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Autore: Anidride    12/07/2010    5 recensioni
La battaglia per il trono del Mondo dei Mamodo è quasi giunta al termine.
Il castello del re di quel mondo, però, sembra più vuoto e scuro del solito, quasi ad essere contrario all'ascesa del nuovo sovrano, e in questo posto tanto lugubre, uno Zeno sconfitto e umiliato riflette cercando di dare un significato alle sue azioni.
I pensieri lo assalgono e sensazioni fino ad allora tenute sigillate in un angolo remoto di quel cuore superficialmente gelido, spingono per uscire sapendo che il gemello di Zatch non le tratterrà.
Attenzione: se non sapete fino in fondo la storia, è sconsigliata la lettura!
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ALONE


La fredda roccia che componeva il castello, sembrava fosse l'unica cosa a tenergli compagnia nella desolazione di quel posto.
Ogni singola persona, anzi Mamodo, che fosse parte della servitù o della famiglia reale, non era altro che una figura evanescente che lui neanche degnava di uno sguardo.
Come loro non degnavano lui di alcuna attenzione.
Ma questo... beh non era nulla di diverso dal solito!
Ormai Zeno era abituato a falsi sorrisi e inchini di devozione che mascheravano la più totale mancanza di rispetto nei suoi confronti. Fin da quando era piccolo il popolo e le guardie si erano sempre prostrate ai suoi piedi e avevano eseguito anche il più stupido dei capricci.
La verità è che avevano paura di lui. E per questo, lo odiavano.
Lui, Zeno, il gemello cattivo. Colui che aveva seguito un durissimo addestramento militare.
Di certo, quei sentimenti tanto forti, erano reciprochi. Oh si che lo erano!
Il giovane reale provava disgusto per ogni essere che abitasse quell'insulso mondo, e li odiava; da sempre il suo pensiero fisso e irrimovibile, il suo più grande desiderio, era stato quello di regnare incontrastato su quel mondo che tanto disprezzava e spazzar via in questo modo chiunque lo ostacolasse o avesse posto in lui falso rispetto.
A partire da suo padre.
Colui che aveva donato il tanto sospirato potere del Baou al più piccolo dei gemelli, al più debole e insulso: Zatch Bell.
Avrebbe tanto voluto togliere di mezzo anche lui...
Durante l'ultima battaglia c'era mancato così poco! Era quasi riuscito a eliminare definitivamente quell'ostacolo che impediva la realizzazione del suo chiodo fisso.
Ma quel desiderio era stata anche la sua condanna.
Troppo preso com'era stato, a distruggere Mamodo dopo Mamodo, ad allenarsi dando tutto sè sresso per avere la sua rivincita sull'indifferenza e il disprezzo che l'intero mondo gli avevano gettato contro, non aveva minimamente pensato alla sconfitta.
Perdere?!
Non era nel suo vocabolario!
Finchè...
Era riuscito ad impossessarsi della gemma che permetteva il controllo di Faudo eliminando quel buono a nulla di Riou.
Ormai stava per vincere.
Come dal più terribile degli incbi, però, era arrivato quel pappamolle di Zatch, con una forza che mai, mai, Zeno avrebbe pensato possedesse.
All'inizio sembrava fosse il gemello più grande a vincere riuscendo quasi a cancellargli nuovamente i ricordi.
Poi era successo il peggio: il libro di Zatch si era intriso di nuova forza, mettendolo subito in difficoltà.
Il suo potere non aveva potuto nulla contro quello del Baou.
Era stato colpito in pieno; preso tra le fauci di quell'enorme drago dorato. E con lui il libro.
Aveva perso.

Una pezzo della parete dei sotterranei si frantumò sotto il suo pugno di rabbia.
Attorno al piccolo solco scivolavano i detriti insieme a qualche goccia di sangue.
Teneva la testa bassa, ansimante, fissando un punto impreciso della gelida pietra sotto di lui, i capelli color della brina appiccicati alla fronte per via del sudore. Il suo corpo tremava dalla rabbia ceca che l'aveva avvolto da quella bruciante sconfitta.
Un ghigno comparve sul suo volto.
Non aveva del tutto perso.
Prima che il suo libro scomparisse del tutto tra le fiamme magiche che avevano cominciato ad avvolgerlo, aveva distrutto quella pietra celeste con le sue mani, lasciando Zatch impossibilitato a fermare Faudo.
Voglio proprio vedere come farai a fermarlo.Le sue ultime parole, rivolte a quel tanto odiato gemello.
Caricò un altro pugno contro la parete, causando un ennesimo solco.
Rimase fermo in quella posizione, passando da un pensiero all'altro senza soffermarsi su nessuno.
Gli occhi color dell'ametista erano vitrei e non mostravano nessuna emozione, come ad aver completamente dimenticato la rabbia di pochi secondo prima. Al contrario, vi stava riflettendo.
Poi, la sua mente vagò arrivando al primo incontro che aveva avuto con Zatch.
Gli aveva assestato uno Zakeru sperando di liberarsi di lui.
Non ci era riuscito e allora aveva optato per cancellargli i ricordi del loro mondo, affinchè fosse attaccato da tutti i Mamodo senza saperne il perchè.
"Ma alla fine hai compreso, vero Zatch?" si disse mentre pensava alle volte in cui aveva osservato da lontano i suoi pogressi, aspettando freneticamente lo scontro decisivo che, a suo avviso, avrebbe visto come sconfitto il biondino.
Con una smorfia appena accennata, ritornò all'ultima battaglia, dove il suo orgoglio si era già consumato molteplici volte come un misero accendino.
La sua superiorità... la sua convinzione. Tutto vissuto e ricordato tante volte. Tutto irrimediabilmente danneggiato.
Era mancato pochissimo a cancellare al gemello i ricordi di quei mesi, liberandosi così di lui.
Sgranò gli occhi.
Cancellare i ricordi.
Liberarsi di lui.
Non sarebbe stato più semplice utilizzare il suo attacco più potente per eliminarlo?!
Si.
E allora perchè fin dal primo incontro non lo aveva distrutto? Sarebbe servito soltanto un secondo Zakeru.
Ringhiò assestando un altro pugno al muro.
"Eliminarlo quando era così debole non sarebbe stata una vittoria sufficente!" sibilò tra i denti.
Si accorse poco dopo che quella risposta era risuonata come un modo per autoconvincersi, non sembrava vera nemmeno alle sue orecchie.
Disgustato da quei pensieri, si staccò dal muro stringendo la stoffa chiara della sua veste.
"Perchè?!" si disse mentre i denti cominciavano a dolergli per la pressione che la mascella imponeva loro.
- Perchè?! - mormorò, più rivolto a sè stesso che ad un impossibile ascoltatore.
Forse, la prima volta che gli aveva cancellato i ricordi era giustificabile con la risposta che si era dato; ma la seconda...? Che senso avrebbe avuto risparmiarlo in quel modo quando la guerra era quasi giunta al termine?!
Forse... avrebbe poi bruciato il suo libro per rendergli in seguito la vita un inferno, una volta diventato il nuovo Re del Mondo dei Mamodo...La risposta a questa affermazione, che suonava quasi come una preghiera, era ovvia.
- PERCHE'?!
La rabbia e la frustrazione lo pervasero.
Serrò i pugni mentre il suo corpo era pervaso a quella parola che doleva al petto come un pugnale.
Perchè lo aveva risparmiato?!
Perchè quel pensiero lo assillava tanto?!
Perchè si sentiva così amareggiato?!
Perchè non sapeva la risposta eppure dentro di sè sentiva un senso di ovvietà?!
Perchè?! Perchè?! Perchè?!

Cadde in ginocchio battendo i pugni a terra, con rabbia.

Si fermò ansimante, tenendo lo sguardo fisso a terra.
Sentì gli occhi pizzicare.
Ne rimase stupito.
Cos'era questo segno di debolezza?
Rimase fermo in quella posizione per lungo tempo, non un suono, non un lamento, mentre sentiva qualcosa di umido attraversargli le guance; vedeva soltanto qualcosa di simile all'acqua cadere sul suolo polveroso del sotterraneo, attraverso la vista appannata.

Quando non sentì più alcuna lacrima solcargli il viso, si alzò tremante e salì la scalinata che portava agli alloggi.
Attraversò i corridoi del palazzo per la prima volta a testa bassa, sia per il peso di tutti quei pensieri, sia per la vergogna di farsi vedere in quello stato da qualcuno.
Magari la servitù se ne accorse, ma Zeno non ebbe il coraggio di alzare il volto verso di loro per sapere se era vero, sentiva solo dei mormorii lontani, di cui neanche aveva il desiderio di conoscere il significato.
Entrò in una delle stanze senza sapere quale, e solo lì ebbe la forza di alzare la testa per guardare il proprio aspetto in uno specchio.
Era pallido e aveva gli occhi rossi e le guance ancora umide. Quasi non si riconobbe.
Fissò il vuoto, stanco anche solo di guardarsi attorno per scoprire in che stanza si trovasse, o semplicemente per trovare un posto dove sedersi.

"- Ciao io sono Zatch Bell! Voi chi siete? Volete qualcosa? Sapete mi sento così solo!
- Ma tu chi sei?! Si può sapere cosa ti ho fatto?!
- Zeno apri la porta! Aprila subito!
- Non ti lascerò vincere!
- Kiyo!! No!
- Pagherai per ciò che hai fatto ai miei amici!
- Noi siamo fratelli, giusto?"


Le frasi che il gemello aveva pronunciato, lo tormentavano.
Troppi pensieri che gli offuscavano la mente.
Sentiva il corpo senza forze, abbandonato a sè stesso, eppure per qualche strano motivo restava in piedi davanti allo specchio, fissando qualcosa che non c'era.
"Perchè non ti ho eliminato, Zatch? Perchè ho cercato di cancellarti la memoria una seconda volta rischiando la sconfitta?"
Noi siamo fratelli, giusto?
Quelle parole lo colpirono al cuore come un pugnale e sentì una stretta alla bocca dello stomaco, quasi da mozzargli il respiro.
Noi siamo fratelli, giusto?

Fratelli...


Fuori dalle mura si sentivano grida di gioia e stupore insieme a qualche scoppio, probabilmente qualcosa di simile agli umani fuochi d'artificio.
Zeno mosse qualche passo verso la luce della finestra, l'unica cosa che rendeva visibila la stanza in cui era stato fermo davanti allo specchio.
Sentì una risata familiare, infantile.
Vide arrivare il carro reale scortato dalle guardie e dai cittadini, tutti entusiasti.
- Da oggi sarò un re buono e gentile! Nessuno soffrirà più per la battaglia del trono dei Mamodo!
Zeno non riuscì a fermare un sorriso che si disegnò lieve sulle labbra.
Non seppe neanche lui con certezza che cosa volesse significare.
Fissò la chioma bionda di Zatch dall'alto della stanza sapendo che l'incoronazione ufficiale sarebbe avvenuta all'interno del castello da lì a poco.
- Renderò la tua vita un inferno, fratello.- il tono con cui aveva pronunciato quella frase però, sembrava eliminare il significato che avrebbe voluto attribuire a quelle parole, e non sembrò vera neanche a lui. Piuttosto pareva qualcosa che si dice per scherzo, uno scherzo tra bambini.
Era anche la prima volta che chiamava Zatch fratello.
Si sentì pervadere da un senso di malinconia.
Dopo tutto quello che era successo, sapeva che il gemello non l'avrebbe mai perdonato, nonostante ci sperasse con tutto il cuore.
Era strano quel comportamento per lui, ma alla fine aveva capito che non sarebbe mai riuscito a sopprimere le emozioni nuove che lo avevano colpito, e aveva deciso di conviverci.
Sapeva che sarebbe di nuovo stato circondato dall'indifferenza del popolo, e questa volta non sarebbe stato il suo rango a imporre loro un certo rispetto, avrebbero manifestato il loro odio senza problemi.
E queso, si disse, forse sarebbe stata la cosa giusta, quella che si meritava.
Senti scendere un'altra lacrima.
Alla fine aveva perso, e sarebbe stato circondato da persona a cui non importava niente di lui. Sarebbe stato irrimediabilmente da solo.
Un paio di occhi arancioni guardarono nella sua direzione, in alto, e si incrociarono ai suoi. Sembrarono stupiti nel vederlo e, forse, anche preoccupati.
Magari lui si era accorto del suo stato.
"Sono irrimediabilmente da solo." pensò Zeno "Ma forse, la solitudine può essere superata, in due."



Ciao spero che vi sia piaciuta! Devo dire che ci ho messo me stessa per scrivere questa oneshot.. mi sono commossa scrivendola T_T.
Se recensite mi farebbe davvero piacere perchè vorrei sentire un vostro parere :). So che Zeno non è certo il personaggio più amato... e pochi lo conoscono... ma è il mio preferito e dal primo momento che l'ho visto ho provato simpatia per lui e mi sono informata sulla sua storia ^^ (che mi ha commossa). vabbè.. ditemi che ne pensate se vi va :) ciau!!!
   
 
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