Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ladymisteria    11/07/2010    0 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Erano le quattro del mattino quando un ragazzo dai capelli castani ringraziò Aberforth per la sua ospitalità e abbandonò La Testa di Porco, allontanandosi poi in direzione del villaggio - la mente turbata da profondi pensieri che gli facevano aggrottare la fronte e serrare la mascella.

Giunto in prossimità di un piccolo ed anonimo ingresso secondario di Mielandia, tuttavia, il giovane si voltò improvvisamente verso l'avvenente donna che già da diversi minuti lo seguiva da una distanza via via sempre minore.

Per qualche istante i due si fissarono in silenzio, e Andromeda non poté fare a meno di provare un'improvvisa morsa allo stomaco. L'idea di scambiare due chiacchiere con Remus le era sembrata incredibilmente buona, quando - nonostante l'ora tarda e la sua ovvia violazione delle regole della scuola - lo aveva visto passare davanti la finestra della stanza dove lei e Ted avevano deciso di alloggiare; ma ora che poteva farlo non riusciva a formulare alcuna frase di senso compiuto - limitandosi a osservarlo.

Si rese conto di non aver mai avuto occasione di guardare bene quel giovane - onestamente non ne aveva mai sentito il bisogno. In fondo, prima era solo uno dei migliori amici di suo cugino, e successivamente era diventato - ai suoi occhi - niente più del mostro che metteva in pericolo la vita della sua unica figlia. Qualcuno - o qualcosa - da cui allontanarsi al più presto; una bestia immonda e assetata di sangue da tenere il più lontano possibile da Ninfadora. Ma ora che lo vedeva davvero, cominciava seriamente a ricredersi. Era davvero possibile che quel ragazzo fosse tanto crudele e pericoloso? Era veramente un animale alle stregua di Greyback, di cui condivideva la maledizione?

Nei suoi occhi Andromeda non riusciva a leggere alcuna rabbia, alcun disprezzo per colei che per diversi minuti lo aveva ripetutamente definito un mostro - solo una profonda sofferenza. Poteva davvero averlo giudicato male, come sua figlia e suo cugino le avevano ripetuto fino allo sfinimento?

Andromeda si ritrovò a pensare alle parole dettole da Sirius ore prima, e ad ammettere - almeno a se stessa - che erano vere. Non aveva Ted subito il medesimo trattamento - da parte di quella che un tempo era stata la sua famiglia - che ora lei riservava a quel giovane? E ogni giorno l'uomo non le dimostrava quanto quelle parole e quegli insulti non fossero altro che calunnie? Suo marito non era forse un uomo straordinario, a dispetto di qualsivoglia malalingua? Non era perfetto, certo, ma chi poteva dire di esserlo, in fondo?

La donna decise che forse - ma solo forse - avrebbe potuto concedere a quel ragazzo una seconda possibilità. Gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio. In fondo proveniva da una buona famiglia... E dubitava che Sirius avrebbe difeso con tanta foga qualcuno che non lo meritasse sul serio; o persino che Albus Silente avesse accolto con tanta facilità un pericolo tra i suoi studenti.

Andromeda fece per parlare - mettendo Remus al corrente di quanto aveva appena deciso - ma questi glielo impedì.

«Stavo giusto pensando di venire a cercarla, signora Tonks. Anche se, vista l'ora, avrei molto probabilmente atteso il mattino per dirle queste cose...» disse Remus.

La fissò negli occhi, e Andromeda vide la tristezza farsi rapidamente largo nel suo sguardo.

«Ho avuto molte ore per pensare a quanto lei ha detto questa sera, quando ci siamo... Incontrati. E alla fine sono giunto alla conclusione che lei abbia perfettamente ragione, sul mio conto» continuò, senza lasciar trasparire neanche una volta la fatica e il dolore che quelle parole gli stavano senza ombra di dubbio costando.

Andromeda lo fissò a sua volta, spiazzata.

«...Ragione sul tuo conto?» ripeté, confusa.

Remus annuì lentamente.

«Ninfadora sarebbe solo in pericolo con qualcuno come me. Non solo rischierei di farle del male - avverando il mio peggior incubo - ma farei di lei, nel malaugurato caso in cui qualcuno dovesse scoprire ciò che sono, una reietta esattamente come lo sono io. Sarebbe seguita ovunque dal disprezzo e dall'orrore, e la sua vita sarebbe costellata dalla paura e dalla vergogna. E io non posso permetterlo. Ho fatto uno sbaglio, e intendo rimediarvi prima che sia troppo tardi» mormorò, ferito.

La donna era senza parole.

«Sirius e Ninfadora mi avevano assicurato che i tuoi sentimenti erano sinceri, oltre che profondi» replicò lentamente.

Aveva dunque ragione? Quel ragazzo ammetteva quindi che il suo non era stato altro che un capriccio?

Il licantropo si esibì in una risatina nervosa.

«Oh, lo sono. Mai ho provato qualcosa di così profondo e sincero nei confronti di altri che non siano sua figlia. Ma ciò che provo per lei mi ha reso cieco davanti all'evidenza: sarei un peso e un pericolo, per lei. Ciò che è accaduto con Greyback ne è stata la prova lampante. Ninfadora ha corso un rischio enorme, a causa mia. E non deve mai più accadere. Non potrei vivere sapendo di essere stato io la causa del suo dolore, o peggio ancora della sua morte».

Rialzò gli occhi, e Andromeda sentì una fitta al cuore nel vederli lucidi.

«Quindi... Grazie. Grazie, signora Tonks, per avermi aperto gli occhi, ed avermi impedito di rovinare la vita a sua figlia».

Voltò le spalle alla donna, estraendo la bacchetta e toccando con delicatezza la porta nascosta dall'edera - che si aprì senza alcun rumore, rivelando l'interno buio del negozio.

«Ehi, aspetta! Che cosa vuoi fare?» lo richiamò Andromeda, scioccata.

«Quello che avrei dovuto fare sin dall'inizio. Io ho ottenuto la mia libertà. E' giusto che Ninfadora ottenga la sua».

E svanì nell'oscurità, chiudendo la porta alle proprie spalle.

Un uomo si affiancò a quel punto ad Andromeda, dopo aver assistito in silenzio alla scena da un angolo poco distante.

«Pare che tu abbia raggiunto il tuo obiettivo, cara» sussurrò, una nota di biasimo nella voce.

La donna fissò il punto dove prima c'era Remus, mortificata.

«Peccato che io non sia più tanto sicura che sia quello giusto».

[*]

Per il licantropo non fu affatto difficile, una volta tornato al castello, trovare uno dei due Prefetti di Tassorosso che erano stati nominati insieme a lui. Ai fin dei conti pattugliavano i medesimi corridoi da ormai due anni...

«Ehi, Steeval» lo chiamò, vedendolo osservare con espressione assonnata una della armature vicino alle cucine.

Jimmy Steeval si riscosse, guardandosi intorno spaesato.

«Oh, Lupin! Non sapevo pattugliassi tu questo corridoio, stasera» sbadigliò, raggiungendolo.

Remus scosse il capo.

«Non lo faccio, infatti. Ti stavo cercando» confessò.

L'altro ragazzo lo fissò perplesso.

«Sul serio? E perché mai? Non dirmi che dobbiamo di nuovo cercare i soliti studenti che si sono persi nei sotterranei! L'ultima volta ci abbiamo impiegato tutta la notte!» sussurrò, gli occhi neri in preda all'orrore.

Remus scosse nuovamente il capo, lasciandosi sfuggire un sorrisetto divertito.

«Nulla del genere. No, devo chiederti di farmi da intermediario con Tonks. Io non posso entrare nella vostra sala comune, senza parola d'ordine. E anche potendolo fare, non lo farei di certo a quest'ora...»

«Allora aspetta colazione, no?» rispose il ragazzo, confuso.

Il licantropo si grattò un orecchio, imbarazzato.

«E' che... Si tratta di una cosa piuttosto spiacevole, e preferirei non doverne discutere davanti a tutta la scuola...».

Steeval si esibì in un sorrisetto.

«Non sembravi così timido, ieri mattina al villaggio...» ridacchiò.

Remus si passò una mano sugli occhi, studiando l'altro ragazzo.

«C'eri anche tu?» mormorò, rosso in volto.

Il Tassorosso gli batté una mano sulla spalla, ridendo apertamente.

«Amico, c'era metà della scuola! E l'altra metà l'ha imparato nel giro di dieci minuti».

Remus sospirò.

«Lo immaginavo... Beh, questa cosa è meglio che rimanga un po' più... privata, se capisci che cosa intendo. Te l'ho detto, è piuttosto spiacevole, e...».

L'altro ragazzo annuì comprensivo.

«Problemi con la tua ragazza, eh?»

«Una specie, sì...» ammise il licantropo con un sorriso tirato.

Il Tassorosso emise un esagerato sospiro.

«D'accordo, allora. Ma me ne devi una» gli disse.

Remus annuì riconoscente.

«Saprò ripagarti».

[*]

Remus era sprofondato in una delle poltrone della propria sala comune, quando Tonks entrò come una furia - incurante dell'ora tarda e delle proteste della Signora Grassa.

Immediatamente il licantropo si alzò in piedi, avvicinandosi a lei.

«Dora, che ci fai qui a ques...?» iniziò, prima di essere bruscamente interrotto dal violento schiaffo di Tonks.

Il licantropo si portò distrattamente una mano alla guancia appena colpita.

«Presumo che Jimmy ti abbia dato il mio messaggio» mormorò, inespressivo.

Tonks emise una risata incredula.

«Il tuo messaggio?! Oh, tu intendi questo?».

Estrasse dalla tasca del proprio pigiama un piccolo rotolo di pergamena stropicciato.

«"Cara Dora, sono stato incredibilmente fortunato ad essermi innamorato di una creatura meravigliosa come te. Non potrò mai dimenticare le incredibili sensazioni che hai saputo donarmi ogni giorno con la tua sola presenza, e anzi le custodirò gelosamente nel mio cuore, a ricordo di quanto la mia vita sia stata - seppur per pochissimo tempo - assolutamente perfetta. Non possiamo stare insieme, Dora. Le parole di tua madre non sono state altro che la conferma dei dubbi e delle paure che si agitano nel mio animo sin dalla prima volta che ho posato i miei occhi su di te, quella mattina di settimane fa. Addio, quindi. Ti auguro con tutto il cuore di vivere quella vita ricca di gioia che le stupende persone come te meritano. Remus Lupin"» lesse, prima di appallottolare la pergamena e gettarla lontano - tornando poi a fissarlo con occhi furenti.

«Sì. Esattamente quello» replicò Remus, piano.

Un secondo schiaffo risuonò nella sala comune deserta.

«Sai? Per un istante ti ho creduto. Ho davvero creduto che tu mi amassi. Le tue parole quella mattina in riva lago, quella dichiarazione ieri in mezzo ad Hogsmeade... Immagino tu ti sia divertito un mondo, non è così? Chissà quante risate ti sei fatto alle mie spalle. La stupida Ninfadora Tonks, che credeva davvero di essere all'altezza del Malandrino Lunastorta... Che pensava davvero di essere riuscita a conquistare il suo cuore. Che stupida!» ripeté, le lacrime che minacciavano di precipitare dai grandi occhi scuri, ma che lei si ostinava a non versare.

Il licantropo scosse il capo, scioccato.

«No, Dora...»

«Sono Tonks! Hai perso ogni diritto di chiamarmi diversamente!» sibilò.

Remus esitò. Forse avrebbe dovuto mentirle - dirle che aveva ragione; che non aveva rappresentato che un veloce passatempo, per lui. Ma non poteva fare una cosa del genere. Non a lei. Non ci sarebbe mai riuscito. Molto meglio non dire nulla, e lasciare che la ragazza credesse ciò che più voleva. Forse così sarebbe arrivata a disprezzarlo quel tanto che le bastava per lasciarselo alle spalle come un brutto ricordo. Una breve ed insignificante parentesi nella sua giovane vita.

«E' tardi. Dovresti andare al tuo dormitorio, prima che qualcuno ti scopra e ti punisca».

Non meritava anche quello...

Tonks alzò il braccio per assestargli un terzo schiaffo, ma alla fine lo riabbassò.

«Pensi che abbia fatto la strada dalla mia sala comune fino a qui, alle cinque del mattino, per essere liquidata come l'ultima delle scocciature? No, caro il mio Lunastorta. Ora tu mi spieghi che diavolo ti passa per quella testa piena di segatura!» esclamò, irata.

Remus sospirò.

«Ascolta, ho parlato con tua madre, e...»

«Lascia fuori mia madre! Anche io e Sirius ci abbiamo parlato, eppure nessuno dei due ha cambiato idea su di te. Quindi se proprio devi accampare scuse, cerca almeno di trovarne delle solide» lo interruppe di nuovo lei.

Il licantropo esitò nuovamente.

Merlino, perché Sirius e James non gli avevano mai accennato quanto fosse complicato lasciare una ragazza?

«Prima che tu mi interrompa di nuovo, ti prego di ascoltarmi» disse in fretta. «Come dicevo anche a tua madre, ho avuto modo di rendermi conto dello sbaglio che ho fatto assecondando non solo te, ma anche me stesso. Non avrei mai dovuto permetterti di avvicinarti tanto a me. Non avrei dovuto illuderti. Ma non sei tu la stupida, Tonks. Sono io. Perché per un istante ho davvero creduto di poter essere felice. Ho voluto dimenticare ciò che sono, ed è qualcosa che non devo mai fare, proprio per evitare simili conseguenze».

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, mentre il sole iniziava a fare capolino oltre le montagne che circondavano la scuola.

«Sono pericoloso, Tonks. Sono un peso - o almeno lo sarò sicuramente una volta terminata la scuola, perché nessuno vorrà avere tra i piedi qualcuno come me. Non c'è futuro, per quelli come me. Non importa quanto lo desideriamo... Non c'è e basta. E non posso trascinare anche te in una vita simile. Non me lo permetterò. Stando con me, come ti ho già detto più volte in passato, rischi ben più di una punizione assegnata da un insegnante o di un richiamo fatto da un datore di lavoro. Significa dover avere a che fare con una creatura oscura un giorno sì e l'altro pure; il disgusto, l'odio da parte del nostro mondo...».

Tonks alzò una mano per interromperlo.

«A parte che sono stanca di dirti che di tutto questo non mi importa affatto... Pensi forse che io non lo sappia? Che quando mi sono accorta di essermi innamorata di te abbia pensato: "Fantastico, non vedo l'ora di sedermi accanto a lui ad ogni luna piena, lanciandogli una pallina e grattandogli dietro le orecchie"? Pensi che ti abbia chiesto di raccontarmi tutto di te per saziare una qualche curiosità perversa, e non - invece - per imparare le tue abitudini e il tuo modo di rapportarti con gli altri, e poter così agire di conseguenza? Mi ritieni davvero una tale sprovveduta?».

Lo fissò.

«Stare con te farebbe di me una reietta, Remus? È questo che cerchi di dirmi? Devo ricordarti, dunque, che faccio a tutti gli effetti parte a mia volta dei Black - anche se loro per primi fingono che non sia così - pur essendo mio padre un Nato Babbano? Io sono già una reietta. E dal giorno della mia nascita! La famiglia di mia madre ha deciso che è così, e ovviamente nessuno osa contraddire i Black, per paura delle ripercussioni. Sei un peso - o lo sarai in futuro? Ti rendi conto di quanto stupida suoni questa cosa? Certo, forse potrai non riuscire a trovare un lavoro stabile, o uno adatto alle tue capacità. Ma questo non ti rende meno capace o intelligente! Sai quante persone pagherebbero fior fior di Galeoni per sapere anche solo un briciolo delle cose che tu sai? Te lo sei mai domandato? Scommetto di no. Immagina un bambino che attende con trepidazione la propria lettera da Hogwarts, e due genitori che - per le cause più disparate - non hanno la possibilità di istruirlo fino al momento in cui quella lettera verrà consegnata. Non credi che farebbero carte false per avere qualcuno come te che si occupi di questo per loro conto? E non saresti certo obbligato a dir loro del tuo problema!».

«Sarebbe mentire» borbottò il licantropo.

«No, a meno che non te lo chiedano direttamente» replicò Tonks, decisa a non dargliela vinta.

Remus sospirò.

«E se lo facessero?» chiese, a sua volta deciso a non cedere.

«Se mai una cosa del genere dovesse accadere - cosa che dubito fortemente - allora potrai dire loro la verità, se è quello che ritieni giusto. Ma fidati, conoscendo le tue capacità, e la difficoltà che si fa a trovare un insegnante decente al giorno d'oggi, ben pochi ti chiuderebbero la porta in faccia» rispose la ragazza con un'alzata di spalle, tornando a fissarlo implacabile. «Ho smontato pezzo per pezzo ogni tua scusa. Ora resta da chiarire solo una cosa: continuerai a lasciare che sia sempre qualcun altro a decidere per te - anche se questo qualcuno è la tua stessa paura - o prenderai definitivamente in mano le redini della tua vita? Affrontando Greyback hai dimostrato di esserne capace, quindi non puoi più nasconderti nemmeno dietro al "Non posso"».

Il ragazzo non rispose.

Quella Tonks! Non solo non aveva accettato la sua decisione, ma era anche riuscita a fargli dubitare della validità delle sue stesse convinzioni... E tutto nel giro di appena un'ora!

Tonks sospirò.

«Tu mi ami, Remus?».

Il licantropo alzò gli occhi di scatto, fissandola scioccato.

«Certo che ti amo! Che razza di domande fai?!» sbottò.

La ragazza si aprì nel primo vero sorriso che Remus le avesse visto sin dal giorno precedente - prima di avvicinarsi per prendere le sue mani tra le proprie.

«Allora che problema c'è? Ti amo, conosco i rischi che corro, e non ho alcuna paura di essi. Magari non mi trasformerò in un animale per starti accanto durante la luna piena, ma sarò sempre lì ad attenderti al tuo ritorno. Prometto anche di migliorare nella magia curativa!» aggiunse con un nuovo sorriso.

Lui sorrise tristemente, liberando una mano da quelle di Tonks e carezzandole la guancia.

«Sei impossibile, sai? Per quanto io ci provi, non riesco proprio ad allontanarti da me. Dovrei essere dispiaciuto di questo, ma non mi è possibile esserlo completamente. So che meriti qualcuno di meglio, ma la sola idea di vederti con un altro mi fa impazzire e mi spezza il cuore...» mormorò.

Tonks ridacchiò.

«Dovrei scegliere di stare con un altro ragazzo, e lasciare così campo libero ad altre? Mai! Ho faticato non poco per conquistarti, e non ho alcuna intenzione di lasciarti scappare così...» gli rivelò cospiratrice, gettando un'occhiata al sole che illuminava ormai completamente la sala comune. «E' giorno, Remus. E' ora che la follia torni a dormire nei recessi della tua mente».

Il licantropo emise un ultimo sospiro, e posò un tenero bacio sulla fronte della ragazza.

«E' un addio, o un semplice "A più tardi"? Che cos'è?» chiese questa, la voce che le tremava.

Remus la fissò a lungo negli occhi scuri.

«Io. Che mi arrendo. A quanto sembra non sono fatto per vincere questo genere di scontri» esalò, posando la fronte contro la sua. «E in tutta onestà... Se proprio devo dichiararmi sconfitto di fronte a qualcuno, preferisco che questo qualcuno sia tu, piuttosto che un Mangiamorte, Greyback o persino Voldemort stesso».

Si lasciò sfuggire un sorrisetto.

«Sai, hai sicuramente un futuro come Magizoologa» mormorò.

Tonks lo osservò senza capire.

«Sei riuscita ad addomesticare una creatura oscura impossibile da ammaestrare».

La ragazza lo colpì scherzosa al petto.

«Quello si riferisce ad un lupo mannaro trasformato, Remus! Lo sai bene tanto quanto me!» esclamò ridendo.

Remus si fece corrucciato.

«Hmm... Può essere. Ma ho la pretesa di essere un esperto dell'argomento, e posso assicurarti che è un risultato ammirevole e per nulla facile da ottenere anche al di fuori della luna piena...».

Sopra di loro iniziarono a risuonare le prime voci degli studenti che si alzavano dai loro letti.

«Devi proprio andare, ora. Sarebbe complicato spiegare la tua presenza qui a quest'ora. Ed è meglio che nessuno ti veda tornare al tuo dormitorio. Ti consiglio di usare la scorciatoia dietro al quadro in fondo a questo corridoio: ti condurrà al piano sottostante all'ingresso della sala comune della tua Casa» le disse accompagnandola fuori.

La ragazza esitò, gettando una rapida occhiata alla guancia ancora leggermente arrossata del licantropo.

«Remus, per quegli schiaffi...»

Il licantropo scosse il capo sorridendo.

«Non preoccuparti, Tonks. Me li sono meritati».

Tonks si morse il labbro, giochicchiando con la maglia del proprio pigiama.

«Pensi che tornerai presto a chiamarmi Dora? So di averti detto che non lo meritavi più, però...» borbottò, gli occhi bassi.

Remus sorrise di nuovo.

«Temevo non me lo avresti mai più permesso» sussurrò, prima di baciarla.

****Note dell'Autrice****

Ammetto - quando si è trattato di riscrivere la discussione tra Remus e Tonks - di essermi molto lasciata trascinare dal periodo che sto (putroppo) passando...

Ho sempre cercato - sinceramente - di non mischiare mai troppo la mia realtà quotidiana con ciò che scrivo, ma che volete farci? A volte ci si trova ad essere così tanto in sintonia con un personaggio - con il momento che sta vivendo - da non poter fare una corretta distinzione.

Non era mia intenzione rendere i personaggi OOC, e se - malauguratamente - questo è quello che è accaduto, vi chiedo umilmente scusa.

♥lady

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ladymisteria