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Autore: Ilovewrite    14/07/2010    8 recensioni
Salve gente! questa è la prima storia che scrivo su Alice e Jasper (la mia coppia preferita in assoluto *-*) . E' narrata dal punto di vista di Jazz, che racconta la sua storia, l'incontro con Alice ed i primi tempi con i Cullen! Spero di trovare qualche commento ci tengo a sapere l'opinione altrui. Buona lettura a tutti ps: Non posso non dedicare questa fan a Simona (__Wrath__) mia figlioccia e migliore amica. Grazie Simmy di esserci sempre per me
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Alice & Jasper: But love is forever'
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I Belong to You

 

I Belong to You

 

Appoggiato al tronco di un albero del giardino di

casa, osservavo i contorni della luna piena che illuminava quella mezzanotte inoltrata del mese di gennaio. Il cielo era una coperta scura con tante stelle. Era il genere di situazione in cui mi trovavo più a mio agio. Stavo in piedi da ore, precisamente dal tramonto.

Nonostante nei Cullen avessi trovato una famiglia disposta ad accogliermi pur non avendo ancora raccontatogli il mio passato e la mia vecchia vita, a volte sentivo l'esigenza di stare da solo e riflettere. Ripensavo spesso alle guerre combattute, agli eserciti creati, alle persone innocenti che avevano perso la vita per colpa mia.

Sarei un ipocrita se dicessi che mi ero sempre chiesto se ci fosse un altro modo per vivere che non includesse l'uccisione di umani.

Quando Maria mi aveva creato e convinto che le lotte e il sangue umano fossero la mia unica alternativa, non mi domandai se fosse vero o no. La morte di un umano soddisfava il mio bisogno di sangue e nient'altro mi importava, finché un giorno qualunque, durante un attacco qualunque percepii un’ondata di dolore proveniente dal mal capitato di turno. Non passò molto tempo da quel momento a quando decisi di andarmene con Peter e Charlotte e lasciare Maria. Lo feci senza rimpianti. Avevo creduto di amarla e di essere ricambiato, ma poi avevo capito che lei mi stava solo usando per realizzare i suoi interessi e alla fine mi ero reso conto che nemmeno il mio era amore.

Mi chiedevo ogni tanto se fosse stato il mio dono da empatico ad avermi fatto sviluppare una "coscienza", come la chiamavano Edward e Carlisle. Se non fossi stato in grado di percepire le emozioni altrui e talvolta manipolarle, mi sarei posto il problema del dolore provato dalle mie vittime?

Preferivo non pormi questa domanda, per non incrementare il già gran disprezzo che provavo nei miei riguardi.

Cercavo di concentrarmi sulla ragione che mi aveva condotto dai Cullen ed avviato alla dieta vegetariana.

Era stata lei a scovarmi in quella bettola a Philadelphia, posto in cui mi ero rinchiuso per tentare di passare inosservato. L'odore degli umani non mi aiutava di certo a frenare gli istinti animaleschi, allora cercai di concentrarmi sul fetore dell'alcool che infestava l'ambiente, ma era difficile perché ero troppo assetato. Così tanto che quasi non mi accorsi di lei mentre mi si avvicinava. Aveva pelle diafana, labbra sottili, capelli neri ed era bassina di statura. Era bellissima, di certo la donna e la vampira più bella che avessi mai visto, molto più bella di Maria. Normalmente avrei alzato la guardia alla vista di un mio simile. Ma il suo sorriso mi fece capire che non voleva attaccarmi.

Si avvicinò con grazia e disse: ‹‹Mi hai fatto aspettare parecchio!››

Io chinai la testa un po’ confuso e le dissi: ‹‹Mi scusi signorina.››

La confusione non era data dal fatto che una perfetta estranea mi si era avvicinata come se mi conoscesse e rimproverato come se fossi stato in ritardo ad un appuntamento molto importante. Ero confuso perché le sensazioni che la vampira stava provando non le avevo mai percepite in nessun altro individuo. Forse perché per un secolo ero vissuto nell'odio.

All'improvviso mi porse la mano e la presi senza pensarci due volte. Mi ero sempre fidato delle mie sensazioni non le chiesi come aveva fatto a trovarmi ne dove mi stesse portando. Sapevo che qualunque cosa stesse facendo era quella giusta.

‹‹Hai molta sete, vero Jasper?››  mi chiese appena usciti probabilmente avendo notato i miei occhi neri.

‹‹Molta››  mormorai domandandomi anche come facesse a sapere il mio nome.

Non appena ci allontanammo dagli sguardi indiscreti degli uomini che cominciavano ad insospettirsi del nostro indugiare senza problemi sotto la pioggia, iniziammo a correre velocemente e mi condusse in un bosco molto lontano dalla città.

‹‹Deve essere tanto tempo che non cacci››  constatò ed aveva ragione.

Lei invece non sembrava fosse assetata, si stava concentrando solo su di me.

‹‹Hai mai cacciato animali?››  continuò a domandarmi.

‹‹No›› ammisi.

‹‹Nemmeno io››, disse.

‹‹Come fai a sapere che funzionerà? Che placherà la nostra sete?››  non potei più trattenermi dal chiederle da dove provenisse tutta quella sicurezza.

‹‹So che hai tante domande, e risponderò a tutte, promesso. Ma adesso la priorità è la caccia. Finirai col fare qualcosa di cui pentirti se indugiamo ancora››.

Smise per un attimo di parlarmi e vidi il suo sguardo perdersi nel vuoto. Sembrava essere entrata in uno strano di trance. Stavo iniziando seriamente a preoccuparmi, ma qualche istante dopo tornò in se.

‹‹Sì non puoi più aspettare››  disse ad un tratto con un espressione molto preoccupata.

Fu l'unico momento in cui andai nel panico.

‹‹Concentrati›› mi ordinò ‹‹Ascolta tutti i rumori che ti circondano ››. 

Il mio udito sovraumano mi permetteva di sentire un’infinita di rumori, ma mi concentrai su uno in particolare. Un battito cardiaco, ovviamente non accelerato come quello di un essere umano, ma ciò bastò a mandarmi in estasi. Iniziai a correre velocemente verso quella bestia, guidato solo dall'istinto e dalla sete. Trovai un puma nero accasciato per terra che dormiva. Pochi secondi averlo visto, i miei denti trovarono la sua gola. Non avevo mai assaggiato sangue animale la differenza di sapore con quello umano era notevole, ma ero certo che fosse possibile sopravvivere anche con esso. O almeno lo era lei e questo bastò ad aumentare la certezza.

Non mi accorsi subito che era dietro di me ed osservava la scena soddisfatta.

‹‹Mi sa che te ne serve ancora›› giudicò ‹‹Ma senz'altro hai un aspetto migliore››. 

‹‹Aspetta››  le dissi ad un tratto. Era vero che la sete non era del tutto placata, ma la curiosità la stava sovrastando.

Si sedette per terra con le gambe incrociate ed iniziò a parlare:‹‹ Mi chiamavo Alice quand'ero un’umana. Non so nient'altro della mia vecchia vita. Mi sono svegliata che ero sola. Nessuno mi ha detto cos'ero diventata, l'ho capito da sola non appena mi sono guardata allo specchio e ho sentito un tremendo bruciore alla gola. Ho avuto paura i primi tempi, soprattutto dopo aver ucciso alcune. Ma dopo qualche tempo ho avuto la prova che c'è l'avrei potuta fare, che potevo cambiare la mia natura›› .

Ero completamente preso dalla sua storia e percepivo la sofferenza che aveva provato. Nonostante Maria non fosse stata un ottima insegnante di vita non riuscivo a immaginare cosa avrei fatto se mi fossi svegliato solo come era successo a lei.

‹‹Io ho un dono Jasper: Vedo il futuro›› disse proseguendo nel racconto ‹‹Non so come sia possibile che io abbia queste visioni, e non sono nemmeno certa di come funzionino. Il primo ricordo che ho è l'apparizione del tuo viso››.

Ero stupito. Era la risposta a tutte le domande che mi ero posto.

‹‹Ho visto anche un’altra cosa molto importante. Una famiglia di cinque nostri simili,tre maschi e due femmine. Loro sopravvivono con il sangue degli animali Vivremo lì Jasper e saremo felici.›› se interruppe un momento ‹‹Se vorrai seguirmi››.

Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa rispondere in quel momento. Era l'alternativa che cercavo. Potevo sopravvivere ugualmente senza essere un feroce assassino, senza provare repulsione nei confronti del mio essere.

‹‹Sei sicura che ci accoglieranno?›› domandai, incerto delle conseguenze del presentarsi da una famiglia di estranei.

Sorrise ‹‹Carlisle è una persona buonissima, ed anche Esme, Edward, Rosalie ed Emmett. Ci accetteranno tutti››.

Restammo in silenzio a guardarci. Probabilmente attendeva una risposta. Ma che sciocchezza. Ovviamente sapeva cosa avrei risposto.

‹‹Dove si trovano?››.

‹‹Non lo so con precisione, si spostano spesso, altrimenti gli umani noterebbero che non invecchiano mai. Stanno ancora decidendo dove andare››.

Dopo due anni di ricerche ininterrotte riuscimmo a trovarli e come Alice aveva previsto ci avevano accolto a braccia aperte.

Carlisle era il loro capofamiglia. Lavorava in ospedale, e mi domandavo come facesse a sopportare l'odore di sangue perennemente presente nell'edificio. A quanto pare dopo più di duecento anni era assuefatto dall'odore.

Aveva creato per primo Edward, che stava morendo a 17 anni di spagnola a Chicago. Poi aveva trovato Esme all'obitorio che il suo cuore ancora batteva, e da quel giorno era diventata la sua compagna. Anni dopo vide Rosalie, che aveva appena subito una violenza, sul ciglio di una strada. Fu lei a salvare Emmett mezzo sbranato da un orso: l'aveva condotto da Carlisle affinché fosse salvato anche lui e stavano insieme da allora.

Passarono diverse settimane dal nostro inserimento presso i Cullen e stavo incominciando a adattarmi, soprattutto grazie ad Alice.

Il destino a volte è beffardo. Tu puoi controllare le emozioni degli altri, ma le tue sono strettamente dipendenti da qualcun altro. Il mio umore era condizionato dalla presenza di Alice e lei lo percepiva, tant è che non mi lasciava solo un attimo. Aveva capito che per me non sarebbe stato facile ed era sempre pronta a tirarmi su di morale, quando mi vedeva angosciato. Il suo sorriso era la cura a tutte le mie inquietudini. Non ero ancora pronto a raccontarle del mio passato, non volevo che cambiasse idea su di me. Non volevo nemmeno rischiare di perderla.

Decisi di tornare dentro, Alice non mi aveva seguito per lasciarmi solo, capiva quando ne avevo bisogno, ma avevo già fatto la mia buona dose di riflessioni periodiche. Esme e Edward erano in soggiorno: lei stava pulendo la cucina e lui leggeva un libro. Carlisle era in ospedale ed Emmett e Rosalie probabilmente fuori a fare i piccioncini.

‹‹E' di sopra nella vostra stanza›› rispose Edward ad una domanda che avevo fatto solo mentalmente. Alice ed io non eravamo gli unici ad avere doni particolari; Edward leggeva nel pensiero.

‹‹Grazie›› risposi io, stavolta a voce alta e mi diressi verso Alice.

Non la trovai in camera ma nel balcone, seduta su una sedia, il viso rivolto verso la luna, come me pochi istanti.

Mi avviai anche io fuori. Non si era girata verso di me, ma ovviamente mi aveva sentito arrivare. Appoggiai le mani sulle sue spalle e lei appoggiò le sue di sopra.

‹‹Stai bene?›› sussurrò senza guardarmi.

‹‹Bene›› risposi. Il suo tono di voce mi preoccupava. Di solito era sempre allegra e sorridente ‹‹E tu stai bene?›› .

‹‹Si›› riuscì a dire sospirando.

‹‹Si?›› ribattei io inginocchiandomi in modo che i nostri visi fossero alla stessa altezza. Lei si voltò leggermente per guardarmi.

‹‹Sono solo un po’ giù››  confessò.

‹‹L'avevo capito›› dissi, sottintendendo un "ovviamente" ‹‹ Ti va di dirmi il perché?›› .

Annuì. ‹‹Oggi ho parlato con Rosalie. Mi ha raccontato la sua storia...è molto triste. Ha subito violenza dall'uomo che amava. Stavano per sposarsi. Una sera è andata a trovare un’amica ed al ritorno ha trovato lui con degli amici. Erano completamente ubriachi...››  non ci fu bisogno di continuare.

Non avevo mai chiesto né a Rosalie né agli altri la loro storia cosi come loro non l'avevano chiesta a me. Beh certo si erano fatti delle domande sulle cicatrici che mi riempivano il corpo, ma non mi avevano forzato per sapere come me le fossi procurate. Aspettavano il momento in cui sarei stato pronto a parlarne.

‹‹E' orribile›› commentai, anche se era riduttivo considerare "orribile" una cosa del genere.

‹‹Già››.

‹‹E' solo questo che ti rende triste?›› chiesi. Anche io avevo la testa piena di orrore a causa dei fatti raccontati ma qualcosa mi diceva che altro la turbava.

‹‹In effetti no››  confessò ‹‹Ma è difficile da spiegare››.

‹‹Posso provare a capirlo››.

Mi guardò negli occhi ‹‹Nonostante siano passati molti anni dalla sua trasformazione lei riesce ancora a ricordare nei minimi dettagli la sua vita, mentre io appena sveglia non mi ricordavo nient'altro che il mio nome›› .

Fece una breve pausa e poi riprese ‹‹A volte mi chiedo cos'è che non va in me››

Se non fosse stata così col morale per terra, avrei riso. Era assurdo ciò che stava pensando

‹‹Alice›› dissi seriamente ‹‹Come puoi pensare che ci sia qualcosa che non vada in te?›› .

‹‹Dico solo quello che vedo, Jazz. Qualcuno mi ha creata e abbandonata subito dopo. Non ricordo niente della mia vita da umana ed inoltre ho delle visioni del futuro. Forse non è cosi strano se mi faccio certe domande››

Si voltò ancora più angosciata di prima.

‹‹Guardami›› sussurrai.

Lei non si voltò, allora le afferrai delicatamente il viso con una mano e la costrinsi a guardarmi.

‹‹Non c'è assolutamente niente che non va in te›› ero convinto al cento per cento di ci che dicevo ‹‹Non so dirti come mai chi ti ha creato ti ha abbandonato e ne perché non ricordi niente della tua vita da umana. Probabilmente hai subito un trauma e la tua mente l'ha voluto rimuovere››.

Sembrava volesse ribattere, ma non glielo permisi.

‹‹E lo sai come la pensa Carlisle sui nostri poteri "supplementari"? Crede che nella nuova vita ci portiamo dietro qualcosa che era molto presente nella nostra natura umana›› .

‹‹ Tu ci credi?›› domandò.

‹‹Beh da umano ero molto carismatico. Con poche parole ero in grado di convincere le persone che mi stavano attorno››.

‹‹Sarà stato bello essere un gran trascinatore di masse››  commentò.

Evitai di rispondere.

‹‹Jazz›› sussurrò ‹‹Io non so perché tu non abbia mai voluto parlare del tuo passato, ma sappi che se vorrà farlo io sono pronta ad ascoltarti›› .

Ed eccolo arrivato il momento tanto temuto. Non mi ero mai preparato mentalmente ad affrontarlo, ma in fondo sapevo che prima o poi doveva arrivare, Alice non mi aveva nascosto niente della sua vita avevamo instaurato un rapporto che nemmeno se fossi vissuto tutta l'eternità con Maria avrei mai potuto creare. Alice era qualcosa di unico al mondo. Sin da quando i Cullen ci avevano scambiato per una coppia dandoci la stanza del povero Edward che era stato rilegato in garage speravo che quelle supposizioni un giorno si sarebbero avverate, che avrei potuto trattarla come Carlisle con Esme e Emmett con Rosalie ma se cosi non fosse stato mi sarei accontentato di essere un fratello, tutto pur di non stare senza di lei.

Mi convinsi di non avere alternative ed iniziai a raccontare:

‹‹Sono nato in Texas nel 1843. All'età di soli 17 anni mi sono arruolato nell'esercito dei confederati per combattere nella guerra civile e in breve tempo sono riuscito a fare carriera soprattutto grazie al mio carisma. All’età di 20 anni, mentre tornavo dal campo di battaglia, ho incontrato una vampira di nome Maria con altre che l'accompagnavano.  Maria mi ha trasformato in uno di loro.

Per un lungo periodo, mi sono cibato di sangue umano lottando contro altri vampiri per il controllo del territorio. Maria, infatti, con l'aiuto delle altre due vampire, Lucy e Nettie, creò un esercito di vampiri, trasformando umani con potenzialità ben precise in vampiri neonati per intraprendere insieme a loro delle sanguinose battaglie per la supremazia.››

Continuava ad ascoltarmi senza batter ciglio.

‹‹I vampiri neonati, per la durata di un anno dalla loro trasformazione, mantengono una forza superiore grazie al sangue umano che ancora circola nel loro corpo. Maria cercò di farli combattere in questo periodo proprio per sfruttare al meglio la loro forza.

Quando mi unii a loro, l'esercito era composto da sei vampiri, e ben presto se ne aggiunsero altri quattro. Essendo tutti neonati erano molto instabili e poco inclini all'autocontrollo, quindi cominciarono a combattere tra loro. E' questo uno dei tanti motivi delle mie cicatrici.››

Con un dito percorse quella che era sul mento scendendo fino a quella che segnava il collo.

‹‹Continua›› m’incitò.

‹‹ Ero uno dei migliori combattenti e Maria mi preferiva rispetto agli altri. Grazie alla mia peculiarità di controllare le emozioni e gli umori degli altri, riuscii a far collaborare i neonati e diventai il capo. Intanto l'esercito raggiunse la cifra considerevole di venti vampiri. Maria continuava ad elogiare il suo lavoro e le restai devoto, convinto che non si potesse vivere la mia condizione in altro modo. Le battaglie alle quali l'esercito partecipava erano sempre vittoriose e Maria in breve tempo, diventò avida e prese il controllo del Texas. Alcuni vampiri del sud però cominciarono a respingerla. E dato che la sua fame era prevalentemente quella data dalla vendetta e dal gusto di uccidere, durante queste sanguinose battaglie morì la maggior parte dei vampiri del suo esercito.››

Feci una breve pausa. Non era facile pensare a quei ricordi, nemmeno quando li facevo riaffiorare nella mente di mia spontanea volontà.

‹‹ Ci salvammo io, Nettie e Lucy; queste ultime si rivoltarono contro di lei, ma furono uccise. Rimasi insieme a Maria, attirando l'odio d’altri vampiri che non ci perdonavano il massacro dei loro compagni. Li consideravamo come degli strumenti e ne tenevamo sempre una dozzina pronti al sacrificio›› . Era quella la cosa per la quale provavo più vergogna.

‹‹Continuai con quella vita per un altro po’, ma finii per stancarmi. Molti decenni dopo la mia trasformazione, feci amicizia con un altro vampiro di nome Peter che, nonostante la sua esperienza e la sua bravura, combatteva malvolentieri. Ci fu affidato il compito di sbarazzarsi dei vampiri che superavano lo status di neonato. Durante quest’incarico, una sera Peter s’infuriò con me per la mia incapacità di graziare alcuni neonati, in particolare una vampira di nome Charlotte. Peter fuggì con lei e dopo cinque anni, tornò proprio nel momento in cui ero depresso e intenzionato a cambiare vita. Maria, intanto, cominciò a provare nei miei confronti rancore e paura. Peter mi raccontò il suo modo di vivere con Charlotte e mi convinse a scappare da quella situazione. All'inizio non fu facile, ma me ne andai senza rimpianti. Mi convinsi che ci fosse un'alternativa ai combattimenti e mi unii a loro per diverso tempo. La storia si conclude quando ti ho incontrato›› .

Non disse nulla, rimase soltanto a fissarmi. Cercai di studiare il suo stato d'animo, ma non percepivo orrore o disgusto. C'era un misto di sorpresa e confusione, e qualcos'altro. Qualcosa che non avevo mai percepito prima, ma era un’emozione abbastanza intensa.

Alice continuo a non dire una parola, si aspettava forse che parlassi io?

Cosa avrei dovuto dire? Beh certo, qualunque cosa sarebbe stata migliore del silenzio che c'era in quel momento.

Alla fine fu lei a parlare e ne fu sollevato.

‹‹Posso fati una domanda?››

‹‹Tutto ciò che vuoi›› risposi senza esitare.

Era incerta abbassò lo sguardo...cos'era che la imbarazzava tanto? Erano questi i momenti in cui avrei scambiato volentieri il mio dono con quello di Edward. Certo avrei potuto invogliarla a dirmelo, ma non mi sarei mai permesso di manipolarla.

Notai la sua espressione concentrata con lo sguardo vitreo, cosa stava vedendo?

‹‹No meglio non sfidare la sorte›› affermò.

‹‹Alice...ti dirò qualunque cosa vuoi sapere›› la rassicurai.

‹‹Beh...volevo sapere perché non me l'hai raccontato prima›› mormorò. Era davvero quello il motivo di tanto imbarazzo?

Mi aspettavo una domanda del genere, ma il suo comportamento mi aveva fatto pensare chissà che.

Sospirando mi sedetti su una sedia accanto a lei. Mi curvai sulla schiena appoggiando i gomiti sulle ginocchia ‹‹Non puoi immaginare l'orrore che provo ogni volta che guardandomi allo specchio mi vedo riflesso. Potrei vivere per l'eternità, ma non sarò mai in grado di perdonare me stesso per tutto il male che ho commesso. ››

‹‹Anche io ho ucciso degli innocenti...››  osservò Alice.

‹‹Non è l stessa cosa›› ribattei.

Alice fece una smorfia ‹‹Ah, no?››.

Volevo dirle che essendosi svegliata sola era normale che si fosse stata lasciata trasportare dagli istinti, ma preferirei cambiare risposta. Non volevo rattristarla nuovamente ‹‹Alice la differenza tra me e te è che io non mi sono mai chiesto se ci fosse un altra possibilità per vivere. Pensavo solo a soddisfare la mia sete. Tu ti sentivi in colpa ogni qual volta commettevi un crimine e sei stata in grado di trovare un’scelta. E di proporla anche a me›› .

Sorrise ‹‹Forse non dovrei disprezzare tanto le mie visioni. Hanno i loro vantaggi. Mi hanno fatto trovare te››.

‹‹Nemmeno lo immagini quanto ti devo. Mi sentirei perso senza di te››  sussurrai intrecciando la mia mano alla sua.

‹‹Non mi devi assolutamente nulla. Come se tu non sapessi che anche io senza di te mi sentirei persa. A volte mi deludi Jasper Whitlock.››

Risi ‹‹ Le chiedo umilmente perdono››

‹‹Va bene, soldato››  acconsentì sorridendomi.

Capii che avevo sbagliato a non confidarmi subito con lei, non mi avrebbe mai giudicato, mi sarebbe stata accanto in qualsiasi situazione, per l'eternità.

Si poteva desiderare di più?

Guardai i suoi occhi...Eccome se si poteva...

‹‹Nevicherà presto. Tra meno di 28 minuti›› affermò ad un tratto.

‹‹Sono stata quasi tutto il pomeriggio seduta su questa sedia››  raccontò ‹‹Ho voglia di fare due passi. Vieni con me?››

Annuii. Mi prese per mano e scendemmo le scale. Esme era in salone sul divano a guardare la tv.

‹‹Ciao ragazzi, tutto bene?››  chiese premurosa.

‹‹Benissimo›› risposte Alice guardandosi intorno ‹‹Sono spariti tutti?››

‹‹Carlisle è ancora in ospedale probabilmente ha avuto un’emergenza, mentre Rosalie ed Emmett erano tornati poco fa, ma sono riusciti subito per andare a caccia con Edward. Ero in certa se chiamarvi›› disse fissando soprattutto me. Esme aveva un atteggiamento molto materno nei confronti di tutti noi, ma sopratutto negli ultimi tempi la sua più grande preoccupazione ero io, avendo capito che le difficoltà ad adattarmi a quella dieta sarebbero persistite ancora per molto.

‹‹Sono apposto››  la tranquillizzai.

‹‹Anche io››  disse Alice ‹‹Stavamo andando un po’ fuori. Vuoi unirti a noi?››.

‹‹No, no›› rispose tenera ‹‹Andate pure. Io finisco di guardarmi il film››

‹‹Come vuoi››  dissi io ‹‹Quando torneranno gli altri avrò una cosa di cui parlarvi››  e dato che si stava allarmando la tranquillizzai subito ‹‹Nulla di grave stai tranquilla›› , dopo di che mi avviai con Alice verso l'uscita.

Ovviamente lei sapeva di cosa stavo parlando.

Mi voltai a guardare Esme un altro momento. Mi rivolse un sorriso e ricambiai. Nel momento in cui vide la mia mano stretta a quella di Alice provò una grandissima gioia. Quasi grande quanto quella mia.

Arrivati fuori mi venne un’idea improvvisa.

‹‹Vorrei portarti in un posto››  chiesi cortesemente.

Alice mi guardò curiosa ma dopo pochi istanti sorrise.

‹‹ Niente è meglio di una montagna per godersi una bella nevicata››  commentai sospirando. Ero stato uno sciocco ad illudermi di poterla sorprendere.

Casa Cullen era abbastanza lontana dalla città, distava pochi chilometri da una montagna alta all'incirca 5000 metri era abbastanza agibile. Arrivati ai piedi Alice fece una proposta

‹‹ Facciamo una bella corsa?››

La salita non sarebbe stata un problema per noi e nemmeno la neve che ricopriva la montagna.

Accettai volentieri, tolsi il cappotto e lo stesso fece Alice, in modo che quegli indumenti non ci fossero d’intralcio.

Iniziammo a correre in contemporanea a lei e ricordai solo in quel momento quanto fosse veloce, non proprio al mio livello se avessi rallentato un attimo mi avrebbe superato in un attimo.

Mi avvicinai alla cima in pochi minuti, mi girai, ma non vidi Alice nei paraggi probabilmente aveva preso un altra strada o era molto indietro.

Quando mi fermai ebbi una grossa sorpresa.

‹‹Ben arrivato›› si complimentò ironicamente Alice distesa sulla neve.

Come aveva fatto? Eravamo partiti nello stesso istante, per chilometri era stata accanto a me, ed adesso me la ritrovavo davanti.

‹‹Un giorno mi racconterai come hai fatto›› dissi coricandomi su un fianco accanto a lei senza staccarle gli occhi di dosso.

‹‹Va bene, Jazz›› promise ‹‹Adesso rilassati e goditi lo spettacolo. La luna piena stasera è meravigliosa. Riesci ad immaginare qualcosa di più bello?››

‹‹In effetti si. Lo sto guardando proprio in questo momento››  risposi prontamente.

Si voltò a guardarmi e mi rivolse un sorriso di quelli che mi riempivano il cuore di gioia. Poggio la sua mano sulla mia guancia. La sua pelle era una delizia per il mio tatto, e per un attimo ebbi l'assurda sensazione che il mio cuore, morto e freddo da più di cento anni avesse ripreso a battere.

‹‹Quanto sei dolce››  sussurrò con voce commossa.

Se fosse stata un umana probabilmente avrebbe avuto gli occhi lucidi per l'emozione.

‹‹Ho solo detto la verità. Nulla in più››.

‹‹Vorrei avere il coraggio di farlo anch'io›› mormorò ad un tratto triste.

Scostò la mano dal mio viso e la guardai preoccupato.

‹‹Jazz...›› iniziò a dire ‹‹Ho bisogno di sapere una cosa››.

‹‹Sentiamo››  dissi senza esitazioni.

‹‹Ascoltando la tua storia mi pare di aver capito che tu e...Maria avevate un rapporto abbastanza...stretto, diciamo›› .

Annuii. Non potevo smentire una cosa che le avevo raccontato io stesso.

‹‹Mi chiedevo se ne sentissi la mancanza›› disse tutto ad un fiato.

Ecco la vera domanda che voleva farmi. Ecco il dubbio che la stava preoccupando. Alice era...gelosa?

Non conoscevo bene quel sentimento cosi come non conoscevo l'amore, prima di arrivare dai Cullen. Una sera Edward stava leggendo un libro e lo sentii parlare con Carlisle di qualcosa che mi colpi. A quanto pare nemmeno Edward aveva chiaro cosa volesse dire gelosia.

Carlisle cercò di essere il più chiaro possibile nello spiegare.

‹‹La gelosia è un sentimento legato alla natura stessa dell'essere umano.  Si "scatena" nel soggetto geloso per impulso di possessività, eccesso di protezione nei confronti di un soggetto, o paura di perdere una persona cara.

La gelosia ha diversi aspetti, i più comuni sono legati alla sfera dei sentimenti o degli affetti e all'ambito lavorativo. A volte l'eccesso di possessività o di volontà di protezione nei confronti del soggetto cela insicurezza. A volte la gelosia può diventare una vera patologia, infatti non deve essere mai sottovalutata›› .

Ma perché Alice avrebbe dovuto essere gelosa? Di cosa aveva paura?

Ricordai le sue parole di poco prima:

 

‹‹Come se tu non sapessi che anche io senza di te mi sentirei persa›› .

 

Alice aveva paura di perdermi? Come poteva pensare una cosa del genere? Io non potevo vivere senza di lei.

‹‹Alice›› iniziai a dire ‹‹E' vero che ero totalmente devoto a Maria e che se devo essere sincero non me ne sono liberato facilmente. Ma ciò che provavo per lei non è nulla se paragonato a quello che sento per te. Quindi penso di aver risposto alla tua domanda›› .

Rimase in silenzio, più sorpresa di quanto mi aspettassi.

‹‹Adesso posso farti una domanda io?››  dissi ad un tratto rievocando  nella mia mente il nostro primo incontro. Era passato un bel po’ di tempo, ma non gliel'avevo mai chiesto.

‹‹ Certo›› rispose.

‹‹Cos'è che hai visto nella visione in cui è apparso il mio viso?››.

Si avvicinò molto di più, sentivo il suo respirò contro il mio.

Rimise la mano sulla mia guancia e le sue labbra premettero leggere sulle mie.

 Quel bacio mi fece letteralmente perdere la percezione del mondo al di fuori di me e Alice. Non sentivo nient'altro che le sue labbra sulle mie o il suo corpo tra le mie braccia, o la sua mano sul mio viso.

Passò chissà quanto tempo prima che entrambi riaprissimo gli occhi.

‹‹Questo momento›› rispose ad un tratto alla domanda che gli avevo posto poco prima.

Adesso mi erano chiare molte più cose. Alice ci aveva visto insieme come una coppia, allo stesso modo di Emmett e Rose o Carlisle ed Esme.

 ‹‹Mi hai fatto aspettare parecchio›› dissi esattamente quelle parole per fargli capire quanto avessi desiderato tutto quello.

‹‹Sai perché non ti ho detto nulla. Il futuro non è inciso sulla pietra e per quanto fossi sicura dei miei sentimenti non potevo esserlo altrettanto dei tuoi. Non ti avrei mai obbligato a restare con me. Volevo solo la tua felicità. Ti amavo troppo, fin da allora››.

‹‹Ma adesso lo sai vero? Sai che sei il centro del mio universo e che ti appartengo? Lo sai...›› m’interruppi per prendere il suo volto tra le mani ‹‹quanto ti amo?›› .

‹‹Adesso si›› confermò soddisfatta e sorridente appoggiando la testa sul mio petto.

Fu in quel momento che capii che non mi sarebbe mancato più nulla. Amavo qualcuno più di me stesso ed ero ricambiato. Avrei vissuto tutta l'eternità con Alice, cercando di meritare il suo amore, cercando con tutti i miei sforzi di reprimere il mostro che era in me.

La strinsi più forte a me e ricominciammo a guardarci intensamente negli occhi, ignorando il meraviglioso spettacolo che ci circondava.

 

 

  
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