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Autore: ISI    13/07/2010    2 recensioni
"Ricordo che quella fu la prima volta in cui, non senza sgomento, desiderai di essere la sua fender.
Sarà perché ero stanco e con i nervi a fior di pelle, perché il lavoro e le sue ultime peripezie mi aveva costretto ad un’astinenza forzata che neanche un frate si sarebbe sognato di saper sopportare, o forse perché la situazione in sé era tanto assurda da non poter non provocare una reazione a sua volta così inattesa, ma devo dire quelle sue manacce da chitarrista, in quel momento, avrei davvero voluto sentirmele addosso."
Prendete un Greg Sanders fresco di un traumatico trasferimento, un Ryan Wolfe in astinenza da troppo tempo per i suoi gusti, una coppia che non sa cosa fare del proprio futuro ed un implacabile Horatio Caine dal grilletto facile.
Unite al tutto la giusta dose di rock n roll, ecitazione, sparatorie, traffici di droga, omicidi, gioco d'azzardo e risate quindi shekerate bene...
E giù, tutto d'un fiato!
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Les jeux son faits

 

 

I

The jail’s Rockn’ Roll

 

 

Horatio Caine si sfilò i proverbiali occhiali da sole con una lentezza che raggelò me quanto i due agenti carcerari che ci eravamo ritrovati innanzi non appena eravamo entrati.

Dalle sue iridi azzurre era scomparsa ogni ombra di meditazione e di rimuginamento, le ansie che gli aggrottavano la fronte ogni giorno sembravano essersi dissolte di colpo e la vacuità omicida che lessi nel suo sguardo mi terrificò, per un attimo credevo che davvero avrebbe preso la pistola e si sarebbe messo a far fuoco su quella massa d’incompetenti, ma grazie a Dio o a chi per Lui il grande capo riuscì a trattenersi.

“Che cosa avete fatto, prego?” domandò nuovamente scandendo bene le parole ed i due ometti in divisa si guardarono in faccia, ancor più spaventati di prima.

Il fatto che non si fossero già inginocchiati a chiedergli umilmente perdono poteva dipendere unicamente da due fattori di non scarsa importanza: o ancora non avevano ben compreso la gravità della situazione o, cosa ancor più pericolosa, non avevano ancora capito quanto Horatio Caine fosse incazzato.

Non inalberato, non irritato, non arrabbiato e neanche furibondo, ma incazzato, e quando Horatio Caine è incazzato allora si può anche cominciare a far firmare un paio di certificati di morte, così tanto per portarsi avanti sul lavoro.

“Gliel’abbiamo già detto... Ci è sembrato sospetto e dato che non aveva con sé alcun documento l’abbiamo arrestato in attesa che...” provò a rispondere uno, fattosi coraggio, ma la smorfia che piegò le fine labbra del mio capo in un’espressione a metà tra il disgustato e l’indemoniato lo zittì di colpo lasciandolo senza fiato in gola.

Allora sul certificato di morte, sotto la voce ‘Causa del decesso’ scrivo ‘Asfissia’, ok?

“Dov’è adesso?” gli chiese allora il rosso con quel tono da interrogatorio speciale che utilizzava solo con i capomafia ed i pezzi grossi della criminalità organizzata in generale, cosicché l’altro, prima rimasto zitto, si fece scarlatto in volto per il terrore.

Per lui direi... Infarto del miocardio’

“Mi segua...” riuscì a dire solamente in un gemito strozzato e a testa bassa prese a camminare come un automa superando corridoi e porte, mentre i sudori freddi prendevano a rigarli la testolina liscia e tonda come una palla da biliardo.

Tra le mura fredde e grigie di quei camminamenti, tristi e deprimenti come pochi ne avevo visti in vita mia, d’un tratto si diffuse, prima lievemente e poi sempre più forte, a coprire il nostro lieve scalpiccio, un baccano tremendo fatto di urla e di fischi, frammisto d’applausi e di cori da osteria.

“Che diavolo sta succedendo?!” esclamammo in coro io ed Horatio voltandoci di scatto verso l’uomo senza capelli e quello deglutendo a vuoto e con il fiatone nonostante fossimo ben lungi dal correre, ci delucidò.

“Ogni anno viene concessa ai carcerati una sera perché possano metter su uno spettacolo dove tutti possono esibirsi in quello che gli riesce meglio, a meno che, ovviamente, questo non vada contro il regolamento interno del carcere...” lo guardai sbalordito.

“Spero che la mancanza di sorveglianza all’ingresso la fuori sia dovuta a questa amico, o davvero passerete dei guai seri se non ritroverò tutti i tuoi colleghi a far da guardia al retto svolgimento del locale talent show...” borbottai irritato quanto Horatio, dando voce anche al suo pensiero e soprattutto alla sua minaccia.

Nel frattempo il frastuono era aumentato a dismisura e le voci dei detenuti si erano fatte vicinissime.

“Eccoli, sono dietro quella porta...” esalò infine il nostro cicero indicando con un cenno del capo un grande ingresso che dava l’impressione di portare ad una sala molto ampia, probabilmente quella addetta ai pasti, la quale doveva essere stata adeguatamente attrezzata per l’evenienza specifica.

La nostra entrata fu ad effetto, la confusione cessò di colpo quando tutte le teste lì presenti si furono voltate verso di noi ed ebbero inquadrato me ed Horatio, l’unica persona che molti di loro avrebbero voluto ringraziare a coltellate per quella forzata vacanza regalatagli in nome della giustizia.

Calò un silenzio surreale, interrotto solo da qualche sporadico bisbiglio, ed esso contribuì ad irritare i miei poveri nervi già scossi da una giornata d’inferno che temevo si sarebbe conclusa ancora peggio.

“Chi di voi è Greg Sanders?” la voce del capo della scientifica risuonò atona e per qualche secondo nessuno fiatò.

“Sono io!” sussultai impercettibilmente quando la voce che rispose parve giungere da ogni parte della sala, ma dopo un decimo di secondo anche io, come Horatio, avevo già volto il capo verso un piccolo palchetto improvvisato sul quale l’uomo più giovane dei cinque che vi erano sopra, con una chitarra elettrica in mano ci faceva segno con la mano destra, sulla faccia un’espressione da monello un po’ sciupata e di una strana bellezza.

La sua voce ci era arrivata dappertutto perché aveva parlato al microfono e gli amplificatori in fondo alla sala, vicino alla stessa grande porta che avevamo attraversato un attimo prima, come quelli sul palco, avevano confuso le nostre orecchie.

“Horatio Caine, scientifica di Miami e questo è il mio collega, il signor Ryan Wolfe...” ci presentò il mio capo, mostrandogli da lontano il distintivo “Spero che vorrà perdonarci l’accoglienza, signor Sanders e che non le sia successo niente di spiacevole...” disse dovendo rimediare al danno altrui, come al solito, ma l’altro rise.

“Non si preoccupi, non è certo colpa sua tutto quello che è successo...” controbatté serenamente quello, maneggiando con dei cavi e dei distorsori rimediati chissà dove “E poi siete arrivati prima del giorno della doccia settimanale, quindi non potrei esservi più grato!” tutti risero alla battuta e fui quasi sicuro che anche sulle labbra del rosso di Miami, per quanto distaccato fosse sempre stato, fosse nato un accenno di sorriso.

“Comunque, se adesso vuole seguirci...” disse indicandogli la via d’uscita da quel luogo in cui era stato rinchiuso a forza, scatenando senza alcun preavviso il malcontento generale della folla in tuta arancione.

Per un attimo temetti davvero il peggio.

“Ehm... avete... avete fretta?” azzardò il ragazzo dal microfono, consapevole di trovarsi innanzi a quello che sarebbe stato il suo nuovo capo, sovrastando ancora le voci degli altri che di nuovo tacquero “Avevo promesso a questi ragazzi che gli avrei fatto sentire qualcosa e non credo che sarebbe saggio non stare ai patti...” spiegò più accondiscendente che mai gettando un’occhiata alla folta marmaglia che si stava via via innervosendo per quell’interruzione che minacciava di portargli via l’unica distrazione d’un anno di noia atroce.

Rarissimamente Kyle si era confidato con lui su quanto concerneva la sua esperienza carceraria, il figlio come il padre non era capace, oltre un certo limite, di parlare di quanto l’avesse fatto soffrire ma un giorno chiacchierando così, del più e del meno, aveva saputo che in luoghi come quelli anche i più malvagi e deplorevoli degli uomini, anche la più schifosa feccia strisciante sulla terra si sarebbe inginocchiata implorante per un diversivo qualsiasi dal tedio indissolubile della prigionia, specialmente quando, per punizione, venivano diminuite le razioni di sigarette e la nicotina, foriera di cancri, ma anche di una relativa tranquillità per i pesci più piccoli, che altrimenti sarebbero stati da punching-ball, veniva a mancare.

Togliergli quello spettacolino avrebbe significato dunque scatenare una vera e propria rivolta, l’espressione mutata del giovane agente arrestato per uno stupido sospetto ce lo fece capire immediatamente assieme allo sguardo implorante di chi lo aveva voluto a tutti i costi tenere lì dentro, nonostante tutto.

“Spero che lei la sappia suonare quella chitarra, o verrà linciato comunque, signor Sanders...” lo apostrofò Horatio, in un modo stranamente familiare, come se si fosse appena sintonizzato sulla stessa frequenza del giovane, che ci ringraziò con un largo sorriso ed un cenno del capo, prima di scambiare un paio di parole con gli altri membri della band -un altro chitarrista, un basista ed un batterista dalla faccia sfregiata- che si persero nel’accresciuto vocio dei presenti che si spense all’improvviso quando il suono di due bacchette che sbatterono quattro volte l’una contro l’altra.

 

Poi ci fu solo Rockn’ Roll...

 

It’s been a long time since I Rock and Rolled
It’s been a long time since I did the Stroll.
Ooh let me get it back let me get it back
Let me get it back baby where I come from.
It’s been a long time been a long time
Been a long lonely lonely lonely lonely lonely time.
Yes it has...*

 

Ricordo che quella fu la prima volta in cui, non senza sgomento, desiderai di essere la sua fender.

Sarà perché ero stanco e con i nervi a fior di pelle, perché il lavoro e le sue ultime peripezie mi avevano costretto ad un’astinenza forzata che neanche un frate si sarebbe sognato di saper sopportare, o forse perché la situazione in sé era tanto assurda da non poter non provocare una reazione a sua volta così inattesa, ma devo dire quelle sue manacce da chitarrista, in quel momento, avrei davvero voluto sentirmele addosso.

 

 

Note:

 

* Rockn’ Roll - Led Zeppelin

 

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, il nostro Horatio è sempre il solito...

Certo che anche io sono andata a scegliere il point of view di uno dei personaggi più spinosi, proprio quello di Ryan... ma perché mi vado ad impelagare ne ‘ste peripezie inumane?

Vabbè, a voi l’ardua sentenza, come disse il Manzoni, miei cari tre lettori!

ISI.

  
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