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Autore: Rota    13/07/2010    1 recensioni
Un colpo secco si espande nel silenzio denso della notte, l’odore della polvere da sparo – della carne cotta che si scioglie in una nuvola di fumo rado – pizzica le narici in modo pungente.
A terra, si vede ribollire quel che rimane del nemico in una pozza scomposta di fango putrido, mentre un vagito che chiede miseramente compassione viene levato da una bocca sformata nella forma e nella funzione.
Patetico…
-Lucia! Lucia, stai bene?-
Genere: Dark, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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follow me, sumire **Autore: Rota
**Titolo: Follow me, Sumire
**Fandom: Venus versus Virus
**Personaggi/Pairing: Lucia Nahashi, Sumire Takahana; LuciaSumire
**Genere: Introspettivo, Dark, leggero Nonsense
**Rating: Giallo
**Avvertimenti: Shojo ai, what if…?, One shot, Song fic
**Note dell’autore: Altro esperimento shojo ai xD Questa volta siamo in Venus versus Virus, la frontiera dello shojo *o* è what if…? in quanto descrivo una situazione che nel manga non viene mai rappresentata con concretezza: Lucia e Sumire che “scappano” da un Virus, che rifuggono ai propri nemici.
In realtà, Lucia scappa da qualcosa che non è fisico, dalle proprie paure, dalle proprie ansie e dalla considerazione comune che la vede etichettata come “mostro”. E’ una fuga dai preconcetti e dall’ipocrisia che l’ha vista oggetto e soggetto di malelingue.
Ovviamente, tutta la one shot è centrata sul fatto che a scappare, in maniera prettamente “fisica”, sono in DUE, Lucia e Sumire assieme, complici e alleate contro un nemico comune, così come si apre la riflessione sul motivo del combattimento e della propria missione.
In realtà non è nulla di realmente complicato xD
Buona lettura **


Questa ff è stata scritta a NOVEMBRE, e in teoria parteciperebbe a un contest.
Sinceramente, dopo tanto tempo, mi dissocio da ogni impegno preso con i vari giudici. Pubblico e basta, non voglio fare marcire sta cosa nel mio pc >_>
Spero possiate apprezzare ugualmente =)

 







Follow me, Sumire




Do you know what’s worth fighting for,

When it’s not worth dying for?

Does it take your breath away

And you feel yourself suffocating?

Does the pain weigh out the pride?

And you look for a place to hide?

Did someone break your heart inside?

You’re in ruins(*)

Bang.

Un colpo secco si espande nel silenzio denso della notte, l’odore della polvere da sparo – della carne cotta che si scioglie in una nuvola di fumo rado – pizzica le narici in modo pungente.
A terra, si vede ribollire quel che rimane del nemico in una pozza scomposta di fango putrido, mentre un vagito che chiede miseramente compassione viene levato da una bocca sformata nella forma e nella funzione.
Patetico…
-Lucia! Lucia, stai bene?-
Una voce gentile, così distante da quella situazione, così lontana dall’influenza tetra della notte, avviluppa le orecchie in un caldo abbraccio rassicurante, in un cullare senza posa i sensi alterati.
L’eccitazione scema un solo attimo, mentre due occhi verdi compaiono allo sguardo.
E la canna punta a terra, inerme e indifesa quando l’odore di morte scompare definitivamente.
-Sumire…-
Neppure il tempo di preoccuparsi appieno, ed ecco che di nuovo un’ombra, una minaccia dai mille e mille occhi sbuca dalla coltre densa della nebbia autunnale.
Ricompare l’espressione di astioso divertimento in quell’unica iride cerulea, le labbra si arricciano in un sorriso di scherno, maschera perfetta perché ogni sensazione svanisca – non intacchi minimamente, neppure dopo cento tentativi – in maniera inesorabile.
Di nuovo, l’odore acre di putrefazione si espande ovunque.

Bang.

Passi affrettati sul suolo irrigidito dal gelo della stagione, le foglie pregne di umidità creano fanghiglia che rallenta il passo, ostacola la marcia.
Ma la resa non è neppure calcolabile nei progetti imposti.
Per quanto il fisico sia incline a cedere, è la volontà ferrea che spadroneggia senza grazia, senza pietà alcuna; e dove la convinzione è debole, ne conseguono solo catastrofi.
-Lucia!-
Un richiamo, una preghiera riecheggia dolorosa, un’invocazione d’aiuto che non conosce malizia, che non conosce mora.
Si esplica in una mano tesa in avanti, pronta ad afferrare l’unica libera della compagna, l’unica che la possa sorreggere dalla fatica, perché non cada nel fango e la sua carne non sia offerta alle bocche affamate di quei mostri.

Ma non tendi forse la tua mano ad un mostro, Sumire?
Non conosci forse quali misteri nasconda quella benda nera, sottile sottile, a celare lo sguardo completo della giovane donna che ti corre avanti?
Sei tu che più volte l’hai bramata, quella luce, sei tu che più volte l’hai cercata…
Chi è il mostro, Sumire? Ciò che si nasconde dietro una palpebra serrata o quello che si sprigiona in un impeto di follia pura?
Rispondimi!


Did you try to live on your own

When you burned down the house and home?

Did you stand too close to the fire?

Like a liar looking for forgiveness from a stone(*)


Bang.

Di nuovo la canna fuma grigio scuro trasportato dal vento della corsa; senza fermarsi, Lucia scocca dardi di fuoco – infallibili quanto mortali -, proiettili micidiali che afflosciano i nemici a terra.
Il respiro è veloce, almeno quanto il tuo, e gli occhi saettano senza sosta da una parte all’altra. Non si può permettere di tralasciare nulla.
Gli alberi scorrono attorno a voi, come se l’ambiente tutto che vi circonda fingesse da sfondo di un grande palcoscenico semovente eppure immutabile.
Sempre lì vi trovate, sempre lì vi muovete in un cerchio infinito di flora lugubre.
Ancora, la tua mano è tesa, mentre senti l’aria di ghiaccio entrare nei polmoni, mozzare il respiro, congelare il petto che si gonfia e libera con sempre maggior foga – dichiarazione di vitalità a stento trattenuta.
-Lucia…-
Ed è roccia quella che vi compare avanti, pietra dura che interrompe il passo, rallenta la corsa. Ferma la fuga.
Tutt’intorno, di nuovo mille e mille occhi.

Bang.

Ancora e ancora, incessantemente sono i Virus a cadere, uno dopo l’altro, diventando terra nella terra, polvere nella polvere.
Rumori che assordano le orecchie sensibili, rimbombano nel cervello fino a fargli perdere i sensi.
Ed è sempre un gesto disperato quello che fa correre quell’occhio, quell’unico occhio di cielo limpido a cercare i propri compagni.
-Sumire…-
In un sussurro, vi sta una richiesta; in un semplice respiro, un’ansia che non si reprime facilmente.
Ora la canna ha smesso di vomitare proiettili, e attende paziente il prossimo ordine, fremendo appena tra le dita sottili, lunghe, delicate.
Sumire non traballa neppure per un momento. Fa un semplice cenno, conosce bene la paura che si nasconde dietro quell’intenzione fin troppo chiara.
Ne ha paura, è vero, ma l’immane sofferenza della sola idea della morte incombente è meno sopportabile che l’incertezza di un esito fallace.
Di nuovo, un colpo parte dalla mano di Lucia.

E’ una semplice idea, una normale constatazione.
Non si fugge alla realtà palese dei fatti, la si accetta e basta.
Non sei forse così folle da giudicare con una semplice e fugace occhiata, non sei così superba da dettare un giudizio definitivo.
Ma è il nome proprio di ogni creatura che fa la differenza.
E il tuo nome, Lucia, è quello di un serpente tentatore la cui immensa conoscenza ha reso orrendo.

When it’s time to live and let die

And you can’t get another try

Something inside this heart has died

You’re in ruins.(*)


Bang.

Un nuovo mostro si è risvegliato; un mostro che ghigna, perfido, e guarda il mondo con i suoi intensi occhi rossi.
Scatta il piede, lesto e letale, così che la mano – arto mortale e preciso – compia il suo degno massacro.
E’ una belva che non conosce guinzaglio, non catene, non limite.
La polvere si eleva, emanando un puzzo acre di morte; le urla ferine dei Virus scoppiano in tante bolle, fino a diventare parte dell’etere stesso. Un nulla infinito ed eterno.
Il mostro si gira verso colei che l’ha chiamato, ciò per cui continuamente vive e respira.
La luce, imprigionata dietro quella stupida benda nera è la sola cosa che la spinga a camminare ancora.
Ghigna, malvagia, perversa, muovendo il passo verso l’antica compagna.

-Sumire…-

Una mano si tende, pregna di un sogno silenzioso.
Il mostro la guarda, a domandarsi cosa mai potesse significare. Non ha senso alcuno, non dona la morte, non dona la vita.
Un altro colpo si prepara a colpire, ma è una volontà remota a fermare l’arma mortale.
-Lucia… Lucia!-
E’ l’occhio, quello azzurro, quel pozzo di mare profondo, ciò che realmente dona la gloria, così come la mano toglie ogni possibile traccia di respiro vivo.
Il mostro non può più vederlo, ormai, quel pezzo di cielo.
Sumire si è risvegliata ora.

Con un semplice gesto si dona la dannazione o la salvezza eterna.
Così come dietro ad un nome - semplice e vile – può nascondersi un mondo intero fatto di luce e di campi leggiadri d’erba fresca.
Non è questione di chi sia il mostro, di chi sia l’uomo, il distruttore o il porto sicuro di ogni nave che barcolla in questo mare di lacrime.
Semplice…
Finché una luce non va ad illuminare un qualsiasi oggetto, anche il più misero, non può chiamarsi luce. E’ semplice esistenza, priva di ogni significato.
Eppure, ciò che illumina, anche a rischio di bruciarlo, anche a rischio di ucciderlo, vive un semplice momento di pura beatitudine.

Tu vuoi vedere quella luce, Sumire?


One, 21 guns

Lay down your arms

Give up the fight
One, 21 guns

Throw up your arms into the sky,

You and I(*)


-Seguimi, Sumire…-
La mano viene afferrata, la corsa ricomincia…



Note finali
(*)testo tratto da “21 guns”, de Green Day.
Immagino che molti dei riferimenti presenti nel testo si debbano spiegare.
Innanzitutto, i Virus nel manga sono raffigurati come esseri informi dai molteplici occhi su tutto il corpo informe, e questo è uno.
Lucia è un mostro, si definisce lei stessa in questo modo, in quanto nasconde quel “qualcosa” (non ancora spiegato neppure dal manga) che attrae incredibilmente sia i Virus sia la versione Bersek di Sumire. E su questo io gioco molto.
La versione Bersek di Sumire avviene quando Lucia le spara l’antivirus che contengono i suoi proiettili, a questo rimanda il colpo rivolto a lei. In parole spiccie, a Sumire SERVE la presenza di Lucia, in maniera essenziale.
Quando parlo, nel secondo capoverso, di mostro di conoscenza, è riferito al fatto che il signor Nahashi, di cui Lucia prende il cognome, è visto in una metafora piuttosto forte nel manga come il serpente biblico, portatore della conoscenza assoluta. Ma demone nefando e distruttore. Questo è il riferimento che vorrei che si colga.
   
 
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