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Autore: kamomilla    22/09/2005    13 recensioni
Se un giorno trovassi un tuo vecchio nemico accovacciato per terra, pestato a sangue da quelli che credevi fossero suoi amici, potresti benissimo decidere di lasciarlo lì. Potresti farlo se non fossi una ragazza gentile ed una Medimaga piuttosto caritatevole. - Dedicato a Minako-chan -
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AIUTO INASPETTATO

AIUTO INASPETTATO

 

 

 

 

 

Ginevra Weasley sorrise alla donna che aveva davanti e le porse gentilmente il mantello.

-Tenga, signora Anderson. Vada da Amanda, all’Accettazione, e le dica di fissare un appuntamento per la settimana prossima, che avremo i risultati delle analisi. Intanto prenda la Pozione Rigenerante che le ho prescritto, la rimetterà in forze. Arrivederci!-

Una volta che la donna fu scomparsa dietro l’angolo, Ginny si appoggiò alla parete e sospirò pesantemente.

-Stanca, Gin-Gin?- le chiese una gentile voce maschile. Lei sorrise, voltandosi verso la porta.

-Ciao, Andrew. Molto, molto stanca, se devo essere sincera.-

-Perché è la tua prima settimana. Da lunedì andrà meglio, vedrai.-

-Dici?-

-Dico. Ci sono già passato, ricordi?-

Ginevra si lasciò cadere a peso morto sulla sedia dietro alla scrivania.

-Davvero andrà meglio da lunedì?- si passò una mano tra i capelli. –Il fatto è che prendere decisioni che possono recare danno alla salute della gente mi stressa da morire.-

-Sei una Medimaga, Gin. Prendi decisioni che migliorano la salute della gente. Hai studiato e sai quel che devi fare, non sei una sprovveduta.-

-Sono una Medimaga alla sua prima settimana al San Mungo.-

-E ancora non hai ucciso nessuno. A me sembra un risultato incoraggiante.- disse il ragazzo annuendo gravemente.

-Oh, piantala, scemo!- esclamò Ginny tirandogli una pacca sul braccio.

-Dai, scherzavo. Fino ad ora sei andata perfettamente. E poi il capo si fida di te, altrimenti non ti avrebbe affidato lo studio di Sheila mentre lei è via, no? Arrivare ad occuparsi di uno studio intero appena dopo il diploma non è mica una cosa da niente, Gin-Gin. Sei brava, lo sai.-

-Faccio del mio meglio. Però l’ansia lo stesso non se ne va.-

-Va via con il tempo. Sono qui da tre anni e ancora qualche volta mi ritrovo di notte a pensare che forse per un paziente sarebbe stato meglio prescrivergli un’altra Pozione al posto di quella che gli ho dato. Eppure sono solo paranoie, perché non ho mai commesso un minimo errore, non ho mai sbagliato niente. So come ti senti. Sai quello che stai facendo, lo sai perfettamente e sai che è giusto, ma c’è quel velo d’insicurezza che ti blocca.-

-Sì, mi sento esattamente a questo modo. Cosa devo fare, Andrew?-

-Purtroppo non c’è un modo per farla sparire. L’unica cosa che puoi fare è ignorarla. Non preoccuparti, tempo un mese ed ignorarla ti verrà naturale.-

Ginevra sospirò.

-Speriamo. Grazie di tutto, Andrew. Sei davvero un amico. Anche se ancora mi chiedo perché tra tutte tu abbia preso in simpatia proprio me.-

-Stai scherzando? Perché sei bellissima!- rispose il ragazzo con galanteria.

Lei gli fece la linguaccia.

-Piantala di prendermi in giro!-

-Va bene, allora non sei bellissima. Sei brutta e antipatica ed io sto solo cercando di abbindolarti per infilarti una Pozione Mortale nel caffè mentre tu non stai guardando.-

Ginny inarcò un sopracciglio.

-Mi sa che il tuo piano fallirebbe, noi non facciamo colazione assieme. Ed io il caffè lo bevo solo a colazione.-

-Dettagli. Troverei il modo, Gin-Gin. Non mi sottovalutare!-

-Tu non sottovalutare me! Si sa che i Weasley sono furbi.-

Andrew ridacchiò.

-Senz’altro.- si alzò, dirigendosi verso la porta. –Io torno al mio reparto.- roteò gli occhi. –Stasera faccio anche il turno di notte. Mi preparo ad affrontare un’emozionante notte in compagnia dei giornali idioti che mi lascia Dalia: il “Settimanale delle Streghe”, mesi di Luglio, Agosto e Settembre.-

-E quella copia di “PlayWitch” che tieni nascosta nel cassetto della tua scrivania.-

Il ragazzo si tinse di un grazioso color porpora sulle guance.

-Come sai della copia di “PlayWitch”?-

-Le ragazze parlano, nei bagni.-

-Ah… beh…

Ginny scoppiò a ridere.

-Lascia stare, Andrew. Ho sei fratelli più grandi, non mi scandalizzo più di niente, ormai. E poi sei grande abbastanza per decidere che riviste leggere, no?-

-Immagino di sì.- le sorrise imbarazzato. –Va bene, adesso vado sul serio. Tu che fai, Gin-Gin?-

-Me ne vado a casa, mi faccio un bel bagno caldo e poi mi infilo a letto con il mio amante preferito.-

Il ragazzo strabuzzò gli occhi.

-Un buon libro.- spiegò lei scoppiando a ridere.

-Ah, certo. Okay, allora ci vediamo domani. Buonanotte e sogni d’oro, Gin-Gin!-

-Grazie. Ciao!-

 

 

 

 

 

Ginevra salutò gli altri colleghi del San Mungo ed uscì nella fredda aria di dicembre. Tirò sul il colletto del cappotto, sorridendo del fatto che l’odore di neve si era già appropriato del suo naso e della sua testa.

Le piaceva l’inverno. Il bianco candido della neve, le feste, il ritrovarsi alla Tana il giorno di Natale e stare di nuovo tutti insieme. Le piaceva starsene nel suo appartamentino a Diagon Alley, stare sprofondata nella poltrona davanti al camino leggendo un buon libri o chiacchierando con Hermione davanti ad una tazza di cioccolata calda. Preferiva di gran lunga il calore umano che trasmetteva l’inverno, piuttosto che quello fisico dell’estate. La scaldava di più.

Quel giorno, poi, era ancora più felice: era il ventiquattro dicembre, la vigilia di Natale. Appena arrivata a casa aveva intenzione di farsi un bel bagno caldo, come aveva detto ad Andrew, e poi andare a letto presto. Il giorno dopo si sarebbe dovuta alzare di buon ora per preparare il suo proverbiale panettone e per finire di incartare i regali. Bill e la moglie Fleur, con la piccola Sarah, la loro figlioletta di tre anni e mezzo, sarebbero passati da lei verso le dieci, come da tradizione, ed insieme si sarebbero Smaterializzati alla Tana, dove avrebbero trovato Molly impegnata a trafficare con fornelli e padelle, Arthur seduto sulla solita poltrona immerso nella Gazzetta del Profeta – Edizione Natalizia e tutto il resto della famiglia seduto attorno al grande tavolo, intenti a chiacchierare. Calore di casa. Sì, le piaceva. Lo adorava.

Sorrise tra sé, ma il sorriso si spense quando sentì un grido provenire da dietro l’angolo. Affrettò il passo, estraendo la bacchetta dalla tasca interna del mantello. Probabilmente, stava avvenendo un pestaggio. Se c’era una cosa che aveva imparato e riconoscere facendo la tirocinante nell’Infermeria di Hogwarts, erano le urla. Madama Chips le aveva insegnato a riconoscere quelle vere da quelle finte, smascherando così chi si era veramente fatto male e chi invece stava solo fingendo per evitare magari qualche compito in classe. Quella che aveva sentito, però, non era sicuramente un urlo simulato. Era un grido strozzato, con molte probabilità provocato da un cazzotto nel petto ben assestato. Iniziò a correre, preoccupata. Svoltò l’angolo, brandendo la bacchetta.

 Tre sagome scure, di uomini, si poteva dedurre dalla stazza, erano curve su una quarta, accasciata al suolo, rannicchiata su se stessa, le mani incrociate davanti al volto per ripararsi dai calci che gli altri gli stavano tirando.

-Lasciatelo stare!- gridò Ginny, la voce che le tremava appena. Non era certo una bella situazione ritrovarsi da sola a dover fronteggiare tre uomini, tre maghi.

Le sagome si voltarono insieme nella sua direzione, e lei li poté vedere chiaramente: erano Tiger, Goyle e Montague, tutti ex Serpeverde. Se le voci di corridoio che giravano a scuola erano vere, quei tre dovevano essere Mangiamorte. Il cuore prese a batterle più velocemente nel petto, ma non le passò per la testa nemmeno per un attimo di scappare. Invece continuò a fronteggiarli, coraggiosamente. Non aveva mai avuto troppo coraggio, però l’istinto di aiutare le persone faceva parte di lei da quando era piccola. Per quello aveva scelto di diventare Medimaga.

-Oh, la piccola Weasley.- mormorò Goyle con voce strascicata, avvicinandosi di qualche passo. –Da quanto tempo non vediamo questo bel bocconcino, eh Tiger?-

-Da un bel po’, direi.- rispose l’altro ghignando. –Come andiamo, Ginevra Weasley?-

Ginny non emise verso, si limitò a tenere lo sguardo fisso dentro il suo.

-Qualcuno ti ha forse mangiato la lingua?-

Tiger rise della propria battuta, una risata bassa e rauca.

-Non importa, Weasley. A noi piacciono le ragazze che stanno zitte.- continuò avanzando ancora di qualche passo.

-Proprio così.- commentò Montague affiancando l’altro. –Sei la nostra ragazza ideale, piccola Weasley.-

L’avevano accerchiata e Ginny non sapeva più cosa fare. Tremava come una foglia.

-Lasciate stare quel poveretto e lasciate stare me.- disse cercando di mantenere il tono di voce fermo. –Lasciateci stare e andatevene.-

-Oh, la babbanofila che vuole salvare il traditore. Che cosa commovente.- sogghignò Goyle. –Ma mi dispiace, non si può fare.-

I tre maghi si scambiarono uno sguardo, e poi le si avventarono addosso. Tiger e Goyle l’afferrarono per le braccia, tenendola ferma. La sua bacchetta finì lontano. Montague si chinò sul suo collo, lei poté sentire il suo alito sul lobo dell’orecchio destro. Lo sentì affondare il naso tra i suoi capelli ed inspirare il suo odore. Fu scossa da un brivido di disgusto, ma non tentò di muoversi. Aveva paura. E doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Se lo ripeteva dentro come una cantilena. Qualsiasi cosa.

All’improvviso si ricordò di cosa doveva fare. Chiuse gli occhi, mentre le mani di Montague si appoggiavano saldamente sui suoi fianchi. Tentò di vincere la paura. Ce la poteva fare. Guardò l’uomo per terra. Aveva i capelli biondi imbrattati di sangue. Una chiara emorragia. Se non l’avesse fermata al più presto, non sarebbe sopravvissuto. E non poteva farlo morire. Era la cosa di cui aveva più paura: veder morire qualcuno e sapere che avrebbe potuto evitarlo. Doveva fare qualcosa.

Il suo ginocchio scattò in avanti e con precisione colpì l’inguine di Montague. Lui si piegò in avanti, ed il ginocchio di Ginny si mosse un’altra volta, colpendolo in faccia. Tiger e Goyle la lasciarono, precipitandosi a vedere le condizioni dell’amico. La ragazza riuscì a recuperare la bacchetta, ma prima che potesse usarla un forte schioccò la informò che i tre uomini si erano appena Smaterializzati.

Ginny si passò una mano tremante sul volto, ravviandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Tirò un sospiro profondo, poi si precipitò a soccorrere l’altro uomo. Si accucciò dietro di lui e lo girò. Quando lo riconobbe sgranò gli occhi: era Draco Malfoy.

 

 

 

 

 

Aveva gli occhi chiusi, probabilmente era svenuto.

-Innerva!- esclamò Ginny, e lui lentamente aprì gli occhi. La fissò, stordito, poi emise un rantolo di dolore ed un rivolo di sangue fuoriuscì dalla sua bocca.

-Malfoy… Malfoy, mi senti?- domandò la ragazza in preda al panico. Non era preparata ad affrontare una cosa del genere. Aveva seguito migliaia di lezioni che parlavano di casi gravi, ma la pratica era tutta un’altra cosa.

-Sto bene, Weasley.- rispose lui debolmente. –Sto bene, è tutta scena.-

-Cosa? Non capisco.-

-Il sangue. Il sangue è tutta scena. Fai finire l’incantesimo ed io finirò di sanguinare.-

-Finite Incantatem.- pronunciò Ginny in tono insicuro. Il sangue smise di uscire, mentre il ragazzo tentava di mettersi a sedere, sorretto da lei.

-Malfoy… davvero stai bene? Cosa vuol dire che era tutta scena? Perché hai…

-Lascia stare, Weasley. Vattene da qui. Sto bene, ti ho detto. Vattene e lasciami in pace.- sbottò lui. A tradirlo, però, fu la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso quando cercò di alzarsi.

-Non stai bene, Malfoy. Devi avere come minimo qualche costola rotta. Io posso…

-Tu non puoi fare niente, se non andartene e lasciarmi stare.-

-Non discutere. Sono una Medimaga, posso rimetterti a posto. Vieni con me.-

-No.-

-Non è una domanda, Malfoy, è un ordine. Se ti lasciassi qua non me lo perdonerei mai. Non rientra nell’etica professionale. Mi spiace, ma verrai con me, che tu lo voglia oppure no.-

-Ti dico che ce la faccio da solo, Weasley!- gridò il ragazzo tentando di spingerla lontano.

Ginny sospirò, tirandosi in piedi.

-Va bene. Fammi vedere che puoi alzarti e camminare. Se ce la fai ti lascio andare. Ma se non ce la fai…

-Non ce la faccio ad alzarmi.- sibilò lui. –Ma tu devi lasciarmi stare.-

-No! Ascoltami, razza d’idiota. Tu vieni a casa mia ed io ti aggiusto le costole. Ti do qualcosa che ti rimetta in sesto. Per stanotte stai da me, puoi dormire sul divano. E poi domani mattina scompari ancora prima che io mi alzi e dimentichiamo l’accaduto. Non ci siamo mai incontrati, Malfoy. I tuoi problemi non sono affar mio, ma non ho nessuna intenzione di lasciarti qua così dopo che ho rischiato di essere violentata.-

Passò un interminabile momento in cui Ginny fu sicura che, se solo Draco avesse avuto la forza di raccattare la sua bacchetta, abbandonata poco lontano da lui, le avrebbe scagliato contro una Maledizione senza Perdono. Poi lui abbassò lo sguardo.

-Vediamo di muoverci.- disse digrignando i denti.

Ginevra sorrise trionfale e gli passò una mano attorno alla vita, aiutandolo a tirarsi in piedi. Dopodiché si Smaterializzò. Comparvero nel suo appartamento e lei lo adagiò sul letto, sistemandogli due cuscini sotto la testa.

-Malfoy, ho bisogno che tu mi dica precisamente cosa è successo.-

Lui scosse vigorosamente la testa.

-No, questo no. Non sono affari tuoi, Weasley!-

Ginny sbuffò esasperata.

-Devi collaborare, Malfoy. Altrimenti è inutile, non posso fare niente.-

-Infatti. Ti avevo detto di lasciarmi stare, stupida ragazzina. Non ho intenzione di dirti nulla. Non ti deve interessare perché Tiger e Goyle…

-Non voglio sapere il perché, mi interessa solamente il come. Per curarti, Malfoy, devo sapere come ti sei procurato le ferite. Ti hanno scagliato qualche incantesimo?-

Draco fece cenno di no con la testa.

-Mi hanno… solo picchiato.- spiegò a bassa voce. –Sono solo un po’ ammaccato, Weasley. Senti, mi è già capitato. Dammi una Pozione Rigenerante e lasciami andare. È stato stupido acconsentire a farmi portare qui e…

-Tu sei stupido. Avere qualche costola rotta non è certamente essere “un po’ ammaccato”. E non mi interessa se le altre volte che ti è capitato ti sei limitato a prendere una Pozione Rigenerante, che non è assolutamente sufficiente. Vorrà dire che dovrò aggiustare anche le tue vecchie sciocchezze e che di conseguenza ti farà più male. Ma non è un problema mio.- sbottò Ginny facendo comparire una bacinella e varie ampolle. Aprì un armadietto e tirò fuori delle bende di varia lunghezza. –Adesso togliti la camicia e mostrami in che punti senti più male.-

Lui fece un ghigno che si trasformò in una smorfia di dolore non appena mosse un braccio per sbottonare la camicia bianca macchiata di sangue.

-Pensavo volessi curarmi, non approfittarti di me. Credevo fossi una brava bambina, piccola Weasley.-

Lei gli lanciò un’occhiataccia, ma le sue orecchie si tinsero di un lieve rossore.

-Credo che le botte abbiano fatto male anche al tuo cervello, Malfoy.- commentò acidamente. –Comunque ti consiglio di stare zitto e farmi concentrare. Non vorrai mica che sbagli qualche ingrediente e prepari una Pozione Mortale, no?-

-Credevo che fossi una Medimaga.-

-Infatti. Mi sono diplomata alla specializzazione Medimaghi una settimana fa.-

-Andiamo bene.- lo sentì mugugnare mentre dosava gli ingredienti per la Pozione Anti-Dolore. Mise tutto in un piccolo calderone da casa, iniziando a riscaldarlo. Gli tese la bacchetta.

-Controllalo e dimmi quando bolle.- si sedette sul letto accanto alle sue gambe. –Sicuro che non ti faccia male in nessun altro posto?-

-Mi hanno preso a calci ed io sono stato abbastanza furbo da evitare che mi colpissero in faccia. Il ventre era l’unica cosa scoperta.-

-Va bene. Adesso… vedo di toglierti quel sangue di dosso, che mi fa piuttosto impressione.-

-È sangue finto.- le ricordò lui.

-Non importa, stona con la tua aria da perfettino. E poi non vorrei che i tuoi capelli mantenessero una sfumatura rosata.-

-Non vedo perché ti dovresti preoccupare dei miei capelli.-

-Puro senso estetico.- disse lei sparendo nella stanza accanto. Tornò dopo un attimo, una pezzuola bagnata in mano. Si avvicinò al suo viso, prendendo a passarla sulle macchie di sangue secco. Lentamente la pelle diafana del ragazzo riappariva in tutto il suo proverbiale pallore. Ginny lo osservò chiudere gli occhi e lasciarsi andare a quelle carezze non certo dettate da un qualche tipo d’affetto, ma comunque dolci e delicate. Era nella natura di Ginny essere delicata. Tutto di lei faceva pensare alla delicatezza: dal corpo minuto, agli occhi azzurri, al suo modo di fare calmo e pacato.

Prese a passare le dita tra i capelli biondi, tentando di districarli. In sangue era seccato, creando stoppose ciocche rigide.

-Ahia.- mormorò piano il ragazzo. Quella piccola esclamazione infantile la fece sorridere. A vederlo così, abbandonato totalmente alle sue cure, non sembrava altro che un ragazzino indifeso. Era bello in quel momento. Bello di una bellezza che non aveva niente a che fare con il petto scolpito o con le braccia muscolose, era una bellezza pura, come la bellezza di un bambino addormentato tra le braccia della madre.

-Scusami.- rispose con lo stesso tono. –Non volevo.-

La voce di Ginevra sembrò riportare Draco alla realtà. Aprì gli occhi, e tutta la magia scomparve. Il suo sguardo era duro, gli occhi azzurri trasmettevano soltanto freddezza.

-Bolle, Weasley.- le fece notare in tono distaccato. Probabilmente si era accorto di essersi lasciato andare troppo.

Ginny non disse nulla, anche se era rimasta profondamente scossa dai pensieri che aveva effettuato qualche attimo prima: non era cosa consueta fare pensieri belli su Draco Malfoy. Si alzò, togliendo il calderone dal fuoco. Ne versò alcuni mestoli nella bacinella, intingendovi poi le bende.

-La Pozione penetrerà e provvederà a sistemarti quel che è fuori posto e contemporaneamente affievolirà il dolore.- spiegò con tono professionale, quello che le avevano insegnato a tenere al corso di specializzazione. –Ci metterà un paio d’ore, in cui dovrai restare immobile. Dopo ti darò la Pozione Rigenerante e ti potrai sistemare sul divano. Entro domattina sarai come nuovo.-

-Va bene. Devo tirarmi su?-

-Sì, così ti metto le bende. Aspetta, ti do una mano a…

-Non mi serve il tuo aiuto.- sbottò Draco tirandosi su e sorreggendosi sulle braccia. Ginny non replicò e si limitò a guidare le bende con la bacchetta, facendole avvolgere al suo torace.

-Adesso puoi rimetterti giù e devi stare immobile. Forse… dovresti riposare un po’, dormire. Posso darti una pastiglia, se vuoi o…

-No, ce la faccio anche da solo. Sono stanco.-

-Okay. Cerca solamente di non muoverti. Vengo a svegliarti quando ti devo togliere le bende.-

-Come ti pare.- borbottò lui appoggiando le mani in grembo e chiudendo gli occhi. Ginny annuì brevemente ed uscì dalla stanza. Tirò fuori gli ingredienti per la Pozione Rigenerante. Era una delle Pozioni più facili da preparare, la conosceva bene, l’aveva studiata per molto tempo, dato che si somministrava spesso, e non aveva mai avuto problemi. Sarebbe stata perfettamente in grado di prepararla ad occhi chiusi, ne era sicura. Eppure in quel momento, mentre dosava gli ingredienti, si sentiva stranamente nervosa. Aveva la vaga sensazione che fosse per il fatto che il primo paziente a cui l’avrebbe somministrata era Draco Malfoy. Stava curando Draco Malfoy. E non lo stava curando tradizionalmente, ossia nello studio dove lui si era presentato di sua spontanea volontà, no, lo aveva salvato dalle grinfie di tre Mangiamorte, rischiando che finisse male anche per lei, e lo aveva letteralmente trasportato a casa sua, dove se ne stava prendendo cura in quel momento. Sicuramente non era una situazione che avrebbe creduto possibile, se qualcuno gliel’avesse raccontata. Però stava accadendo. E lei avrebbe fatto del suo meglio per far andare tutto bene, questo era ovvio.

Accese il fuoco sotto al calderone con un colpo di bacchetta e si raccolse i capelli rossi sulla nuca con un mollettone. Aveva decisamente bisogno di rinfrescarsi le idee.

Andò in bagno e s’infilò sotto la doccia, godendo dell’acqua tiepida che scendeva sulla sua pelle, accarezzandola come solo lei sapeva fare. Piegò la testa all’indietro, passandosi la mano insaponata prima sul collo e poi sul petto e sul ventre. Nella sua mente si affollavano le immagini di Draco Malfoy a scuola, mentre prendeva in giro lei, i suoi fratelli ed i suoi amici. Il ghigno sul suo volto quando Lucius Malfoy aveva infilato il diario di Tom Riddle tra i suoi libri di seconda mano al Ghirigoro, il ragazzo al Ballo del Ceppo, mentre sfilava al centro della stanza a braccetto con Pansy Parkinson. Nemmeno sapeva di aver mai avuto quei ricordi nella mente, ma in quel momento sembravano così nitidi, come se fossero successe pochi giorni prima. Poi vide Draco Malfoy steso a terra, accovacciato su se stesso, pestato da quelli che erano stati i suoi compagni, i suoi seguaci, i suoi amici. La smorfia di dolore che gli compariva sul volto ogni volta che compiva un minimo movimento. E poi lui con gli occhi chiusi, la vena sulla tempia destra che riaffiorava dopo che lei aveva pulito via il sangue, le sue dita che si erano intrecciate in quel fili biondi.

Ginny appoggiò la fronte contro le piastrelle umide della doccia, chiedendosi a cosa diavolo stava pensando. Purtroppo non riuscì a rispondersi, perché sentì chiaramente la Pozione bollire. Si avvolse nell’accappatoio, fondandosi nella stanza adiacente. La tolse dal fuoco e riempì un’ampolla. Si rivestì ed andò a controllare Draco.

Il ragazzo si era addormentato ed aveva riacquistato quell’aria sognante che aveva tanto colpito Ginevra. Lei si chiese perché mai Tiger, Goyle e Montagne lo stavano picchiando. Cosa poteva mai aver fatto Draco Malfoy per perdere quel rispetto che tutti, quei tre più di altri, gli avevano sempre dimostrato? D’un tratto ricordò che Goyle l’aveva definito traditore. Malfoy aveva forse deciso di non diventare Mangiamorte? Arrivò al letto, salendovi sopra. Le braccia erano conserte sul ventre, quindi non riusciva a vedere l’avambraccio sinistro. Si diede mentalmente della stupida per non aver controllato prima una cosa tanto importante, quando lui si era spogliato. In realtà in quel momento non aveva assolutamente pensato a che fosse il ragazzo, l’unica cosa che aveva in mente era trovare un modo per riaggiustargli quel che gli avevano rotto. Avvicinò piano una mano, ma la ritrasse quasi subito. Se l’avesse toccato si sarebbe svegliato? Svegliarlo era l’ultima cosa che voleva. Lo preferiva così, addormentato e zitto. Sospirò, mordendosi il labbro inferiore. Però doveva sapere.

-Non sono un Mangiamorte, se è quello che ti stai chiedendo, piccola Weasley.- le sussurrò la voce strascicata ed ancora assonnata del ragazzo. Ginny sussultò, spaventata.

-Non era quello che mi stavo chiedendo.- lo freddò mentre un leggero rossore si espandeva sul suo volto.

-Allora stavi tentando di toccarmi.-

-No!- esclamò lei raggiungendo una tonalità porpora.

-Non sai dire le bugie, Weasley.- sospirò pesantemente. –Tra quanto posso muovermi? Non ce la faccio più a stare disteso, devo alzarmi.-

Lei controllò l’orologio appeso sopra alla scrivania.

-Una decina di minuti. Senti ancora dolore da qualche parte?-

-No, alcun male.-

-Bene.- prese la bacchetta e la passò sul torace del ragazzo, mormorando alcuni incantesimi sottovoce. Sorrise. –Sembra che sia tutto a posto, ora. Ti tolgo le bende, Malfoy.-

-Non vedo l’ora.- commentò lui pacatamente tirandosi a sedere ed alzando le braccia. Ginny diede un colpo di bacchetta e lui si passò la mano sulla pelle fresca che odorava leggermente di erbe per via dell’intruglio che l’aveva ricoperta fino a quel momento.

-Ti ho messo una maglietta sulla sedia.- gli comunicò la ragazza facendo un cenno con la testa. –Vestite e vieni di là, ho preparato la Pozione Rigenerante. Se vuoi puoi farti una doccia o…

-Se ho bisogno del bagno lo cercherò.-

-Certo.- Ginny tornò in salotto e fu raggiunta da Draco dopo qualche attimo. Il ragazzo gironzolò per l’appartamento, guardandosi intorno con un’espressione di sincera curiosità sul volto.

-E così è qui che vivi, in un anonimo appartamento di… dov’è che ci troviamo?-

-Appena cinque minuti a piedi dal San Mungo.- rispose lei scrollando le spalle, a disagio. –Senti, Malfoy, magari casa mia non sarà una reggia come la tua, ma a me piace, è vicina al lavoro e poi…

-Per una volta il mio tono non era di critica.- puntualizzò lui infastidito. –Stavo solo constatando che la piccola Weasley non viveva più con i genitori, come invece mi sarei aspettato.-

-Oh.-

Restarono in silenzio, mentre Draco osservava attentamente tutte le foto sul comò.

-Questo sarebbe il tuo ragazzo?- domandò inarcando un sopracciglio indicando una fotografia che la ritraeva assieme ad Andrew, qualche anno prima. Ginny arrossì.

-No, è un amico. Abbiamo fatto il corso Medimaghi assieme ed ora lavoriamo entrambi al San Mungo e noi…

-Come stai, tu?-

La domanda arrivò inaspettata e ci volle qualche secondo perché la ragazza la recepisse.

-In che senso?-

-Tu come stai, Weasley? Ho visto cosa ti hanno fatto prima, quando mi hai incontrato.-

-Ah, quello. Ecco… sto bene, Malfoy.-

-Non dev’essere stato piacevole.- commentò lui. Il tono era schifosamente viscido, ma negli occhi si poteva leggere una preoccupazione quasi autentica.

-Non è stato piacevole, ma grazie al cielo non è successo niente di grave.-

-Sono state due belle ginocchiate.-

Ginny sorrise imbarazzata.

-Grazie.-

-Prego. Senti, non è che avresti qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame.-

-Oh… certo. Ti preparo un panino, va bene? In realtà non ho molte cose in casa, dato che domani è Natale e solitamente vado dai miei e mia madre mi riempie di avanzi, e ne ho sempre per due settimane e quindi…

Draco la fissò, gli occhi appena socchiusi.

-Non preoccuparti, sarò fuori di qui prima che tu ti sia svegliata.- sbottò acidamente.

-Cosa… cosa c’entra questo?-

-Domani è Natale e hai detto che vai dai tuoi. Sicuramente non mi vorrai in casa tua mentre tu non ci sei.-

-Tu… non hai una casa dove andare per Natale?- chiese Ginny titubante. Non era certo una bella domanda da fare.

-In realtà no, ma non è che me ne freghi poi molto. Va bene così, girerò e troverò un posto. Non è un problema.-

La ragazza lo fissò e su quel volto dai lineamenti duri e fieri vi lesse la tristezza. Una tristezza profonda, che la spaventò.

-Adesso… io me ne andrei a dormire, se non ti fa niente. Serviti pure in cucina. Le coperte te le ho messe sul divano. Se… se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa chiamami.-

Lui annuì.

-Buonanotte, piccola Weasley.-

 

 

 

 

 

Ginny si girava e rigirava nel letto. Draco Malfoy era in casa sua, come avrebbe potuto dormire? Aveva appurato che non era un Mangiamorte, e la cosa la tranquillizzava di un poco, ma non sicuramente abbastanza da permetterle di dormire sonni tranquilli.

Ripercorse con la mente la loro conversazione, sorridendo al ricordo di quella sua frase. Tu come stai, Weasley? Una semplice domanda. Che solitamente non veniva spontanea a Draco Malfoy. Sono state due belle ginocchiate. Un complimento. Così raro sulla sua bocca. Si morse il labbro inferiore, alzandosi e socchiudendo la porta. Aveva paura ad ammetterlo, ma desiderava ancora vederlo dormire, vedere sul suo volto quell’espressione serena così bella. Sporse la testa in salotto, guardando il divano. Era vuoto. Perplessa si guardò in giro. Il suo cuore ebbe un tuffo quando notò la finestra che dava sul balcone aperta.

Scattò fuori dalla stanza, fondandosi fuori. Lui era appoggiato alla ringhiera, le braccia aperte, come se stesse per spiccare il volo. Ginny non pensò a nulla e si buttò in avanti, serrando le braccia attorno alla sua vita. Sicuramente non voleva che si buttasse dal suo balcone!

Draco, preso alla sprovvista, barcollò e cadde, trascinandola con sé.

-Weasley, che diavolo stai facendo!- sbottò arrabbiato.

-Su vuoi ucciderti devi farlo da un’altra parte, non certo qui!- rispose lei con lo stesso tono. Il ragazzo la fissò negli occhi per un lungo istante. Poi scoppiò a ridere.

-Uccidermi? Io non voglio affatto uccidermi!-

-Ma… stavi…

-Mi stavo godendo l’aria di questa notte. Adoro l’odore della neve.-

Ginny tirò un sospiro di sollievo, ma il battito del suo cuore non rallentò. Anzi, aumentò notevolmente. All’improvviso, lei si rese conto che non era colpa dello spavento, bensì della poca distanza che separava le sue labbra da quelle del ragazzo. Non pensò: semplicemente chiuse gli occhi e si lasciò baciare. Fu un bacio casto, eppure le loro bocche erano roventi. Non ci mise molto a diventare più profondo e passionale, le loro lingue che si cercavano, si incontravano e si scontravano. D’un tratto tutto aveva perso valore, contava solo che non si staccassero, che mantenessero quel contatto.

Lui la fece sdraiare sotto di sé, prendendo ad accarezzarla sulla schiena, le mani che percorrevano la sua pelle coperta dalla leggera camicia da notte.

Continuarono a baciarsi, si baciarono per un’eternità, fino a che la necessità di riprendere fiato non si fece sentire. Si staccarono, guardandosi straniti. Nessuno dei due poteva credere a quello che avevano appena fatto. Eppure niente sembrava così reale come le sensazione che aveva suscitato quel bacio.

-Weasley…- sussurrò lui, la voce rauca.

-Malfoy, senti, scusami non so cosa sia successo.- disse Ginny tutto d’un fiato. –Se vuoi…

-Voglio andare dentro.- bisbigliò il ragazzo accostandosi al suo orecchio. –Andiamo dentro, piccola Weasley. Io e te.-

Lei sorrise, prima di gettargli le braccia al collo. Si baciarono, cercando a tentoni la camera da letto. Sbatterono ed inciamparono più volte contro i mobili, ma non gli importava. L’unica cosa importante era quella passione sconosciuta e travolgente che non aveva intenzione di lasciarli. Senza staccarsi arrivarono al letto, cadendovi sopra. Ginny atterrò sul suo costato e lui emise un gemito strozzato.

-Ti ho fatto male?- domandò la ragazza abbandonando le sue labbra per qualche secondo.

-Non importa. Sono un uomo forte, io. Comunque, dato che sono ancora un po’ debole, credo sia il caso che stia sopra tu.- ghignò. Lei arrossì, ma non si tirò indietro. Prese a spogliarlo e lui si perse nella contemplazione di quella dita aggraziate che s’infilavano sotto la maglietta e che slacciavano la fibbia della sua cintura.

Così fece anche Ginny, si lasciò spogliare da quelle mani grandi, che le toglievano i vestiti con urgenza, eppure gentilmente.

Quando furono entrambi completamente nudi lui riprese a baciarla, accarezzandola ovunque. L’aiutò a salire sopra il suo bacino, le cosce lisce di lei che gli cingevano i fianchi, facendogli provare un calore che aveva dimenticato. La penetrò piano, alzando di poco il bacino, mentre lei lo accoglieva dolcemente dentro di sé, piegandosi su di lui per baciarlo. Draco prese a sfiorarle la schiena, percorrendo con un dito la spina dorsale. Chiuse gli occhi, e Ginny si sollevò dalle sue labbra di qualche millimetro, guardandolo in volto affascinata. Com’era bello, con quelle goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte. Era davvero splendido. Prese a muoversi più velocemente, e Draco emise un gemito, adattandosi al suo ritmo. Percependo l’imminente orgasmo Ginny affondò le unghie nel petto di lui, mentre le dita del ragazzo stringevano la carne dei suoi fianchi. Conquistarono il piacere quasi nello stesso istante, guardandosi negli occhi.

Ginevra riprese fiato e si sdraiò sul letto accanto a lui, le loro gambe intrecciate assieme. Draco passò un braccio sotto il suo collo, stringendola contro il suo fianco. Si guardarono, senza dire niente, semplicemente scrutando ognuno l’espressione dell’altro. Ginny vide il ragazzo ghignare.

-Che c’è, Malfoy?- domandò, una nota d’insicurezza nella voce.

-Pensavo fossi cocciuta.- sussurrò lui. –Insomma, hai detto che volevi curarmi e mi hai curato.-

-Sì. E allora?-

-Allora avevi detto che mi avresti fatto dormire sul divano. Non sto dormendo sul divano, ma nel tuo letto. Perché?-

-Perché anche tu sei cocciuto.-

Lui inarcò un sopracciglio.

-Sì. E allora?-

Ginny sorrise.

-Allora avevi detto che saresti scomparso domattina prima che io mi svegliassi. Non voglio che succeda.-

Il ghigno di Draco si allargò.

-Ma domani è Natale, devi andare dai tuoi. Non vorrai mica portarmi a casa Weasley, vero?-

-Perché no?-

-Perché no? Perché sono un Malfoy. I Weasley non mi accetteranno mai a casa loro.-

-Io ti ho appena accettato nel mio letto.- gli fece notare Ginny con una smorfia.

-Ah, giusto.- commentò il ragazzo facendo un’espressione buffa. Si guardarono, scoppiando a ridere.

Poi ripresero a baciarsi.

 

 

 

 

 

È doveroso da parte mia dedicare questa mia prima one-shot Draco/Ginny a Minako-chan che, carissima, mi ha fatto venire voglia di scrivere qualcosa su questa coppia. La fic è tutta per lei, spero di essere riuscita a soddisfarla. Ringrazio in anticipo tutti quelli che commenteranno.

   
 
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