Capitolo
5: Amici
Dopo
tanti anni, quella notte Naruto riuscì a dormire tranquillamente,
senza che i sensi di colpa e il rimorso lo tormentassero.
Fece
un sonno senza sogni e nemmeno i soliti insulti da parte del villaggio
sembravano volerlo disturbare.
Al suo
risvegliò si sentì felice e rinvigorito.
Spesso
aveva desiderato, davanti a una stella cadente, che tutto tornasse come una
volta e finalmente le sue preghiere cominciavano a essere esaudite.
Si
diede dello stupito, perchè se avesse seguito le sue
paure, non sarebbe tornato e ora chissà dove sarebbe.
Si
mise a sedere sul letto e notò di essere solo nella stanza.
Si
recò in cucina per vedere se ci fosse qualcuno, ma la casa era troppo
silenziosa.
Per un
attimo temette di aver solo sognato di essersi riappacificato con la madre, ma
quando vide sul tavolo un’abbondante colazione e un bigliettino, un sorriso
comparì sul suo viso.
Buon
giorno tesoro. Dormito bene?
Scusa
se non ti ho salutato prima di recarmi nel mio ufficio,
ma
dormivi talmente bene che non ho voluto disturbarti.
Ti ho
preparato la tua colazione preferita, sperando che in
questi
anni i tuoi gusti non siano cambiati.
Mangia
tutto e dai il tuo meglio all’allenamento di oggi.
A sta
sera.
Bacio.
Mamma
Naruto sorrise, ma il sorriso
durò poco, perché una domanda gli sorse spontanea.
“Allenamento?
Quale allenamento?” si chiese, ma i suoi
pensieri vennero interrotti da un bussare incessante alla porta.
“Ah
ecco dov’eri! Cosa ci fai ancora qui e in quelle condizioni?” disse Jiraya sorprendendo il figlio ancora in pigiama e tutto
trasandato “Kakashi ti sta aspettando
all’allenamento!”
“Tutti
sanno dell’allenamento tranne io?” chiese esasperato il ragazzo.
Jiraya lo guardò stralunato poi
scoppiò in una risata che lasciò sorpreso Naruto
“Non ci posso credere, Kakashi
ti ha accettato nella squadra, ma non ti ha detto orari e giorni di
allenamento!” disse continuando a ridere di gusto.
“Ehm…papà…” disse Naruto
preoccupato per la momentanea pazzia dell’uomo.
“Kakashi non cambier…c-cosa hai
detto?” disse tornando serio improvvisamente.
“I-io?” chiese titubante Naruto,
sbattendo gli occhi.
“C-come mi hai chiamato?”
Naruto stava per ripeterlo,
ma Jiraya non
gli diede la possibilità di farlo, perché lo strinse forte , con un fiume di
lacrime che gli uscivano dagli occhi
“Aaaah, da quanto tempo sognavo di sentirmi chiamare ancora
così! Figliolo, non sai quanto mi rendi felice!” disse continuando a “piangere”
come una fontana.
“P-papà m-mi stai s-soffocando!”
Jiraya lo lasciò e gli sorrise,
mentre Naruto abbassò tristemente lo sguardo.
“Ecco…io volevo…ehm” cominciò, ma Jiraya scompigliandogli i capelli gli disse
“Tsunade mi ha detto cosa vi siete detti ieri sera. Non hai
niente di cui farti perdonare e non è vero che abbiamo un motivo per non
volerti più con noi” dopo un momento di pausa disse “bentornato a casa!”
Naruto sorrise e abbracciò
l’uomo amorevolmente, senza la foga con cui prima jiraya
lo aveva stretto a se.
Jiraya accompagnò il ragazzo al
campo di allenamento, dove Sasuke e Sakura si stavano
scontrando tra di loro. Il moro sembrava poco interessato alla lotta e faceva
poca fatica a schivare i colpi della ragazza, ma quando decideva di attaccare,
cercava di atterrarla senza farle troppo male.
Naruto si chiese se quel
comportamento era dettato dalla gentilezza o semplicemente Sasuke
non aveva voglia di impegnarsi con un avversario così debole.
Infatti
a vederla, Sakura sembrava piuttosto deboluccia, ma Naruto
era convinto che con l’allenamento avrebbe fatto molta strada, d'altronde anche
lui era sempre stato considerato debole da tutti e con i giusti maestri, si era
notevolmente rafforzato.
Naruto era intento a osservare
i due, tanto che si spaventò quando Kakashi gli
comparve davanti.
“Salve!”
disse il copia-ninja “Che dire Naruto, sei ancora più
ritardatario di me!”
Naruto mise il broncio e volto
la testa “Non è colpa mia, se qualcuno si fosse degnato di mettermi al corrente
dell’incontro di oggi, magari sarei arrivato puntuale!”
Jiraya intervenne “Sii sincero Kakashi. Lo hai messo al corrente di questo allenamento?”
Kakashi guardò Jiraya serio, poi portando una mano dietro la testa disse “Ehm…credo di essermene dimenticato!”
Naruto sospirò. Si chiedeva se
con lui avrebbe potuto fare carriera, ma da quello che aveva sentito, anche al
covo dell’akatsuki, Kakashi
era un ninja in gamba, che preoccupava non poco i membri dell’organizzazione.
Kakashi andò dagli altri suoi
allievi e Naruto approfittò per fare una domanda a Jiraya.
“Senti
papà, ho sentito grandi cose su Kakashi e qualcuno mi
ha anche raccontato che dietro il copri fronte si nasconde lo sharingan, con cui è in grado di fare cose straordinare come copiare le tecniche altrui. Ma è davvero
così? Insomma a vederlo sembra un’idiota!”
Jiraya scompigliò i capelli del
ragazzo “Non si giudicano le persone dal loro aspetto, aspetta di conoscerli
fino in fondo prima!”
“Naruto!” lo chiamò Sakura, la quale in lontananza stava
sventolando una mano per richiamare la sua attenzione.
Naruto si incamminò per
raggiungerla, ma prima si girò verso il padre per guardarlo. Jiraya rispose con un cenno della testa.
“Bene
ora che siamo tutti qua, possiamo iniziare l’allenamento vero e proprio!” disse
Kakashi
“Tsè, finalmente” disse Sasuke che
si era stufato di giocare.
“Eh no1
è mezzo giorno passato ed è ora di pranzo, riprenderemo gli allenamenti dopo!”
disse Sakura sorprendendo il maestro, il quale, stupito dallo spirito di
iniziativa della rosa, non riuscì a controbattere.
“Vieni
Naruto andiamo a mangiare! Sasuke-kun
vieni anche tu?” disse trascinando per un braccio il biondo, il quale non
sapeva cosa fare, se dar retta alla ragazza o allenarsi come aveva detto Kakashi, ma il dubbio gli scomparve, quando Sakura tornò
indietro a prendere per la maglia Sasuke che non si
decideva a muoversi, mentre Kakashi si avvicinava con
una nuvola nera sulla testa a Jiraya, il quale disse
ridendo “Quella Sakura mi ricorda Tsunade, quando
decide qualcosa nessuno glielo può impedire!”
“è
così bello quando in battaglia si affida a me perché non sa cosa fare!” disse
sconsolato l’uomo.
“Suvvia,
non mi pare di farne un dramma, in fin dei conti quando vi allenate sul serio,
i tuoi allievi ti danno retta!”
Kakashi annuì.
Sakura
stava continuando a trascinare i ragazzi finchè “Sakura,
siamo in grado di camminare da soli!” disse Sasuke
scocciato.
“Ehm
scusate!” disse lasciandoli andare “Allora,cosa vi va di mangiare?”
Sasuke alzò le spalle, mentre Naruto la informò che aveva appena fatto colazione.
“Bene
allora decido io, andiamo all’Ichiraku ramen!”
Sasuke alzò il sopracciglio “E
perché proprio li?”
“Bhe perché…” Sakura esitò nel
parlare “Diciamo che il proprietario del ristorante è uno dei pochi che non
vede Naruto come un mostro!”
Naruto si fermò di scatto.
“Cosa
ti prende?” chiese Sasuke
“Bhe ecco…” abbassò la testa “non
voglio che siate costretti a scegliere un posto in base all’opinione che la
gente ha di me, andate pure dove volete, tanto come vi ho detto io ho mangiato
da poco!”
Sakura
gli si avvicinò e mettendo le mani sui fianchi gli disse “Sciocchezze, siamo
una squadra no? e in una squadra si dividono momenti belli e momenti brutti,
dico bene Sasuke-kun?”
Sasuke si limitò ad annuire,
anche se cercava di mantenere la sua
aria indifferente.
“Bene,
andiamo!” disse Sakura riprendendo a camminare.
Sasuke affiancò Naruto e gli disse “Ti avverto che se Sakura dovesse
prendersi una cotta per te, sarà alquanto appiccicosa!”
“Davvero?
Io la trovo carina e gentile, non mi da fastidio!” ammise Naruto
sincero.
“Sarà!”
disse Sasuke per poi superare il biondino, portandosi
le braccia dietro la testa.
Naruto seguiva tranquillamente
i suoi amici, quando improvvisamente qualcuno gli diede una spallata violenta.
Il
ragazzo si girò verso il responsabile, il quale arrabbiato lo insultò “Sta
attento dove vai brutto mostro!”
Naruto si girò e lasciò
correre, mentre Sasuke lo osservò con la coda
dell’occhio. Ma non fu l’unico incidente di percorso.
Naruto incominciava a
infastidirsi e non sapeva quanto a lungo avrebbe continuato a starsene buono e
sembrava che il moro si fosse accorto di questo nervosismo.
Un
uomo di media statura stava avvicinandosi a loro, tenendo ben nascosta la mano
destra, pronto per lanciare qualsiasi cosa avesse a Naruto,
ma proprio quando stava per caricare il colpo, Sasuke
gli si avventò contro e facendolo cadere con un colpo dietro alle ginocchia,
gli puntò un kunai al collo. Lo guardò in modo minaccioso
e gli disse “Io non ci proverei fossi in te!”
L’uomo
inghiottì la saliva di troppo, mentre Sakura si accinse a raccogliere il
pomodoro, in possesso dell’uomo, e a lanciarglielo dritto in faccia.
Naruto fu sorpreso di quel
comportamento dei compagni, non si sarebbe mai immaginato niente del genere.
Anche se non era la prima volta che Sasuke lo
difendeva.
I due
continuarono il tragitto mettendosi uno a destra e l’altra a sinistra del
biondo e rivolsero uno sguardo in cagnesco a chiunque avesse il semplice coraggio
di guardare storto il loro compagno.
Naruto sorrise e sentì una
strana sensazione crescergli dentro, qualcosa che lo faceva stare bene. Ora
sapeva cosa volesse dire amicizia.
Arrivarono
presto all’Ichiraku dove vennero accolti a braccia
aperte.
“Salve
e benvenuti all’Ichiraku! Oh Sakura, sei tu, vedo che
hai portato i tuoi amici…aspetta , tu chi sei?”chiese
una ragazza al biondo.
“Ehm…io sono Naruto!” disse per
poi strizzare gli occhi e prepararsi a ricevere qualche insulto, ma non
sentendo niente, riaprì gli occhi e vide la ragazza sorridergli.
“Piacere
io sono Ayame! Su sedetevi, cosa vi porto?”
“Ramen con verdure!” disse Sakura
“Ramen con miso!” disse Sasuke
Naruto invece stette in
silenzio. Gli sembrava tutto strano quella situazione.
“Allora
Naruto? cosa ti porto?” chiese Ayame
vedendo il ragazzo titubante.
“Io
non so…fai tu!” disse
“D’accordo.
Papà? Hai sentito? Tre porzioni di ramen belle
bollenti!”disse Ayame al padre che cucunava nella piccola cucina che si trovava alle spalle
della ragazza.
Quando
le tre porzioni di ramen furono pronte, vennero
servite ai tre ragazzi, i quali iniziarono a mangiare con gusto.
“Allora?
Vi piace?” chiese ansiosa Ayame
Sakura
espresse la sua approvazione per il piatto.
Naruto rispose che era squisito,
mentre Sasuke si limitò a un “non c’è male!”.
“Sakura,
è lui il Naruto di cui ci parlavi ieri? Colui che
viene considerato da tutti mostro?” chiese Ayame
curiosa.
Naruto smise di mangiare e
abbassò la testa.
Il
padre della ragazza, uscito dalla cucina appena in tempo per sentire,
rimproverò la figlia per la domanda poco opportuna, dopo aver notato la
reazione del ragazzo, ma Ayame non si preoccupò del
padre, ma si mise davanti a Naruto e gli chiese.
“Com’è
essere un Jinchuuriki?”
Naruto alzò la testa e sgrano
gli occhi. Le parole gli erano morte in gola.
“ci si
sente più forti o cosa?” insistette la ragazza.
“d-dipende!”
disse il ragazzo ancora sorpreso.
“Da
che cosa?” insistette la ragazza.
“Bhe se fai o no uso del chakra
del demone. Se no si è una persona completamente normale!”
“Ma
non è pericoloso usare quel chakra?” chiese questa
volta il padre “Alla fine è pur sempre un chakra che
non appartiene a te dalla nascita, non comporta dei rischi usarlo e soprattutto
non si rischia che la volpe si liberi?”
Naruto si alzò e sbattè le mani sul bancone
“Mi
state facendo l’interrogatorio, per capire o meno se sono pericoloso vero?”
chiese infastidito dalle troppe domande.
Il
vecchio agito le mani “Oh no, scusa, non volevamo essere invadenti. È
semplicemente curiosità!”
Ayame intervenne “Abbiamo
visto di cosa è capace il demone dalle nove code e ci chiedavamo
cosa significasse esserne la forza portante!”
Naruto si calmò “Bhè non è una passeggiata! Tutti ti odiano pensando che tu
stesso sei il demone, devi combattere tutti i giorni con la solitudine che
comporta essere un jinchuuriki e soprattutto…il
potere di un demone può fare gola a chiunque criminale e questo vuol dire,
combattere per la sopravvivenza! Se potessi scegliere, vorrei essere un ragazzo
normale!”
Il
silenzio calò all’ichiraku, tutti colpiti dalle
parole del ragazzo, Sasuke compreso, il quale fissava
il ragazzo.
Vedeva
in lui qualcuno che aveva dovuto subire, una sorte simile alla sua. Essere
circondato da mille persone, ma sentirsi costantemente solo.
“Sinceramente
pensavo fosse più facile essere un jinchuuriki. Mi
dispiace Naruto se ho ficcato il naso dove non
dovevo!”
Naruto non disse niente.
“Però
qui sarai sempre il benvenuto e anche quella volpe!” disse Ayame
sorridendo affiancata dal padre.
Naruto non potè
fare a meno che sorridere e essere grato a quelle persone che lo avevano
accettato come uno di loro.
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Ehilà, eccomi tornato con un nuovo capitolo.
È ancora concentrato sulla vita di naruto,
ma credo che da qui a poco inizierà un po’ di movimento (anche se non so
esattamente come gestirlo T_T)
Speriamo in bene.
Grazie a chiunque segui la storia e grazie mille per le recensioni.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo.
Ciao alla prossima
Neko =^_^=