Country Boy's Song
Buio.
L'abitacolo
è piccolo, tipico d'una vecchia auto, di quelle che
solitamente i
genitori comprano ai figli appena questi prendono la patente, oppure
di quelle che vengono date loro dai nonni, ancora attaccati alla
tradizione.
Un ragazzo
dai capelli castani si agita nel sonno, mentre uno svogliato dj
annuncia la prossima canzone, ma il volume è troppo basso
per
riuscire a svegliarlo.
Chissà
quali sogni lo tormentano; le sue mani, a volte rilassate e a volte
strette in un pugno sono sudate, e la fronte bollente è nel
medesimo
stato.
I finestrini
sono chiusi e non permettono alla fresca brezza primaverile di
penetrare all'interno della vettura. Fuori tutto tace, e il silenzio
è rotto solo talvolta dalle fronde degli alberi mosse dal
leggero
vento.
D'improvviso
il giovane si desta, ha il fiatone, è rosso in viso. Geme e
pronuncia alcune parole sconnesse, prima di ritornare alla
realtà.
Come ha fatto ad arrivare lì? Poco prima era dalla sua
ragazza, e
adesso si trova in una delle tante piazzole di sosta di quella strada
di montagna; perché? In verità non ricorda nulla.
Sente solo un
gran caldo e la necessità di bere.
Scende dalla
macchina a fatica, e va ad aprire il portabagagli: fortunatamente ha
una bottiglia d'acqua, ed anche se è piuttosto calda, si
accontenta.
Si guarda intorno, si sente smarrito; la testa gli gira come se si
fosse scolato una quantità di alcolici non indifferente e,
facendo
mente locale, si rende conto che forse è proprio
così. Gli capita
spesso, quando va a trovarla; il fatto ch'ella lavori in un locale
certo non aiuta, soprattutto considerando che egli, quando ha dei
problemi, tende ad affogarli in un bicchierino di gin, per poi
vederli riemergere e soffrire ancora di più.
Se solo i
suoi genitori sapessero quant'è dura, per lui, tornare a
casa ogni
sera. Se solo potessero immaginare cosa gli passa per la testa,
quando li sente litigare nella stanza accanto alla sua. Se solo lo
vedessero coprirsi la testa col cuscino, nel tentativo di non far
caso a quelle urla, forse comprenderebbero i propri errori.
La bevanda
incolore scivola giù per la gola e lui si sente come rinato,
sospira
mentre un fruscio disturba la quiete del luogo; è solo una
piccola
lepre, che lesta ritorna fra i cespugli dopo aver curiosato un po'.
Sid rientra
in auto, e dà uno sguardo all'orologio: le tre. Sa che come
minimo
dovrà sorbirsi le lamentele di sua madre, una volta tornato
a casa.
Beh, poco male, tanto oramai ci è abituato.
Gira la
chiave e accende i fari, dopodiché parte, gli occhi stanchi
fissi
sull'asfalto; alza il volume, canticchiando il pezzo rock che stanno
trasmettendo, cercando di tenersi sveglio. Guida per un paio di
chilometri, prima d'incontrare un'altra piazzola; d'improvviso si
ferma, è certo d'aver visto qualcosa di strano, ed
effettivamente
non si sbaglia. C'è qualcuno lì in piedi, con la
schiena rivolta
verso la piccola capanna abbandonata e lo sguardo perso nel vuoto;
sembrerebbe un ragazzo, se gli occhiali da vista e la testa confusa
non lo ingannano. Scende di nuovo, avvicinandosi allo sconosciuto,
notando il suo abbigliamento decisamente poco consono ad un individuo
di sesso maschile; una maglietta di colore rosa – il rosa che
lei
adora, il rosa delle pareti della sua stanza accogliente – di
circa
due taglie in più, che va a coprire un pezzo dei
pantaloncini neri
che indossa. Non lo ha mai visto prima d'ora... chi sarà
mai? Ha i
capelli neri e un po' arruffati, ed una ciocca ribelle gli copre
l'occhio sinistro; quello destro osserva qualcosa che non
c'è,
l'iride blu che pare fondersi col buio della notte. La pelle bianca
è
accarezzata dal chiaro di luna, e il suo volto è di una
bellezza
delicata, e i lineamenti sono molto simili a quelli di una ragazza.
“ Ehm...
scusa... che ci fai qui a quest'ora? ” gli domanda il
giovane,
mantenendosi a qualche metro di distanza.
Lui lo
guarda di sfuggita, tornando subito dopo a fissare il nulla davanti a
sé, senza rispondere.
“ Ehi, mi
hai sentito? ” insiste avvicinandosi un poco, e l'altro si
scosta
come fosse intimorito, “ Non intendo farti del male... volevo
solo
sapere se, che so... se avevi bisogno di qualcosa, visto che non mi
era mai capitato d'incontrare qualcuno qui, per giunta di notte
” spiega, al fin di tranquillizzarlo.
Lo strano
tipo si passa una mano fra i capelli, regalandogli un sorriso
decisamente fuori luogo; se ne sta ancora un po' in silenzio,
dopodiché apre bocca, le labbra perfette incurvate ancora a
dar vita
ad un'espressione visibilmente divertita.
“ Io sto
bene. Mi domandavo come stessi tu ”
A quelle
parole, Sid avverte un brivido percorrergli la schiena. Che diavolo
significa?
“ Non ti
aspettavo così presto ”
Il ragazzo
ha una voce profonda, quasi affascinante in un certo senso.
“ Hai già
terminato il lavoro? ”
Quale
lavoro?
Il giovane
sente la testa girare, tanto che è costretto ad affidarsi
alla
presenza della propria auto per non cadere a terra.
“ Di che
cosa stai parlando? ” chiede, sperando in una risposta
sensata. E'
tutto troppo assurdo, forse sta solo sognando, forse è
già tornato
a casa ma non se ne è neppure reso conto.
Eppure lui
fa qualche passo nella sua direzione, continuando a sorridere
sfacciatamente, con le dita affusolate gli sfiora la chioma castana.
“ La vita
è così strana... non siamo noi a plasmarla,
eppure possiamo fare
qualcosa per assicurarci un futuro migliore; peccato che la maggior
parte degli esseri umani non s'impegna neanche un po', per poter
anche solo semplicemente sperare ” dice, enfatizzando ogni
parola
come se stesse decantando un poema.
Sid lo
guarda basito, pensando che Morfeo sa essere davvero dispettoso,
talvolta. Ma sarà davvero un'illusione?
“ La morte
è il destino di tutti noi, eppure qualcuno la incontra
quando meno
se lo aspetta... quando non se lo merita... oppure quando lo merita,
ma sarebbe ancor più lecito se tale destino spettasse al suo
aguzzino ” continua il ragazzo, parla facendo ogni tanto
qualche
pausa, come a voler riprendere fiato.
Forse è
pazzo, pensa l'altro; uno psicopatico fuggito da un manicomio, anche
se di posti del genere lì intorno non ce ne sono. O magari
è un
drogato... eppure i suoi discorsi, se seguiti con attenzione, hanno
un loro senso. Non sono considerazioni dovute ad un disagio mentale,
eppure egli sembra essere completamente estraneo al resto del mondo,
come intrappolato in un regno ovattato fatto di belle parole e una
porzione di bosco. Una sorta di spirito errante, una ninfa delle
foreste, avvicinatosi un po' troppo al suolo appartenente agli umani.
“ Povera,
povera anima persa ” sussurra poi, e il sorriso scompare, una
punta
di tristezza nella voce. Di chi starà parlando? Forse si
riferisce a
sé stesso, o a qualcuno che conosce. Chiunque sia colui
ch'è stato
chiamato in causa, quest'ultimo non è di certo fortunato.
“ Che cosa
stai dicendo? Non ci sto capendo nulla! ” esclama Sid,
irritato.
“ Povera,
povera anima persa ” ripete, prima di scomparire tra gli
alberi
correndo via, lasciando il giovane senza risposte ad una miriade di
domande.
Dev'essere
per forza un'illusione. Deve
esserlo. E se non lo è quel tipo è un folle, non
c'è altra
spiegazione.
“ Mah, al
diavolo! ”
Il ragazzo
rientra in auto, deciso a tornare a casa; stanno succedendo troppe
cose, e non ha tempo né voglia di cercare una spiegazione
per ognuna
di esse. Riaccende la radio e cerca un'altra stazione che trasmetta
musica decente, ma la sua attenzione viene attirata da ben altra
cosa; un timbro malinconico, un pezzo quasi parlato, solo un
sottofondo suonato al pianoforte ed una voce che gli pare di
conoscere – somiglia a quella del ragazzo con cui ha parlato,
se
così si può dire, poco fa –. Le parole
lo colpiscono nel
profondo, spingendolo ad ascoltarle; hanno qualcosa di curioso,
sembrano scritte apposta per lui.
“
Un
ragazzo di paese,
i litigi,
le urla, le pretese;
un ragazzo
di paese,
ed una
macchina che sfreccia su una strada di montagna.
Si
somigliano tanto,
si
somigliano fin troppo.
L'asfalto è
caldo e sporco di cenere e di promesse non mantenute,
della bella
giovane che un giorno gli disse:
- Staremo
assieme per sempre, per l'eternità -.
Il ragazzo
di paese è frettoloso e i suoi vestiti sono macchiati
di un
profumo che oramai non ricorda più,
rimembra
solo tanto rosa ed un sorriso radioso trasformato in dolore.
Le fece
eco, lui: - Sì, staremo assieme per sempre, per
l'eternità -.
Si
somigliano tanto,
si
somigliano fin troppo.
Il ragazzo
di paese è preoccupato,
in un
incubo si trova intrappolato.
Giacché
io...
giacché
canto una misera canzone, ma canto il vero ”
Sul
finale, si accorge di tremare visibilmente. Tenta di scacciare quel
pensiero, no, la canzone non parla di lui, non è possibile.
Lui è
un ragazzo di paese e sfreccia su una strada di montagna, ma non
c'è
nient'altro oltre a queste due similitudini. Forse...
Scocciato
accelera, mentre il brano va avanti ad oltranza e non riesce a
cessare di ascoltarlo. Lo sta torturando.
“ Basta...
basta, cazzo! ” urla stringendo la mano destra in un pugno,
colpendo con forza la radio che sussulta un attimo e poi continua
imperterrita a funzionare.
Quando
volge nuovamente lo sguardo alla via si accorge di un animale che la
sta attraversando, ed è vicino, molto vicino. Frena di
colpo,
facendo fischiare i pneumatici sull'asfalto, ringraziando la cintura
di sicurezza che lo aiuta a restare fermo, senza rischiare di
ammazzarsi per evitare l'impatto.
Il
cervo osserva impaurito la macchina per qualche secondo, per poi
scappare e nascondersi nella boscaglia. Gli è capitato tante
volte
d'incontrare animali per la strada, ma fortunatamente non ha mai
avuto incidenti.
Fa
un sospiro di sollievo e cerca di calmarsi, cercando il pulsante di
spegnimento al fin di zittire quella nenia insopportabile. Ascolta
per l'ultima volta quelle parole.
“
Giacché io...
giacché
canto una misera canzone, ma canto il vero ”
Misera
canzone... in fondo, la sua vita può esser
definita come tale. L'unica cosa bella è la ragazza del
paese di
montagna, così gentile ma anche così pericolosa.
Troppo dolce,
inebriante, speciale. Semplicemente troppo per lui.
Le piccole luci si spengono, e adesso l'abitacolo è
ancor più buio, fatta eccezione per il quadro che segnala la
velocità e lo stato dell'auto. Sid tenta di scappare da
quell'incubo, percorre diversi chilometri immerso nel silenzio, prima
di fermarsi ancora una volta: un'altra piazzola, peraltro vicina ad
un piccolo centro abitato. Una macchina i cui fari lampeggiano, come
a voler attirare l'attenzione del ragazzo; e lui si ferma, accanto
alla vettura color grigio metallizzato.
Al suo interno un ragazzo a prima vista poco più grande
di lui, con il cellulare in mano e un sorriso sornione in faccia. Lo
trova antipatico anche se non lo ha mai visto prima.
“
Qualcosa
non va? ”
domanda, cercando d'essere comunque il più gentile e garbato
possibile.
“
No,
no... va tutto
benissimo. Ti aspettavo ”
Di nuovo? No, non è possibile.
Sid indietreggia, senza
staccare gli occhi dal giovane che lo guarda interessato, e che
vedendolo impaurito fa una smorfia di disappunto.
“
Tranquillo.
Hai
incontrato qualcuno per la strada, non è vero? ”
Come fa lui a saperlo? Sempre
più strano. A questo
punto, il ragazzo dai capelli castani non sa più cosa fare o
cosa
dire.
“
Sì...
posso sapere
come fai... ”
“
E
ti ha detto qualcosa
che probabilmente non hai compreso ”
“
Sì,
ma... ”
“
Sai,
lui odia quelli
come te. Odia gli assassini. E anche io li odio ”
Strabuzza gli occhi il diretto interessato,
sotto shock.
Gli assassini... lo ha appena chiamato assassino!
“
Cosa?
Di che diavolo
stai parlando, fottuto bastardo? Io non ho fatto niente! ” si
difende, non comprendendo a cosa egli si riferisce.
Lui non ha fatto nulla, ne è
sicuro. Cerca di
ripercorrere con la memoria le sue ultime ore, ma si rende conto di
non ricordare neanche un particolare di quanto gli è
successo
qualche ora prima; tuttavia sa che era con lei, e che non
può essere
accaduto niente di male. O per lo meno, lo spera.
Lui sogghigna, accendendo l'autoradio, la canzone del
ragazzo di paese riecheggia nell'aria.
“
Mi
piace questo
pezzo... a te no? ” chiede, “ E' stato veramente
bravo a
cantarlo. Lui è perfetto. Fa tutto quel che gli dico di
fare, e con
le mie conoscenze nell'ambito tecnologico, non è stato
difficile
interferire con una frequenza radio. Ti è piaciuto il mio
regalo,
Sid? ”
Un attimo, solo un attimo, e le mani del
giovane sono
strette attorno al suo collo; lo stringono violentemente ma lui con
un impeto riesce a liberarsi, segno che probabilmente si aspettava
una simile reazione. Oltretutto, il tizio sembra anche piuttosto
forte.
“
Che
cosa vuoi... che
cosa volete da me? Che cosa vi ho fatto? ” sbraita, dentro di
lui
molteplici sensazioni; paura, inquietudine, rabbia.
Ed uno strano, inspiegabile senso di colpa.
“
E'
così che hai fatto,
Sid? Così, con le mani attorno al collo? ”
Non capisce, o forse si rifiuta di farlo.
S'inginocchia
portandosi i palmi sulla fronte, accorgendosi di scottare;
probabilmente ha pure la febbre alta. Sta delirando. Dev'essere per
questo che ha le allucinazioni. Tenta di convincersi che quel tipo
coi capelli biondi non esiste, che quella canzone non esiste, che
tutto il mondo non esiste; tutto tranne lui e lei stretti in un
abbraccio eterno.
Un'utopia. Una semplice, splendida, irrealizzabile
utopia.
“
Io
non capisco... per
favore, dimmi che cosa sta succedendo... piantala di torturarmi in
questo modo! Io non ti ho mai visto, non so chi sei, non so da dove
vieni e che cosa vuoi da me ” supplica, la voce rotta dai
singhiozzi.
Da quanto tempo non piangeva, Sid; forse da
quando aveva
scoperto che entrambi i suoi genitori avevano un amante e che lo
avevano preso in giro per anni ed anni.
“
Ti
spiegherò tutto, in
fondo è giusto che tu sappia perché sei destinato
alla più atroce
delle morti ” dice con tranquillità inaudita, come
se stesse
parlando di un hobby o della trama di un film di serie b.
Guarda l'espressione di Sid e pare
estremamente felice e
soddisfatto, come se avesse raggiunto il più importante
degli
obiettivi.
“
Il
mio nome... beh, non
è necessario che tu lo sappia. Io ti ho visto. Ho visto te e
tutti
gli altri bastardi che infestano questo mondo malato. Siete i
reietti, i rifiuti della società, quelli che quando andavano
a
scuola venivano presi per il culo perché vostra madre si
faceva un
uomo diverso ogni giorno, o perché vostro padre aveva
un'amante
fissa e nessuno se ne curava tranne voi che ci stavate male. Ma per
questo, fondamentalmente, non avete nessuna colpa. Il vostro crimine
è il modo in cui cercate di fuggire dai vostri problemi,
rifugiandovi nell'alcool o nella droga. Che cosa pensate di
risolvere, comportandovi così? Niente. L'unico risultato che
ottenete è portare alla perdizione persone innocenti. Come
lui, ad
esempio. Lui è stato massacrato di botte dal padre ubriaco,
e
abbandonato per strada quando sua madre, l'unica persona che gli
voleva bene, è morta uccisa proprio da suo marito. E lei...
lei che
aveva la cameretta tutta rosa, lei che prima d'incontrarti era ancora
una bambina nonostante la sua età ”
Il giovane ascolta senza fiatare quella
sorta di
confessione, prova a girarla a suo favore ma non trova il modo per
farlo, perché comunque la si veda, il colpevole è
lui. Lui e la sua
ingenuità, che lo ha portato ad estraniarsi e a bere ogni
giorno di
più, per di cercare di dimenticare ciò che lo fa
soffrire; poi è
arrivata la droga, e la situazione è degenerata del tutto.
Solo lei
continua a stargli vicina. Solo lei...
“
Perché
parli al
passato? Tu... che cosa le hai fatto? ”
“
Io?
Io non le ho fatto
niente. Mi sono limitato a piazzare delle telecamere ben nascoste un
giorno in cui sono stato nel locale dove lavora, mentre lei era con
te nel retro a sniffare droga, ed avevate lasciato la porta aperta
perché è così che funziona nei paesi
di montagna... ci si fida di
tutti e non si ha timore di nulla ” spiega, sempre pacato,
“
Dopodiché, ho lasciato passare qualche giorno, e siamo
arrivati ad
oggi; o ieri, se si vuol esser pignoli, dal momento che la mezzanotte
è trascorsa da un bel pezzo. Ho mandato lui a riprenderle,
dopo che
tu te ne sei andato; dal momento che non c'è l'allarme
è stato un
gioco da ragazzi forzare la serratura. Quel che ha trovato non
è
stato molto piacevole da vedere... Tuttavia ha lasciato intatta la
scena del crimine, riprendendo solamente le telecamere, che hanno
fatto il loro dovere ”
Bastardo. Sid, però, si sente
senza forze, incapace di
reagire e di strappargli quel sorrisetto dalla faccia.
“
Sono
stato bravo, vero?
Io sono un artista. E un giustiziere. Come posso dire... un artistico
giustiziere. E quelli come te mi danno la nausea... il mio scopo
è
ripulire questo mondo dalla spazzatura, e per spazzatura intendo te e
tutti coloro che seguono il tuo esempio ”
Pazzo.
“
E
sai... sono un
artista molto particolare. Odio i lieto fine ”
Lo sconosciuto accende il monitor montato
vicino alla
radio all'interno della sua auto, mostrandogli le riprese effettuate
all'interno del locale; non c'è dubbio, è proprio
il suo bar.
Sid osserva senza fiatare, tremante; una goccia di
sudore freddo gli riga la fronte e la guancia, si ferma per qualche
secondo su un mento e poi s'infrange silenziosamente a terra.
E si vede. E' proprio lui, dopo l'orario di chiusura,
dietro il bancone, visibilmente brillo, accanto alla cosa
più bella
che gli sia mai capitata. Prima la bacia, la abbraccia, poi diviene
più violento, e lei si dimostra un poco impaurita,
però non si
sottrae alle sue insistenti attenzioni.
“ Io ti amo. Noi due staremo sempre insieme, Sid ”
Dopodiché è proprio lei a frugare nel doppio fondo di un insospettabile cassetto, tirandone fuori una bustina colma di polvere bianca.
“ Per me va bene. Io sono pronta ad accettare tutto di te. A seguirti ovunque ”
Ne sparge un pochina su di uno sgabello di legno, invitando il suo fidanzato ad usufruirne per primo.
“ Farei qualsiasi cosa per te ”
Ne sniffano un po' a testa e poi si lasciano andare all'ebrezza del momento, all'istinto, alle sensazioni inebrianti. E lei sembra ancora più affascinante, quando velocemente si spoglia degli abiti che indossa per godere di maggior contatto.
“ Perché so che al tuo fianco... io non morirò mai ”
Fanno sesso, fanno l'amore. E' animalesco,
è veloce, è
fatto di gemiti ed ansiti. Sognano assieme un'eternità
irraggiungibile, fondendosi, diventando una cosa sola.
Per poco.
Sid piange mentre rivive quei momenti, e sussulta quando
vede se stesso schiaffeggiarla, assalito dalle visioni, dalla paura
di perderla, di vederla morire senza poter fare niente per aiutarla.
Stringe le mani attorno al suo collo esile, ed attende paziente
ch'ella chiuda gli occhi per sempre, prima di abbandonarla sul
pavimento e scappare terrorizzato, resosi conto del crimine commesso.
Ha ucciso il suo unico amore, la sola persona che ha saputo
apprezzarlo per quello che è. L'ha uccisa lui. E' un
assassino.
Un assassino che, dopo esser scappato, aveva dimenticato
tutto, ed era sicuro di averla lasciata al sicuro nel suo letto,
nella sua cameretta rosa.
“ Ti amo, Sid... ”
Immobile
sotto il cielo stellato, con i capelli mossi dal vento, resta in
silenzio.
Il
burattinaio, dall'alto della sua carica, sogghigna sadico.
“ E' morta
” dice, premendo il tasto rosso.
La luce si
spegne, la nebbia cala impietosa sul già tetro scenario, la
consapevolezza d'esser rimasto solo colpisce il ragazzo che se ne sta
in piedi sul ciglio della strada, e una lacrima gli solca
silenziosamente la guancia.
“ Non ci
credo ”
L'altro
ride.
“
Non
ci voglio credere ”
Sid lo sa. Sa che merita di morire. Sa che
per quel che
ha fatto dovrebbe solo bruciare all'Inferno.
“
Mi
dispiace, ma lei era
solo una pedina. Io sapevo che sarebbe finita così,
immaginavo che
la tua vita sarebbe stata uno splendido melodramma, di quelli che
piacciono a me. Mi spiace per lei, in fondo l'amore l'aveva accecata,
sei stato tu a portarla alla distruzione. Ma non potevo far altro che
lasciarla perire, per avere la mia personale soddisfazione. Adesso
cosa farai, Sid? Morirai... o vivrai senza farlo davvero, privo di
ogni speranza, di ogni motivo per sorridere? ” chiede,
freddo,
impietoso.
Non c'è pietà per
l'assassino. Anche se
quell'assassino ha saputo amare veramente.
D'improvviso un cellulare suona, il biondo risponde,
mentre osserva colui ch'è vittima e carnefice, alle prese
con la
terribile consapevolezza d'aver perso tutto.
“
Pronto?
Sì... ah, sei
tu. Sì, qui è tutto sistemato. Come dici? Hai
trovato qualcun
altro? Benissimo! Sono pronto ad una nuova, artistica performance
”
ghigna, prima di chiudere la chiamata.
E' tempo di lavorare, e di lasciare
l'assassino in balia
del fato e dei suoi pensieri.
Quel che gli succederà d'ora in poi non è affar
suo.
Il sipario si chiude.
“ E tuttavia sono in tanti a meritare il castigo... e c'è così poco tempo ” *
“
Giacché io...
giacché
canto una misera canzone, ma canto il vero ”
Fine ~
[*] citazione tratta dal fumetto “Watchmen”, pronunciata da Rorschach.
Note
finali: spero di aver centrato il senso delle
citazioni del set, dal momento che ciò si è
rivelato abbastanza
complicato. Soprattutto la citazione “ L'assassino sei tu!
Morirai,
ma di più! ” mi ha creato dei problemi,
finché non ho deciso di
interpretarla nel modo che spero si capisca; il giustiziere ha
lasciato a Sid la scelta, se morire o continuare a vivere
nell'agonia, il che significherebbe una fine ancor peggiore della
morte stessa.
Quanto alle altre due frasi, credo si capisca come ho
deciso di utilizzarle; niente di più semplice, in
verità... non
sono stata molto originale, in questo senso, o almeno credo.
Mi scuso per eventuali errori di grammatica, ho scritto
la storia in due giorni ( anzi, uno e mezzo per la precisione XD ),
l'ho riletta due o tre volte ma sono sicura di aver tralasciato
qualcosa.