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Autore: londonlilyt    18/09/2005    11 recensioni
Lo so che lo volevano in pochi, ma siccome credo di aver fatto un buon lavoro lo pubblico lo stesso. Ma ho pensato ad un compromesso, lo lascio solo per pochi giorni, contente? questo finale segue il capitolo 22, ditemi che ne pensate
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Oscar non poteva credere di trovarsi lì quel mattino di dicembre.

Ilcielo era terso, il sole invernale brillava luminoso e il freddo vento del nord aveva smesso di soffiare, tutto intorno a lei era calmo e silenzioso, l’unico rumore che rompeva la quiete era il pianto sommesso del folto gruppo di persone che si era riunito attorno alla bara per il funerale.

Inquella giornata di sole tutta la famiglia Granier era riunita per dare l’ultimo saluto all’amato André.

Leiera rimasta in disparte sotto un albero, da vigliacca non aveva il coraggio di affrontarli, non aveva il coraggio di guardare Linda in faccia, non dopo che la colpa della morte del figlio era tutta sua, se non fosse stato per lei, André sarebbe ancora in vita, se lui non avesse cercato di proteggerla fino all’ultimo ora sarebbe ancora tra loro.

Lavoce del prete che stava celebrando la funzione, le arrivava come un sussurro “Il Signore é il mio pastore, nulla mi manca....”, al momento lei si sentiva come se le mancasse la cosa più importante di tutta la sua vita, come avrebbe fatto ora? Si chiese per la millesima volta.

Da quando aveva lasciato l’ospedale dove lui era stato ricoverato aveva vissuto in un limbo, come se stesse assistendo alle vicende della vita di qualcun’altro e non la sua. Ricordava in maniera sfocata, la corsa in ambulanza, il dottore che le diceva di non avere molte speranze e che se poteva, di avvisare il resto della famiglia, l’attesa inutile al suo fianco. Ma tutte le preghiere e gli sforzi per tenerlo in vita non erano serviti, qualche ora dopo essere giunto all’ospedale André aveva avuto una crisi cardiaca dalla quale non si era più ripreso, le ustioni si erano infettate e l’infezione aveva velocomente avvelenato il sangue.

E il suo cuore si era fermato con quello di lui. Non batteva piú.

Oscar si appoggiò all’albero con una mano, stava per sentirsi male ne era sicura.

Una mano calda le si appoggio sulla spalla cercando di sostenerla.

-Oscar ti senti bene?-

Si giró di scatto verso la fonte di quella voce che era così simile a quella di lui...

-Ryan...- così simile ad André ma così diverso, pensó con le lacrime agli occhi.

L’ultima volta che si erano visti era stato al capezzale del fratello, era stato lui ad accompagnare George e Linda a New York non appena lei aveva telefonato, anche lui stava da schifo, con le stesse borse scure che aveva lei e gli occhi lucidi.

-Cosa fai qui tutta sola, quando invece dovresti essere con il resto della famiglia?- chiese paino, scostandole dal viso una ciocca di capelli che era sfuggita al morbido chignon che si era fatta sulla nuca.

-Ho pensato che...che fosse meglio non disturbare- faticava a parlare, la gola era chiusa da un nodo che non voleva sciogliersi.

-Nessunoha piú diritto di te, di stare in prima fila a porgere l’ultimo saluto a mio fratello-

-Lasciaperdere Ryan, va bene in questa maniera-

-Lamamma vorrá vederti, si chiedera come mai non ti ha vista al funerale- provó di nuovo, sapeva che era sbagliato lasciarla sola in un momento del genere, avrebbero dovuto stare gli uni vicini agli altri.

-Sono sicura che tua madre non vorrá vicino la responsabile della morte di suo figlio- a quel punto non fú più in grado di trattenere le lacrime.

-Cosa? Cosa diavolo stai dicendo?- chiese afferrandole con gentilezza le spalle.

-È tutta colpa mia se André è morto!- rispose scossa dai singhiozzi –se non avesse cercato di proteggermi a tutti i costi sarebbe ancora vivo!-

-Che razza di idee ti sei messa in quella tua graziosa testolina?- ma non era quello il momento adatto, la bara stava per essere interrata – senti rimani qui e dopoti porto a casa. Sono serio Oscar, aspettami qui, altrimenti ti vengo a cercare-

La lasció accanto all’albero per tornare al fianco dei suoi.

Venti minuti dopo, la tomba del suo amore era ricoperta da uno strato di terriccio scuro e da una marea di garofani multicolori, la gente stava lentamente tornando alle proprie vetture, lasciando sola la famiglia di André. Vide Ryan bisbigliare qualcosa ai suoi genitori che si voltarono all’unisono verso di lei, ed ora le si stavano avvicinando.

Con un profondo respiro si preparó al peggio, ora le avrebbero detto di andarsene perchè non era la ben venuta.

-Oscar tesoro- le disse Linda abbracciandola stretta e con voce rotta –non ti ho vista e mi sono preoccupata-

Non si era spettata una reazione del genere.

-Io...mi dispiace- una nuova andata di lacrime le bagnò il viso.

-Lo so mia cara...- non c’era altro da dire, il dolore della loro perdita parlava da solo –vieni a casa con noi, non voglio che tu resti sola-

-Grazie- Geroge non le disse nulla, si limitó solo ad accarezzarle un braccio e a rivolgerle uno sguardo di incoraggiamento, cosi come fecero gli altri fratelli di André.

-Se sei venuta in macchina dammi le chiavi guido io fino a casa- le disse Ryan.

In silenzio gli porse le chiavi e si fece accompagnare alla villetta dei Granier.

Il prato sul davanti era giá pieno di gente, qualcuno aveva aperto la porta e aveva iniziato ad accogliere tutte le persone che volevano porgere le loro condoglionze. Oscar passò il resto della giornata in mezzo a alle persone, che come lei aveva amato André, ognuno aveva degli anedoti da raccontare o dei ricordi che avrebbe voluto dividere con gli altri.

A metá pomeriggio Ryan la prese per mano e la portò al piano di sopra, nella stanza che in genere divideva con il fratello e la fece sedere sul letto.

-Mentre stavo riordinando le cose di André...- la voce gli si incrinó per un attimo, e lei gli strinse una mano con affetto –ho trovato una cosa che sono sicuro ti appartiene-

Dal comodino vicino al letto tirò fuori una scatoletta di velluto blu.

Sconcertata Oscar l’aprì e infilato nel cuscinetto di gommapiuma c’era un anello di brillanti.

-Ti sbagli non l’ho mai visto prima non é mio- ma era stupendo, le linee erano semplici e pulite, il tipo di anello classico ed elegante che le sarebbe piaciuto indossare.

-Invece credo che sia tuo, vedi con l’anello ho trovato anche la ricevuta del gioielliere, la data é di un mese fá- vedendola sempre più perplessa decise che era in ordine una spiegazione –lo sai che in famiglia tutti sanno che André non comprava mai anelli alle sue fidanzate. Diceva sempre che l’unico anello che avrebbe regalo a una donna era quello di fidanzamento, e infatti non ne ha mai comprato uno, fino a qualche tempo fá-

Lei guardò prima Ryan e poi l’anello, non era possibile! Con mano tremante lo prese e se lo infiló al dito, la misura era perfetta.

-O mio Dio...- si coprì la bocca con la mano e riniziò a piangere.

-Mio fratello era un inguaribile romantico- l’abbracció, cercando di consolarla, di lenire una pena che rischiava di fare a pezzi anche lui –nonostante abbia avuto diverse ragazze, non concedeva il suo cuore così facilmente, lui ti amava Oscar, c’é ne siamo accorti tutti dal modo in cui ti guardava e ti stava vicino-

A quelle parole lei pianse ancora più forte, aveva dubitato di quell’amore, l’aveva ritenuto falso e privo di fondamento, quando invece veniva dal piú profondo del cuore di un uomo meraviglioso che non avrebbe rivisto mai più.

-Come faró adesso?- chiese tra i singhiozzi, ma era piú una domanda a se stessa che a Ryan.

-Piangi, ti disperi, piangi ancora, fino a quando non hai più lacrime, aspetti che il tempo lenisca il dolore e cerchi di continuare a vivere. Mio fratello sosteneva che l’amore puó tutto, che é l’unica forza che ci permette di andare avanti, ed é la cosa più importante che ci unisce- con un sorriso tenero come quello che era solito rivolgerle il fratello le asciugó le lacrime –piangi finché vuoi piccola Oscar, ma poi rincomincia a vivere. E togliti dalla testa questa idea di essere responsabile in qualche modo della morte di mio fratello-

-Ma...-

-Niente ma, André sapeva quello che stava facendo, era il suo lavoro, e il fatto che volesse proteggerti fino all’ultimo dimostra solo quando fossi importante per lui-

Con un ultimo abbraccio la lasció sola, dicendole che poteva rimanere in quella stanza da sola finché voleva.

Con un sospiro tremulo si avvicinó alla finestra e l’aprì per fare entrare un pó d’aria fresca, gli ultimi raggi del tramonto si riflettevano sulle pietre del suo anello mandando riflessi multi colori sulle pareti.

Stentava ancora a capacitarsi che le avesse comprato un anello, non aveva motivo di non credere alla storia che le aveva raccontato Ryan, era il tipico atteggiamento che ti aspetteresti da un ragazzo sensibile come André, per lui l’amore era una delle cose più importati della vita, bisognava condividerlo e donarne il piú possibile, riusciva ancora a sentire la sua voce che le bibigliava dolcemente “non lo sai Oscar che la gioia più grande nella vita é amare ed essere amati”.

Calde lacrime le rigarono nuovamente il viso, lacrime versate per i natali che non avrebbero passato assieme, per i bambini che non avrebbero mai avuto, per tutti i compleanni che non avrebbero festeggiato, e per tutto l’amore che non avrebbero mai potuto vivere appieno.

Cosa avrebbe fatto ora? La Oscar di un tempo avrebbe squadrato le spalle e continuato ad andare avanti, senza soffermarsi eccessivamente sulle perdite subite, ma la Oscar che ora era in quella stanza era diversa, quella Oscar sapeva che al mondo le cose non erano solo bianco o nero ma erano di una miriade di sfumature diverse, quella Oscar aveva imparato che l’amore ti rende forte, che l’amore ti aiuta a superare le prove piú difficili, che l’amore ti rende vivo.

No non sarebbe stata più la Oscar di un tempo, non avrebbe piú avuto paura di aprire le porte della sua vita al prossimo, non avrebbe più avuto paura di amare le persone che la circondavano, non avrebbe piú avuto paura di dare senza aspettarsi nulla in cambio.

Una nuova Oscar sarebbe rinata dal dolore della perdita di un amore che non c’era più ma che era fiorito ugualmente in tutta la sua bellezza e sarebbe durato per sempre.

 

Dieci anni dopo.

Oscar si chinó a posare sulla lapide il mazzo di fiori, accanto quello fresco che qualcuno doveva aver portato quella mattina, Linda doveva essere giá venuta pensó con un sorriso, sarebbe dovuta passare a salutarla, ma non oggi.

Erano passati dieci anni dalla morte di André, dieci anni densi di cambiamenti, ora non lavorava più nel mondo della finanza, si era trasferita a Parigi e faceva quello che piú le piaceva, dipingeva. Aveva rincominciato qualche anno fá, ed ora il mondo artistico stava iniziando a notare la sua presenza.

Mentre era china sulla tomba un’ombra cadde sul terreno alla sua sinistra, con un sorriso si voltó verso suo marito.

-Cosa é successo al piano di aspettarmi in macchina?- chiese, osservando come il vento gli arruffava i lunghi capelli castani, avevano bisogno di una spuntatina.

-Qualcuno doveva fare pipi- le disse indicando il bimbo di cinque anni che faceva lo slalom tra gli alberi –siamo dovuti andare alla ricerca di un cespuglio-

-E lei?- chiese divertita indicando la bimba di due anni che russava piano sulla sua spalla.

-Mi ha detto che era stanca e in tre nano secondi si è addormentata mentre il fratello faceva i suoi bisogni!-

-Oh Hans!- ridendo gli bació la punta del naso infreddolito, il suo sguardo scuro, caldo e profondo le fece mancare un battito.

Lei e Hans si erano incontrati a Parigi, entrambi erano stati assegnati allo stesso proggetto di fusione tra le due compagnie per cui lavoravano.

All’inizio non aveva badato molto al bel svedese, tutto muscoli e coloriti non così chiari come uno si aspetterebbe dagli scandinavi, ma lui aveva fatto di tutto per cercare di conquistarla, insisteva sul voler sapere come mai una donna così bella e attraente avesse lo sguardo piú triste che gli era mai capitato di vedere, e come mai portava un anello ma non aveva un fidanzato che lo accompagnasse.

Avevano iniziato ad uscire insieme, e lei gli aveva raccontato come mai aveva l’anello ma non il fidanzato, era sicura di averlo spaventato, a nessuno sarebbe piaciuto mettersi a competere con un fantasma, ma lui non aveva mollato, ed una calda sera d’estate sulla Senna l’aveva convinta a sposarlo.

Non se ne era mai pentita, anche se si era sentita strana nell’amare di nuovo qualcuno così profondamente, per diverso tempo era stata sicura che nulla e nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di ció che aveva perso e si era anche sentita un pó in colpa, ma quando era arrivato Mattias, il suo primo figlio, aveva capito. L’amore che provava per Hans era diverso, intenso quanto quello che l’aveva unita ad André, ma differente, e lei aveva trovato una pace e una soddisfazione che credeva persa per sempre.

Una folata di vento gelido la riportó al presente, era meglio se portavano i bambini in un posto asciutto e caldo, dovevano essere anche affamati.

-Mattias!- chiamó –dobbiamo andare tesoro!-

-Arrivo!- il bimbo corse verso di lei e le si getto tra le braccia, mentre tutti e quattro si incamminavano verso la macchina –andiamo dalla zia Linda?-

-Non oggi, magari domani- aveva mantenuto ottimi rapporti con Linda e Geroge, sicomportavano piú da nonni loro nei confronti dei suoi bambini che non quelli veri.

-Oh! Ma la zia Linda fa delle torte al cioccolato buonissimissime!- insistette il bimbo.

-Lo so, ma oggi non si puó. Magari se lo chiediamo con gentilezza, papá ci porta da qualche parte per una bella cioccolata calda!-

-Si!- sollevò sul padre i grandi occhioni blu speranzosi.

-Non capisco come mai questa famiglia abbia una passione così sviscerata per il cioccolato!- si lamentó allegro, lo adoravano tutti tranne lui, che non sopportava neanche l’odore.

-Perché é buono e ti rende felice!- gli rispose demplicemente coprendo la testolina bionda dell’addormentata Karin con il cappuccio della giacchina rosa –allora? Per favore!-

-Come si puó dire di no a due paia di occhioni così!- aprì lo sportello e sistemó Karin nel seggiolino.

-Evviva!- gridò il bimbo.

Oscar lo lasció scendere e correre verso la macchina, con piacere ascoltò la marea di chiacchere con cuistava sommergendo il padre, era così contenta che i due si amassero alla follia, Mattias avrebbe fatto qualunque cosa per il padre. Così diverso dal rapporto che aveva avuto lei con i suoi genitori.

Si voltó e diede un ultimo sguardo triste alla fila di lapidi, forse era arrivato il momento di smettere di venire, lo faceva ogni anno, ovunque si trovasse, prendeva un aereo e tornava a New Orleans. Hans l’assecondava, ma sapeva che nel profondo non era contento, ora aveva loro nella sua vita, di cosa altro aveva bisogno? Aveva tutto quello che poteva desiderare.

Con un sospiro chiuse gli occhi lasciando che il vento freddo le scompigliasse i capelli e le sferzasse il viso, poi lo sentì, qualcosa di caldo che le sfiorava il viso, come una lunga carezza, aprì gli occhi convinta che fosse il marito e dell’umore giusto per un bacio, ma non c’era nessuno, Hans stava ancora sistemando i bambini in macchina. Che se lo fosse immagginato? No, non era possibile, l’aveva avvertito chiaramente quel calore che aveva qualcosa di familiare.

Lo sguardo vagò di nuovo sulle lapidi, e un triste sorriso le sfioró le labbra. Si, pensó, era davvero arrivato il momento di dire addio.

“Addio amore mio” bisbigliò il suo cuore “non sei piú con me ma ciò che hai creato con la tua vicinanza continuerá a vivere per sempre”.

-Oscar che fai- la chiamò Hans –qui fá freddo-

In silenzio si mise in macchina allacciandosi la cintura.

-Stai bene? Hai un’espressione strana- la guardó preoccupato, tutti gli anni era la stessa storia, lui cercava di non badarci, sapeva di essere amato e che i bambini erano al centro delle attenzioni di sua moglie, ma era come se ci fosse sempre una leggera ombra tra loro.

-Non é nulla, stavo solo dicendo addio ad una persona cara- lo guardó dritto negli occhi –lo sai che ti amo e che tu e i bambini siete tutto il mio mondo, vero?-

-Si ma...- lo sapeva ma sentirselo dire non guastava, lo rassicurava in un certo modo –Oscar, non devi...-

Ma quello che voleva dire venne bloccato dalle labbra di lei.

-Va bene così Hans credimi- non c’era bisogno di altre apiegazioni, lui aveva capito, poteva far finta di protestare, ma sapeva che era sollevato.

Mise in moto la macchinae uscirono dal cimitero, Oscar diede un’occhiata ai sedili posteriori, alle due cose piú belle che le fossero mai capitate, e pensare che se avesse davvero deciso di gettare la spugna e ricostruire tutte le barriere che un tempo circondavano il suo cuore, nella sua vita ora mancherebbero tante cose importanti.

Una cosa l’aveva imparata quell’estate di tanto tempo fá, l’amore era una cosa meravigliosa, e lei era stata fortunata ad averlo incontrato e questa volta non se lo sarebbe fatto scappare così facilmente.

  
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