I suoi bambini erano bellissimi e lui si sentiva un
mostro.
Baciò le loro fronti fresche prima di andare a dormire,
socchiuse la loro finestra quel tanto che bastava perché entrasse un filo di
vento a dar loro un po' di pace per la torrida notte estiva. Li guardò,
profondamente li guardò, amandoli più di se stesso. (Non era difficile, lui non
si era mai voluto particolarmente bene.)
Erano lì, ed erano meravigliosi, i suoi piccoli
angioletti, l'oggettivazione di quel desiderio che se lo era mangiato fin da
quando aveva perso la madre: costruire una famiglia, una che non fosse composta
solo da due voci, ma da tante risate e voci e pianti. Un desiderio che stava
lì, in fondo allo stomaco e in fondo al cuore, che bruciava come un tizzone e
gridava, gridava, perché voleva vivere. Per quanto cercasse a volte di
soffocarlo, di modificarlo ("Non andiamo bene, solo io e lui?"), lui
se ne stava lì e non si toglieva, si fissava con gli artigli alle sue carni,
come un amo da pesca. No, voi due non andate bene.
"I piccoli dormono?"
Il viso di Winry era diventato ancora più bello da
quando era madre. Si era addolcito, era più morbido e dolce, gli occhi erano
sempre luminosi. Gli veniva sempre voglia di baciarlo. Era splendida e
tranquilla, amava perdersi nei contorni dolcissimi del suo grembo, lungo le
curva lisce del suo bacino. La prese per la vita - lui non aveva ancora
imparato a stemperarsi con un po' di delicatezza - e le baciò la fronte,
facendole il solletico con i ciuffi di capelli che ancora ostinati gli
ricadevano sulla fronte, senza decidersi di sottostare alla volontà di Edward
di renderli una frangia normale. "Sì, dormono. Erano stanchissimi, non
hanno fatto storie."
Avevano fatto un pic-nic, decidendolo all'improvviso: Ed
si era alzato con una voglia scalpitante di respirare aria nuova, allora aveva
preso tutti ed erano andati in una campagna ancora più sperduta. I bambini si
erano divertiti come non mai, e lui aveva dormito un po' sul grembo di Winry,
con la bocca aperta e la pancia scoperta, mentre lei intrecciava i suoi capelli
con i nastri e i fiocchi che la bambina si era tolta per giocare.
"Allora andiamo a letto anche noi, okay?"
Lei incrociò le dita con le sue, conducendolo in camera:
il suo era un uomo capriccioso, se non lo avesse trascinato via sarebbe rimasto
tutta la notte accanto ai suoi figli, come se avesse paura che qualcuno glieli
portasse via.
Si spogliarono, muti, e si sdraiarono cuore contro
cuore; si baciarono, e Winry si accoccolò al suo petto. Amava aver (ri)scoperto quanto si sentisse al sicuro con il ritmo accelerato
del cuore di Ed - sembrava il motore di un treno, un mezzo sicuro per andare in
qualsiasi angolo di mondo, un motore che sembrava dovesse ancora nutrire cento
corpi, batteva batteva batteva
come se avesse una vita propria e dovesse sopravvivere per conto suo.
Edward ringraziava sempre che lei riuscisse a dormire
subito: non si sarebbe preoccupata vedendolo ancora sveglio. Le baciò i capelli
- come poteva confessarle che ogni tanto il suo sguardo si perdeva e
trasformava il suo color del Sole in un punto di biondo più scuro, color dell'oro?
Come poteva confessarle il proprio egoismo, ciò che lo aveva spinto a cercarla
come moglie? Lei, e nessun'altra? Lei, ciò che di più si avvicinava ad un
parente, ad una sorella, qualcuno di non troppo faticoso da corteggiare, da
fare sua. Volere una famiglia non è un delitto, è fingere di volerla con
qualcuno che non è veramente la persona che desideri. Lei era lì, e lo amava;
andava tutto bene.
(Perché una famiglia è completa solo con dei bambini,
vero? E lui non poteva darglieli. Ecco perché aveva scelto lei, lei donna, lei
perfetta nel portare avanti due gravidanze. Lei che usava.)
(Come poteva dirglielo?)
Le baciò nuovamente i capelli, poi la fronte, si strinse
a lei annegando ogni cosa.