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Autore: micht82    09/07/2010    1 recensioni
Quando tutto in cui credevi si perde ci si può ritrovare?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero immerso in una profonda contemplazione, quando sentii la porta della libreria aprirsi di scatto.

“Scusami… lo so… sono in ritardo!” mi disse Silvia, mentre riprendeva fiato dopo la solita corsa.

“E’ bello cominciare la giornata lavorativa con le stesse parole ogni mattina… Comunque ciao” dissi con un sorriso sulle labbra, ormai ero abituato al suo perenne ritardo, per lei arrivare puntuale ad un incontro era impossibile..

“Questa volta non è colpa mia, la sveglia non è suonata!” disse mentre si toglieva la giacca.

“Silvia, lo sai che non mi devi spiegazioni, siamo comproprietari di questa libreria” le dissi per non farla sentire in colpa.

“E’ anche una videoteca… ricordatelo! Non pensare solo ai tuoi libri, la gente viene anche per me” disse con quel suo modo di scherzare che la rendeva adorabile.

“Lo so, è che mi piace vederti difendere la tua zona di competenza!” dissi non riuscendo a trattenere una breve risata.

Fece finta di imbronciarsi, ormai la conoscevo benissimo, sapevo che era tutta una finta. La prima volta che la vidi, quasi dieci anni fa, la scambiai per un maschio a causa dei suoi capelli corti e dei suoi abiti maschili, indossava una maglietta di qualche taglia più grande e jeans strappati. Solo da quando avevamo aperto “ Il Paese delle Meraviglie” aveva cominciato ad assomigliare a una ragazza sia nel vestire che nell’aspetto, ma quando le domandavo il perché di questo cambiamento rispondeva in modo evasivo. Il mio sospetto era che finalmente avesse conosciuto un ragazzo, ma che lo volesse tenere nascosto, per paura che la prendessi in giro.

“Cosa stavi guardando con tanto interesse?” disse Silvia curiosa.

“Stavo verificando le spese del negozio” risposi con la prima cosa che mi venne in mente.

“Certo… come no! Dai sputa il rospo!” mi disse decisa avanzando verso di me, mi ero scordato che odiavo fare quel lavoro e che era lei a svolgerlo.

“Te l’ha mai detto nessuno che non bisogna essere così curiosi?” le chiesi sulla difensiva.

“Certo… tu ogni giorno!” disse a un passo da me mettendosi a frugare nella mia postazione di vendita.

“Si può sapere cosa cerchi?” dissi leggermente stizzito, rimettendo al loro posto gli oggetti, dopo che erano stati messi in disordine da lei.

“Questo…” disse lei trionfante.

Purtroppo aveva scoperto tutto, mi domandavo cosa ne avrebbe pensato.

“Il mio tessssorooooooo” disse imitando Gollum alla perfezione, dopo aver aperto la scatola contenente l’anello di fidanzamento.

“Pensi che le piacerà?” chiesi titubante.

“Dovresti sapere che non me ne intendo, però mi sembra bellissimo” disse con un’ espressione strana sul viso, era l’unica donna che conoscessi a cui non piacevano i gioielli, ecco perché non avevo chiesto il suo parere quando lo avevo comprato. Sentendo nuovamente aprire la porta, mi ripresi la scatola e la nascosi in fretta, cercando di assumere un’ aria professionale.

Alzando lo sguardo vidi avvicinarsi il sogno proibito di qualsiasi uomo, che rispondeva al nome di Claudia. Lei era bellissima con la sua pelle ambrata, i capelli neri e lunghi riversati sulla schiena, i suoi occhi color nocciola che t’incantavano non appena ti guardava, come se non bastasse era anche molto intelligente, ma la cosa più sorprendente è che era la mia fidanzata.

“Amore, come stai?” mi chiese con voce sensuale.

“Quando vedo te sto sempre bene” le risposi estasiato, cercando di non lasciarmi distrarre da Silvia che stava facendo finta di vomitare alle spalle di Claudia, a lei non era mai piaciuta.

“Adulatore! Sono passata per dirti che stasera ritornerò in tempo per cena” disse lei serafica.

 “Anch’io sarò a casa per quell’ora, non vedo l’ora che arrivi stasera” Fremevo di gioia.

“Allora a stasera passerotto” mi disse dandomi un bacio casto sulle labbra.

“ A stasera gattina” le risposi ebbro di gioia.

Dopo di che uscì con passo cadenzato, quel suo modo di camminare aveva il potere di ipnotizzarmi, era difficile distogliere lo sguardo da lei.

“Vorrei tanto sapere cosa ha lei più di me!” disse Silvia stizzita.

“Silvy… visto che siamo amici eviterò accuratamente di risponderti” dissi sarcastico.

Lei come risposta scelse di mettere il broncio e ritornare a sistemare l’area di sua competenza.

Mi avvicinai lentamente a lei, sapevo che mi aveva sentito arrivare.

“So che non ti piace, ma in lei penso di aver trovato tutto ciò che cerco in una donna: è bella, intelligente e amante dei libri.” dissi tranquillo prima di essere interrotto da lei.

“Beh se il tuo tipo di donna deve essere anche arrogante, presuntuosa per non dire… stronza, direi che l’hai trovata” C’era quasi odio, nella sua voce, ma lei non conosceva Claudia come la conoscevo io.

“Devo chiederti un enorme favore” le dissi  cercando di essere conciliante.

“Potrei accettare di farti questo favore… ma tu cosa mi dai in cambio?” mi chiese con un ghigno stampato in volto.

“Se lo farai leggerò quella saga per cui stravedi” dissi afflitto.

“Leggerai veramente Twilight! Dimmi pure” disse entusiasta.

“Poiché Claudia tornerà per cena, vorrei prepararle qualcosa di favoloso, per poi farle la proposta” Lo sguardo si posò nel posto in cui era conservato l’anello.

“Vorrei uscire prima, pensi di riuscire a gestire il negozio anche senza di me?” dissi sperando che i miei occhi fossero diventati come quelli del gatto di Shrek.

“Beh, se me lo chiedi con quegli occhioni dolci, non posso dirti di no” rispose sarcastica.

“Allora affare fatto, tu oggi ti occupi del negozio e io leggerò questa saga che ti fa delirare” dissi per prenderla un po’ in giro.

“Quando leggerai tutti e quattro i libri capirai il mio attaccamento alla saga” disse lei con ardore.

Non l’avevo mai vista così appassionata ad un libro, tra i due il fanatico ero io. Una passione che mi era stata trasmessa da i miei nonni paterni. Purtroppo erano scomparsi qualche anno prima a causa di un incidente con la macchina. Non ci fosse stata Silvia ad aiutarmi dubito che sarei riuscito a superare il trauma della loro morte, in quei giorni di sconforto si prese cura di me.

Mio nonno era una figura centrale nella mia vita.

Per me è stato come un padre, visto che la persona che avrebbe dovuto farlo era sempre assente, perché prima veniva il lavoro e solo dopo la famiglia.

Fu una liberazione quando a diciotto anni il nonno m’intestò un appartamento nel quale mi rifugiai immediatamente. Lui aveva capito il mio disagio nell’abitare in una villa maestosa, ma fredda come il ghiaccio, dove l’amore era messo in secondo piano rispetto agli affari. Mio padre cercò in tutti i modi di ostacolarmi, perché voleva che entrassi nella sua società, per poi condurla al suo posto. Ma il futuro che lui aveva scelto per me non era quello che volevo crearmi, perciò alla fine lasciò perdere, intimandomi di non cercarlo mai più.

Devo ringraziare sempre i miei nonni se io e Silvia potevamo gestire un’attività. Avevano dato a due ragazzi l’opportunità di gestire un negozio e con l’impegno e sacrificio di tutti e due riuscimmo a cavarcela molto bene.

“Chiamerò Jacopo… mi aiuterà lui a gestire il negozio” disse Silvia facendomi tornare alla realtà.

“Tuo fratello c’è la farà a non combinare guai?” chiesi preoccupato perché le precedenti esperienze con lui in negozio si erano rivelate un incubo.

“Vedrai… ha bisogno di soldi per un nuovo gioco, quindi sarà impeccabile” disse sicura.

“Speriamo bene… allora io stacco alle tre, per preparare tutto” dissi preoccupato per le sorti del negozio e per la proposta che volevo fare.

Per tutta risposta lei fece un cenno affermativo con la testa, mentre lo sguardo era assente, ma in quel momento non mi posi il problema troppo preso dall’imminente serata e tornai alla mia postazione.

Alle tre come stabilito lasciai il negozio con una busta contenente i quattro libri della saga, Silvia aveva insistito parecchio per farmeli portare a casa subito. Ero diventato curioso di sapere cosa avevano di speciale questi libri. Ovviamente con me c’era il prezioso astuccio con l’anello.

Arrivato davanti alla porta di casa notai che era chiusa male, pensai che come al solito Claudia avesse dimenticato di chiudere a chiave. Entrai in modo circospetto per capire se un estraneo fosse entrato in casa. Sembrava tutto a posto, tranne per il fatto che c’erano dei vestiti buttati a terra. Pensai subito ai ladri, la tentazione di chiamare la polizia era forte, ma le voci che sentivo provenire dalla camera da letto mi sembravano famigliari. Mi sentivo attratto da quel suono e dopo qualche passo le voci divennero nitide e potei ascoltare la loro conversazione.

“Te l’ho detto amore… è solo questione di poco tempo, vedrai che quel bamboccione di Andrea mi chiederà di sposarlo” la voce era quella di Claudia.

“Cosa ti da tanta sicurezza? Potrebbe aspettare più tempo di quello che credi per decidere” disse una voce maschile che non avevo mai sentito.

“M’aspetto la proposta a breve… conosco i suoi sentimenti e come è stato educato da suo nonno, ormai è in mio potere” disse Silvia con una risata sguaiata.

“Come farai a convincerlo a tornare su i suoi passi? Mi avevi detto che odia suo padre” la voce maschile era dubbiosa.

“Ormai lui è come creta nelle mie dolci manine, basterà poco per convincerlo e per fargli cambiare idea su quest’insulsa vita che conduce, vedrai tesoro mio ancora un po’ di pazienza e saremo milionari”  C’era un non so che di perfido nella voce di Claudia

“Sei diabolica… è per questo che ti amo” la voce dell’uomo era diventata profonda.

Non avevo idea di come fossi arrivato davanti alla porta aperta della camera, l’unica cosa che ricordo era che vidi la donna che avrei voluto sposare abbracciata ad un altro uomo. Erano nudi sul letto dove la sera ci addormentavamo stretti l’uno all’altra, scambiandoci dolci effusioni, ma guardare la loro intimità e la complicità che li univa, mi aprii gli occhi su il fatto che ero stato ingannato per tutto quel tempo e mi fece sprofondare in un abisso.

“Hai ragione ero pronto a farti la proposta, ma adesso vi voglio fuori da casa mia” dissi con voce fredda e distaccata.

“Ah… tesoro… non è come pensi” rispose sorpresa e confusa nel trovarmi sulla porta.

“Pensavo che solo nei film si dicesse questa battuta… adesso vi ordino di andarvene immediatamente” le ultime parole mi uscirono dure.

“Posso spiegarti…” cominciò a parlare cercando di ritrovare il suo tono suadente.

“Ti ho detto di ANDARTENE! O chiamo i carabinieri” dissi rabbioso, sferrando un pugno alla parete.

Vedendo la mia reazione cominciarono a vestirsi e Claudia iniziò a fare anche la valigia. Non potendo sopportare oltre la loro vista me ne andai in salotto tenendomi la mano dolorante, ma era nulla in confronto allo strazio che provavo, dentro di me sentivo montare la rabbia per essere stato raggirato e ingannato da una persona con cui speravo di poter passare tutta la mia vita.

Non ci furono altri scambi di parole fra noi, sentii solo il tintinnio della sua copia delle chiavi che venivano appoggiate sul mobile dell’ingresso e lo sbattere della porta. Quando ebbi la certezza di essere solo in casa mi accasciai sul divano e diedi sfogo alla mia collera, lasciando che le lacrime mi offuscassero la vista .Cominciai a battere i pugni, urlando incontrollato la mia delusione, continuando a pensare “Perché a me!” .

 

Percepì nel dormiveglia che la serratura della porta d’ingresso era scattata. Stranamente non ricordavo di essermi addormentato. Mi alzai a fatica dal divano, per vedere chi era entrato, anche se avevo il sospetto di chi fosse.

“Andry… dove sei?” sentii la voce di Silvia preoccupata.

“Sono qui” riuscii a dire con voce roca a causa del pianto e degli urli.

“Cosa ti è successo?” mi chiese sconvolta dal mio aspetto.

“Hai voglia di aspettare un attimo? Ho bisogno di sciacquarmi il viso” il mio tono era depresso e privo di vita.

“Ti aspetto in cucina… fai con comodo” ma dal tono di voce ansioso capii che voleva sapere subito la verità.

L’acqua gelida riuscii a schiarirmi le idee, peccato che non avesse sortito effetto sul mio aspetto che rimaneva quello di uno zombie.

Uscito dal bagno un odore intenso di caffè m’investi e arrivato in cucina vidi che Silvia mi aveva preparato una specie di colazione, sapevo già che non avrei mangiato, mi dispiaceva dirglielo, ma non avevo la forza e la voglia di mangiare.

“Raccontami solo se lo vuoi” mi disse con molto tatto.

Cominciai a raccontare tutto lentamente, ogni ricordo e sensazione mi facevano male, ma alla fine raccontandole quello che mi era accaduto mi sentii meglio, perché a ogni mia parola su Claudia corrispondeva un insulto da parte di Silvia nei suoi confronti. Non glielo dissi ma apprezzai molto i suoi commenti.

Per il mio bene evitò di dirmi che lei aveva sempre avuto ragione su di lei e anche di questo le fui davvero grato, perché bastavo io a dirmi quanto fossi stato imbecille a fidarmi di una come Claudia.

Nei giorni successivi Silvia veniva a farmi compagnia dopo il lavoro, cercando di scuotermi dalla depressione in cui ero caduto.

Finché un giorno mentre stava finendo di pulire le dissi “Silvia… ti ringrazio per quello che stai facendo, non hai idea di quanto te ne sia grato, ma anche tu hai una vita, non devi sprecare il tuo tempo con me, vedrai che mi riprenderò”

“Noi siamo amici… e gli amici si aiutano e sono certa che ti riprenderai e troverai la donna giusta per te” disse con un caldo sorriso.

“Silvia,  ho smesso di credere che troverò il vero amore perché non esiste, sono tutte scemenze che raccontano gli illusi, quelli che credono di trovare l’anima gemella. Credo che rimarrò solo, almeno così nessuna donna  potrà ancora ferirmi” pronunciai quelle parole con astio.

“Forse è meglio che vada… ci sentiamo” sembrava che le mie parole l’avessero sconvolta.

Se ne andò di fretta, non mi permise di scusarmi con lei, probabilmente aveva creduto che c’è l’avessi con lei, ma questo era impossibile, Silvia era la persona a cui tenevo di più, l’unica che mi era stata sempre accanto e che mi aveva confortato nei periodi più neri della mia vita, provavo per lei un sentimento di protezione, poiché era sempre stata presa in giro per il suo carattere deciso e il suo modo di fare pittoresco, invece io trovavo il suo atteggiamento meraviglioso anche perché glielo invidiavo, sarebbe piaciuto anche a me essere risoluto come lo era lei, per questo siamo diventati subito amici e non ci siamo più separati.

Solo allora ricordai che avevo stretto un patto con lei e decisi di onorarlo, per tutto quello che aveva fatto e stava facendo per me.

Iniziai a leggere i quattro libri di Twilight. Erano scritti in modo semplice, ma la forza dei sentimenti che sprigionavano era molto potente e mi aiutarono a risollevare il mio spirito decaduto, pensai che era un vero peccato che solo nei libri accadesse di trovare il vero amore.

All’inizio della settimana ero andato a lavorare perché mi serviva ritrovare le mie vecchie abitudini, per cercare di ritornare ad essere me stesso e provare a dimenticare il tremendo colpo subito.

Silvia all’apparenza era quella di sempre, ma io che la conoscevo bene notai che sembrava distante e pensierosa, come se qualcosa la preoccupasse, provai a chiederle se c’era qualcosa che la turbasse, ma lei sorridendo mi diceva che erano ansie di poco conto, che non dovevo preoccuparmi e che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Ritornato a casa, decisi di rivedere un vecchio filmato di famiglia con protagonisti i miei nonni era un abitudine che avevo preso negli ultimi anni, per cercare di non dimenticare i loro insegnamenti.

Misi nel videoregistratore la cassetta con il filmato girato durante una vacanza in campeggio con loro a cui partecipò anche Silvia.

Sullo schermo apparvero i miei nonni abbracciati teneramente, sembravano due ragazzini innamorati, il loro era una amore senza età.

“Piacerebbe anche a me trovare una ragazza ed avere con lei lo stesso rapporto che avete voi due” disse la mia voce da dietro la telecamera.

“Te lo auguro tesoro” rispose mia nonna sorridendo.

“Come farò a riconoscerla?” chiesi serio.

“Te ne accorgerai da solo Andrea… perché quando sentirai che non puoi fare a meno di vederla, di sentire la sua voce, di ascoltarla ridere e provare per lei sensazioni che ti sconvolgono anima e cuore allora avrai trovato la tua anima gemella” disse il nonno continuando a fissare il viso di sua moglie con la voce intrisa d’amore.

Dopo che ebbe finito di parlare non potei più continuare a guardare e spensi tutto.

Volevo dimenticare le parole del nonno, ma continuavano a vorticarmi in testa, finché alla fine mi arresi e cominciai ad ascoltare i miei sentimenti per cercare di capire se avessi mai provato sensazioni simili per Claudia.

Il rapporto che c’era fra me e lei era basato sul desiderio che provavo nei suoi confronti, perché incarnava il mio ideale di donna: bella, intelligente e seducente. Se fosse stato amore, sarei stato comunque in collera con lei, ma avrei sentito la sua mancanza e ci sarebbe stato un grande vuoto dentro di me, invece al suo posto c’era solo indifferenza.

Il suono del citofono interruppe il filo dei miei. La voce gracchiante di Jacopo mi chiese di farlo entrare.

“Tieni… da parte di Silvia” mi disse titubante porgendomi una busta.

Aprendola ci trovai una lettera. Ero stupito perché era l’ultima cosa che m’aspettavo da lei e cominciai a leggere.

 

Caro Andrea,

ho deciso di scriverti questa lettera, per dirti tutto quello che ho provato in questi anni vissuti accanto a te.

La tua presenza è stata molto importante per la mia vita. Tu sei stato un fedele amico in tutto questo tempo, hai sopportato le mie pazzie e il mio modo di essere, che non molti apprezzano. Mi hai fatta sentire importante.

All’inizio pensavo che fosse solo una bella amicizia, ma quando ho sentito tuo nonno parlare del vero amore, non ho potuto far altro che arrendermi all’evidenza ed accettare il fatto che mi fossi innamorata di te. Non sai quante volte avrei voluto rivelarti i miei veri sentimenti, ma ogni volta tacevo per paura che tu mi allontanass. Così ho provato a cambiare look cercando di tirare fuori il mio lato femminile, ma in quel momento nella tua vita è entrata Claudia e non hai avuto occhi che per lei. Ogni volta che ti vedevo baciarla, sentivo una lama fredda penetrarmi nel petto.

Sono stata brava a non lasciar trasparire i miei veri sentimenti quando mi hai fatto vedere l’anello di fidanzamento, perché in quel momento mi sono sentita morire, ho realizzato che le mie speranze di una vita con te fossero finite, ma il destino evidentemente aveva altri progetti per te. Quando mi hai detto che non volevi più innamorarti sono morta dentro una seconda volta. Ed è per questo che ti scrivo, per dirti che me ne vado. Spero che stando lontano uno dall’altra riuscirò a ritrovare il mio equilibrio. Ho impiegato qualche giorno a convincermi che fosse la scelta migliore da prendere per smettere di soffrire.

Quando riceverai questa lettera sarò già partita, non voglio che tu mi venga a cercare, sentendoti in colpa, per un male che non volevi farmi di proposito.

Scusami se ti lascio con una lettera, ma non mi sentivo abbastanza forte per dirti tutto questo di persona.

 

 

                                                                                                                                            Con amore Silvia.

 

Quando finì di leggere la lettera ero sconvolto, perché Silvia non poteva partire e abbandonarmi. Lei era la luce che riscaldava la mia anima. In quel momento capii che senza di lei mi sarei sentito perso e vulnerabile. Un senso di vergogna mi assalì per il male che le avevo fatto, non importa se ne ero inconsapevole, l’avevo comunque fatta soffrire e questo mi uccideva, perché finalmente avevo capito cosa provavo per lei.

“Dov’è andata?” nel mio tono di voce era palpabile l’urgenza.

“So che andava alla stazione, mi aveva detto di darti la busta dopo che fosse partita per Milano, ma avevo da fare dopo” mi disse spaventato dalla mia espressione.

Uscii di casa e corsi come un matto, nel tentativo di raggiungere la stazione prima che fosse tardi.

Scansavo la gente, quasi non sentivo le loro imprecazioni, l’unica cosa che volevo era di raggiungere Silvia.

Stavo attraversando la città incurante dei pericoli che potevo incorrere, ero senza fiato e mi doleva un fianco, ma non rallentai l’andatura finché non raggiunsi il mio obiettivo.

“Il treno per Milano è in partenza sul binario uno” disse la voce dell’altoparlante.

Purtroppo non avevo fatto in tempo, il treno aveva incominciato a muoversi e vano fu il mio tentativo di raggiungerlo.

M’inginocchiai a terra appoggiando anche le mani, stanco e distrutto battevo il pugno a terra più volte continuando a dire “NO!”.

Sentivo che le lacrime da lì a poco sarebbero comparse, ma non avevo la forza per ricacciarle indietro, mi sentivo sconfitto.

“Andrea?” chiese una voce che avrei riconosciuto fra mille.

Mi alzai subito in piedi e vidi l’unica persona che potesse ridarmi il sorriso, era così bella, come avevo fatto a non accorgermene prima, agii d’istinto e senza potermi controllare le presi il viso tra le mani e la baciai, subito mi accorsi che non era un bacio normale, perché mi scatenava dentro sensazioni che non avevo mai provato, era dolce, appassionante, sconvolgente e anche lei ricambiava il bacio. Di malavoglia mi distaccai da lei, ma dovevo spiegare il mio comportamento.

“Non te ne puoi andare” le dissi mentre cercavo di riprendere fiato.

“Perché mi hai baciato?” mi chiese anche lei senza fiato e con tono stupito.

“Non lo so… è stato un gesto istintivo, pensavo di averti perso… però quando ho visto il tuo volto e i tuoi occhi non ho capito più nulla e mi sono lasciato andare” le dissi dolcemente.

“Cosa significa… che provi qualcosa più della semplice amicizia per me?” chiese speranzosa.

“Ormai non ho più dubbi, perché il bacio ha cancellato ogni incertezza” le dissi risoluto.

“Scusami… ma ancora non riesco a capire come fai ad esserne sicuro” mi chiese titubante evidentemente voleva essere sicura dei miei sentimenti prima di lasciarsi andare, aveva sofferto troppo.

“Vediamo se con questo esempio riuscirò a farti capire. Silvia tu sei il mio sole, non me ne sono accorto prima perché la tua presenza veniva eclissata da quella di Claudia, ma una volta che l’eclissi è scomparsa ho capito che non posso vivere senza di te” dissi fissandola in volto.

“Mi vuoi dire che Bella ha scelto Jacob?” chiese divertita.

“In questo caso, sì” le dissi sorridendo per il paragone.

“Ti amo” le dissi con estrema dolcezza.

“Lo so… anch’io” disse ridendo della sua citazione.

“Volevo chiederti scusa per il mio comp…” cominciai a dire, ma lei mi mise un dito sulla bocca.

“Zitto… e baciami” disse guardandomi negli occhi.

Mentre tornavamo a casa mano nella mano con lei che mi diceva che era colpa del destino e non a causa della sua cronica mancanza di puntualità se ci eravamo ritrovati, cominciai a credere che il vero amore non esiste solo nei libri, perché accanto a me avevo la persona a cui non avrei mai rinunciato per tutta la vita.

 

   
 
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