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Autore: HeavenMayBurn    16/07/2010    1 recensioni
Per la prima volta in vita sua, il Soldato Perfetto non sapeva come reagire.
[Heero Yuy/Duo Maxwell; Timeline: tra 1x09 e 1x10]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Duo Maxwell, Heero Yui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia (scritta senza alcuno scopo di lucro) sono stati creati da Yoshiyuki Tomino e mi sa che sono di proprietà della Sunrise (il succo della cosa è che non mi appartengono -.-).

Note: In realtà starei preparando un sacco di altre cose, ma sta sera mi sono bloccata DD: così mi sono ritrovata a scrivere questa shot. Gundam Wing non è solo il mio anime preferito, è la mia ossessione .__. Ma , nonostante questo, è la prima volta che mi cimento nel fandom, quindi devo ancora prenderci la mano (leggersi: accontentatevi se fa schifo –non piace molto nemmeno a me se questo vi consola, spero di rimediare più avanti ;D)

Il titolo è la traduzione di ‘Stranger in a strange land, una canzone dei 30 Seconds to mars; le citazioni all’inizio e alla fine del capitolo provengono sempre da lì :D

See you later =]

Timeline: Tra 1x09 e 1x10, dopo New Edwards e prima dell’autodistruzione di Heero per intenderci :D

Conteggio parole: 1047

 

Straniero in terra straniera.

 

{If you're looking for Jesus get on your knees.}

 

Con un calcio, Duo si tolse le coperte del piumino di dosso. Dal letto di fianco al suo proveniva una luce pallida che, tuttavia, era sufficiente a rischiarare la stanza.

Con un sospiro si mise seduto, non stupendosi affatto che Heero fosse sveglio alle –diede un’occhiata alla sveglia sul comodino- quattro del mattino.

Perché, quel tizio dorme anche? Non mi stupirebbe se il Dottor J l’avesse trasformato in una specie di cyborg.

Si diresse verso la finestra, aprendola e guardando il giardino del campus.

Avevano scelto una scuola carina per nascondersi, pensò.

La sera prima aveva piovuto e adesso, dall’erba fradicia del campo da calcio saliva un profumo pesante e umido, che entrava a forza nelle narici. Quando pioveva su L2, l’immondizia lasciata ai bordi delle strade cominciava a marcire rendendo tutto un’enorme pantano che puzzava di muffa, di sudicio e di morte.

Sì, i terrestri erano decisamente più fortunati.

La Luna era coperta da alcune nuvole grigie, la sua luce le illuminava rendendo il cielo uno spettacolo leggermente inquietante, come se fosse coperta da macchie d’inchiostro scure.

Le stelle, sia lì, sia nello spazio, erano sempre uguali. Sempre troppo brillanti per poter essere vere, sempre troppo lontane per poter essere raggiunte.

Gli piaceva la Terra, comunque. Gli sarebbe piaciuto essere davvero uno studente di quel campus, magari in un’altra vita. Nessuna fuga a notte inoltrata per far saltare in aria una base di Oz, nessun tipo di ansia ogni volta che incrociava un soldato per strada, sperando che non si accorgesse di lui..

-Come mai non dormi?- domandò Heero apaticamente, senza alzare gli occhi dal suo laptop.

Duo si chiese se gli interessasse davvero la risposta.

Non riusciva a capire quel ragazzo. Nella sua vita aveva imparato a conoscere le persone in fretta, a valutarle per quello che sono davvero, ma Heero era un rompicapo senza fine. Ogni giorno riusciva a risolvere una piccola parte dell’ enigma.

-Mi ha svegliato il tuo stupido computer..- disse andando a sedersi di nuovo sul letto e cercando l’acqua che aveva appoggiato sul comodino. –Ma si può sapere perché, nonostante non abbiamo missioni in programma per oggi, ti ostini a trafficare con quell’aggeggio?-

-Controllo le informazioni- spiegò. –C’è la possibilità che dei Mobil Suite vengano trasportati a breve in una base qui vicino..-

-Bhe, buon divertimento, allora!- commentò stendendosi e guardando il soffitto della camera.

No, non c’era nulla da fare, proprio non lo capiva. Lui odiava quella stupida guerra, se la sarebbe fatta cancellare dal cervello se solo avesse potuto, invece Heero no. Quella, a casa sua, era chiamata ossessione, altro che.

Gli lanciò un’occhiata veloce, distogliendo lo sguardo appena Heero se ne accorse.

Erano passati anni da quando aveva perso Sorella Helen e Padre Maxwell, eppure faceva ancora male. Un dolore fottuto, che partiva dal cuore e si diffondeva in tutto il resto del corpo, impedendogli di respirare. Non si era più affezionato in quel modo a nessuno, nemmeno al Professor G.

Dopotutto lui era il Dio della Morte e quello non era il suo mestiere.

Eppure, con quel ragazzo, era successo qualcosa, ed ora lo sentiva vicino come nessun’altro prima. Ironico che, avendo a disposizione l’intero Spazio, era dovuto atterrare sulla Terra per trovare qualcuno di cui fidarsi davvero.

Dopo qualche minuto in cui Heero decise che si era stancato delle continue occhiate dell’altro pilota, chiuse il computer e spense la luce.

Ora c’è solamente la luna ad illuminare la stanza.

Heero si trovò a chiedersi in che punto della missione aveva deciso di volere un compagno di stanza. Di solito lui lavorava da solo. Ma, dopotutto, quell’operazione stava uscendo da qualsiasi schema mentale che poteva aver preparato in precedenza.

Prima c’era stata Relena, anche se con lei era stato diverso; aveva detto di stare dalla sua parte, di capire come si sentiva.. Heero non avrebbe potuto ucciderla, perché farlo? Non c’era ragione, lui era un soldato, non un assassino a sangue freddo.

Duo invece era un’altra storia. Non c’era bisogno che gli dicesse di sapere come ci si sentiva perché era un pilota, proprio come lui. Quelle sensazioni le provava, sapeva come ci sentiva quando si faceva saltare in aria un Mobile Suit, l’adrenalina e la paura che ti scorrono come energia elettrica nel corpo durante una battaglia, le munizioni che esplodono e illuminano tutto davanti a te..

Non conosceva la sua vita prima dell’Operazione Meteora, e di sicuro non avrebbe chiesto informazioni ora, ma non doveva essere stata facile se si era trovato incastrato in questa spirale suicida.

Passarono venti minuti ma Duo non riuscì a riaddormentarsi. Ripensare al suo passato gli aveva lasciato una strana sensazione addosso.

Heero lo sentì muoversi tra le coperte, proprio quando stava per prendere sonno. –Che cos’hai?- mormorò socchiudendo gli occhi.

Duo rivolse lo sguardo nuovamente verso di lui. Anche se avesse voluto, non sarebbe stato capace di mentirgli.

Si alzò velocemente e si ritrovò in piedi davanti al letto di Heero, che lo fissava interrogativamente. Si mise in ginocchio e lo guardò negli occhi, avvicinando piano il proprio viso al suo. Voleva solo ricordarsi come ci sentisse a stare abbastanza vicino ad una persona da imprimersi il suo odore nel cervello.

-Duo.. ma cosa..?- le parole morirono sulle labbra di Heero, inghiottite dalle labbra di Duo.

Appoggiò la bocca sulla sua lentamente, tenendo gli occhi aperti per evitare un destro che, sorprendentemente non arrivò.

Per la prima volta in vita sua, il Soldato Perfetto non sapeva come reagire.

Per una frazione di secondo nella sua mente non c’era stato nulla. Era scomparsa Oz, la missione, tutto quello che avrebbe dovuto contare davvero; per un attimo l’unica cosa che era riuscito a percepire erano stati quegl’occhi grigi e viola. Erano lucidi come due specchi d’acqua ed Heero ebbe la sensazione di poterci precipitare dentro.  

Duo sorrise timidamente, alzandosi di nuovo e dirigendosi verso il suo letto e lui rimase lì, con gli occhi impalati a fissare il soffitto, per tutta la notte.

Quando la prima luce dell’alba rischiarò la stanza e la spia del suo laptop lo avvisò che erano arrivate nuove istruzioni dal Dottor J, Heero decise che probabilmente quella missione sarebbe rimasta incompiuta e che non sarebbe vissuto abbastanza per capire Duo Maxwell, quello che era successo quella notte e la strana sensazione che gli aveva procurato.

 

{I'm guilty of treason, I've abandoned control.}

 

   
 
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