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Autore: barbara_f    19/07/2010    10 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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_Cap. 1 

A prima vista

 

 

_Cap. 1

 

A prima vista

 

Ero arrivata a Forks da una settimana, avevo deciso di stare più vicina a mio padre, mia madre si era risposata e nonostante l’amassi, e fossi molto affezionata a Phil, non me la sentivo di fare da terzo incomodo. Mia madre mi aveva pregata di restare, di frequentare l’università a Phoenix ma io ero stata irremovibile, come sempre quando prendevo una decisione. Stare con Charlie, mio padre, mi avrebbe fatto bene ma mi sarebbe mancato il sole. Avevo deciso di frequentare il college a Seattle, sarei tornata a casa ogni mese, Charlie ne sarebbe stato felice.

La mia camera era sempre la stessa, così come la casa. Nulla sembrava cambiato. Da quando avevo tredici anni, da quando cioè mia madre se ne era andata trascinandomi con sé, tutte le estati le passavo a Forks, nella piovosa Penisola di Olympia. Avevo qualche amica ma nessuna mi era veramente cara, restavo troppo poco per stringere delle vere amicizie.

“Bella, non sei costretta ad andare, resta con noi!” mi aveva pregato mia madre salutandomi all’aeroporto.

“No, voglio andare, voglio stare un po’ con papà, è sempre troppo solo!”

“Va bene, se sei veramente decisa… Salutami Charlie allora!”

Gli occhi di mia madre, così chiari e diversi dai miei, luccicarono di lacrime ma si affrettò a ricacciarle indietro come feci io e, voltandole le spalle, mi affrettai a salire sull’aereo pronta ad affrontare le quattro ore di viaggio che mi attendevano.

Charlie venne a prendermi all’aeroporto di Port Angeles con la macchina della polizia, m’imbarazzava sempre quando ero costretta a salirci, ma ero contenta di vederlo per cui non feci storie.

Come sempre, tra noi c’era un filo d’imbarazzo, né io né mio padre eravamo espansivi, ci somigliavamo molto. Di cosa avremmo parlato?

“Ti ho preso una macchina, un fuoristrada” esordì mio padre, ti servirà a Seattle.

Ero stupita, mio padre era un tipo burbero e pratico, avrei dovuto sapere che quello era il suo modo di dirmi che era felice che fossi li.

“Grazie!” risposi poi, non sapendo cos’altro dire mi concentrai sul paesaggio, troppo verde, che scorreva fuori dai finestrini. Aveva iniziato a piovere.

“Sono contento che tu sia qui Bella!” mio padre all’improvviso spezzò il silenzio che si era creato tra noi.

“Anch’io sono contenta di essere qui!” mentii. In realtà, ero contenta di passare un po’ di tempo con lui ma non di stare a Forks, seppure per breve tempo.

“Hai avvertito Angela che saresti arrivata oggi?” mi chiese Charlie appena giungemmo a casa. Io mi aggiravo nella mia camera tirando fuori dalle valigie solo lo stretto indispensabile, sarei ripartita la settimana dopo con Angela Weber.

“No la chiama fra poco, prima voglio dire a mamma che sono arrivata!”

“Ok, mi sembra giusto, salutami Renèe!”

Mi sedetti sul letto e chiamai mia madre che, ovviamente era in preda ad un attacco di ansia. Dopo averla tranquillizzata mi stesi. Ero veramente stanca, mi appisolai quasi subito, circondata dagli oggetti che mi erano cari durante l’infanzia passata a Forks. Mio padre non aveva toccato nulla, c’erano ancora i peluche e le foto. Quando mi svegliai erano ormai le due di pomeriggio, avevo molta fame e, scendendo in cucina, trovai un piatto di lasagne precotte da scaldare al microonde, mio padre era in centrale. Non mi feci troppi problemi, ma… come poteva Charlie vivere mangiando solo cibi precotti? Mi ripromisi che, per tutto il tempo che sarei vissuta con lui, gli avrei preparato cose genuine. Quando finii di pranzare decisi che era giunto il momento di chiamare Angela.

Angela Weber era l’unica vera amica che avevo a Forks, era di un anno più grande di me e, assieme a Ben, il suo fidanzato del liceo, si erano iscritti al college a Seattle. Anche Angela non voleva stare troppo lontano da casa, era molto legata ai suoi fratelli e alla piccola città nella quale viveva da sempre. Angela era una ragazza tranquilla, molto materna e protettiva. Ben era innamoratissimo di lei, si sarebbero sposati non appena finito il college.

“Angie, ciao sono Bella!” esordii

“ciao Bella, finalmente, tutto bene, il volo è stato tranquillo?”

“Si tutto ok!”

“Allora, sei pronta per la nuova vita che ti attende? Sai, ti ho trovato una stanza allo studentato, è vicino alla mia!”

“Fantastico!” Angela era fantastica, sempre così attenta!

Mi stesi nuovamente sul letto, ero ancora stanca, e il tempo non invitava a fare una passeggiata all’aria aperta. Mi riaddormentai finché mio padre non venne a svegliarmi.

“Non vuoi vedere la tua nuova macchina?” Charlie sembrava entusiasta.

“Quanto hai speso?” l’avrei rimborsato, certo un po’ per volta, non volevo essere un peso per lui.

“Non molto, l’ho avuta da occasione da Billy, ti ricordi di Billy?” Sì, mi rammentavo di lui e di Jacob, suo figlio…

Jacob,era stato il mio sole personale nei momenti tristi del divorzio dei miei. Jacob, era il mio migliore amico. Jacob, ne ero certa, provava per me qualcosa di più della semplice amicizia. Jacob era colui a cui, in un giorno particolarmente buio, avevo dato il mio primo bacio.

 Avevo quattordici anni, e mi ero rifugiata sulla spiaggia di La Push, avevo bisogno di piangere da sola ma Jacob mi aveva visto sconvolta e mi aveva seguito. Aveva atteso pazientemente che le mie lacrime si fermassero e poi, senza preavviso mi aveva baciato. Un bacio tenero e consolatorio, un bacio pieno di calore. Non lo vedevo da due anni, c’eravamo scritti per un po’ ma la distanza non era di aiuto e, lentamente, ci eravamo allontanati. Chissà come stava ora…

“Allora che ne dici?” Mio padre richiese la mia attenzione riportandomi con i piedi per terra.

“Papà è bellissimo!” dissi osservando il mio fuoristrada rosso.

“E’ di seconda mano, Billy l’ha rimesso a punto, ma è molto forte!” mio padre era imbarazzato.

“Grazie!” dissi abbracciandolo forte. Ora Charlie era a disagio, non era abituato a simili manifestazioni di affetto.

“Perché non lo provi, magari puoi passare da Angela” propose.

“Si, mi sembra una buona idea! Ci dobbiamo organizzare per il viaggio!”

Misi in moto e mi diressi verso casa della mia amica. Davanti al supermercato notai una splendida auto sportiva, chissà di chi era, chissà chi poteva permettersi una simile auto in una piccola città come quella. Magari qualcuno di passaggio …

Quella notte non dormii bene, il rumore della pioggia, al quale non ero molto abituata, unito all’agitazione per i cambiamenti che si stavano succedendo a ritmo quasi frenetico, non mi fecero riposare. Sognai l’Arizona, i suoi colori, e il sole, soprattutto il sole.

Una settimana dopo il mio arrivo a Forks ero pronta a partire nuovamente, questa volta assieme ai miei amici, per affrontare una nuova vita. Ero una studentessa dell’università.

Il viaggio fu lungo, andare in macchina non era l’ideale ma era l’unico modo per avere l’auto a Seattle. Angela e Ben viaggiarono con me e, a sorpresa si aggiunsero a noi anche Jessica e Mike. Anche loro erano amici ma non quanto Angela. Diciamo che li conoscevo … Jessica era innamorata di Mike da sempre, per quanto potessi ricordare, ma lui non sembrava altrettanto interessato, forse non si era reso conto dei sentimenti che lei provava.

“Bella sono molto felice di fare questo viaggio con voi” ripeté Mike per l’ennesima volta.

“Staremo insieme per tutto l’anno accademico! Non vedo l’ora. Voi avete già deciso a quali associazioni iscrivervi?”

Non avevo mai pensato di iscrivermi né ad associazioni né a gruppi particolari … non mi andava di sentirmi costretta. Non ero mai stata né un’atleta né una cheerleader, non ero una bellezza straordinaria e avevo poco senso dell’equilibrio … Per questa ragione non avevo mai avuto un vero ragazzo. Dopo il bacio scambiato con Jacob, avevo baciato solo un’altra persona …

Alex era un mio compagno di classe, un atleta, un ragazzo molto interessante, intelligente e sensibile … non so per quale strano motivo ero riuscita a interessarlo. Mi aveva invitato un po’ di volte a prendere un hamburger e fare una passeggiata … io ero interessata a lui ma non potevo dire di esserne veramente innamorata.

Il nostro primo bacio fu dolce, tenero, diverso da quello con Jacob, in un certo senso più maturo, gli altri, sempre più colmi di desiderio, almeno da parte sua. Io restavo fredda, piuttosto indifferente come se il mio corpo non rispondesse con la giusta intensità, come se aspettasse qualcun altro. Alex lo aveva capito e, dopo l’ennesima richiesta ad andare oltre, si era arreso e mi aveva lasciato andare. Non avevo provato dolore o meglio, non avevo sofferto come pensavo di dover soffrire. Forse il mio cervello non rispondeva a dovere, non reagiva in maniera giusta agli stimoli.

“Bella sei tra noi?” Mike mi passò la mano davanti agli occhi.

“Scusatemi, avevo la mente altrove …”

“Beh, del resto nelle ultime settimane hai affrontato così tanti cambiamenti!” Angela era sempre pronta a soccorrermi. Jessica invece sembrava piuttosto irritata, non sopportava, me ne accorgevo, che Mike fosse così premuroso con me.

“ Ma perché non la lascia stare …” mi sembrò di sentirla borbottare, ma forse era solo una mia impressione.

Ci fermammo a pranzare in un locale lungo l’autostrada, ridevamo, stavamo per affrontare un’esperienza che ci avrebbe portato dritti dritti verso l’età matura…

“Che cosa seguirai questo semestre Bella?” Angela stava seguendo delle lezioni di diritto, oramai era al secondo anno.

“Non so, pensavo di seguire i corsi di letteratura, ma non sono ancora sicura…”.

Mike fece una smorfia, letteratura non era la sua materia, aveva avuto l’accesso al college grazie alle sue capacità come atleta, lo studio non era il suo forte…

“Beh fantastico!” si limitò a rispondere un po’ deluso.

“E tu Jessica?” chiesi per cortesia

“Non ci ho ancora pensato … mi concederò qualche mese per decidere”. Anche Jess non era una studentessa modello, più interessata al suo aspetto che al suo cervello … ma forse ero troppo dura, magari anche lei, come tutti, era maturata. Il viaggio proseguì silenzioso per un po’, poi un nuovo argomento si fece strada tra i miei compagni di viaggio … I nuovi abitanti di Forks. Giravano voci e pettegolezzi di ogni genere su di loro, cosa non strana in un paese così piccolo, pareva che tutti i membri della famiglia fossero strani, misteriosi, e belli, straordinariamente belli.

Jess amava fare gossip e spesso mi trovavo a pensare che le sparasse più grosse della realtà.

“… e poi stanno tutti insieme …” colsi l’ultima parte della conversazione, non avevo voglia di ascoltare i suoi deliri, e su persone che nemmeno conoscevo per di più.

“… Hai visto  con che macchine girano? Devono essere ricchissimi …”. Un altro brano di conversazione. Questa volta mi lasciai incuriosire, anch’io avevo notato una bellissima macchina sportiva solo qualche giorno prima.

“Anch’io l’ho notata, una macchina sportiva grigia …” intervenni.

“una Volvo” precisò Mike

“ e una M3” intervenne Ben.

“… il dottor Cullen è un luminare, un medico di fama internazionale, è normale che guadagni bene …” Angela era sempre obiettiva.

“… e la signora Cullen è una restauratrice …” continuò.

“ma i figli … li hai visti Angela, sembrano dei modelli, sono bellissimi!” Jessica aveva un’espressione estasiata.

“Ma non sono figli naturali, pare siano stati adottati tutti …”

Il viaggio continuò serenamente, era sera quando arrivammo a Seattle.

“sono Isabella Swan” informai la portinaia dello studentato, dovevano avere il mio nome.

“Swan, Swan … ah si eccola, Isabella Swan..”

“Bella”, corressi automaticamente

“Stanza settantuno, ala B”

“Grazie” risposi con educazione accettando la mappa del campus che mi era stata offerta. Non ne avrei avuto bisogno la stanza di Angela era la 70 B.

Poggiai le valigie e, sedendomi sul letto telefonai a mio padre.

“Ciao papà, ”

“Ciao piccola, sei arrivata?” la voce di Charlie era stanca ma contenta.

“Sì il viaggio è andato bene, hanno guidato a turno Mike Newton e Ben, Il fuoristrada è andato benissimo, tiene la strada che è una meraviglia!”

“Sono contenta piccola, Billy ha fatto un buon lavoro …”.

Billy, quel era sempre collegato con quello di Jacob, chissà cosa stava facendo ora…

 

Mi stesi sul letto e mi concessi di osservare quella piccola camera. C’era una libreria vuota, pronta per essere riempita, una scrivania con una sedia da ufficio, la presa per il telefono e per la connessione internet il letto, una poltrona e un armadio e, cosa che più di tutto mi faceva piacere, il bagno in camera. La camera era spoglia, l’avrei personalizzata. Aprii la grande valigia con i miei libri (classici soprattutto) e cominciai a disporli nella libreria poi poggiai sulla scrivania il Mac che Phil e Renée mi avevano regalato per il diploma e lo accesi decisa a mandare delle mail alle mie amiche di Phoenix ma, troppo esausta per il viaggio, mi stesi sul letto e mi addormentai vestita.

La mattina dopo Angela bussò alla mia porta e si offrì di farmi da guida. Mi accompagno nell’aula di letteratura e poi mi salutò dandomi appuntamento per il pranzo.

Il prof Mason, l’insegnante di letteratura, era un uomo alto, imponente, con capelli bianchi e barba …

“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …

“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …

“cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.

“una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me … mi voltai verso la fonte di quelle offese.

Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.

“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.

Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose

“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri … la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.

Mi sentii avvampare, mi aveva messo al centro dell’attenzione, una delle cose che maggiormente odiavo al mondo.

“qual è la sua opinione signorina …” chiese il professore.

“Swan”

“Bene signorina Swan, ci spieghi perché non è d’accordo con l’opinione del suo collega”.

Non ero decisa a darla vinta a quell’insolente che mi aveva messo in imbarazzo.

“Io credo che non si possa descrivere sentimenti forti se non si è mai provato sentimenti forti” guardai il ragazzo con aria di sfida, era alto, magro, sicuro di se e molto bello.

“Bene, molto bene, un dibattito già al primo giorno … è perfetto … voi siete perfetti, per il lavoro di fine semestre. Avevo intenzione di farvi lavorare in gruppi per confrontare pareri contrastanti, penso che il primo gruppo si sia formato. Signorina Swan e signor …” non aveva ancora detto il suo nome

“Cullen” rispose. Dove l’avevo già sentito …

“Bene, signorina Swan e signor Cullen, mi aspetto molto dal vostro lavoro”.

Il professore continuò la spiegazione di quello che si aspettava per la fine del semestre.

Io guardai il mio compagno di lavori forzati ma lui non si voltò mai dalla mia parte, sembrava irritato quanto me di essere costretto a lavorare con una perfetta sconosciuta. Era rigido come una statua, e stringeva i pugni, come per contenere uno scoppio d’ira … M’intimoriva. Poi, d’improvviso si voltò ed io mi persi nella profondità dei suoi occhi. Sembrava stesse per dire qualcosa ma le parole rimasero sospese.

La fine della lezione interruppe il nostro non dialogo e lui, senza proferire parola né degnarmi più di uno sguardo, si alzò e si allontanò.

 

**********************************************************************

La fine della lezione interruppe lo strano incantesimo di cui ero preda, incatenato da due intensi occhi color cioccolato e da una pelle di latte e rose. Non mi era più successo di sentirmi così, impotente e arrabbiato al tempo stesso, da molto. Mi alzai dal banco senza proferire parola, il professore di letteratura mi aveva appena assegnato un compito da svolgere con una perfetta sconosciuta, una sconosciuta terribilmente bella! “Ma come cavolo ho fatto a cacciarmi in un casino del genere? Alice si divertirà da matti quando le racconterò cosa mi è successo, peggio, ne sarà entusiasta!”

Sbuffai e, di cattivo umore mi diressi sul prato del campus, la mia famiglia mi attendeva per pranzare.

   
 
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