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Autore: Fiamma Drakon    13/07/2010    5 recensioni
{Kamichama Karin ~ KarasumaCest}
Bevve un lungo sorso di cioccolata, che si era nel frattempo un po’ raffreddata. Quando abbassò di nuovo la tazza, Kirika non riuscì a trattenersi dal ridere.
- C-che c’è? - domandò Kirio, arrossendo un po’.
Lei si sporse su di lui, finché i loro visi non furono vicini. Gli passò un dito sopra le labbra, poi lo leccò in modo estremamente carino e innocente.
- Sei sporco di cioccolata... - replicò, sorridendo radiosa.

[Personaggi: Kirio Karasuma, Kirika Karasuma]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chocolate kiss La luna scintillava alta nel cielo, oltre le tende della finestra di Kirika.
Nel suo letto, si girava e rigirava, cercando invano di prender sonno, gli occhi aperti che fissavano le ombre del mobilio proiettate contro le pareti della sua stanza. Era incredibile come il giorno e la notte rendessero diversa la sua camera: durante il dì ci si trovava così a suo agio, mentre nella notte ogni angolo buio assumeva inquietanti sfumature. Era un gioco di luci e ombre che non l’aiutava affatto a prender sonno, soprattutto quella sera, che era già agitata di proprio conto.
Dopo altri dieci minuti di lotta tra il suo nervosismo e la stanchezza, decise di desistere e concedersi una bella tazza di cioccolata calda e fumante per conciliarsi il sonno.
Scivolò sotto le coperte fino al bordo del materasso, su cui si sedette in cerca delle ciabatte, finite, chissà perché o come, sotto il letto.
Se le infilò e si alzò, allontanandosi con una certa fretta, senza riuscire a fare a meno di guardarsi intorno con una certa, sottile paura negli occhi. No, non dell’Uomo Nero, ma dell’oscurità addensata nellle nicche e sotto l’arredo.
Uscita dalla stanza, si appoggiò contro la porta mandando un impercettibile sospiro di sollievo: lì l’ambiente era un po’ più luminoso, anche se non di molto.
Si diresse silenziosamente verso la cucina, sperando di non svegliare nessuno.
Quando arrivò, però, si fermò davanti alla soglia, socchiusa, dalla quale filtrava un alone di luce, segno che non era stata l’unica ad avere problemi di sonno.
Si avvicinò piano, quindi aprì la porta un po’ di più, affacciandosi all’interno.
Riconobbe subito la figura in piedi davanti al fornello.
- Kirio? - chiese, entrando.
- Mmh? - mugugnò lui, voltandosi al sentirsi chiamare - Kirika? Che ci fai in piedi a quest’ora? È tardi... -.
Lo osservò, leggermente divertita: non era cosa di tutti i giorni che suo fratello girasse per casa in pigiama. Comunque non poteva negare che gli desse un certo fascino, rendendolo addirittura carino.
Si strinse nelle spalle, abbozzando un lieve sorriso colpevole.
- Non riuscivo a dormire. E poi... è tardi anche per te, Kirio. Dovresti cercare di riposare... - replicò.
- Anch’io non riesco a dormire - rispose il moro, un po’ troppo in fretta perché fosse realmente credibile.
Si girò quindi di nuovo verso il fornello, mentre la sua gemella si avvicinava lentamente.
- Ti va... una tazza di cioccolata? - le chiese lui, senza voltarsi.
Lei sorrise in modo più imbarazzato e scrollò lievemente le spalle.
- Ero venuta per questo... - asserì.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro: suo fratello già aveva avuto un piccolo, divertito pensiero al riguardo. “Siamo gemelli. Qualcosa dovrà pur accomunarci”. Eppure riusciva anche a percepire quanto quel loro somigliarsi, soprattutto quella notte, fosse strano. Erano di sesso opposto, ma ragionavano come se fossero perfettamente identici.
Versò il contenuto del bricco in due grosse tazze, posò la stoviglia sporca nel lavabo e si avvicinò al tavolo, dove Kirika aveva già preso posto.
Le posò davanti una tazza e prese posto accanto a lei sorseggiando la propria.
Cadde il silenzio, mentre bevevano le loro cioccolate bollenti.
Infine, il moro ruppe il silenzio: - Sei nervosa? -.
- Un po’... - si limitò rispondere la castana - E tu? -.
- Per me è diverso... -
- Che cos’hai? - chiese allora Kirika, iniziando a preoccuparsi.
Kirio fissò assorto la voluta di fumo che saliva dalla sua tazza per alcuni istanti, prima di rispondere: - Stavo pensando... a questo pomeriggio... -.
Bastava quello a farle ricordare cos’era a preoccuparlo tanto da non riuscire a dormire, e la cosa le suscitò fastidio e ilarità al tempo stesso: era stato battuto di nuovo da Karin.
- Stai pensando... ancora a lei? - chiese.
- Perché puntualmente riesce a battermi? Io... non capisco... -.
Bevve un lungo sorso di cioccolata, che si era nel frattempo un po’ raffreddata. Quando abbassò di nuovo la tazza, Kirika non riuscì a trattenersi dal ridere.
- C-che c’è? - domandò Kirio, arrossendo un po’.
Lei si sporse su di lui, finché i loro visi non furono vicini. Gli passò un dito sopra le labbra, poi lo leccò in modo estremamente carino e innocente.
- Sei sporco di cioccolata... - replicò, sorridendo radiosa.
Era da un bel po’ che non la vedeva sorridere in quel modo così solare, così da lei. Non quei sorrisini tipici del suo “travestimento” da maschio.
Però quella vicinanza lo metteva a disagio.
- Be’, e allora...? - chiese, distogliendo lo sguardo con ostinazione.
- Sei buffo, tutto qui - asserì la gemella, passandogli un dito sulle labbra.
D’istinto, lui le leccò il dito prima che lo ritraesse, in un gesto spontaneo, ma terribilmente imbarazzante.
“M-ma che diamine sto facendo?!” si rimproverò, scostandosi leggermente.
Kirika gli sorrise.
- Che c’è, Kirio? Qualcosa non va? -.
Sembrava che quello che aveva appena fatto non l’avesse né sorpresa né turbata. Era ancora lì, vicino a lui, tanto da percepire il suo respiro carico dell’odore di cioccolato solleticargli la pelle e i sensi.
- Kirika, io... - esordì, spostandosi.
Fu allora che rimase perplessa, ma si riprese abbastanza in fretta e si ritrasse, tornando a bere la sua cioccolata.
Di sottecchi, Kirio la osservò: perché all’improvviso gli sembrava estremamente più dolce e carina di come era normalmente? Perché gli sembrava così... attraente?
“È mia sorella. Non posso pensare che sia attraente!” si disse, sforzandosi di concentrarsi sulla sua bevanda.
Nella sua testa, più ripeteva quell’aggettivo e più lo sentiva adatto alla sua gemella e alla sua nuova sensazione che gli stava lentamente chiudendo la bocca dello stomaco.
Nervosismo? Imbarazzo? Paura?
Per cosa?
Continuò a guardarla, buttando giù meccanicamente la cioccolata.
“È solo una tua impressione, Kirio. Passerà presto” pensava, ma più si diceva così e più la convinzione che quella sensazione sarebbe perdurata si intensificava.
Perché diavolo adesso sua sorella gli faceva quell’effetto?! Non capiva.
Kirika finì di bere prima di lui e si alzò, tenendo la tazza tra le mani, diretta verso il lavabo, ma inciampò nei suoi stessi piedi e cadde in avanti.
Fu un attimo: la tazza si fracassò in mille pezzi sul pavimento, schizzando cioccolata tutt’intorno al punto dell’impatto, ma Kirika non cadde. Rimase stretta al petto del gemello, prontamente intervenuto prima che rovinasse a terra. Adesso era chino sopra di lei, un braccio saldamente avvolto attorno alle sue braccia. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, e non si poteva dire che quella vicinanza non sortisse alcun effetto, almeno a Kirio, improvvisamente rosso.
Kirika rimase a fissarlo, un po’ perplessa dal suo tempestivo quanto mai imprevisto intervento.
- G-grazie... - sussurrò.
Ma lui rimase fermo e zitto, a fissarla dall’alto.
Infine, la castana comprese cosa si stava agitando nell’inconscio del moro. Erano gemelli, in fondo.
Non poté evitare di sorridergli in modo affettuoso, mentre si protendeva verso di lui e gli sfiorava timidamente le labbra, incontrando le sue, nuovamente sporche di cioccolata.
Il gusto del cioccolato si mescolò al piacere di quell’intimo contatto che allentò e fece svanire la morsa che si stava impadronendo dello stomaco di Kirio.
Era sua sorella, ma gli piaceva comunque. Le voleva bene. L’amava. Lei era tutta la sua famiglia.
Si sentì improvvisamente svuotato di ogni preoccupazione e pensiero, mentre un incredibile senso di stanchezza si faceva strada lentamente dentro di lui.
Kirika, da parte sua, era felice di quel bacio. Forse perché, in fondo, aveva sempre saputo che l’affetto per suo fratello era forte abbastanza da farle desiderare l’arrivo di quel momento, anche se non aveva mai realmente avuto il coraggio di ammetterlo neppure con sé stessa.
Quando quel bacio finì, ambedue si scambiarono un lungo sguardo carico di significati, ma soprattutto di spossatezza.
- Sono stanco... - disse Kirio, rialzandosi, tirando su anche sua sorella.
- Anch’io... - si aggiunse quest’ultima.
Poi tacquero.
- Posso... dormire con te, Kirio? - domandò Kirika, un po’ rossa in viso.
In tutt’altra circostanza, il moro avrebbe rifiutato, ma quella sera era particolarmente propenso per gli atti audaci. Almeno per una volta, avrebbe potuto fare uno strappo alle regole.
- Okay... - acconsentì, sorridendole, mite, mentre lei intrecciava la propria mano con la sua e s’incamminava verso la porta.
Non avrebbero fatto niente di osceno, a meno che dormire mano nella mano non fosse considerato un tale atto.
   
 
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