Crossover
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Autore: HHS_892    13/07/2010    2 recensioni
[...]Mettiamo le cose in chiaro: non ho la super forza, non sono super figa, non ho poteri, non ho abilità straordinarie, non sono un'intelligentona e conduco una noiosa vita normale[...]
L'estate è cominciata, c'è chi ha appena finito gli esami e deve fare serie decisioni sul proprio futuro rinunciando ai divertimenti dell'infanzia. La protagonista di questa storia è una ragazza che si è stancata di seguire il proprio sogno, ma uno strano giorno si troverà in un luogo dove la sua speranza e la sua fantasia protrebbero riaquistare vigore.
I personaggi di fantasia presenti in questa storia sono di viaria "entità" (tra cui Buffy e anime/manga/fumetti vari) e alcuni sono solo comparse.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Fumetti, Telefilm
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo – Illusa e disillusa
 
Nella penombra della mia camera iniziai a scarabocchiare sul quaderno frasi senza senso sperando che prima o poi arrivasse la tanto attesa ispirazione. Mi stavo illudendo, il mio blocco era più forte di quanto temessi.
Avevo finito gli esami da un paio di settimane, ma pur essendo libera mi sentii più vuota di prima, come se non potessi fare a meno di alzarmi presto la mattina e avere qualcosa da fare, magari imposto da qualcuno pronto a decidere del mio futuro. Io l’ho sempre pensato, la scuola rovina la gioventù.
Il mio sogno era fare la scrittrice: fin da piccola passavo le mie giornate a inventare storie assurde sperando che un giorno le avrei scritte e pubblicate, ero addirittura convinta che una volta cresciuta la mia fantasia sarebbe rimasta tale. Ahi, ahi, beata innocenza. In quel momento fui costretta a dover chiudere il mio sogno nel cassetto e iniziare a cercare un’università dove avrei preso una buona laurea per diventare un avvocato o buttarmi in qualche ufficio a fare la precaria perditempo.
Sì, mi arresi senza opporre resistenza.
 
«Buon giorno.» quello stesso pomeriggio mi recai allo sportello universitario.
Dovetti prendere l’autobus per raggiungerlo visto che quello del mio piccolo e disperso paese era fuori uso da quasi un anno.
«Salve, lei è?» una signora visibilmente robusta e sulla cinquantina mi guardò con aria di sfida portando gli occhiali sulla punta del naso in attesa di una mia risposta.
«Agata, Agata Condorelli.» risposi io stranita.
«Bene signorina “Agata Condorelli”, lei lo sa che le iscrizioni per le università ormai si fanno su internet, vero?».
Ero davvero sbigottita nel vedere come quella sconosciuta fosse tanto incazzata con me (perché non si può dire che fosse semplicemente “arrabbiata”). La fissai per un attimo, poi risposi prima che mi potesse avvelenare aprendo bocca.
«Si, certo… ero venuta solo –
«Oh, Cristo, arrivi al dunque!» esclamò interrompendomi.
Chiusi gli occhi e portai la mano destra alla fronte massaggiando con il pollice e l’indice l’estremità superiore del naso cercando di calmare i miei istinti omicidi, poi riaprii gli occhi.
«Senta signora…» mi avvicinai allo sportello «non ho idea di cosa lei abbia nei miei confronti, ma le chiedo cortesemente di fare il suo lavoro e di darmi queste cazzo di informazioni su queste cazzo di università. Chiaro?» dissi abbassando la tonalità della mia voce.
La signora accennò un sorriso, non uno intimidatorio, era un misto di presa per il culo e di allegria, questo mi fece innervosire ulteriormente.
«Sono “signorina”, prego.» mi diede un malloppo di fogli, per poi alzarsi e scoppiare a ridere.
«Grazie.» furiosa mi allontanai, pensai che la “signorina” prima di andare a lavorare avesse sniffato probabilmente qualche bella dose di cocaina. «E meno male che è signorina.» borbottai.
Quando arrivai alla fermata dell’autobus mi sedetti su una panchina e iniziai a sfogliare il malloppo…  qualcosa evidentemente non andava.
«FOGLI BIANCHI?!» mi alzai dalla panchina con un diavolo per capello.
Quando questi mi caddero dalle mani mi accorsi che erano semplicemente girati.
Dopo averli raccolti mi risedetti mantenendo la calma. Mi sentii esaurita, pensai che il mio “self control” fosse andato a farsi friggere, risi rendendomi conto di quanto ero ridicola.
In mezzo al malloppo c’era una busta grande quanto un foglio A4, lo aprii.
Ciò che la busta conteneva era una sorta di modulo di iscrizione per una fantomatica accademia di scrittura. Il contenuto era totalmente scritto in inglese e, per quanto me la cavassi, in alcuni punti non era chiaro cosa volesse dire.
Pensai fosse una presa per il culo, ma in effetti era un documento talmente ben fatto che non poteva essere uno scherzo (e poi a quella chi la conosceva…).
Le domande del modulo erano al quanto bizzarre, alcune addirittura interessanti, le lessi  una volta tornata nella mia umile dimora ed iniziai a rispondere un po’ per gioco, un po’ per curiosità. Le domande erano tipo:
“How did you find this form?”
E le mie risposte erano tipo:
“Because of a bitch.”
Inutile tradurre.
Finito il modulo decisi che era ora di fare un po’ di zapping, non avevo sonno quindi provai a cercare in televisione qualcosa di interessante, ma al solito non c’era niente di che.
Furono i “dolci” rimproveri di mia madre a svegliarmi l’indomani mattina, tutto questo per non aver preso informazioni sui test di ammissione per l’università. Mi ordinò che il prossimo venerdì mattina ci sarei dovuta andare insieme a lei nonostante avessi insistito che bastava semplicemente fare tutto su internet.
Proprio quel pomeriggio mi resi conto che quello strano modulo era sparito. Non era importante, però durante la notte avevo pensato a nuove risposte altrettanto idiote da scriverci sopra.
«Pazienza.» mi dissi.
Da quel momento in poi, però, il mio pensiero era andato a finire su quel modulo… chissà, magari era davvero un’accademia di scrittura. Sarebbe stato bello andare in America o in qualche altro luogo all’infuori di questo per studiare come si deve e iniziare una vera carriera da scrittrice… o magari mi stavo semplicemente illudendo.
 «Cazzo quanto sono stupida…» in quel periodo facevo abuso di parole poco fini per esprimere le mie emozioni, portai le mani sul volto e stetti sdraiata sul letto per quasi un quarto d’ora.
 
***
A Day_Dreamer: ti ringrazio per avermi avvertito degli orrori grammaticali e per aver aggiunto questa storia tra quelle seguite!
  
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