’io” disse ridendo della
sua citazione.
“Volevo
chiederti scusa per il mio
comp…” cominciai a dire, ma lei mi mise un dito
sulla bocca.
“Zitto…
e baciami” disse guardandomi
negli occhi.
Mentre tornavamo
a casa mano nella
mano con lei che mi diceva che era colpa del destino e non a causa
della sua
cronica mancanza di puntualità se ci eravamo ritrovati,
cominciai a credere che
il vero amore non esiste solo nei libri, perché accanto a me
avevo la persona a
cui non avrei mai rinunciato per tutta la vita.