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Autore: Noisy    16/07/2010    9 recensioni
-Va bene, visto che non vuoi collaborare, comincerò io a parlare. Io sono un pirata, mi hai riconosciuto, quel tatuaggio è il simbolo dell’antico popolo, me ne parlò anni fa tuo padre che navigava nella mia flotta, nessuno sapeva di questo tuo tatuaggio, ma purtroppo la marina ha cominciato a fare qualche indagine ed è risalita a te, ora ti sta cercando e vuole ucciderti- disse lasciando andare la ragazza che si rimise seduta abbassando ancora la maglietta.
Ace ha una missione: salvare una ragazza dalla marina. Questa ragazza però non collaborerà molto facilmente con lui e con la sua ciurma. Cosa ne sarà di lei e della sua salvezza?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

NOTE DELL'AUTRICE:

Salve a tutti! Questa è la prima Fanfiction che decido di pubblicare su questo sito, mi sono convinta vedendo che durante la stesura stava venendo abbastanza bene e quindi ho pensato che a qualcuno avrebbe fatto piacere leggerla (se mai qualcuno la leggerà XD).

Non sono brava con le presentazioni quindi vi lascio al primo capitolo, spero che lo apprezziate! ^_^

 

LA MISSIONE

Una locanda in riva al mare, era qua che doveva dirigersi il comandante della seconda flotta di Barbabianca: Portgas D. Ace.

Era ormai sera, il sole era calato, la luna era già alta nel cielo, di un bianco pallido che schiariva tutto il paesaggio che si mostrava agli occhi di Ace.

Questa locanda si trovava in periferia, vicino al porto, pronta per accogliere sempre tutti i viaggiatori del mare, soprattutto pirati che passavano lungo la rotta maggiore. Ace vi era arrivato dopo due giorni di viaggio, doveva compiere una missione che gli era stata ordinata dal suo capitano: rapire una ragazza.

Una fanciulla che all’apparenza poteva sembrare come tutte le altre normali ragazze, ma che in realtà nascondeva un segreto che non doveva mai essere celato a nessuno, purtroppo però questo segreto nell’ultimo tempo era stato scoperto e bisognava subito portarla in salvo.

Ace entrò e subito si trovò di fronte la tipica scena che si ripeteva in ogni locanda in cui entrava: ogni pirata che vi era lì dentro stava urlando e facendo un caos terribile, i camerieri, poveracci per lo più, dovevano subire tutti gli ordini che, sia il loro capo, sia i pirati, gli impartivano, compivano il loro da fare timorosi di ogni persona, correvano di qua e di là cercando di dare il meglio di loro stessi e senza creare disturbo, una di queste era la ragazza che stava cercando Ace, la riconobbe subito per i lunghi capelli azzurri.

Ma non poteva rapirla in mezzo a tutti.

Si sedette quindi ad uno dei tavoli, e fu così fortunato che venne proprio lei a chiedere come poteva servirla, sentì la sua voce, fredda, quasi scontrosa, forse tra i pirati non si sentiva tanto a suo agio e voleva subito mettere le cose in chiaro.

Ace in questo modo poté anche vederla da più vicino, capelli azzurri, lunghi per tutta la schiena e mossi, con una leggera frangetta che le arrivava quasi agli occhi, quest’ultimi color grigio che risaltavano alle luci interne del posto, fisico slanciato e dalle curve delicate, indossava una leggera gonna bianca a pallini blu, portava calze a rete e stivaletti blu, e la maglia bianca era leggera e corta che lasciava intravedere sotto un reggiseno nero, sulle braccia vi erano braccialetti di ogni tipo.

Decise di farsi portare un bicchiere di birra, voleva restare lucido per compiere al meglio la sua missione.

Restò seduto a quel tavolo per tutta la sera, continuando a guardare la ragazza e studiando un piano per poterla rapire, ormai la locanda stava quasi per chiudere, uno dei camerieri quindi incitò il ragazzo ad andarsene.

Lui si alzò, appoggiò i soldi sul tavolo e uscì dalla locanda, fece qualche passo e andò dall’altra parte della strada, si appoggiò contro il muro e poi restò a guardare chi usciva da quella locanda.

Dopo un bel po’ di tempo cominciarono a uscire i camerieri, si salutarono e la ragazza andò per la sua strada, per tornare a casa sua, mentre intorno alla locanda si aggiravano ancora vari pirati che urlavano e cantavano ubriachi, Ace cominciò a seguirla senza farsi notare.

Lei camminava tutta sola - “che schifo i pirati… ” -, pensava nel frattempo, però fu proprio uno di questi che girovaga per le vie a fermarla.

-Ehi tu ragazza, dove stai andando sola a quest’ora?- domandò con fare scortese avvicinandola, era basso ma comunque robusto, sulla quarantina, era ubriaco, si sentiva dall’odore che emanavano il suo alito e i suoi vestiti sporchi.

-Stammi lontano brutto pirata!- rispose lei continuando per la sua strada.

-Ehi calmina, non ti voglio fare del male, tu sei quella che lavora alla locanda, dammi tutti i soldi che hai preso stasera!-

-Te lo puoi scordare!- urlò lei decisa, per poi voltarsi e cominciare a correre.

Il pirata quindi cominciò anch’esso a correrle dietro, ma fu subito fermato da Ace che si parò davanti a questi dandogli un forte pugno nello stomaco, il pirata sputò vistosamente sangue e poi cadde a terra.

La ragazza, dopo aver sentito un leggero urlo, si guardò indietro e vide che l’uomo che la stava attaccando prima era coricato a terra dolorante, e un altro in piedi, accanto a questi, che la stava guardando.

Lei si fermò.

Ace quindi cominciò ad andarle incontro, lei cominciò ad indietreggiare.

-Aspetta… - disse Ace allungando un braccio.

-Che vuoi da me? Hai ucciso un tuo rivale perché vuoi te i miei soldi?!-

-Io non voglio i tuoi soldi.-

-Allora cosa vuoi da me??-

-Beh, prima di tutto mi piacerebbe sentire un “grazie”, in fondo ti ho salvata da quell’individuo.-

-Ce l’avrei fatta benissimo da sola, e poi non ringrazierò mai un pirata come te, mi fanno schifo i pirati!-

-Calmati e ascoltami per favore.-

-No che non ti ascolto.- disse lei cominciando a scappare.

Ace la raggiunse subito e le prese un braccio per farla voltare verso di sé.

-Lasciami! Cosa vuoi da me?!- urlò lei cercando di liberarsi.

-Io voglio te.- rispose Ace tranquillissimo.

-Non scherzare e lasciami, per favore!- la ragazza ora si stava veramente preoccupando, aveva paura di ciò che poteva farle quel pirata che non la lasciava andare, aveva paura e temeva il peggio e dai suoi occhi cominciarono a cadere lente lacrime mentre urlava e si dimenava ancora per riuscire a scappare.

-Non piangere, sono qui per salvarti.- disse Ace con tutta tranquillità.

-Tu non sei qua per salvarmi, qualcuno dovrebbe salvare me da te!- rispose lei.

-Ti prego lasciami parlare!-

-No! Tu lasciami andare!!-

-Mi dispiace... ma mi costringi a farlo- disse Ace che con un leggero colpo fece svenire la ragazza, senza che lei se ne accorgesse, poi la prese in braccio e la portò nella locanda in cui alloggiava.

Poco dopo si svegliò, si trovava adagiata su un letto che non conosceva, in una stanza che non aveva mai visto, con seduto da parte il ragazzo che aveva incontrato prima, la luce ora illuminava meglio il volto di questi in modo tale che lei poté subito riconoscerlo per la sua grande fama.

-Tu sei Portgas D. Ace, perché mi hai portato qui ora?- chiese spaventata mettendosi seduta.

-Te l’ho detto prima, sei in pericolo, devo portarti via-

-In pericolo da cosa?- domandò lei scocciata.

-La marina ti sta dando la caccia e ti vuole uccidere-

-Tu stai scherzando, perché la marina dovrebbe uccidermi?- rise lei.

Ace non rispose, ma con un gesto veloce fece coricare la ragazza a pancia in giù e le alzò la maglietta.

-Ehi lasciami!- urlò lei cercando di liberarsi.

-Questo tatuaggio, sai cosa vuol dire?- domandò Ace guardando il tatuaggio che la ragazza portava in alto sulla schiena, un tatuaggio strano che raffigurava un simbolo.

-Non ti interessa.- rispose acida lei.

-Ti prego, cerca di collaborare, ne va della tua vita.- disse Ace esasperato.

-Piantala e lasciami andare subito.-

-Va bene, visto che non vuoi collaborare, comincerò io a parlare. Io sono un pirata, mi hai riconosciuto, quel tatuaggio è il simbolo dell’antico popolo, me ne parlò anni fa tuo padre che navigava nella mia flotta, nessuno sapeva di questo tuo tatuaggio, ma purtroppo la marina ha cominciato a fare qualche indagine ed è risalita a te, ora ti sta cercando e vuole ucciderti- disse lasciando andare la ragazza che si rimise seduta abbassando ancora la maglietta.

-Ahahahah, e vuoi che creda a questa storia?- si mise a ridere lei.

-Leggi qua allora, è il giornale di oggi, in questa isola sperduta non arrivano i giornali, ma tu sei in prima pagina!- disse Ace mostrandole il giornale.

Lei lo prese in mano e lesse, vi era scritto che stavano cercando una ragazza, dalla descrizione era esattamente lei, c’era scritto anche il nome dell’isola e della locanda in cui lavorava, era lei e la marina la stava cercando.

Posò il giornale e guardò in faccia Ace, nei suoi occhi si vedeva preoccupazione e paura.

-Ora ti è più chiaro?- domandò Ace guardandola.

-Tu conosci mio padre?- domandò la ragazza.

-Si, lo conoscevo, era un brav’uomo…-

-No che non lo era!- urlò lei.

-Come fai a saperlo?- domandò.

-Mio padre ha abbandonato me e mia madre quando io ero ancora piccola per andare ad unirsi a una banda di pirati, io odio i pirati e soprattutto lui!-

-Odi i pirati perché tuo padre era un pirata?-

-Sì…-

-Non tutti i pirati sono cattivi, per esempio io non sono un pirata cattivo, e nemmeno tuo padre era un pirata cattivo, era sotto il mio comando nella seconda flotta, compiva sempre il suo dovere, difendeva gli altri ed era un bravo pirata-

-Perché era?-

-Perché purtroppo è morto…-

-Un pirata in meno! Non che me ne importi, visto che non l’ho quasi conosciuto.- mise il muso lei.

-Proprio perché non lo hai conosciuto che dici questo, tuo padre parlava a me e agli altri di avere una figlia e che un giorno gli sarebbe piaciuto tornare da lei per rivederla-

-Non ci credo..-

-Devi crederci invece, lui ti ha sempre voluto bene!- affermò Ace convinto di ciò che stava dicendo.

-Allora perché ha abbandonato me e mia madre? Sai dirmelo questo?-

-Come tutti noi aveva un sogno, il suo sogno era quello di far parte di una delle ciurme più importanti, non intendeva restare con noi per tutta la vita, sarebbe ritornato da te e da tua madre, ma purtroppo morì in una battaglia due anni fa, stava difendendo un suo compagno-

Lei non disse più niente.

-Michiko…-

-Come fai a sapere il mio nome?- domandò stupita la ragazza.

-Me lo disse tuo padre-

-Ah..-

-Allora, ora credi che sei in pericolo e che sono venuto qui per salvarti?- domandò lui.

-Sì…-

-So che sono un pirata e che tu odi i pirati, però cerca di collaborare, il tuo tatuaggio è importante e tu non devi assolutamente finire nelle mani della marina, quindi cerca di starmi a seguire capito?-

-Posso cavarmela benissimo da sola contro la marina.-

-Non penso proprio, io sono stato incaricato di proteggerti e di portarti sulla nave di Barbabianca dove sarai ancora di più al sicuro, mi hai riconosciuto, sai che sono forte, non devi avere paura, capito?-

-Non mi interessa se sei forte o no, posso fare benissimo da me-

-Dai Michiko, se viene un ammiraglio a cercarti pensi ancora di riuscire a cavartela?-

Lei non rispose.

-Perché non rispondi? Forse perché ho ragione?-

-Tu non hai ragione!- ribadì lei.

-Michiko, cerca di ragionare, ok? Prova a capire, tu potresti farcela contro un ammiraglio o anche un semplice soldato?-

Lei abbassò lo sguardo, poi pensò, nella sua mente tanti pensieri comparvero nella sua testa, su quell’isola non voleva più stare, questa era la sua occasione per scappare, non avrebbe più lavorato per quel brutto locale, non avrebbe più trovato pirati che la trattavano male, su quella nave sarebbe stata trattata bene da tutti, quindi decise, ma cercò di non dare a vedere cosa stava pensando e al suo entusiasmo.

-Ok, ho capito.-

-Bene.- rispose felice Ace.

-Quindi che si fa?-

-Domani mattina all’alba andremo a casa tua e prenderemo le tue cose per poi scappare, non dovremo farci vedere da nessuno e tu non potrai salutare nessuno di questo posto, capito?-

-Si ho capito, grazie-

-Ora riposati, dormi pure su questo letto, io sto per terra- disse Ace andandosi a coricare.

-Ma dovrai dormire nella mia stessa stanza?- domandò preoccupata la ragazza.

-Hai capito o no che sei in pericolo e che devo tenerti d’occhio in ogni minuto?-

-Si, però…-

-Non ti preoccupare, non sono come certi pirati che trattano male le ragazze, anch’io odio quel tipo di pirati, mettono in cattiva luce persone come me o come tuo padre, odio chi generalizza sempre-

-Scusa se ho dubitato di te..-

-Non ti preoccupare, l’importante è che ora sei al sicuro.-

-Grazie.-

Ace non rispose ma si coricò per terra a dormire, la ragazza si alzò per spegnere la luce e poi si coricò anch’essa per cercare di prendere sonno, forse tutto ciò che aveva in testa necessitava di una buona dormita  per mettersi in ordine. E forse poteva pensare anche ad altri piani che potevano girarsi a suo favore.

 

CONTINUA...

  
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