Hai capito, Potter?
Harry Potter si svegliò di soprassalto (E quando mai??NdHarry); erano appena le sette del mattino, e il dormitorio era illuminato da un raggio di sole, che filtrava attraverso la tenda della finestra.
A fianco al letto di Harry, c’era quello di Ron, e il moccioso in questione stava dormendo beatamente abbracciato al cuscino, come se fosse una mega-cioccorana.
Piano piano si svegliarono tutti e
Potty era seduto tra Ron ed Hermione, e stava addentando un toast alla marmellata davvero appetitoso, quando Vitious gli si avvicinò.
“Buongiorno, Potter! Puoi venire un attimo nel mio studio?” disse, con una vocina stridula.
“S-si, professore” balbettò Harry, non capendo perché proprio in quel momento il pof doveva venire a rompere.
“Entra” Vitious aprì la porta del suo studio.
Harry si sedette su una sedia di fronte alla scrivania.
“Allora, Potter, non so se lo sai, ma se lo sai significa che io non so che tu lo sai, se però non lo sai non so se io lo so, quindi, se io lo so, tu non lo sai, però se tu lo sapessi, io…”
“Ehm… professore? Che cosa sta cercando di dirmi?” domandò Harry, confuso da quel casino di ‘sapessi, sai e so’ che l’avevano brutalmente distolto dal suo toast.
“Oh, scusami, dunque… come forse saprai dopodomani si terrà a Diagon Alley una gara di incantesimi, tra gli studenti migliori di tutte le scuole del mondo! Ci terrei che tu partecipassi”.
Silenzio tomba profanata.
“E… perché proprio io? Voglio dire… Hermione è molto più brava di me! Perché non l’ha chiesto a lei?” mormorò Harry, ripensando ancora con fame a quel toast.
“O, andiamo, Potter! Sei più ottuso di quanto credessi! A me interessa vincere!” sbottò Vitious, che per la veemenza con la quale aveva parlato, cadde dalla sedia, con sette cuscini.
“Prof, si è fatto male? Va be’… Ritornando a prima, Se le interessa vincere, chieda ad Hermione di partecipare, non a me!”
“POTTER! Tu credi forse che farebbero vincere Hogwarts se scegliessimo come nostra alunna Hermione Granger?? Un’anonima ragazza mezzosangue con i denti da castoro! Non vincerebbe mai! Se invece partecipassi tu… be’… Il tuo nome è come una garanzia! Potresti barattare la vincita con un tuo autografo!” ribatté il prof.
“Ma professore… io non so se sono in grado di affrontare una gara del genere…” farfugliava Harry, che voleva ritornare al più presto possibile dal suo amatissimo toast.
“NO! TU LO FARAI E BASTA! HAI CAPITO, POTTER?” urlò strepitando Vitious, cadendo per la seconda volta dalla sedia.
“Ulp… va bene…” si rassegò Harry.
Aula di Pozioni, 10:30 AM.
Piton passeggiava per i banchi, correggendo e sgridando i Grifondoro.
Harry era nei pasticci.
Aveva messo 359 gocce di urina di schiopodo invece di 358.
E con Piton non c’era scampo.
Mandando messaggi ad Hermione, attraverso il linguaggio dei gesti, Harry cercava in tutti i modi di evitare l’insufficienza.
Piton si avvicinò.
“Mmm… Potter, hai idea del perché io abbia scritto alla lavagna ‘358 gocce di urina di schiopodo’?” disse il prof, strascicando le parole.
“Si, professore” rispose Harry.
“Allora spiegami perché tu ne hai messe 359! Sei forse convinto che tu ne sappia di più di me sulle pozioni? Sei forse convinto che mettendone 359 tu abbia dimostrato che sei migliore di me? Rispondimi. Ho detto rispondimi, Potter!”.
“No” mormorò Harry.
“QUIDNI AMMETTI CHE HO RAGIONE IO! SEI UGUALE A TUO PADRE!
SEI TALMENTE ARROGANTE CHE ANCHE QUANDO SBAGLI HAI
Harry non rispose, uscì immediatamente dalla classe. Andò a farsi un toast uguale a quello della mattina.
“Evanesco!”.
“Evanesco!”.
L’aula di Trasfigurazione era inquinata acusticamente dalla
parola “Evanesco”, poiché
“No, Weasley, non ci siamo!” disse ad un certo punto la prof “Sei agli ultimi anni e addirittura mi sbagli gli incantesimi evanescenti!”.
Poi passò avanti.
Harry era riuscito a far evanescere la sua capra, però inspiegabilmente le corna erano rimaste.
“Potter e questo cosa sarebbe?” osservò indispettita
“Professoressa, ho avuto un problema con l’incantesimo…”
“Potter! Non credo che farmi ricordare che Albus Silente mi tradisce con Pamela Anderson sia tuo compito!” s’infuocò la prof.
“Ma non era mia intenzione, professoressa…”
“NON TI PERMETTO DI PRENDERMI IN GIRO DAVANTI AGLI ALUNNI, HAI CAPITO, POTTER?” poi si schiarì la voce. “La lezione è terminata”.
Harry era alle prese con l’ennesimo allenamento di Quidditch, e Madama Bumb assisteva.
Potty decise di provare la finta Wronski, ma qualcosa andò storto e cadde dalla scopa, svenendo.
“Potter? Mi senti?” Madama Bumb lo aveva portato in infermeria, e stava cercando di fargli prendere coscienza.
In un’altra stanza, Madama Chips preparava un infuso per farlo stare meglio.
“Si, la sento, Madama Bumb!” rispose Harry.
“Bene! NON PROVARE PIU’ A FARE UNA COSA DEL GENERE, POTEVI MORIRE, HAI CAPITO, POTTER?” e se ne andò sbattendo la porta.
La sostituì Madama Chips, con un bicchiere di liquido verdognolo tra le mani.
“Bevi, ti farà bene” disse, porgendolo ad Harry.
Potter ne bevve un sorso, ma poi lo sputò tutto intorno, aveva un sapore terribile.
“Ti consiglio di non fare troppe storie, hai una decina di ossa rotte, caro mio. Non serve a niente fare lo schizzinoso, hai capito, Potter?”.
Fine