Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: xela182    19/07/2010    4 recensioni
1989. Una sedicenne strega punk vola a Helga's Valley per il concerto del secolo. Un giovane licantropo invece si trova lì per caso...
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Wotcher Wolvie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premesso che:

1. questa storia era nata come una song-fic demenziale, che invece poi ha preso vita da sè e non ne ha voluto saperne di rimanere nel pc

2. avevo ripromesso a me stessa di non scrivere altre fic a capitoli fin quando non avessi terminato la prima, ma data la lunghezza non ho potuto fare altrimenti

3. vi giuro che non vi prenderà troppo tempo

spero che apprezziate l' idea e che mi sommergiate di commenti.

 

La canzone che avevo pensato come base è "All summer long" (ma va?) di Kid Rock. che intervallerà i vari capitoli.

Buona lettura!

 

 

It was 1989, my thoughts were short my hair was long  (Era il 1989, i miei pensieri erano "corti" e i miei capelli erano lunghi)
Caught somewhere between a boy and man  (preso da qualche parte a metà tra un ragazzo e un uomo)
She was sixteen* and she was far from in-between (Lei aveva sedici* anni ed era lontana dall' essere a metà)
It was summertime... (Era estate...)

Bayswater Road, Londra, 1989

La porta cigolò per un istante, il tempo di far entrare nella piccola, caotica stanza un uomo, col volto serio, la fronte corrugata e un ribelle ciuffo biondo sugli occhi.

Una volta avvicinatosi al letto, si chinò delicatamente per osservare meglio il volto della ragazza, seminascosto da una folta e lunga chioma viola, sprofondato nel cuscino.

Dolcemente le scostò i capelli dal viso, sospirando malinconico; ritornò sui suoi passi richiudendo accuratamente l’ uscio e, silenziosamente, sparì nel corridoio.

Un paio d’ occhi scuri si spalancarono come fanali e, gettando via le coperte, la ragazza saltò giù dal letto prendendo un vecchio e logoro zaino, le cui cinghie faticavano a restare unite da tanto era carico. Gettandoselo poi sulle spalle, balzò a cavalcioni di una Comet 260 nuova fiammante, fuori dalla finestra, nel momento esatto in cui la luna piena faceva il suo ingresso nel cielo stellato di luglio.

 

Helga’s Valley (Lake District, England), 1989

 

Quel posto era una nuova fantastica avventura, un mix sensuale di odori nuovi che lo pervadevano ad ogni istante; libertà, natura incontaminata, prede.

Eppure poteva soltanto percepirlo dalla minuscola feritoia in cima al soffitto, dalla quale sarebbe passato a malapena il suo muso (l’ aveva duramente già sperimentato il plenilunio precedente), che mandava i deboli fasci argentei nella cantina.

Aveva tentato di scavare un tunnel sotto la porta, senza successo, perché era protetta da un incantesimo decisamente potente; aveva graffiato ogni singola parete alla ricerca di un varco, uno spiraglio per raggiungere il suo vero mondo, ma il mago che era in lui aveva previsto tutto e lo aveva lasciato chiuso in una gabbia magica.

Aveva il fiatone, cosa che non gli impedì di ululare alla sua amica brillante in cielo, come se avesse potuto aiutarlo ad evadere da quella prigione, per poi riscatenare la sua furia su tutto ciò che gli capitava a tiro, compreso se stesso.

 

*****

 

Era quasi l’ alba quando una ragazzina, dal dolce volto a forma di cuore, planò delicatamente ai margini del bosco della piccola cittadina di maghi.

Si inginocchiò a terra per qualche secondo, flettendo le gambe evidentemente intorpidite per la trasvolata e inarcò la schiena, intenta a stiracchiarsi, cadendo però miseramente all’ indietro per l’ enorme peso che portava in spalla.

- Accidenti! – esclamò per la sorpresa di ritrovarsi gambe all’ aria. – Stupido coso! – aggiunse poi calciando lo zaino che si era tolta di dosso.

Le cinghie, che miracolosamente avevano retto fino a quel momento, si staccarono facendo esplodere la sacca che rovesciò il suo contenuto sul prato.

Due barattoli in particolare, presero lo slancio verso il lago e prima che la proprietaria potesse fare qualcosa, erano spariti nell’ acqua.

- No, no, no! Accidenti! Accidentaccio! – urlò, sbattendo la mano nella fanghiglia a riva nel tentativo di salvare il salvabile.

Sbuffò un pochino guardandosi attorno, prima di rendersi conto che a un centinaio di metri da lei si trovava una piccola costruzione in legno.

Osservò la luna salutare le ultime stelle prima di sparire all’ orizzonte recuperando i suoi effetti personali e la scopa, diretta verso la casetta dove aveva intenzione di riposarsi.

Giunta davanti alla porta, afferrò saldamente la maniglia e spinse l’ uscio, ma una forza misteriosa la lanciò una paio di metri indietro, con tutti i suoi bagagli. Compresa la scopa che le finì dritta in testa.

- Ma che diavolo… - piagnucolò frettandosi la fronte, dove un bernoccolo formato famiglia si stava già facendo strada.

Ancora una volta si rimise in piedi a fatica e con più scaltrezza si avvicinò all’ ingresso studiandolo per bene.

Provò a bussare un paio di volte, e non avendo ottenuto risposta si mise a sbirciare dalla finestra lercia che a causa del buio non le potè mostrare nulla di più di una stanza abbandonata e semi vuota.

Attorno a lei non c’ era anima viva, solo il lago silenzioso e la foresta assopita, così si fece coraggio, appoggio la scopa allo stipite, si allontanò di qualche passo e lanciò lo zaino verso il tetto; riprese poi il manico per cavalcarlo e si diresse in cima alla casa.

Si era appena compiaciuta della brillante trovata quando un cigolio sinistro anticipò un boato che non si aspettava di certo.

A causa del peso, il tetto era ceduto, le assi di legno che lo componevano erano crollate all’ interno trascinando con loro la giovane ragazza.

- Couff, couff… aiuto! – esalò la malcapitata. Lo schianto aveva alzato parecchia polvere e le sembrava di soffocare attraverso quell’ ammasso di legna.

In un attimo tutte le assi si alzarono contemporaneamente, lasciandole libero il passaggio.

- Chi…? Cosa…? Grazie! – mormorò allo sconosciuto che si era materializzato davanti ai suoi occhi.

Era pallido, quasi verdognolo, con i capelli bagnati appiccicati al viso e gli occhi iniettati di sangue.

Senza dire una parola le si avvicinò e con la mano libera dalla bacchettà l’ aiutò ad alzarsi.

- Gra.. grazie ancora infinite… io… davvero non so come sia successo… - boccheggiò la fanciulla, sbattendo i piedi per scrollarsi di dosso l’ immondizia che aveva raccattato a terra.

- Sei salita sul tetto. – disse l’ uomo con voce roca.

- Nooooo… - mentì inizialmente lei, ma quando l‘ altro inarcò scettico un sopracciglio, optò per una versione parziale della verità – Cioè sì… ecco ho provato a usare la porta ma sono stata spinta via…

- C’ è un incantesimo di protezione. – spiegò imperterrito il suo interlocutore.

- S-sì, l’ avevo cap… ehi! Hai violato lo Statuto di Segretezza! Non si parla di magia agli estranei! Potrei essere Babbana! – esclamò, certa di averlo colpito.

- Hai una scopa con te. – indicò l’ uomo senza scomporsi minimamente – I Babbani non vanno in giro con le scope. Né le usano per salire sui tetti.

- Oh. – disse delusa la ragazza – Comunque piacere, io sono Tonks. – aggiunse poi sorridendo.

- Quello che non mi è chiaro è perché non hai usato la magia. – continuò imperterrito lui.

- Ehm… dunque… sì… la magia… sai nel panico… - farfugliò lei tentando di essere convincente.

- Di’ un po’, - cominciò lui scettico – Non ti avranno mica spezzato la bacchetta, vero?

- Ehi, no! – ribattè decisamente indignata – Non sono una criminale! Sono solo… un pochino… minorenne ecco… - confessò arricciandosi una ciocca di capelli evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

- Ah. – disse solo l’ uomo – Sei scappata di casa.

- Noooo! Voglio dire… quasi… - quell’ uomo la stava mettendo in soggezione – Senti, c’ è un concerto. Un grande concerto. Un raduno. Ci sono le P3, i Crash, i Minister… non posso perderlo, capisci?

L’ uomo non parlò per qualche secondo, studiandola attraverso i suoi occhi chiari, ormai non più stravolti e infine abbozzò un mezzo sorriso.

- Non puoi dire di aver vissuto se non hai mai visto dal vivo i Crash, perciò… - esordì, facendola ben sperare – Piacere, Remus Lupin.

L’ uomo le tese la mano sorridendole e lei la strinse forte, in segno di complicità.

- Non ho afferrato il tuo nome però. – le disse poi studiandola.

- Perché non te l’ ho detto. Preferisco presentarmi col cognome. Sono Tonks, Ninfadora Tonks. Ma se usi il nome di battesimo posso affatturarti in un secondo, legge o non legge. – ruggì lei minacciosa.

- Ninfadora, hai detto? – chiese pensoso, guadagnandosi un’ occhiata truce - È un nome inusuale… che ho già sentito da qualche parte…ma certo! Non è che per caso sei la cugina di Sirius Black?

La ragazzina strabuzzò gli occhi e arretrò di qualche passo, per poi cambiare improvvisamente colore dei capelli, virando al rosso fuoco, e ribattere.

- Non ho niente a che fare con quell’ essere spregevole di mio cugino!

Lupin rise di gusto per l’ originale scelta di parole della sua interlocutrice.

- Beata te! – confessò – Io ci ho passato dieci anni!

- Eri a scuola con lui? – domandò incredula – Non sembravi così vecchio!

- Forse perché non sono vecchio! – rispose indignato a braccia incrociate – Ho ventinove anni!

- Oh, scusami tanto ragazzino! – lo canzonò – E chi saresti dei tre? Il mangione, il giocatore di Quidditch o il lupo mannaro? – chiese candidamente.

Remus Lupin rimase interdetto per qualche istante; la naturalezza con la quale aveva accennato al suo incubo peggiore l’ aveva lasciato di stucco. Sembrava che qualunque fosse stata la risposta a lei non sarebbe importato.

- Come… come… ?

- A quanto ne so Sir aveva tre amici a scuola, ma non li ho mai visti, li conosco dai racconti di mamma. Dalla stazza non sembreresti il mangione. – concluse imperterrita.

- No, direi di no… sono il… ehm… - deglutì vistosamente come se gli costasse caro ciò che stava per dire – Sì, il lupo mannaro.

Attese la reazione alla quale era abituato, urla di terrore e colpi bassi per ferirlo, ma Tonks non fece niente di tutto ciò. Sorrise.

- Menomale, perché non so niente di Quidditch. Anche se mi piace volare. È volando che sono arrivata qui, stanotte. Mi so orientare facilmente, sai? Ma è stato facile grazie alla lun… oh! – esclamò strabuzzando gli occhi – C’ era la luna piena!

- Sì, - convenne lui con una smorfia – Me ne sono accorto…

- E io sono piombata qui all’ alba! Sarai stato stanchissimo! Ecco perché avevi quell’ aria stravolta e… oh! Mi dispiace io non… non sapevo che tu vivessi qui, voglio dire, ovvio che no, non ci conoscevamo…

- Ninfadora! – la richiamò – Calmati! Prendi fiato, da brava… ecco così… - la guidò mentre le cercava di iperventilarsi maldestramente – Non è successo niente, tranquilla. Sarebbe stato peggio se fossi piombata qui stanotte.

- Beh, certo! – affermò lei più calma – Avrei potuto spaventarti!

- Cosaaa? – chiese lui disorientato.

- Eri trasformato, no? Il casino che ho fatto ti avrebbe terrorizzato, gli animali sono ipersensibili ai rumori. – spiegò pacatamente, come si fa con i bambini.

- I lupi mannari non si spaventano. – disse Lupin scuotendo la testa – Spaventano la gente.

- Naaaa! – ribattè lei con un gesto della mano – Le persone si spaventano per niente. Un lupo mannaro non fa né più né meno quello che fanno gli altri animali. Segue il suo istinto. Ha fame? Mangia! Ha sonno? Dorme! È eccitato? Scopa! Scommetto che se ti incontrassi quando hai la pancia piena saresti docile come un cagnolino. – concluse con un ampio sorriso.

- Sei sicura di non aver sbattuto la testa cadendo? – domandò Lupin stupefatto dalla visione che la ragazza aveva della sua specie.

- Non fare il menagramo! – lo ammonì – Lo dice anche Hagrid che non ci sono animali cattivi!

- Hagrid, eh? Ora capisco tutto… - sospirò coprendosi gli occhi con le mani senza riuscire a mascherare un sorriso.

- Senti, io non ti voglio davvero disturbare oltre, - propruppe Tonks guardandosi intorno – Ma tu vivi davvero qui? Vuoi una mano a riassettare? – s’ offrì gentile.

La risata fragorosa di Lupin la fece trasalire.

- Non abito qui, no! Credo sia un’ ex fattoria abbandonata, per questo l’ ho scelta per passarci la notte, sai non ero entusiasta di distruggere nuovamente casa…

- Devi andare a lavorare? – s’ informò Tonks, con una luce diversa negli occhi.

- No. A meno che non trovi un lavoro in cui sia implicato dormire tutto il giorno. Non riuscirei a reggere uno spillo, oggi. – rispose con un filo di voce Lupin che stava perdendo del tutto le energie.

- Ottimo! – esclamò Tonks ridacchiando – Così potrai venire con me!

- Hai sentito cosa ti ho detto? – ripetè Lupin mentre si scostava i capelli dagli occhi, che ormai vedevano tutto molto sfocato.

- Ascolta me, invece; adesso ce ne andiamo a fare una dormita, ho un sacco a pelo gigante con me. Poi mangiamo qualcosina, quindi ci dirigiamo al concerto. È perfetto. – concluse afferrando la bacchetta di Lupin per riordinare la stanza, rendendola accettabile.

Sotto lo sguardo sbalordito del licantropo svuotò lo zaino, distese il sacco a pelo e lo invitò a seguirla quando ci si sdraiò sopra.

Sebbene gli sembrasse un’ idea a dir poco assurda, il fisico non avrebbe retto un istante di più, così si lasciò tentare, gettandosi anch’ egli a terra sull’ alcova improvvisata.

Il respiro gli tornò lentamente normale mentre le palpebre si serravano rapidamente mandando un’ ultimo bagliore fuxia proveniente dai capelli della giovane strega che, sprofondata sul cuscino, era già nel mondo dei sogni.

 

 

Ok, partite con i fischi...

P.S.: la traduzione l' ho fatta io mi scuso se dovesse esserci qualche errore

(*): ho cambiato il testo; l'originale era Seventeen, ma nel 1989 Tonks aveva appunto 16 anni :)

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: xela182