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Autore: _wayward    13/07/2010    2 recensioni
Solo le stelle.
Un giorno, anche lei avrebbe brillato come loro.
Ad un tratto un puntino più luminoso degli altri, subito dopo quella che doveva essere una stella esplosa iniziò a cadere.
Un desiderio.
[Songfic; Ino/Sakura]
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ Nagareboshi no Unmei


Kyoto (Honshu), 7 aprile 1998.

L'aria fresca della sera entrava dalla finestra spalancata e le scompigliava dolcemente i capelli.
La piccola Sakura guardava fuori, seduta sul suo letto -troppo grande per lei soltanto- incurante delle zanzare che forse le stavano ronzando intorno, incurante del rumore assordante proveniente dalle macchine in strada, incurante delle urla di sua madre e suo padre durante l'ennesimo litigio, incurante di qualsiasi altra cosa.
Contavano solo le stelle che, nel cielo, la incantavano con la loro danza di luce.
Che spettacolo meraviglioso.
Solo le stelle.
Un giorno, anche lei avrebbe brillato come loro.
Ad un tratto un puntino più luminoso degli altri, subito dopo quella che doveva essere una stella esplosa iniziò a cadere.
Chissà dove finirà, pensò la bambina.
Intanto, un desiderio; sarebbe stato poco cortese non affidarlo a quella stella che le aveva regalato il suo ultimo bagliore di vita.
Un desiderio.
Pensò alla sua amica Ino che un tempo le era sempre vicina ma da un paio di mesi si era trasferita in una città di Shikoku e probabilmente non l'avrebbe vista mai più.
Pensò alle tutte quelle promesse che i suoi genitori non avevano mantenuto.
Pensò alla gente che camminava svelta sotto la sua finestra, a quella che vedeva scorrere dalla vetrina del negozio in cui sua madre lavorava e si rese conto che, fino ad allora, nessuno si era mai fermato a guardarla lodandola per la sua bellezza come faceva sempre lei con le stelle.
Un desiderio.
Stella, io... vorrei brillare proprio come te.

***

Tokyo (Honshu), nove anni dopo.

« Hoshi (nome vero: Sakura Haruno, 21 anni) : una vera stella! » recitava così il titolo sulla copertina del giornale che la ragazza teneva fra le mani.
Non era certo da tutti diventare una delle più amate idol giapponesi.
Sakura storse la bocca in una smorfia.
« Proprio questa foto dovevi scegliere? » esclamò rivolta alla propria manager seduta all'altro capo della scrivania.
« Cos'ha che non va? Mi sembri molto bella. » rispose questa.
« E' il cielo al tramonto dello sfondo che non si intona con i miei occhi, Tsuyumi. »
La manager alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Stizzita, la ragazza dai capelli rosa incrociò le braccia sul seno:
« Cambiala. si impose. »
Tsuyumi spalancò gli occhi di colpo.
« Hoshi, il giornale esce domani: non posso fare miracoli! » esclamò.
« Invece dovresti - rispose Sakura - è per questo che ti pago. »
La donna, indecisa se essere incredula o arrabbiata, afferrò il cellulare posato sulla scrivania e digitando quanto più velocemente le sue mani le permettessero uscì dalla sala; comunque non prima di ricordarle l'appuntamento al negozio di musica nel pomeriggio in cui avrebbe dovuto presenziare e firmare autografi inaugurando il suo nuovo singolo.
Rimasta sola, Sakura si concesse un sospiro di sollievo.
Aprì un poco la finestra dell'ufficio che dava direttamente su d'una della vie principali di Tokyo e la brezza primaverile del pomeriggio la investì in pieno.
Le stelle non brillano ancora.” si ritrovò a pensare.
Poi un sorriso le attraversò il volto.
Era lei che brillava più di tutti, adesso.
Lo sguardo le cadde sull'immagine di se stessa riflessa nel vicino specchio.
Se brillava così tanto allora perché guardandosi ora non vedeva altro che una ragazzina stanca e capricciosa che lottava per una battaglia già persa in partenza.
Richiuse la finestra e con essa anche tutti i suoi pensieri.

Era fin troppo affollato quel negozietto di articoli musicali nel centro di Tokyo.
Sakura poteva vedere benissimo tutta la massa di ragazzi che premeva contro l'entrata di vetro -a momenti si sarebbe aperta- e si chiedeva se non sarebbe esploso, il negozio, se così tante persone vi fossero entrate.
Eppure dopo quasi due ore estenuanti di firme ripetute su fogli volanti, dischi e parti del corpo, il negozio era ancora in piedi, si reggeva sulle sue fondamenta come un anziano si regge al suo bastone.
Tante facce le erano passate davanti, non ne ricordava nessuna.
Sorrideva, salutava e, con un movimento elegante della mano, scriveva il suo nome ovunque glielo si richiedesse.
Essere una stella aveva il suo prezzo, dopotutto.
Comunque, lei andava avanti.
Non se ne accorse neanche, Sakura, di quella voce che la chiamava per nome -Sakura, non “Hoshi” come la chiamavano tutti gli altri da quando aveva scelto quel nome d'arte-, né di quella ragazza bionda, alla quale probabilmente apparteneva la voce, che dalla folla sventolava il braccio per attirare la sua attenzione.
Soltanto quando questa andò ad urtare la scrivania su cui stava firmando un autografo, l'idol alzò lo sguardo.
Appena i loro occhi si incontrarono la bionda sorrise, prima euforica poi più contenuta.
« Sakura. » la chiamò ancora.
La rosa non ricollegò subito la persona che aveva davanti a qualcuno di cui avrebbe ben dovuto ricordarsi così, quando questa le schioccò due dita in fronte ridendo, la sua prima reazione fu quella di chiamare la sicurezza.
Honogaku, l'omaccione di un metro e ottanta che le faceva da bodyguard, sollevò di peso la bionda che iniziò a dimenarsi scalciando.
« Ehi! Lasciami andare! » urlò rivolta alla guardia, poi guardò Sakura negli occhi.
« Che c'è, non ti ricordi più di me, fronte spaziosa? »
Se fu il nomignolo affettuoso oppure il luccichio di determinazione che aveva letto in quegli occhi a far lavorare meglio la memoria della rosa non è dato saperlo.
« Honogaku, fermo! » ordinò; poi, finalmente, dopo dodici anni, abbracciò Ino.

« Dì la verità: non mi hai riconosciuto subito, eh? » Ino sorseggiava il the che Tsuyumi aveva appena appoggiato sul tavolo per le due ragazze.
« Ero distratta da altro. » rispose Sakura.
« Autografi a più non finire, - la anticipò la bionda, scuotendo teatralmente i capelli - che vita impegnativa. » si fermò un attimo per bere un altro sorso di the.
« Io non potrei mai farla. » rise.
Sakura la seguì nella risata
In realtà la stava studiando.
Ino era stata la sua migliore amica per molto tempo, poi si era trasferita in un paese lontano e non l'aveva più vista.
Insieme a lei aveva trascorso alcuni dei momenti più belli della sua vita; ai tempi in cui erano amiche si raccontavano tutto.
Ino era stata la prima e l'unica a sapere di quanto la facessero stare male i litigi dei suoi genitori e la stessa più volte, quando la piccola Sakura cercava un rifugio dalle loro urla, le offriva rifugio a casa sua.
Quasi sorelle, insomma.
Aveva pianto tantissimo, il giorno della partenza di Ino.
Non volendo ricordare particolari troppo dolorosi si soffermò ad osservarla con più attenzione.
Non era cambiata di molto dall'ultima volta in cui l'aveva vista.
Allora aveva i capelli dello stesso colore dell'oro tagliati poco sopra le spalle, invece ora le scendevano fini lungo la schiena, accarezzandole i fianchi.
Negli occhi la stessa forza e determinazione di quando era bambina.
Tanti anni passati senza un'ombra di telefonata, senza una cartolina né una lettera da parte dell'amica avevano fatto soffrire in silenzio l'idol anche se, impegnata com'era nel diventare qualcuno, tentava di non curarsene.
Intanto Ino aveva ripreso a parlare di cose più o meno futili, incurante degli sguardi di Sakura che cercavano di indagarla nel profondo.
Perché era tornata solo adesso? Si chiedeva la ragazza.
Fin troppo immersa nei suoi pensieri Sakura non si accorse che aveva posto quella domanda ad alta voce.
« Come? » chiese.
La rosa deglutì e ripeté la domanda.
« Perché sei tornata adesso? »
« Beh, ero in città per lavoro e ho trovato per caso uno dei volantini su quest'incontro. Sono rimasta sorpresa, non sapevo che in questo tempo tu fossi diventata una cantante di successo. Sai, non si riesce più a stare al passo abitando in un altra isola. » Ino sorrise sincera.
« Non conoscevi Hoshi? » le chiese l'altra, scettica.
« Non sapevo che fossi tu. Non ho mai guardato le foto con attenzione e poi devi ammettere di essere parecchio diversa dalla Sakura di dodici anni che conoscevo, guardati: hai i capelli rosa! » scherzò la bionda.
Sakura tentò malamente di trattenere uno sbuffo, indispettita.
« Umpf, e cosa faresti adesso? »
Ino appoggiò il mento sul palmo della mano.
« Gestisco il negozio di fiori che hanno aperto i miei genitori quando ci siamo trasferiti. E' un bel lavoro, sempre a contatto con la gente. Sto' anche studiando per mettere sul mercato un profumo fatto da me, manca davvero poco, solo un po' di pubblicità e poi è pronto per la vendita! » rispose entusiasta.
Probabilmente fu l'accenno al trasferimento, a distanza di nove anni circa, come poteva Sakura non reputare l'amica responsabile di averla lasciata da sola? L'aveva abbandonata, dopotutto.
La rosa non avrebbe voluto rispondere in questo modo, Ino era davanti a lei e ne era felice, ma quando hai a che fare con troppa luce è facile restare accecati e non vedere la realtà.
« Ah, ora capisco, - fece con un sorriso stanco – la grande Hoshi che porta il tuo profumo. Sarebbe una pubblicità perfetta per te, non è vero? »
Sakura non colse l'espressione corrucciata dell'altra ragazza e continuò, troppo presa dalla propria luce.
« Ma certo. Come potevo anche solo illudermi che tu fossi qui per altro? E' solo e sempre per te stessa che mi chiami, vero Ino? »
« Che stai dicendo, Sakura? Non è mica per- »
« Zitta! - Sakura non si accorse di star alzando progressivamente la voce - Magari anche quando eravamo piccole era sempre così, eh? Mi chiamavi quando ne avevi bisogno! »
« Ma che stai dicendo? » Ino si alzò in piedi seguita dalla rosa che la fronteggiò ponendosi fra lei e il tavolo.
« Credi che solo perché eri una mia conoscenza quando non ero ancora quella che sono ora adesso io ti debba qualcosa? Credi di avere il diritto di presentarti così, dopo anni e anni senza una telefonata. Senza un “ciao”, senza nemmeno una cartolina! »
« Mi hai dimenticata! In tutto questo tempo, non hai fatto altro che dimenticarti di me e adesso che sono famosa pretendi anche che io ti aiuti facendo pubblicità per il tuo prodotto?! »
« Non so quante lettere e cartoline ti ho spedito in tutti questi anni! E poi che vai dicendo, io- »
« Tu, tu, tu, sempre tu! Ora io, io sono qualcuno, a differenza di te!
Il rumore dello schiaffo che si posò -neanche tanto lentamente- sulla guancia sinistra dell'idol risuonò per tutta la stanza.
Ino la guardò furiosa.
« Sei così... Non riesco a credere che tu pensi queste cose! Ero venuta qui felice di aver ritrovato colei che era stata in passato la mia più cara amica! Pensavo di essere io la più egoista delle due, ma mi sbagliavo: tu non riesci a vedere nemmeno più in là del tuo naso. Pensavo di trovare la stessa persona che avevo lasciato nove anni fa, ma mi sbagliavo anche su questo; tu non sei la Sakura di un tempo. Sei una stella, solo una stella capricciosa... E lasciami! - urlò al bodyguard di Hoshi che cercava di portarla via - Non c'è bisogni che mi cacci perché me ne vado da sola! »
« Vai Ino, ritorna dalla mamma! » urlò Sakura, offesa e furibonda.
L'arrabbiatura sul volto della bionda si trasformò in delusione al sentire di nuovo la voce di quella che, tuttavia, considerava ancora come la sua migliore amica.
« Mia madre è morta l'anno scorso. - disse - Ti ho anche spedito l'invito al funerale, ma a quanto pare tu eri presa da cose più importanti, Hoshi. »
Quando la porta della stanza si richiuse dietro Ino, le stelle stavano iniziando a brillare, fuori.
Dentro Sakura, invece, soltanto il buio più nero.

***

Kamikatsu (Shikoku), tre mesi dopo.

Ci aveva pensato, Sakura, anche troppo.
Ino non era stata la sola ad andarsene, tre mesi prima.
Dopo il litigio con lei Tsuyumi si era licenziata ed era uscita per quella stessa porta.
Sul momento non vi aveva dato peso, certo non era una manager mancante che le avrebbe impedito di brillare.
Neanche uno stupido servizio in televisione contro di lei era servito a farle venire dei dubbi su chi era diventata.
L'aveva chiamata sua madre ed avevano parlato un po'.
Era raro che mamma la chiamasse, tanto meno che la chiamasse senza motivi particolari.
Voleva vedere sua figlia, aveva detto.
E Sakura, stanca e senza forze a causa del litigio con l'amica ritrovata, aveva preso il primo volo per Kyoto, raggiungendo sua madre.
Avevano parlato, quel giorno.
Hoshi, anzi Sakura, probabilmente non avrebbe più attribuito la colpa del divorzio fra i suoi genitori a nessuno dei due.
Era saltato fuori così; l'argomento di Ino, del suo trasloco quando aveva dodici anni, della sua visita improvvisata e delle lettere che Ino aveva spedito ma che lei non aveva mai ricevuto.
A quel punto suo madre aveva semplicemente fatto ricordare a Sakura che anche loro, dopo nemmeno un mese dalla partenza dell'amica, si erano trasferiti in una casa poco più distante della precedente, ma comunque, con un indirizzo diverso.
Fu a quel punto che Sakura si ricordò una stanza piena di scatoloni imballati e una busta -con scritto parole amichevoli ed il nuovo indirizzo- mai spedita.
Ricordò anche la telefonata di sua madre, non troppo tempo prima.
Ci hanno recapitato tutti i pacchi che erano arrivate alla vecchia casa, diceva.
Così si era ritrovata in soffitta, con in mano tutte le lettere che Ino le aveva spedito, in tutti quegli anni.
Erano 39.
C'era anche l'invito al funerale della madre, l'anno prima.
Aveva pianto, Sakura, pensando che, mentre l'amica aveva continuato a mandare lettere su lettere, lei non gliene aveva spedita neanche una.
Ecco cosa succede a non voler vedere niente al di fuori della propria luce.
Tutto questo soltanto un mese prima.
Adesso era lì, davanti a quella casa il cui indirizzo era segnato in trentanove lettere.
Dei fiori, bellissimi fiori, appoggiati ad ogni finestra.
Ino abitava lì da più di dodici anni.
Si fece coraggio, Sakura e, lasciando Hoshi fuori dalla propria mente, suonò il campanello.

Sorseggiando the, ancora.
Ino l'aveva accolta con diffidenza dopo però aveva sorriso e l'aveva fatta sedere.
« Nonostante tutto, speravo che tu venissi. » le aveva confidato, seduta sul divanetto del salotto, mentre le versava il the nella tazza.
Sakura si era scusata, aveva pianto e, fra le braccia dell'altra, aveva buttato fuori tutto quello che non le aveva detto quando l'aveva vista nel negozio di musica.
« Dopotutto, mi sono mancate le tue lagne, fronte spaziosa. » aveva detto Ino, sorridendo, senza riuscire a trattenere però le lacrime che le scendevano sulle guance.
« Mi sei mancata anche tu, Ino-pig. » poi avevano riso, insieme.
Parlavano ancora, ora.
Sedute sul tetto della casetta -proprio come facevano da piccole-, una coperta ad avvolgerle e le stelle a cullare le loro parole.
« Sono diventata qualcosa che non mi piace minimamente essere. » esclamò ad un tratto Sakura.
« E tutto per colpa di una stella cadente. »
Ino la guardò interrogativa così l'altra si accinse a specificare.
« Lascia perdere; in effetti, alla fine la colpa è solo mia. »
« Oh beh, soltanto i migliori non sbagliano mai, confettino. » la prese in giro l'altra.
Sakura sorrise.
« Confettino? »
« Ti piace? E' il tuo nuovo nomignolo. Ormai la fronte spaziosa non si vede più, nascosta sotto questa montagna di rosa! » rispose Ino, portando una mano ad accarezzarle i capelli.
Le stelle nel cielo brillavano più luminose che mai.
Hoshi, anche se Hoshi non era più, si fece seria.
« Sai, in tutto questo tempo, fra le tournée e le nuove canzoni che cantavo... Ho sempre avuto l'impressione che mi mancasse qualcosa. »
« Ovvio, - rise Ino - ti mancavo io! »
« Forse. Ma tu mi sei mancata davvero, in tutto questo tempo; ero solo troppo presa da... Da cose che credevo importanti ma che non lo erano per accorgermene. »
Cadde il silenzio.
Per un po' le uniche cose furono la luce delle stelle ed il calore del braccio di Ino sulla sua spalla e Sakura ebbe l'impressione di non aver mai voluto altro che questo.
Poi la bionda parlò di nuovo.
« Quelle cose che mi hai detto... Che ti chiamavo soltanto quando avevo bisogno di te- »
« Non le pensavo davvero! - l'interruppe Sakura - Non le ho mai pensate. »
« Lo so, però... Un po' era vero. Ti chiamavo quando avevo bisogno.»
L'altra ragazza puntò gli occhi nei suoi, non capendo dove volesse andare a parare.
« Non nel senso che mi servivi come per la pubblicità, eccetera; quello non l'ho mai pensato. Intendo che avevo bisogno di te. Avevo tanti amici, è vero, ma nessuno era come te, nessuno era te. »
Sakura la guardò, indecisa se sorridere o fingersi offesa.
« Quello che sto cercando di dire è che mi piacevi. Mi sei sempre piaciuta, anche se alcune volte ti prendevo in giro. »
« Mi stai dicendo che eri innamorata di me, Ino-pig? » iniziò a scherzare la ragazza.
Ino decise di stare al gioco.
« Uhmm... Anche se fosse? Credi che non potrei innamorarmi di te, confettino dalla fronte spaziosa? »
Dopo uno sguardo complice con l'amica si voltò di nuovo verso il cielo stellato.
« Che cosa hai fatto dopo? » chiese, improvvisamente seria.
« Dopo cosa? »
« Dopo la mia partenza. Cosa hai fatto? » era una cosa che voleva sapere da tanto tempo, Ino, come fosse arrivata la Sakura che conosceva lei a diventare quella persona che aveva incontrato al negozio di musica.
Ma voleva sapere anche della sua vita, di cosa era successo mentre lei non ne faceva più parte.
« Sono andata avanti. - Sakura sospirò - Ho chiuso la finestra e mi sono fatta nuovi amici. Ho iniziato a cantare. Mio padre se n'è andato l'anno dopo e, beh, non sempre le cose vanno come si vuole, no? »
« No, non sempre. » sul volto della bionda ora c'era un sorriso malinconico.
« E poi tu te n'eri andata. » fece notare l'altra.
« Non è certo stata per mia volontà. »
« Ma te ne sei andata. »
L'aria si fece pesante.
Fin da quando aveva ricordo, fra loro era stato così. Alternavano momenti di serietà assoluta a scherzi più o meno veritieri.
Ora le due ragazze si stavano scrutando.
Gli occhi acquamarina dell'idol immersi in quelli azzurro cielo di Ino.
Quegli occhi erano sempre stati così belli, pensava Sakura, così pieni di vita e di determinazione.
Sakura non era forte come l'amica, poteva diventare più forte facendosi coraggio ma non sarebbe mai stata come lei.
« Sakura, - iniziò Ino, avvicinandosi di più al volto dell'altra - ricordi cosa ti dissi appena prima di partire? »
La rosa scosse la testa.
« Credo di essermelo dimenticato » fece sbuffando leggermente.
Sentiva il respiro di Ino sulle labbra; profumava ancora di pesca, come quando erano bambine.
« Era una cosa importante, fronte spaziosa. » sussurrò quella.
« Devo aver avuto cose più importanti a cui pensare... Forse. »
Lo spazio fra le due ragazze era minimo e in quel momento Sakura lo sentiva, di star brillando davvero. Forse.
Qualcosa di nuovo stava per iniziare.
Le stelle che splendevano ancora sopra di loro lo sapevano, e per questo osservavano attente.
« Ti dissi... »
Niente di più, solo il ricordo di una voce da bambina, una stella cadente nel cielo ed il profumo di fiori portato dal vento precedette il loro bacio.

***

Kamikatsu (Shikoku), quattro anni dopo, 7 aprile 2012.

L'aria fresca della sera entrava dalla finestra spalancata e le scompigliava dolcemente i capelli.
Sakura guardava fuori, rapita dalla danza delle stelle, aspettando.
Era passato tanto tempo da quando lo era stata lei, una stella.
Adesso Hoshi era sepolta sotto un cumulo di dischi rotti in soffitta.
Aveva altro a cui pensare.
Ai fiori, per esempio.
Il letto su cui era seduta era ancora troppo grande per lei, fortunatamente adesso c'era qualcosa di importante a riempire quel vuoto.
Le macchine sulla strada sotto la finestra avevano smesso di ronzare da più di un'ora, un paesino piccolo come quello in cui abitava non era certo paragonabile alla prefettura di Kyoto.
L'unico rumore presente era quello dei grilli, fuori, e dello scorrere dell'acqua di una doccia.
Un tempo avrebbe voluto lasciare tutto e tutti, soltanto per essere una stella.
Una vera stella, di quelle che brillano in cielo.
Adesso non poteva più nemmeno immaginarlo.
Stanca per la lunga giornata, si ritrovò a pensare che, per quante stelle possano esserci nel cielo, così ognuna di loro non vale nulla se non c'è qualcuno ad ammirarle.
Ad un tratto il rumore scrosciante dell'acqua si fermò.
Nel cielo una stella si fece più brillante delle altre.
Passi sul pavimento segnalavano l'avvicinamento di qualcuno.
Sakura si permise di osservare il buio fuori per un'ultima volta.
Nel cielo, ancora, una stella cadeva.
Un desiderio.
Intanto, la porta della camera si aprì svelando una figura avvolta nell'asciugamano.
Pensò ai fiori nella serra e sulle finestre, pensò a sua madre che la chiamava sicuramente più spesso di quanto faceva prima, pensò a quello che avrebbe fatto tanti anni prima.
Un desiderio.
Sakura si alzò per andare incontro alla figura sulla soglia e perdendosi in un bacio lasciò il desiderio alle stelle.
A lei non serviva più.


Owari ~

>> Memo:
Ehilà. <3
Beh, nulla da dire stavolta.
Storiella leggera senza pretese, scritta un casino di tempo fa per il Songfic Contest indetto dal Kizuna SasuNaru. ( http://sasunaru.forumcommunity.net/ -> Iscrivetevi :D)
InoSaku. o__ò Sì, è un pairing yuri e non vi avevamo mai scritto sopra prima ma mi ero ripromessa di farlo, quindi eccolo.
Il 7 Aprile è una data puramente casuale, non vi ci arrovellate.
Il titolo significa “Il Desiderio di una Stella Cadente” ed anche questo non ha troppa inerenza con la fic.
Che altro dire? Avevo voglia di postare qualcosa ed ero stufa di tenere la fic ferma nel piccì. xD
Un grazie enorme a chi legge e lascia un commentino.

Au revoir,
Kyoko~
  
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