Autore
(su EFP e sul forum, se differenti);
ValeHina
Titolo
della fanfiction;
Forse fu il Caso – Ne avevano il diritto.
Pairing;
NaruHina; accenni
al SasuSaku
Rating;
verde
Genere;
Introspettivo,
Romantico, Sentimentale, un po’ Fluff
Avvertimenti;
AU, OneShot
Introduzione
(obbligatoria);
Lei
fissò lui. Lui fissò lei.
Il momento era magico. Nessuno sapeva che
cosa sarebbe successo, però entrambi avrebbero desiderato
che quell’istante, in
cui i loro occhi si erano congiunti, durasse in eterno.
A quanto pare, però, l’impaziente cliente
appoggiato al bancone non era dello stesso parere.
Note
dell'autore (obbligatorie). In
fondo :D
Forse fu
il Caso – Ne avevano il diritto.
You
don’t have to die in
order to make a living.
Lynn
Johnston
I loro sguardi si
incrociarono di scatto, come mai prima avevano fatto.
Sebbene intorno a loro ci fosse il più rumoroso –
e imbarazzante,
avrebbe detto
lei in seguito- macello di tutti i tempi, cadde un silenzio incantato,
quasi
religioso.
Lui non era mai stato in un
locale del genere, mai. Era solo colpa di
quei disgraziati dei suoi amici, e di un addio al celibato, che si
trovava in un
pub pieno di gente, di suoni, di alcol.
E di spogliarelliste.
Lei praticamente viveva in
quel bar, anche se avrebbe preferito farne a
meno. Dopo l’università, questo era
l’unico impiego con un compenso abbastanza
redditizio da permetterle di pagare l’affitto del suo
appartamento – c’era
anche da dire che sua sorella non l’aiutava per niente. Ma
che poteva farci?
Stava affrontando l’ultimo anno di liceo, perciò
andava lasciata in pace.
Perlomeno l’avevano messa al bancone e non sul
palco dello strip-tease.
Ringraziava ogni santo giorno il Signore per questo.
Lui era depresso. Parecchio.
Effettivamente chiunque lo sarebbe stato: la ragazza di cui era cotto
da anni stava per sposarsi con il suo migliore
amico.
Diciamo che era
stato un po’ un colpo basso, per lui. Avrebbe voluto spaccare
la faccia al
carissimo
Sasuke, ma non aveva tenuto conto del corso di autodifesa di Sakura.
Conclusione: una notte in ospedale per lui.
Certo,
ora che erano passati sei mesi lui aveva digerito la cosa, tanto da
poter fare
il testimone dello sposo. Gran bella responsabilità, si
diceva lui. E poi
ricordava parecchi film nei quali la sposa abbandonava lo sposo
sull’altare e
scappava con il testimone di nozze.
Ci sperava in
questo? Un po’ sì e un po’ no.
Perché finalmente aveva capito che forse Sakura
non era la ragazza adatta a lui. Anzi, non lo era per niente.
Lui aveva bisogno di trovare, quando tornava nel suo
appartamento, una
ragazza che lo amava con tutto il cuore, che gli aveva preparato la
cena e un
bagno caldo.
Certo, forse era una visione un po’
maschilistica. Però i sogni sono
sogni.
Dopo aver sofferto per un amore impossibile, lui sentiva
di meritarsi
una cosa simile. Ne aveva il diritto.
Lei era una ragazza
semplice. Aveva frequentato l’università per il
puro
piacere di imparare – cosa sempre più rara ai
giorni nostri, e una volta
ottenuta la laurea si era presa un periodo di riposo.
Scappando di casa con la sorella.
La situazione familiare era ormai insostenibile: suo padre
aveva sempre
richiesto il massimo da lei, facendole frequentare scuole
private costantemente odiate, poichè si ritrovava costretta
a frequentare gente snob e
materialista.
E poi c’era quel senso di inadeguatezza e di
inferiorità che era semplicemente
impossibile tollerare. Lei era sempre un disastro, un danno, uno scarto
della
società, un nulla.
Ogni cosa però ha la propria fine. E così se ne
erano andate,
lasciandolo solo nel suo mondo egocentrico e perfetto. Non ne sentivano
la
mancanza, anzi: finalmente erano libere di compiere le loro esperienze.
Erano
libere di sbagliare e di ridere sui loro errori.
Certo, lei non si aspettava di ritrovarsi in un club di
spogliarelliste
a servire dei cocktail. Però sentiva che ci sarebbe stato un
punto di svolta.
Un qualcosa – o un qualcuno- che le avrebbe illuminato la
giornata, che
l’avrebbe fatta sentire felice anche nei giorni di pioggia,
che non l’avrebbe
mai costretta ad essere qualcuno che non era.
Ne aveva senza dubbio il diritto.
Lei fissò lui.
Lui fissò lei.
Il
momento era magico. Nessuno sapeva che cosa sarebbe successo,
però entrambi
avrebbero desiderato che quell’istante, in cui i loro occhi
si erano congiunti,
durasse in eterno.
A
quanto pare, però, l’impaziente cliente appoggiato
al bancone non era dello
stesso parere.
“E allora, questo
drink?! Ci vuole così tanto tempo?”
Lei si riscosse, come
svegliandosi da un lungo sonno ristoratore. Abbassò
un istante lo sguardo mentre si scusava con l’uomo e prendeva
un bicchiere, e,
quando lo rialzò, gli splendidi occhi celesti di prima erano
scomparsi.
Se fosse stata Hanabi, avrebbe tirato un ceffone al cliente e sarebbe
corsa per il locale a cercare il proprietario del meraviglioso sguardo
incantatore. Ma lei non era sua sorella.
Preparò il
drink più velocemente possibile e lo porse al cliente.
In quel momento -mentre la
sua mano era sospesa in aria e reggeva il
bicchiere freddo e scivoloso, proprio in quel momento quegli occhi
bellissimi
riapparvero proprio davanti a lei.
A circa dieci
centimetri dai suoi.
“Ops! Cavolo, ma
chi è che spinge?! Scusami, io volevo
solo…”
Sentì solo questo, perché poi
entrò in azione il Fato.
Forse fu il Caso che le fece
appoggiare la mano libera sul bancone.
Forse
fu il Caso che il
bancone fosse bagnato.
Forse fu il Caso che lei scivolò in avanti con tutto il peso
del
corpo.
Forse fu il Caso a farle
sbattere la testa contro la spalla di lui.
Forse fu il Caso che il cocktail che aveva in mano si
rovesciasse
addosso ad entrambi.
Forse
fu il Caso che, visti da lontano, sembrassero due giovani innamorati
abbracciati e bagnati come pulcini.
Forse fu il Caso che, dopo che lei si fu rialzata,
tremendamente
imbarazzata e sull’orlo delle lacrime, lui scoppiasse a
ridere.
E forse fu sempre il Caso a far ridere anche lei,
soprattutto dopo
quello che lui le disse.
“Ehi, non
devi ammazzarti per guadagnarti da vivere!”
Lì forse capirono
di aver trovato quello che cercavano.
Lei
aveva trovato il suo punto di svolta.
Lui
aveva trovato la realizzazione del suo sogno.
Ed entrambi avevano capito una volta per tutti che avevano
avuto il diritto
di trovarsi. Di trovarsi per sempre.
Fine.
NdA:
Oh.
Finalmente riesco a scrivere una NaruHina, dopo chissà
quanto tempo.
E
forse questa è decente. Yuppi. :D
Allora,
intanto diciamo che stavo per prendermi un infarto perché,
proprio mentre stavo
scrivendo le NdA, è saltata la corrente. Il colpo che mi
sono presa è stato
micidiale.
Grazie al cielo avevo già salvato. xD
Dunque,
da dove nasce questa storia?
Eh, magari
fosse una storia vera. ;_;
Ho
deciso che d’ora in poi aiuterò così la
mia ispirazione: scegliendo un’immagine
da DeviantArt e una citazione. Tutto ovviamente arrandom (ossia a caso
-_-).
Credo
che ci costruirò sopra una serie, perché no? Devo
solo trovare un nome adeguato
ç_ç
In
ogni caso, la citazione che ho utilizzato è quella
all’inizio, che poi ho
tradotto facendola dire a Naruto. Sì, il termine
‘ammazzare’ è molto più
quotidiano di ‘uccidere’. u_u
L’immagine
è ‘drink up002’ di EmilyLilac.
Passiamo
alla storia. Ok, mi rendo pienamente conto di non essere originale per
niente,
anzi. -_-
Ehi,
mi è uscita così, di botto. E sono felice di
essere tornata a scrivere così, di
botto. *o*9
La
storia della famiglia Hyuga: ho fatto abbandonare Hiashi il Bastardo,
buahahahah >:D
Ovviamente
quello che ha passato Hinata è lo stesso di Hanabi. Le
sorelle Hyuga
condividono lo stesso destino *annuisce*
Sakura
e Sasuke - in particolare Sakura- sono dei veri e propri bastardi xD
Però la SasuSaku dev'essere così. <3
Vediamo…non
mi sembra di dover aggiungere altro.
Spero
che la storia piaccia, e ringrazio vivamente coloro che leggeranno,
commenteranno, etc etc.
Un
bacio a tutti :3
Vale