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Autore: adry91    09/07/2010    35 recensioni
Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato? Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia. Sono tutti umani.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

 

 

Eccomi qui con un’altra storia. Immagino già cosa vi starete chiedendo. Ma questa non ha altro da fare che scrivere storie quando ne ha già qualcuna da finire? Beh la vostra domanda è comprensibile, ma quando l’ispirazione viene non c’è verso di fermarla. E così eccomi qui a proporvi un altro lavoro. Prometto di continuare anche le altre, ma questa, beh diciamo che mi ispirava parecchio. Ho intenzione di portarla avanti in parallelo con le altre, quindi non preoccupatevi chi segue le altre perché avranno la loro fine. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuarla. Beh che altro dire? Fatemi sapere se vi va e soprattutto buona lettura a tutti.

 

 

Capitolo 1

Invito di nozze

 

POV BELLA

L’abbagliante luce solare proveniente dalla vetrata mi rubò dalle braccia di Morfeo e mi riportò nel mondo normale.

Aprì gli occhi e mi accorsi con poca sorpresa che anche stavolta avevo dormito nel mio ufficio malamente seduta su una sedia girevole e con una lastra di vetro sulla scrivania come cuscino (à il link dell’ufficio: http://yfrog.com/5dufficiozj ).

Di sicuro quello non era proprio il miglior risveglio che si potesse sperare.

Appoggiai la schiena allo schienale della sedia e mi stiracchiai un po’, anche se tali movimenti non facevano altro che peggiorare la già precaria forma della mia colonna vertebrale.

Dopo qualche attimo di rilassamento, se così potevo definirlo, mi accorsi che avevo ancora l’articolo da consegnare, così accesi il pc che si era messo in stand bay e ricontrollai il lavoro della sera prima eliminando qualche errore sfuggito alla stanchezza della notte.

Misi in stampa e quando i fogli ancora caldi uscirono dalla stampante laser del mio ufficio fui finalmente soddisfatta.

Certo, ero stanca, ma ne era valsa assolutamente la pena. L’articolo era venuto molto bene.

Oggi per fortuna avevo una giornata di riposo ed ero convinta di meritarmela tutta considerato che la mia direttrice era riluttante a concedermi giornate come questa.

Era il classico tipo che era troppo diligente nel suo lavoro, tutti la consideravano una pazza e dopo due anni in cui lavoravo lì iniziavo a capire che quel titolo non era poi così sbagliato.

- Ops, scusi signorina Swan, credevo non ci fosse nessuno – disse quella che, ormai, da un anno era la mia segretaria.

Ashley Thomas, mia coetanea dai ricci capelli biondi e dai grandi occhi verdi (à il link di Ashley: http://yfrog.com/12ashleyzuj ).

Era una ragazza discreta che sapeva fare molto bene il suo lavoro e che in un anno non era riuscita a capire che doveva darmi del tu.

Ormai ci avevo perso le speranze.

- Non preoccuparti Ashley, dovevo essere a casa a quest’ora – le spiegai.

- Oggi se non erro doveva essere la sua giornata libera – mi fece notare.

- Esatto e sto per andarmene – le risposi.

La vidi osservarmi per qualche secondo poi scosse la testa quasi rassegnata.

- Non mi dirà che anche stanotte ha dormito in ufficio? – mi domandò anche se conosceva già la risposta.

- Dovevo finire un articolo. Anzi, eccolo, consegnalo tu al capo. Non si sa mai cambia idea e mi fa lavorare anche oggi. Ah, un’altra cosa, appena esci chiamami un taxi per favore – le dissi sorridendole.

- Bene, ci penso io. A domani – mi rispose lei prendendo il foglio con l’articolo e uscendo dall’ufficio dopo avermi rivolto un sorriso a trentadue denti.

Raccolsi le mie cose e infilai tutto in borsa (à il link dei vestiti di Bella: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=20567226 ), poi anche io uscì dall’ufficio dirigendomi dritta all’ascensore che mi condusse in qualche minuto al piano terra.

Uscì e mi lasciai alle spalle il grande edificio, la cui testata giornalistica da ben due anni mi aveva dato lavoro: Vogue, la più autorevole rivista di moda al mondo (à il link dell’edificio: http://yfrog.com/13edificiovoguej ).

La sede principale era a New York dove al ventitreesimo piano di quel grande grattacielo c’era il mio ufficio che avevo conquistato faticosamente.

Presi il taxi che gentilmente mi aveva chiamato Ashley e dopo aver dato l’indirizzo del mio appartamento mi misi a guardare fuori dal finestrino vedendo con quale difficoltà l’autista si insediava nel grande traffico della metropoli.

Dopo circa un quarto d’ora arrivammo a destinazione e dopo aver pagato entrai nel pianerottolo di casa dove il signor Walker, il portiere mi salutò affettuosamente.

Presi l’ascensore e mi diressi al mio appartamento entrando e guardandomi attorno (àil link dell’appartamento: http://yfrog.com/3oappartamentoj ).

Come previsto non c’era nessuno, ma un biglietto attaccato al frigo faceva bella mostra di sé.

Corsi a leggere:

Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Quando hai intenzione di prenderti qualche giorno di pausa? Sei incredibile. Comunque se ci cerchi siamo da me. Un bacio Jake.

Un sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra. Lui dava dell’incredibile a me quando l’unico ad esserlo era proprio lui, lui senza il quale non sarei riuscita ad andare avanti negli ultimi anni.

Ero fortunata ad averlo e a volte mi chiedevo cosa avessi fatto di buono nella vita per meritarmi una persona come lui.

Presi di nuovo la borsa che avevo appoggiato sul divano e uscì fuori dirigendomi al bar sotto casa.

Comprai del caffè, della cioccolata e dei cornetti caldi, poi salì di nuovo nell’appartamento fermandomi, però, nell’appartamento di Jacob (à il link dell’appartamento di Jake: http://yfrog.com/7fappartamentojacobj ).

Presi la chiave dalla borsa ed entrai.

Quello che vidi mi lasciò basita.

C’era una casino della malora, ma in fondo c’era da aspettarselo. Era pur sempre casa di Jake quella.

Lo vidi dormire placidamente sul divano circondato da due bellissimi bambini e in mezzo a loro anche lui lo sembrava, un bambinone un po’ troppo cresciuto.

Aprì leggermente la tenda facendo entrare un po’ di luce e poi lasciai un bacio delicato sulla fronte ai bimbi e a Jake che si svegliò subito.

- Bella già qui? Ma che ora sono? – mi domandò sbadigliando (à il link di Jacob: http://yfrog.com/50jacobphp ).

- Sono le nove e mezzo – gli risposi mentre lui si alzò dal divano cercando di non svegliare i bambini.

- Si può sapere perché anche stanotte hai dormito in ufficio? – mi domandò curioso.

- Ieri sera quando stavo per chiudere l’ufficio Kirsten è venuta è mi ha incaricato di scrivere un nuovo articolo, così sono rimasta e ho lavorato lì senza distrazioni – gli risposi sincera.

- Quando dovevi consegnarlo? – mi domandò.

Ricordavo perfettamente le parole del capo.

Alle nove in punto di domani voglio trovare l’articolo sulla mia scrivania, alle nove, non un minuto più tardi.

- Stamattina alle nove, ma sai benissimo che era come se la sua scadenza fosse ieri stesso – gli risposi considerato che, ormai, anche lui conosceva il modo di lavorare del mio capo.

- Dì piuttosto che il tuo lavoro è assurdo e la tua capa una pazza – mi fece notare sorridendo e facendo sorridere anche me.

- Per farmi perdonare ti ho portato i cornetti caldi – gli dissi mostrandogli il sacchetto.

- Beh allora sei perdonata – mi disse lui schioccandomi un bacio sulla guancia e rubandomi il sacchetto dirigendosi in cucina.

- Lasciane due ai bimbi – gli dissi seguendolo.

Non volevo svegliarli, non ancora almeno.

- Ah Bella, ieri è arrivata una busta per te. Il portinaio mi ha fatto scendere per parlare con il postino, il quale mi ha fatto mettere una firma. Ha detto che doveva consegnarla personalmente, non poteva lasciarla nel buca lettere e visto che tu non c’eri, il signor Walker ha pensato di chiamare me – mi spiegò lui indicandomi una busta sul tavolo della cucina.

- E che cos’è? – chiesi.

- Non lo so. Non l’ho aperta, fino a prova contraria mi chiamo Jacob Blake e non Bella Swan – mi rispose lui mentre addentò un cornetto.

- Divertente. Chi è il mittente? – gli chiesi poi avvicinandomi alla busta.

- Alice Cullen – mi rispose lui assumendo un’espressione seria.

Sapeva bene cosa questo volesse dire, ma forse ciò che non sapeva era come avrei reagito e molto probabilmente io stessa mi stupì della mia reazione.

Avevo sempre cercato di tenere lontano quel passato doloroso che erano stati i Cullen, ma Alice restava sempre la mia sorellina folletto, la mia migliore amica, la migliore amica di tanti avvenimenti, di tanti scherzi e giochi, di tante risate e pianti, la mia migliore amica di quello che un tempo era il mio tutto, il mio mondo.

Non sapevo se aprirla o meno, ma sapevo che se Alice mi aveva inviato una lettera doveva essere qualcosa di importate.

Sapeva quanto volessi tenermi lontana dal passato e aveva rispettato la mia decisione anche se ciò era andato a discapito della nostra amicizia, ma adesso qualcosa l’aveva spinta a mandarmi quella busta e io dovevo controllare di cosa si trattasse.

Mi avvicinai alla busta accorgendomi che era color avorio, ma soprattutto che si presentava in carta molto elegante.

La aprì e ne estrassi il contenuto accorgendomi che era un biglietto dello stesso colore, molto raffinato e della scrittura elegante:

Dire che non me lo aspettavo sarebbe stato da bugiardi.

Sapevo quanto quei due si amassero ed ero sempre stata convinta che un giorno avrebbero convolato a nozze.

Beh, quel giorno era arrivato e io non potevo non essere felice per quella coppia.

- Cos’è? – mi chiese Jake dopo avermi dato il tempo di leggere.

- Alice si sposa, con Jasper ovviamente – gli risposi subito.

- È un invito di matrimonio? – mi domandò curioso.

- Si, il 23 Luglio – gli risposi.

- Ci andrai? – mi domandò serio.

Ci sarei andata? Bella domanda.

Andarci significava una cosa sola: fare i conti con il passato, un passato che portava un nome. Edward Cullen.

Ero pronta?

- Mamma, sei tornata finalmente – mi urlò la piccola Lizzie correndomi incontro ed abbracciandomi.

- Si tesoro, scusami per ieri sera, ma ho avuto da lavorare. Recupereremo oggi, però – le dissi stringendola a me mentre un’altra piccola peste mi si buttò addosso abbracciandomi e riempiendomi di baci prima di fissare Jake che tranquillo mangiava un altro cornetto.

- Mamma anche io lo voglio il cornetto – mi disse Ej guardandomi con gli occhi da cucciolo.

- Tranquillo amore, c’è ne anche per te. Te l’ho preso alla crema bianca proprio come piace a te – gli risposi prendendo il suo cornetto dalla busta e passandoglielo.

La mia vita era cambiata.

I Cullen facevano parte del passato.

Ero pronta a rivivere quel passato?

 

 

Eccoci alla fine. Ci avete capito qualcosa? Lo so il capitolo non è molto chiaro, ma nel corso della storia tutto verrà spiegato. Già dal prossimo capitolo si inizierà a capire di più. Spero che anche questa storia vi piacerà. Fatemi sapere. Un bacione a tutti.

  
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