Numeri
Non
sapevo cosa volessero dire quei numeri.
All’inizio
non sapevo neanche cosa fossero quelle scritte che vedevo costantemente sopra
la testa delle persone. Erano solo scarabocchi incomprensibili ai miei occhi di
bambino di cinque anni. Una volta entrato nelle scuole elementari imparai
presto a leggere, e scoprii che quegli strani segni scarlatti indicavano il
nome delle persone. Ma ormai mi ero già abituato a vederli dappertutto e non ci
facevo quasi più caso. Però rimaneva il mistero dei numeri. Quelli cos’erano?
A quei tempi ero convinto che tutti vedessero quel che vedo io, quindi mi
rivolsi a mia madre per delle
spiegazioni. Papà era morto prima della mia nascita.
“Che
vogliono dire i numeri?” le chiesi un giorno.
Lei
parve non capire. “Quali numeri tesoro?”
“Quelli.”e
indicai le scritte sulla sua testa.
Con
un leggero stupore sollevò il capo, guardando nella direzione del mio dito. Poi
la vidi scoppiare a ridere.
“Oh
Beyond, non scherzare! Non c’è nulla lì.”
Fu
allora che capii di non essere come gli altri. Nonostante questo, però, la mia
vita scorreva normalmente. Mi comportavo normalmente, ma avevo pochi amici.
Credo che fosse per i miei occhi vermigli, che di certo incutevano timore.
Inoltre non credo che fosse piacevole essere fissati da un bambino di nove anni
che ti piantava gli occhi cremisi in volto per leggere il tuo nome.
Un
altro mio problema era creato dal fatto che fossi emofobico. Avevo paura del
sangue. Era caldo, denso, appiccicoso, e quando si seccava diventava nero.
Mi
faceva ribrezzo.
Ricordo
una volta in cui stavo aiutando mia madre a preparare la cena, e affettando le
verdure finii per tagliarmi all’indice destro. Subito il sangue iniziò a
scorrere dalla ferita, e io sbiancai. Allora mia madre si inginocchiò davanti a
me ed esaminò la mia mano.
“È
solo un taglietto, non devi preoccuparti. Un cerotto ed è tutto apposto.”
“M-Ma”
balbettai “il sangue...”
“
Il sangue non ti fa male.” mi rispose con un sorriso “ Tu puoi vivere solo
grazie al sangue.”
La
fissai senza parlare. Non capivo.
“
È innocuo. Prova a pensarla così: cosa ti ricorda il sangue?”
Rimasi
a pensare.
Il
sangue poteva somigliare a qualcos’altro?
Era
rosso, come...
“Le
fragole.”
“Perfetto.
Adesso immagina che il sangue sia.. della marmellata di fragole.”
“Marmellata
di fragole?”
“Esatto.
Non hai paura di un dolce, vero?”
“No...”
“Quindi
non devi essere spaventato.”
Fissai
la scia rossa che solcava in mio dito. Lentamente, quasi titubante, la leccai
via.
Fu
così che superai la mia paura.
Ma
quella non fu l’ultima.
Avevo
undici anni il giorno in cui andai con mia madre al centro. Io non volevo
andarci, ma lei aveva insistito così tanto che alla fine avevo ceduto. Non
potevo dirle di no. Dovevo proteggerla, ero tutto ciò che aveva.
“Non
fare quella faccia Beyond, ti divertirai!” aveva sorriso mentre camminavano sul
marciapiede.
Quando
la vidi in volto notai per la prima volta che il numero sotto il suo nome era
diminuito. Prima era molto più lungo, ora c’era solo una cifra.
“8?”
“Mh? Cos’hai detto tesoro?”
“Niente
di importante, parlavo da solo...”
Non
le avevo mai detto niente su quello che ero in grado di vedere.
E
non lo avrei mai fatto.
Continuai
a comportarmi come al solito, ma quei numeri continuavano ad inquietarmi. C’era
qualcosa di sbagliato. Ma non capivo cosa.
“Che
ne dici, andiamo a prendere un bel gelato?”
“Va
bene!” ero sereno.
La
mamma era felice, quindi lo ero anch’io.
Ci
dirigemmo verso il semaforo, dove un gruppo di persone aspettava che scattasse
il verde. C’era un signore anziano che teneva la moglie sotto braccio. I loro
numero erano a tre cifre. Poi c’era una donna con la bimba piccola in braccio.
Tutte e due avevano un numero a venti
cifre. Invece il signore accanto a noi...
“Forza
tesoro, è scattato il verde!”
Mamma
mi prende la mano e mi fa avanzare, mentre anche gli altri iniziano ad
attraversare la strada. Sorrido pensando che mi crede ancora un bambino
piccolo. Ma è solo il suo modo per volermi bene.
Mi
blocco definitivamente quando vedo il numero sopra di lei.
4?
È
sceso?
Rimango
lì, a fissarlo. Perché era più piccolo? Cosa voleva dire?
“BEYOND!!”
Mi
volto verso la mamma. Sta correndo verso di me. Perché?
Sento
un rumore assordante. Mi volto verso sinistra.
Un
camion. Sta correndo verso di me, credo abbia perso il controllo.
Io
rimango sempre immobile. Non riesco a spostarmi.
“Beyond!”
urla mia madre spingendomi via.
Rotolo
sull’asfalto e mi sbuccio le ginocchia.
Il
camion è passato e non mi ha preso.
Sento
delle urla mentre mi alzo.
Dov’è
la mamma?
La
gente corre, urla, chiama qualcuno al telefono. Cos’è successo?
Mi
accorgo che vanno tutti nello stesso punto.
C’è
qualcuno per terra.
No..
Mi
faccio largo tra la folla, spingendola via. È lì. In un lago di sangue.
“MAMMA!!!!”
urlo, e corro accanto a lei.
Ha
metà volto coperto di sangue, un braccio praticamente sbriciolato . Respira a
stento.
Avvicino
una mano per toccarle la guancia, ma mi ritraggo alla vista del sangue.
Non
l’ho ancora superato del tutto.
Lei
volta il viso verso di me, e sorride.
Perché
sorridi mamma?
“Non...avrai
paura... della marmellata... di fragole?” chiede con voce flebile.
A
quel punto non resisto. Cado in ginocchio e scoppio a piangere.
Il
sangue è schizzato sui miei pantaloni, sulla mia maglietta bianca, anche sul
volto e sui capelli. Ma non mi muovo.
“Mamma...
non puoi lasciarmi...” inizio a singhiozzare.
“Andrà...tutto
bene...Beyond...”
Le
persone intorno a noi si stringono di più, urlano di chiamare un’ambulanza,
come se qualcuno non lo avesse già fatto,
cercano di farmi alzare per non rimanere imbrattato di rosso. Ma una
sola cosa attira la mia attenzione.
Il
numero è sceso di nuovo.
2...
“Beyond...promettimi...che
farai...il bravo...”
“No...mamma
ti prego...”
“Promettimelo...”
sussurra.
Inizio
a singhiozzare ancora più forte.
“Te
lo prometto mamma... te lo prometto.”
...1...
Perché
nessuno l’aiuta?
Perché
non fanno niente per la mia mamma?
Hanno
chiamato l’ambulanza, ma perché non fanno altro?
PERCHE’
NESSUNO VUOLE SALVARE LA MIA MAMMA?
“Andrà..tutto...bene...non
piangere...andrà tutto...”
0.
Zero?
Il numero è sceso a... zero?
Un
istante dopo sia il nome della mamma che lo zero si dissolvono.
Nello
stesso istante la mamma chiuse gli occhi.
“Mamma...
mamma ti prego apri gli occhi... Mamma! MAMMA! MAMMAAA!!!”
Beyond Birthday non sapeva cosa volessero dire
quei numeri.
E lo imparò nel modo peggiore.