Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Rick_Holden    13/07/2010    0 recensioni
Non ho idea di come descrivere il racconto...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La vedo, devo correre o finirò con il perderla: la nave è ancora attaccata al molo, vedo la gente salire, tutti i miei amici e tutte quelle persone.

Io sono ancora qui in alto, sopra questo monte a correre, ma devo muovermi ancora, più veloce che posso.

Sfreccio lungo questo sentiero di campagna pieno di sassi e di buche ed ogni tanto inciampo o scivolo e rovino a terra, ma mi rialzo subito o rischierei di perdermi la nave.

Sono solo, una sola persona che corre senza tregua, ma è ancora distante e il tempo scorre più veloce di me, ma non mi interessa. “Corri, corri!” Continuo a ripetermi.

Allora una donna anziana mi ferma sotto un albero indicando verso l'alto, sopra i rami. All'inizio non riesco a capire cosa lei mi stia dicendo, sento solo i battiti insistenti del mio cuore rimbombarmi dentro la testa, poi, dopo un po', riesco a capire: mi sta chiedendo di salvarle il gatto che è rimasto sopra un ramo alto e non riesce a scendere giù. Non ho mai avuto una grande confidenza con i gatti.

Andrei un po' di fretta e vorrei tanto dirle che non posso, che devo correre o perderei la nave, ma lei continua a guardarmi con quegli occhi supplichevoli e sento una voce dentro di me che mi dice di fermarmi, di aiutarla. Con sonori bisbigli continua a sussurrarmi cosa devo fare, questa persona dentro di me, come un serpente striscia nella mia mente e mi stringe con una presa senza lasciarmi via d'uscita, devo farlo.

Non sono mai stato particolarmente agile, ma riesco a salire l'albero, arrampicandomi ramo dopo ramo. All'improvviso poso male un piede e rischio quasi di cadere, ma faccio appena in tempo a reggermi su un altro legno e mi tengo a mezz'aria. Ricomincio la salita e finalmente arrivo sul ramo più alto sul quale siede tranquillo il gatto della signora. Mi miagola e ci fissiamo per qualche istante, poi, frettoloso, allungo il braccio per afferrarlo e lui mi graffia. Ritiro il braccio all'istante e guardo la ferita: non sanguina, non è grave. E allora perdo l'equilibrio e mi sento cadere, quando improvvisamente il felino mi salta addosso.

Cado. Pochi istanti, folate di vento colpiscono il mio corpo e perdo i sensi.

Dopo poco riapro gli occhi e mi ritrovo li: in mezzo alla strada, sotto quello stesso albero dal quale sono appena caduto, ma il gatto e la signora sono entrambi scomparsi.

Mi rialzo subito e mi giro verso il mare.

La vedo, devo correre o finirò con il perderla: la nave è ancora attaccata al molo, vedo la gente salire, tutti i miei amici e tutte quelle persone.

Corro, corro più veloce che posso e giro intorno a questa montagna in una continua discesa.

Dopo un po' il sentiero roccioso viene sostituito da un rigido asfalto abbastanza nuovo. Questo velocizza un po' la mia furia, così continuo.

Appena svolto l'angolo una macchina mi sfreccia davanti a pochi metri di distanza e si schianta contro un angolo della montagna. Il forte rombo riecheggia lungo tutto il sentiero, i vetri si distruggono, il parabrezza si inclina e gli sportelli si piegano. Vedo l'olio della macchina colare lungo l'asfalto giù per la discesa che ora dovrei compiere io, ma ora sono immobile a fissare l'orrore di fronte a me.

Dovrei correre, ma ancora una volta quella voce torna dentro me strisciando e mi ammonisce sibilando per i miei pensieri, per il mio egoismo. Devo aiutare chiunque sia dentro quell'auto, non posso fare altrimenti.

Mi lancio contro quel che rimane dello sportello e comincio a tirare verso di me con tutta la forza che ho in corpo, ma quello non sembra avere intenzione di cedere. Allora inizio a colpire il vetro sopra con le mani, ma sembra essere di acciaio. Provo anche con i piedi, ma ancora non cade. Alla fine, quasi sul punto di arrendermi, sferro un ultimo colpo e allora il vetro si infrange e tutti i pezzi volano. Sento alcuni di questi cadermi contro la gamba con cui mi sono appena mosso e graffiarmi.

Mi piego in avanti per il dolore e guardo le ferite: non sanguinano, niente di grave.

E allora perdo l'equilibrio e mi sento cadere. Pochi istanti, una folata di vento e perdo i sensi.

Dopo poco li riprendo e mi guardo intorno: sono ancora su quel sentiero, ma l'asfalto è scomparso portandosi con se l'auto distrutta e tutti i vetri a terra.

Mi giro verso il mare.

La vedo, devo correre o finirò con il perderla: la nave è ancora attaccata al molo, vedo la gente salire, tutti i miei amici e tutte quelle persone.

Ancora una volta ricomincio a correre e mi aspetto di vedere arrivare l'asfalto da un momento all'altro, ma così non è. Sotto i miei piedi continuo ad evitare le rocce e le buche e saltellare a destra e a sinistra per non inciampare.

Sto scendendo sempre più, ormai non manca molto, la nave mi aspetta li ed io sto arrivando.

I miei piedi sono ormai stanchi quando vedo una giovane ragazza con una stampella sotto il braccio destro che tenta debolmente di correre come me. In pochi secondi la raggiungo.

Mi chiede di aiutarla, deve prendere la nave e così non farà mai in tempo.

Non posso portarla: mi rallenterebbe troppo e non ce la farei mai, ma eccola ancora una volta questa sottile vipera che torna dentro la mia testa e mi comincia a stringere. Devo aiutarla.

Con uno sforzo annuisco e la tiro sulle braccia, poi tento di correre nuovamente, il più veloce possibile, ma sono lento, troppo per arrivare in tempo. Non posso lasciarla in ogni caso. Devo continuare e tener duro.

Lei si appoggia alle mie spalle e sento il suo petto gonfiarsi ad ogni lungo respiro che prende.

Devo correre più veloce!” Mi dico, così tento di accelerare, ma in quel momento preciso, inciampo su uno dei tanti sassi che non sono riuscito a vedere. Rovino a terra e la ragazza scivola avanti a me poco più in la. Io rotolo e mi graffio su un sasso lungo la mia schiena.

Guardo in avanti verso la ragazza in cerca di segni di vita, ma non sembra muoversi.

Abbasso lo sguardo ed osservo la mia schiena: non sanguina, niente di grave.

E allora perdo l'equilibrio e mi sento cadere. Pochi istanti, una folata di vento e perdo i sensi.

Quando finalmente riapro gli occhi mi rialzo subito e non mi sento affatto sorpreso quando scopro che intorno a me è scomparsa la ragazza.

Davanti a me ormai c'è il mare.

La vedo, devo correre: la nave è ancora attaccata al molo, vedo la gente salire.

Ormai sono pochi metri. Mi lancio in avanti con grandi slanci e proseguo quasi saltando per quanto vado veloce.

Sento già la sabbia della spiaggia sui miei piedi entrare nelle scarpe, ma non mi interessa: ora sono arrivato e finalmente posso salire.

Ed è allora, a pochi metri di distanza, che vedo la nave allontanarsi e partire davanti ai miei occhi.

Tento di andare ancora più veloce, quasi avessi intenzione di lanciarmi con un salto ed aggrapparmi a quella mia unica via di salvezza, a quel mio ramo di felicità, a quella macchina che mi avrebbe portato lontano, a quella ragazza senza qualcosa. “Non posso perderla!” Urlo nella mia testa, ma ormai è troppo tardi, è troppo lontana e neanche saltando ci riuscirei, ne nuotando. E' finita.

Qui cado a terra osservando l'orizzonte e qui la mia mente è silenziosa, il serpente non striscia più e nessun assordante sussurro scivola qui dentro, ma solo una voce che urla: “No! No!”

Pochi istanti, una folata di vento, un lampo e vedo la nave in lontananza esplodere. Lentamente le fiamme la avvolgono. Riesco a sentire fino a qui l'orrore mentre la vedo sprofondare sotto l'acqua azzurra.

I miei occhi sbarrati ed increduli si muovono lentamente verso la ferita: sta sanguinando, è molto grave.

E allora perdo l'equilibrio e mi sento cadere. Pochi istanti, una folata di vento e perdo i sensi.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Rick_Holden