L’ultimo stanco sorriso si dipinge sul volto pallido solcato da profonde occhiaie e sporco di sangue e di terra.
Gli occhi, vicini alla totale cecità, cercarono di imprimersi nella mente il volto del caro fratello prima di chiudersi, questa volta per sempre.
Le labbra screpolate si muovono sussurrando un biascicato addio che si perde nel vento e muore.
Il corpo che fino a poco prima reggeva il suo proprietario ora scivola lentamente a terra, all’improvviso troppo pesante.
La vita abbandona l’ancora giovane uomo e un corvo attraversa solitario il cielo ora limpido: lancia il suo ultimo richiamo, poi scompare, inghiottito dall’eternità della volta azzurra in un
ultimo liberatorio volo.
Il passato sfuma e le porte del futuro si chiudono per non essere più aperte.
Quando muore una persona tutto il resto non conta più, chi è stato e chi sarebbe potuto essere, rimane solo il suo corpo freddo, testimone e prova della sua esistenza.
Sogni, speranze, rancori, sensi di colpa, obbiettivi, amori, odi, ricordi, segreti: si perdono tutti in una folata di vento che li disperde e li annulla.
Il terreno accoglie in un abbraccio umido il simulacro di una vita, della sua vita, di Itachi Uchiha.
Bambino prodigio, figlio perfetto, alunno modello, fratello amorevole, ninja impeccabile, assassino efferato, traditore spietato.
Chi era davvero Itachi Uchiha?
La maschera si crepa, si insinua il dubbio, la vernice si stacca, pezzo dopo pezzo la maschera crolla.
“Era innocente.”, disse Madara.
Sine culpa.