Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Rima_    18/07/2010    10 recensioni
Ambientazione post Guerra. Ultimo anno, di nuovo per tutti. Ma sono cambiate molte cose, forse troppe, soprattutto per Draco Malfoy. Sono le sue riflessioni in solitaria sulla Torre di Astronomia. "L’aria fresca della notte gli scompigliava i capelli, ma a lui sembrava non importare. Stava fermo immobile come una statua, in piedi sul cornicione e guardava di sotto."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa1: Allora, mi dispiace deludervi ma NON è una DracoxHermione. Pur amando il pairing non me la sentivo di renderli innamorati così, giusto perché non sapevano cosa fare e farli limonare selvaggiamente. Quindi niente baci e compagnia. se aspettate questo, avete sbagliato storia. Se questo piccolo fatto non vi impedisce di leggere, allora state a sentire quanto la sottoscritta vi dirà: l'ho scritta di botto, ascoltando Dead Boy's Poem dei Nightwish, l'idea mi frullava nella testa già da un po'...detto questo boh. Vi aspetto alla fine. u.u

Premessa2: Ho scritto questa storia più di un anno e mezzo fa e ci sono molto affezionata per una serie di motivi che non spiegherò perché sono un Culopesante.
Tuttavia, pur amandola molto, ogni volta che mi capitava di rileggerla notavo sempre che c’erano un sacco di difetti o di cose da correggere: uno su tutte le virgole che sparivano.
Quindi ho deciso di rimetterci mano, modificando alcune parti e correggendo là dove ce ne era la necessità. Niente modifiche sostanziali comunque.
Ora
davvero la smetto. Loggiuro. u.u

 

 

 

Dead Boy’s Poem

 

 

So much to live for, 
so much to die for,
if only my heart had a home.

 (Dead Boy’s Poem – Nightwish)

 

Era una tranquilla notte di settembre, di quelle in cui un lieve vento riesce a stemperare quel poco di afa estiva rimasta. La scuola era deserta, o quantomeno lo erano i suoi corridoi, mentre gli studenti dormivano finalmente beati e al sicuro nei loro letti nei diversi dormitori.

All’esterno il paesaggio sembrava quasi idilliaco: la luna piena splendeva alta nel cielo terso di nubi e si rifletteva sulle acque scure del Lago, increspato solo occasionalmente dalla leggera brezza settembrina. La foresta riposava tranquilla. Ovunque si respirava una profonda aria di pace e di beatitudine.

Erano mesi ormai, dalla sconfitta del Signore Oscuro e dei suoi Mangiamorte, che l’intero Mondo Magico poteva godersi notti magnifiche come quella in assoluta tranquillità. Nulla sembrava poter rovinare quell’istante quasi perfetto.

Hermione Granger, Caposcuola, ormai al suo settimo e ultimo anno a Hogwarts, pattugliava i corridoi deserti della scuola, per controllare che non vi fossero studenti più piccoli in giro per i corridoi a combinare disastri o studenti più grandi a pomiciare nascosti dietro le armature o in qualche aula vuota,  più che per scoprire qualche reale pericolo. D’altronde grazie a Harry Potter e al resto dell’Ordine della Fenice il Mondo Magico poteva ormai dormire sogni tranquilli.

Un improvviso rumore di passi la face voltare, la mano si strinse istintivamente alla bacchetta per poi rilassarsi: era più che altro una questione di abitudine legata ai tempi difficili che si era trovata a vivere.

Sospirando si diresse verso il rumore di passi convinta che fosse l’ennesimo primino idiota che era stato costretto da qualche compagno ad una sfida di coraggio ugualmente idiota. Sembrava quasi si divertissero, salvo poi farsi venire i lacrimoni quando un Caposcuola o un Prefetto li coglieva sul fatto e li rimproverava un po’ troppo duramente.

Percorse il corridoio convinta che, girato l’angolo, avrebbe trovato l’origine dei passi: era al settimo piano. Lì vi era un tempo stata la Stanza delle Necessità, andata distrutta durante la Guerra da Tiger, che tra l’altro ci era rimasto secco.

Le leggende, messe in giro da qualche idiota degli ultimi anni, dicevano che in determinate notti si potevano sentire ancora i suoi lamenti e gli studenti più giovani, per nulla impressionati, adoravano lanciarsi sfide di coraggio per passare la serata lì davanti a provare il loro valore.

“Giuro che se è ancora quel cretino di Smith di Tassorosso questa volta una punizione non gliela leva nessuno” pensava la Grifondoro proseguendo il suo cammino seguendo quel misterioso suono di passi.

Osservò il muro dove si trovava un tempo la porta delle Stanze delle Necessità: non c’era nessuno. I passi invece continuavano e il loro suono si allontanava così velocemente che in pochi secondi erano più simili a flebili echi.

Hermione li seguì più per curiosità personale che non per dedizione al dovere e se fossero stati quelli di un professore… beh, avrebbe spiegato la situazione.

Proseguì lungo i corridoi rincorrendo il flebile suono di quei passi pesanti, fino a trovarsi di fronte alla porta che conduceva alla Torre di Astronomia. Il rumore si era fermato da un pezzo, ma non vi era dubbio che chiunque fosse stato, era passato di là: la porta, solitamente chiusa da un pesante catenaccio, era stata lasciata aperta.

La Grifondoro inspirò profondamente prima di salire le scale.

 

 

***

 

L’aria fresca della notte gli scompigliava i capelli, ma a lui sembrava non importare. Stava fermo immobile come una statua, in piedi sul cornicione e guardava di sotto.

Da quel preciso punto del castello si poteva vedere tutto il paesaggio circostante: le montagne, il Lago – liscio e piatto come uno specchio nonostante la brezza –, la Foresta Proibita, nelle giornate limpide si riusciva a scorgere persino Hogsmeade.

Stava in piedi immobile lasciandosi lambire dal vento e dai suoi pensieri. E da quell’idea che lo tormentava già da troppo tempo: in quello stesso luogo, un anno e mezzo prima aveva trovato la morte Silente, per causa sua, benché non per mano sua.

Per ordine di un folle si era visto costretto ad uccidere colui che per primo gli aveva dato una via di scelta, la possibilità di salvarsi da un destino che aveva accettato senza riuscire a comprenderne la portata.

Oh! era fiero di ciò che il Signore Oscuro gli aveva ordinato di fare. Avrebbe potuto finalmente dimostrare di essere qualcuno, non solo il giovane rampollo di Casa Malfoy. Avrebbe avuto rispetto, onore e sarebbe stato elevato sopra ogni altro. Era per questo che lo faceva: la stima del Signore Oscuro e dei suoi seguaci.
Sarebbe passato alla storia come colui che era riuscito a uccidere Albus Silente, uno dei più potenti maghi del mondo, dopo l’Oscuro Sire, naturalmente.

Oh! Come si era crogiolato più di una volta in quel pensiero. Come si era sentito soddisfatto nell’accennare la cosa a quegli ebeti dei suoi compagni di casa, troppo stupidi per distinguere una spacconata dalla vita reale. Ma gli avevano creduto, avevano creduto che Lui gli aveva affidato un incarico di massima importanza. Era riuscito a zittire perfino quello zuccone di Zabini.
E l’aria di reverenza mista a timore con cui lo guardavano… lo faceva sentire estremamente importante, anche più di quanto si sentisse già di suo.

Forse però era soltanto l’idea di essere riverito e adorato che gli piaceva: da qualche parte nella sua coscienza sapeva che ciò che stava per fare era assolutamente sbagliato.

Tuttavia non era stato costretto, anzi, era stato ben fiero di accettare l’incarico che l’Oscuro Signore voleva affidargli.

E si era profondamente adirato con sua madre quando aveva saputo che aveva parlato con Severus.

Già, sua madre: non si era mai reso conto di quanto Narcissa in fondo si preoccupasse per lui. Aveva mentito al Signore Oscuro per far sì che lui avesse un futuro migliore di quello breve che gli avrebbero concesso altrimenti – d’altronde non era stato in grado di portare a termine il compito affidatogli– e se era riuscito a sopravvivere era solo grazie alla protezione dei suoi genitori. Era grazie a loro che avrebbe potuto vivere una vita migliore, ora.

Eppure il Marchio era un peso troppo grosso da portare da solo, soprattutto ora che solo lo era davvero; le uniche persone che si erano davvero preoccupate per lui erano morte.

Uccise per tradimento dai Mangiamorte superstiti il giorno del loro processo. E nessun mago del Wizengamot aveva mosso un dito per aiutarli. Mentre lui si era salvato per miracolo, protetto proprio da quella Mezzosangue che aveva sempre disprezzato.

E ora, ironia della sorte, era orfano come quel Potter che aveva deriso per anni; senza nessuno disposto a proteggerlo, senza nessuno a sostenerlo anche solo per convenienza, Draco Malfoy si sentiva stranamente solo.
Abbandonato da quelli che dicevano di reputarsi suoi amici, ma che gli stavano accanto solo per l’importanza del nome Malfoy, scansato da quelli che aveva sempre allontanato da sé, spesso soltanto per colpa del loro Stato di Sangue o delle loro origini. Reietto in quel posto che otto anni prima si era ripromesso di dominare.

Forse se avesse ascoltato Silente non sarebbe stato in quella situazione: i suoi genitori non sarebbero morti, Severus non sarebbe morto, lo stesso Tiger non sarebbe morto.
Si sentiva forse in colpa per ciò che era accaduto? Sì, si sentiva in colpa. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma la consapevolezza di essere stato la causa di tante morti lo schiacciava come un macigno.

Ma non era per quello che si trovava sul cornicione della Torre di astronomia in piedi a fissare il vuoto sotto di sé.

Draco Malfoy stava scappando dai suoi problemi: era consapevole  che non avrebbe risolto nulla buttandosi di sotto, eppure stava meditando di farlo. Una fuga dalla vita, dalla sua vita. Ci sarebbe stato così tanto per vivere e altrettanto per morire se solo il suo cuore avesse avuto una casa e avesse trovato pace.

Una voce conosciuta che lo chiamava all’improvviso lo fece sussultare e quasi cadere dal cornicione. Sarebbe stato comunque qualcosa.

- Cosa diavolo vuoi, Granger? – tentò di rispondere, cercando di riprendere il possesso della propria voce.

- Cosa hai intenzione di fare, idiota di un Malfoy? - Hermione fissava Draco quasi sconvolta, senza riuscire a credere a quel che stava vedendo: no, Malfoy non era decisamente il tipo da buttarsi dalla Torre.

- Rifletto, Granger, e sei pregata di non disturbarmi. -

- Non prendermi per scema, avevi intenzione di buttarti di sotto. -

- E anche se fosse? Non sono affari tuoi, schifosa Sanguesporco. - aveva sputato le ultime due parole sperando di ferirla, sperando che se ne andasse, sperando che non lo salvasse un’altra volta.

Eppure lei era lì, davanti a lui, sostenendo il suo sguardo con aria quasi preoccupata. Possibile che a qualcuno importasse qualcosa di lui?

- Se ti butti di sotto la sera in cui io sono di ronda, certo che sono affari miei! -

- Dammi un buon motivo per cui non dovrei farlo. -

- Considera le tue alternative, Draco. - Quella frase. Gliel’aveva detta Silente poco prima di morire. Ironico come ora la stesse ripetendo la Sanguesporco.

Considera le tue alternative: quando non hai alternative c’è ben poco da considerare. Una vita insignificante da reietto, praticamente inutile; sarebbe stato come non vivere. Nessuno gli avrebbe dato un posto di lavoro, nessuno lo avrebbe accolto nella sua famiglia: nessuno lo avrebbe voluto intorno.
Traditore per coloro che lo avevano sostenuto prima, sporco Mangiamorte per coloro che aveva sempre disprezzato. Per cosa avrebbe potuto e voluto ancora vivere?

Hermione continuò, quasi intercettando i pensieri di Draco:

- C’è sempre un’alternativa a questo. Scendi da lì e considera le tue alternative. -

- E credi che lo farò soltanto perché tu, Granger, mi hai chiesto di farlo? – le chiese con tono sarcastico e il solito ghigno stampato sul volto.

- No, credo che lo farai perché non lo vuoi realmente fare. – 

E aveva ragione, aveva dannatamente ragione. Era troppo codardo perfino per fare quello: troppo codardo per essere fino in fondo un Mangiamorte, troppo codardo per passare dall’altra parte della barricata, semplicemente troppo codardo per fare alcunché.

- Draco – sottolineò ancora il suo nome – scendi da lì. –

Draco: era la prima volta che lo chiamava così ed era strano sentirlo pronunciare da lei.

In quel momento sembrava quasi lo stesso tono che usava sua madre quando era piccolo e stava combinando qualcosa che “non si addiceva ad un Malfoy”. Si sedette sul cornicione con le gambe all’interno.

- Contenta, Hermione?- si accertò di aver sottolineato il suo nome di battesimo e ghignò di nuovo mentre la vedeva arrossire. Dopodiché scese dal cornicione e si incamminò verso le scale.

- Non l’avrei fatto comunque, Granger. -

Già, non si sarebbe comunque buttato. E non l’avrebbe fatto per riguardo alla donna e all’uomo che avevano sfidato le ire di Voldemort e dei Mangiamorte solo per vederlo vivo. Forse un po’ infelice, ma comunque vivo e in grado di riparare ai suoi errori.

 

 

 

 

 

Piccolo angolino buio dell'Autrice: Ta-daaaaan. Cosa ne pensate? Non sono molto convinta del finale, ma amen. Ormai è quello e basta. u.u Beh altro da dire non ce n'è... ditemi se vi piace. XD
Ah! Non sono tanto sicura di aver centrato in pieno il personaggio di Draco: forse è un po' OOC verso la fine.

Rima

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rima_